Escludere qualcuno è una pratica antica, uno stile di vita che provoca nella persona lasciata sola un senso di frustrazione, un’amarezza profonda e lo spinge verso situazioni esistenziali dolorose. Gesù è l’escluso per eccellenza, il reietto per antonomasia, l’esempio più eclatante di escluso che la storia ricordi. Il vangelo al capitolo 9 nei versetti dal 9 al 14 ce ne parla con Parole che penetrano il cuore e la mente e lasciano spazio all’esame di coscienza. Oggi vi proponiamo allora il commento della frate Goffredo della Comunità di No se.
Gv 1,9-14
9 Veniva nel mondo la luce vera,
quella che illumina ogni uomo.
10 Era nel mondo
e il mondo è stato fatto per mezzo di lui;
eppure il mondo non lo ha riconosciuto.
11 Venne fra i suoi,
e i suoi non lo hanno accolto.
12 A quanti però lo hanno accolto
ha dato potere di diventare figli di Dio:
a quelli che credono nel suo nome,
13 i quali, non da sangue
né da volere di carne
né da volere di uomo,
ma da Dio sono stati generati.
14 E il Verbo si fece carne
e venne ad abitare in mezzo a noi;
e noi abbiamo contemplato la sua gloria,
gloria come del Figlio unigenito
che viene dal Padre,
pieno di grazia e di verità.
Di fronte all’intensità e alla ricchezza smisurata del testo del vangelo di oggi che rappresenta la vetta più alta della fede cristiana, per non restare alla superficie commentando l’intero brano, soffermiamoci su un unico versetto cercando di andare in profondità. Mentre confessa che “il Verbo si è fatto carne”, Giovanni annota immediatamente “Venne fra i suoi, e i suoi non lo hanno accolto” (v.11).
Se guardiamo a Gesù senza la fede in lui come Figlio di Dio, e dunque semplicemente come uomo, Gesù è esattamente l’esempio dell’uomo che vive tra gli uomini ma loro non lo accolgono. Non lo accolgono perché la sua semplice presenza contraddice il modo concreto con cui gli esseri umani concepiscono la loro vita, la progettano e spesso la sognano. Il giusto è sempre insopportabile e per questo viene ucciso. Immaginiamoci, poi, cosa può accadere se quest’uomo ha anche la pretesa di avere una parola veritiera su Dio, di esserne la rivelazione definitiva, di esserne il Figlio.
“Venne fra i suoi, e i suoi non lo hanno accolto”, questo significa almeno una cosa: che Dio non va cercato tra “i suoi”. Dio va cercato non dove pensiamo possa naturalmente e religiosamente essere. Non dove vorremmo che fosse, ma dove lui ha stabilito la sua tenda. E la tenda di Dio è sempre fuori della città, perché il bambino di cui a Natale celebriamo la nascita è il bambino nato escluso, lasciato fuori ed emarginato dai suoi, non da altri. Dal momento che era uno di loro, avrebbero dovuto riconoscerlo per primi.
Questo significa che fin dalla sua nascita, Gesù di Nazaret ha rivelato un Dio non solo in contrasto con le nostre umane attese su Dio, diverso da come ce lo siamo immaginato, rappresentato e raccontato, ma che Gesù rivela un Dio che invece è esattamente ciò che noi escludiamo di lui, in quello che per noi è l’opposto di Dio: vale a dire, l’umano nella peculiare forma dell’escluso, del povero, del mite, del debole, del fragile, dell’indifeso, del marginale, dello straniero, del peccatore, dell’eretico.
Dobbiamo finalmente convincerci che per arrivare a conoscere il Dio di Gesù, dobbiamo non solo ascoltare ma interiorizzare questo “Venne fra i suoi, e i suoi non lo hanno accolto”, vale a dire che ciò che nella mia conoscenza, ricerca e idea naturale e religiosa di Dio escludo di lui, proprio lì lui ha posto la sua tenda, e solo lì lo posso incontrare. Il vangelo del Natale ridesti in noi il bisogno viscerale di confrontarci non soltanto con tutto ciò che è lontano da noi, ma soprattutto con ciò che la forza inaudita della nostra esclusione emargina, rifiuta e lì conoscere, accogliere e adorare Dio. Dio si trova sempre al di fuori dei recinti, delle mura, degli steccati che con le nostre idee o le nostre paure abbiamo innalzato per lasciar fuori chi non è come noi, non la pensa come noi, non ha il nostro sangue e la nostra religione. Al centro di ogni esclusione e nel cuore di ogni escluso Dio ha piantato la sua tenda tra di noi.
fratel Goffredo