Essere diacono, cioè servo, è il cuore dell’esperienza che un diacono è chiamato a vivere. Un “essere” che coinvolge pienamente e totalmente anche la sua sposa con la quale condivide il servizio.
Il diacono e la sua sposa allora rendono visibile la famiglia, icona della Trinità (Padre, Figlio e Spirito Santo), segno concreto dell’amore del Padre, cuore e anima della vita cristiana.
Per incarnare questo ideale una via è quella di trasformare la propria casa in eremo, cioè luogo nel quale preghiera, accoglienza e carità si fa vita quotidiana, semplice e vera. Raccontare questo orizzonte oggi, giorno nel quale partiamo per Roma per incontrare tanti confratelli diaconi, è un bisogno per condividere come il diacono può essere pienamente tale se vive il suo servizio con la sua sposa. Ecco perché all’alba del giorno nel quale partiamo anche noi per vivere il Giubileo della Misericordia e incontrare domenica 29 maggio papa Francesco desideriamo esprimere i nostri auguri a tutti i diaconi del mondo e ricordare a noi stessi il servizio che la Chiesa ci ha affidato con parole che prendiamo in prestito da Helder Camara, vescovo brasiliano martirizzato: “Beato chi si sente eternamente in viaggio e in ogni viaggio, in ogni prossimo vede un compagno desiderato. Un buon camminatore si preoccupa dei compagni scoraggiati e stanchi… li prende dove li trova. Li ascolta. Con intelligenza e delicatezza, soprattutto con amore, ridà coraggio e gusto per il cammino”. Grazie di esserci e della vostra preziosa presenza che merita di essere riscoperta a servizio della Chiesa e dell’uomo. Franca e Vincenzo, dall’eremo di famiglia ” camaldolese” Aquila e Priscilla. 🌻