La giusta partecipazione interiore è fondamentale perché la nostra preghiera sia vera e, diciamo, efficace. Esteriormente la forma della preghiera può essere la stessa ma la partecipazione interiore è ciò che fa la differenza; è ciò che la rende efficace; è ciò che da alla preghiera la possibilità reale di essere tale. Ne troviamo una esplicazione in Giobbe: ”Io ti conoscevo per sentito dire, ma ora i miei occhi ti vedono” (Gb 42,5).
Si tratta di scoprire in se stessi un “cuore nuovo” … Quel cuore che vede l’oltre, che sa cogliere la presenza del divino e riesce ad ascoltare la voce di Dio e a “toccare” la sua presenza nello Spirito.
Dal capitolo XIX della Reola di San Benedetto.
- Sappiamo per fede che Dio è presente dappertutto e che “gli occhi del Signore guardano in ogni luogo i buoni e i cattivi”,
- ma dobbiamo crederlo con assoluta certezza e senza la minima esitazione, quando prendiamo parte all’Ufficio divino.
- Perciò ricordiamoci sempre di quello che dice il profeta: “Servite il Signore nel timore”
- e ancora: “Lodatelo degnamente”
- e ancora: ” Ti canterò alla presenza degli angeli”.
- Consideriamo dunque come bisogna comportarsi alla presenza di Dio e dei suoi Angeli
- e partecipiamo alla salmodia in modo tale che l’intima disposizione dell’animo si armonizzi con la nostra voce.