Guai a voi, dottori della Legge, che avete portato via la chiave della conoscenza; voi non siete entrati, e a quelli che volevano entrare voi l’avete impedito.
È impressionante la forza e l’attualità di queste parole di Gesù. Si tratta, purtroppo, di esperienze comuni e, purtroppo, diffuse. Questi rimproveri di Gesù, infatti, appartengono anche al nostro presente. Si tratta di una triste realtà. Ci sono situazioni, di fatto, che ben conosciamo nelle quali se non ci si allinea al pensiero unico si viene accantonati se non addirittura allontanati. E perché ciò accada ci vuole davvero poco.
Chi esercita il proprio servizio come un potere fa ciò che facevano i dottori della Legge e impone alle comunità regole o interpretazioni proprie che non aiutano le persone a vivere la fede. A farne le spese sono sempre più persone e soprattutto i semplici e i peccatori. Forse è il caso che qualcuno inizi a chiedersi se chi si comporta in questo modo non stia tradendo il vangelo, se non stia “usando” il proprio ruolo per imporre vincoli, lacci e lacciuoli.
Gesù ama dire sempre la verità anche quando questa fa male ma lo fa per correggere e raddrizzare ciò che è sviato. Egli, in questo caso, ce l’ha con quelli che abusano della loro erudizione per schiacciare i piccoli e i semplici, e che, quindi, non sono per niente sapienti in senso evangelico. Se il sapere, infatti, non si fa sapienza per aprire spazi di vita libera in Cristo il ministero diventa ostacolo alla diffusione della fede, puro esercizio di potere e grave impedimento alla vita in Cristo tanto che la condanna per questi “funzionari” sarà inesorabile ed inevitabile.
Sono proprio loro che tendono ad guidare le comunità evitando il confronto o impedendo di fatto che altri, a loro non graditi, possano condividere il loro servizio alla comunità e, quindi, con atteggiamenti di indifferenza li isolano e, peggio, li denigrano. Questo stile finisce per coinvolgere perfino non solo e non tanti chi non la pensa come loro ma anche chi, a loro insindacabile giudizio, potrebbe essere un collaboratore o un corresponsabile. Ed è cosi che le comunità s’impoveriscono e continuano a svuotarsi e, più che luoghi di liberazione, diventano ostacoli che si preferisce non frequentare o frequentare nel silenzio per il tempo strettamente necessario.
Preghiamo, allora, perché i dottori della Legge dei nostri giorni convertano i loro cuori. La preghiera è l’unica vera possibilità perché le proteste, le rivendicazioni o le accuse sono solo una contro testimonianza da evitare per non fare gli stessi errori.
Franca e Vincenzo