Di donne “diacono” o collaboratrici nell’evangelizzazione, di donne profetesse o comunque con ruoli importanti nelle prime comunità cristiane è piena la Scrittura e non saremo certo noi a dirimere il nodo che il papa ha affidato alla commissione vaticana che sta studiando il diaconato femminile. Ciò che in questo momento a noi sta a cuore è quello di ridare visibilità ad una Chiesa profondamente evangelica capace di mostrare nel quotidiano un desiderio di partecipazione e di corresponsabilità che, purtroppo, da più parti manca o viene solo fintamente sbandierata.
L’icona di Santa Febe (diaconessa) ce la mostra con la stola e sappiamo bene che Paolo, l’Apostolo delle genti, si contorna nel suo ministero di donne alle quali assegna e riconosce ruoli di grande significato nella evangelizzazione. Da diversi lustri, il tema della presenza delle donne è, finalmente, di attualità e a porlo con forza sono stati oltre che le teologhe ( queste ribelli) anche i papi da Giovanni Paolo I in poi (“Dio è Padre e Madre”) a Giovanni Paolo II ( che ha esaltato il genio femminile), passando per Benedetto XVI fino a papà Francesco che ci sta offrendo uno sguardo sull’orizzonte del vangelo che apre il cuore e fa sognare una Chiesa capace di amare con libertà oltre le gerarchie, oltre le leggi e che si nutre, invece, della libertà dello Spirito Santo. Papa Francesco sta cercando, infatti, di attuare il Concilio aprendo la Chiesa ad una reale sinodalita’, alla partecipazione vera di tutti chiamati a collaborare e più ancora ad essere corresponsabili, … in questo tentativo profondamente evangelico un ruolo è riservato alle donne finora ingiustamente escluse.
In questa Pasqua è proprio il caso di compiere gesti segno che dicono da che parte stiamo. Se stiamo con il Vangelo e, perciò, con il papa e la sua restaurazione dell’amore ( che è sempre un ritorno alle origini abbandonando le incrostazioni legate al potere temporale ) e, quindi, se stiamo con Gesù che amava le donne e più volte le ha liberate dall’oppressione nella quale erano mantenute assegnandole, di fatto, compiti e servizi fondamentali (ricordiamo che Gesù ha assegnato alle donne, addirittura il primo fondamentale annuncio, quello della sua risurrezione) o se, invece, stiamo dalla parte di una tradizione, costruita dal potere e dall’egoismo di chi desiderava esercitare un potere fondato su differenze fisiche. I tempi sono maturi per vivere il Vangelo nella sua essenzialità ed amore … non dimentichiamo che “Dio è Padre ed è Madre”.
Un gesto concreto allora sarebbe chiamare alla lavanda dei piedi anche le donne così come ha scritto nel 2014 papa Francesco e come è anche sancito in uno specifico decreto della Congregazione.
https://www.avvenire.it/chiesa/pagine/lavanda-piedi-papa-cambia-anche-le-donne