In quel tempo, diceva Gesù: «A che cosa è simile il regno di Dio, e a che cosa lo posso paragonare? È simile a un granello di senape, che un uomo prese e gettò nel suo giardino; crebbe, divenne un albero e gli uccelli del cielo vennero a fare il nido fra i suoi rami»
Essere “piccolo e umile” sembra davvero una proposta oscena per questo nostro tempo cosi luccicante. Essere “piccoli” sembra, infatti, una follia. Peggio ancora se parliamo di essere “umili”. Eppure con il paragonare il Regno di Dio ad un granello di senape (che è uno dei semi più piccoli) Gesù vuole farci comprendere meglio il senso della vita.
È il caso, perciò, di indagare un po’ di più sul senso delle parole di cui Gesu si serve per penetrarne il significato della nostra vita.
Intanto questo essere ” piccoli” e “umili” non significa chinare il capo ai potenti, non è un essere remissivi ai comandi e ai voleri dei cosidetti “grandi” della Terra e non è nemmeno un rassegnarsi. La proposta di Gesù è tutta su un piano diverso e produce fatti concreti capaci di meravigliarci.
Essere “piccoli” significa, infatti, avere il senso delle proporzioni di fronte alla terra, all’universo e a chi tutto questo ha creato conservando, però, l’autonomia di giudizio che ci fa capaci di fare scelte ( ci riferiamo a quelle importanti per la vita) che sono prese per fare, dei sogni ricevuti in dono, un’opera d’arte capace di illuminare la terra.
Essere “umili” significa vivere il proprio tempo con lo sguardo di chi sa gustare ogni piccola cosa che ci circonda cogliendo il cuore che la abita. È un entrare in punta di piedi nell’altro sfiorando il suo corpo e la sua anima con gesti e parole capaci di esprimere l’inesprimibile.
Ecco perché vivere da “piccoli” e “umili” ci fa essere e lo siamo davvero l’immagine del Regno di Dio che è l’espressione massima dell’umanità tanto da diventare l’albero più grande del giardino di Dio.
Se saremo capaci di comprendere questo la gioia non lascerà mai più la nostra vita che è il capolavoro di un Dio che per costruire il bello non fa tutto da solo ma ci chiede di essere artisti della nostra vita facendone un capolavoro unico ed irripitebile.
Insomma, per “essere”, siamo invitati a prendere con coraggio pennelli e colori imprimendo sulla tela della vita tratti fermi e decisi che lasciano un segno.
Siamo, perciò, artisti della vita e, quindi, vogliamo giocarla con piglio, fantasia e allegria (gioia).
Franca e Vincenzo
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