” … anche voi, quando avrete fatto tutto quello che vi è stato ordinato, dite: “Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare”».
Essere servi non piace a nessuno. Chi è che vuole essere servo? Tutto questo, però, fino a quando non si ha per “padrone” il Signore. Se, quindi, il nostro “padrone” è il Signore è bello essere “servi”. Il Signore, infatti, è un Padre e come un Padre ci ama e ci custodisce, ci accompagna e ci sostiene. Il nostro essere “servi” è, a nostra volta, un amare con la vita; un farsi compagno di viaggio; un accompagnare i fratelli che incontriamo nella vita. Essere a servizio è un accantonare il nostro “io”; è un conquistare la libertà da ogni aspirazione personale; è un mettersi da parte per aprire spazi agli altri. L’umiltà diventa la caratteristica principale di chi è chiamato al servizio; di chi si lascia guidare dal cuore ripieno di Dio; di chi fa della vita un dono per gli altri.
Il segno distintivo del servo è la disponibilità e il fare ciò che deve nel silenzio. Eppure come è accaduto a Gesù, venuto a fare il servo, questo stile di essere, ” servi” non piace ai potenti. Gesù, servo dei servi, viene crocifisso proprio perché insegna a vivere da ” servo”.
Chi giudica Gesù è la classe sacerdotale dominante, coloro i quali governavano il Tempio. Sono loro che cercano di ostacolarlo, che lo controllano, che lo denunciano, che lo fanno crocifiggere.
Gesù, servo dei servi, muore sulla croce dopo indicibili sofferenze, dopo torture, derisioni e processi farsa. Eppure Gesù non rinuncia ad amare.
Noi siamo chiamati ad imitarlo.
Buon cammino
Franca e Vincenzo