Rottamare è uno dei verbi più in voga di questi ultimi tempi. Sembra l’ultima frontiera di quel cambiamento che dovrebbe risolvere ogni problema. Ed è così che i giovani sono preferiti in tutte le cose, in tutti gli ambienti e in ogni situazione. Gli effetti di queste scelte, purtroppo, non hanno esitato a mostrarsi ma questa tendenza continua ad animare le scelte in molte situazioni. Ancora una volta vogliamo andare controcorrente.
La vecchiaia, come osserva san Girolamo, “accresce la sapienza, dà più maturi consigli”.
In un certo senso, è l’epoca privilegiata di quella saggezza che in genere è frutto dell’esperienza, perché “il tempo è un grande maestro”.
(…) Gli anziani aiutano a guardare alle vicende terrene con più saggezza, perché le vicissitudini li hanno resi esperti e maturi.
Essi sono custodi della memoria collettiva e perciò interpreti privilegiati degli ideali e dei valori comuni che guidano e reggono la convivenza sociale.
Escluderli è come rifiutare il passato, in cui affondano le radici del presente, in nome di una modernità senza memoria” (Giovanni Paolo II, Lettera agli anziani, 1999, n. 5, 10).
Tutto in ritardo: Ho imparato ad andare in bicicletta 🚲 a 14 anni, perché prima non ce l’avevo, a sciare a 22 anni , a pescare a 36, ad andare sulla moto a 54 anni, ho scoperto quanto veramente sono amato da Dio a 67 anni, e lo ringrazio di Cuore anche perché solo a 68 anni ho iniziato a leggere in modo sistematico la Bibbia e a pregare e frequentare l’eucarestia. Non rimpiango la mia gioventù.