Monaci, cucina e alimentazione

I padri del monachesimo antico danno all’alimentazione grande importanza: sia nel senso che tale necessita` corporale serviva loro come palestra per esercitarsi nella mortificazione e nella penitenza; sia nel senso che compresero il ruolo che una giusta alimentazione ha per le attivita` spirituali del monaco. Cassiano, con la sua esperienza dei diversi ambienti monastici, riassume nelle sue Institutiones alcune norme; in un capitolo pone espressamente la questione: come debba essere il pasto del monaco. E risponde che si deve scegliere una alimentazione: a) che mortifichi gli ardori della concupiscenza; b) che possa prepararsi facilmente; c) che sia la piu` economica… (Inst.5,23).Riassumendo il suo insegnamento, possiamo dire che il regime alimentare dei monaci deve avere tre obiettivi: a) dominare direttamente la passione della gola e, indirettamente, quella della lussuria, cosi` collegata con la gola; 2) essere in coerenza con la poverta` che si e` professata; 3) favorire l’orazione e in generale tutta l’attivita` spirituale del monaco.

 

 

  1. I fratelli si servano a vicenda e nessuno sia dispensato dal servizio della cucina, se non per malattia o per un impegno di maggiore importanza,
  2. perché così si acquista un merito più grande e si accresce la carità.
  3. Ma i più deboli siano provveduti di un aiuto, in modo da non dover compiere questo servizio di malumore;
  4. anzi, è bene che, in generale, tutti abbiano degli aiuti in corrispondenza alla grandezza della comunità e alle condizioni locali.
  5. In una comunità numerosa il cellerario sia dispensato dal servizio della cucina, come anche i fratelli che, secondo quanto abbiamo già detto, sono occupati in compiti di maggiore utilità,
  6. ma tutti gli altri si servano a vicenda con carità.
  7. Al sabato il monaco che termina il suo turno settimanale, faccia le pulizie.
  8. Si lavino gli asciugatoi usati dai fratelli per le mani e i piedi.
  9. Tanto il monaco che finisce il servizio, quanto quello che lo comincia, lavino i piedi a tutti.
  10. Il primo consegni puliti e intatti al cellerario tutti gli utensili di cui si è servito nel proprio turno.
  11. A sua volta il cellerario li affidi al fratello che entra in servizio, in modo da sapere quello che dà e quello che riceve.
  12. Un’ora prima del pranzo, ciascuno dei monaci di turno in cucina riceva, oltre la quantità di cibo stabilita per tutti, un po’ di pane e di vino,
  13. per poter poi all’ora del pranzo servire i propri fratelli senza lamentele né grave disagio;
  14. ma nei giorni festivi aspettino fino al termine della celebrazione eucaristica.
  15. Alla domenica, subito dopo le Lodi, quelli che iniziano e quelli che terminano il servizio della cucina si inginocchino in coro davanti a tutti, chiedendo che preghino per loro.
  16. Chi ha finito il proprio turno reciti il versetto: “Sii benedetto, Signore Dio, che mi hai aiutato e mi hai consolato”.
  17. E quando lo avrà ripetuto tre volte e avrà ricevuto la benedizione, continui il fratello che gli succede nel servizio, dicendo: “O Dio, vieni in mio soccorso; Signore, affrettati ad aiutarmi”;
  18. anche questo versetto sarà ripetuto tre volte da tutti, dopo di che il fratello riceverà la benedizione e inizierà il suo turno.

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