Vorrei osservare che spesso non si ha chiara consapevolezza dei problemi che colpiscono particolarmente gli esclusi. Essi sono la maggior parte del pianeta, miliardi di persone. Oggi sono menzionati nei dibattiti politici ed economici internazionali, ma per lo più sembra che i loro problemi si pongano come un’appendice, come una questione che si aggiunga quasi per obbligo o in maniera periferica, se non li si considera un mero danno collaterale.
Di fatto, al momento dell’attuazione concreta, rimangono frequentemente all’ultimo posto. Questo si deve in parte al fatto che tanti professionisti, opinionisti, mezzi di comunicazione e centri di potere sono ubicati lontani da loro, in aree urbane isolate, senza contatto diretto con i loro problemi. Vivono e riflettono a partire dalla comodità di uno sviluppo e di una qualità di vita che non sono alla portata della maggior parte della popolazione mondiale. Questa mancanza di contatto fisico e di incontro, a volte favorita dalla frammentazione delle nostre città, aiuta a cauterizzare la coscienza e a ignorare parte della realtà in analisi parziali. Ciò a volte convive con un discorso “verde”. Ma oggi non possiamo fare a meno di riconoscere che un vero approccio ecologico diventa sempre un approccio sociale, che deve integrare la giustizia nelle discussioni sull’ambiente, per ascoltare tanto il grido della terra quanto il grido dei poveri. Papa Francesco
«Ignorare il povero è disprezzare Dio» perché «se io non spalanco la porta del mio cuore al povero, quella porta rimane chiusa anche per Dio, e questo è terribile»: lo ha detto papa Francesco nel corso di una Udienza Generale a gennaio 2016, incentrata sulla parabola dell’uomo ricco e del povero Lazzaro, laddove quest’ultimo «rappresenta bene il grido silenzioso dei poveri di tutti i tempi e la contraddizione di un mondo in cui immense ricchezze e risorse sono nelle mani di pochi».
Lazzaro che significa “Dio aiuta” è il povero che vive accanto a noi e che noi ignoriamo, è il povero che ogni giorno in silenzio ci chiede aiuto e noi restiamo chiusi nel nostro egoismo. Avevo sete e non mi avete dato da bere, avevo fame e non mi avete dato da mangiare, ero nudo e non mi avete vestito… È su questo che saremo giudicati.
Nella seconda parte della parabola di Lazzaro si narra il fatto che sia il ricco che Lazzaro muoiono ma che il ricco finisce all’inferno e Lazzaro in paradiso. Il ricco finito all’inferno chiede aiuto ma non potrà riceverlo per la sua insensibilità durante la vita … Meditiamo … Franca e Vincenzo