Passare dalla ricerca del “fare” a quella dell'”essere”; chiamarsi sui poveri vero tesoro della Chiesa; avere attenzione non al “ruolo” ma all’incarnazione del Cristo servo;
e, ancora, essere dispensatori della misericordia nella vita quotidiana con uno stile di prossimità.
Questi è quanto abbiamo colto tra venerdì e sabato al Giubileo dei diaconi.
È necessaria una conversione dei diaconi chiamati, con la sacra ordinazione che da il carattere a rendere presente il Cristo servo. Essere testimoni credibili, veri, autentici … chiamati ad annullarci per essere veri imitatori di Gesù. Essere animatori della carità nel quotidiano dell’esistenza. Misurare la propria vocazione nella storia ordinaria della vita.
E le spose? A loro il merito di essere custodi e collaboratrici discrete di un impegno di servizio ai poveri che le coinvolga e che faccia della loro famiglia una famiglia tutta diaconale.
Questo un primo sintetico bilancio del Giubileo dei diaconi che si conclude con la celebrazione di papa Francesco con l’augurio che le sue parole possano sostenersi e incoraggiare il nostro “essere” a servizio sempre e comunque per vivere una chiamata che è “segno” e “sacramento” e che pertanto fa del diaconato un ministero che esprime il Cristo venuto per servire. Che Dio ci aiuti ogni giorno a vivere questo stile che non cerca ruoli e potere ma esprima una piccola luce capace di far intravedere una strada perché tutta la comunità si faccia serva per accarezzare i poveri di ogni tipo che, ripetiamo, sono il tesoro della Chiesa.