Come e` proprio dell’uomo sbagliare, cosi` e` proprio del monaco riconoscere umilmente i suoi errori e le sue deficienze davanti a Dio e davanti ai fratelli. Percio` il significato della soddisfazione e` quello di riparare pubblicamente le colpe, gravi o leggere, commesse pubblicamente a detrimento della pace, della concordia, dell’ordine della comunita`; chiedere perdono a Dio delle irriverenze commesse contro di lui o contro le cose a lui consacrate. Il capitolo 43 parla della soddisfazione di chi arriva tardi alla preghiera comune o alla mensa.
La puntualita` costituisce un elemento fondamentale per l’ordine. Essa va usata soprattutto per la preghiera. Qualunque sia l’occupazione del monaco, al segnale dell’Ufficio divino, bisogna lasciarla subito perche` la dignita` della preghiera comune e` superiore a tutte le altre cose. Per inculcare la piu` scrupolosa puntualita`, San Benedetto dice di “correre con somma sollecitudine”, ma sempre con la gravita` caratteristica del monaco, ricordata molte volte nella Regola
- All’ora dell’Ufficio divino, appena si sente il segnale, lasciato tutto quello che si ha tra le mani, si accorra con la massima sollecitudine,
- ma nello stesso tempo con gravità, per non dare adito alla leggerezza.
- In altre parole non si anteponga nulla all’opera di Dio”.
- Se qualcuno arriva all’Ufficio notturno dopo il Gloria del salmo 94, che proprio per questo motivo vogliamo sia cantato molto lentamente e con pause, non occupi il proprio posto nel coro,
- ma si metta all’ultimo o in quella parte che l’abate avrà destinato per questi negligenti, perché siano veduti da lui e da tutti,
- e vi rimanga fino a quando, al termine del l’Ufficio divino, avrà riparato dinanzi a tutta la comunità con una penitenza.
- Abbiamo ritenuto opportuno far rimanere questi ritardatari all’ultimo posto o in un canto, perché si correggano almeno per la vergogna di essere visti da tutti.
- Se, infatti, rimanessero fuori del coro, ci potrebbe essere qualcuno che ritorna a dormire o si siede fuori o si mette a chiacchierare, dando così occasione al demonio;
- è bene invece che entrino, in modo da non perdere tutto l’Ufficio e correggersi per l’avvenire.
- Nelle Ore del giorno, invece, il monaco che arriva all’Ufficio divino dopo il versetto o il Gloria del primo salmo, che segue lo stesso versetto, si metta all’ultimo posto, secondo la norma precedente,
- e non si permetta di unirsi al coro dei fratelli che salmeggiano, fino a che non avrà riparato, a meno che l’abate gliene dia il permesso con il suo perdono;
- ma anche in questo caso il ritardatario dovrà riparare la sua mancanza.
- Per quanto riguarda il refettorio, chi non arriva prima del versetto in modo che tutti uniti dicano il versetto stesso, preghino e poi siedano insieme a mensa,
- se la mancanza è dovuta a negligenza o cattiva volontà, sia rimproverato fino a due volte.
- Ma se ancora non si corregge, sia escluso dalla mensa comune
- e mangi da solo, separato dalla comunità e senza la sua razione di vino, fino a che non abbia riparato e si sia corretto.
- Lo stesso castigo sia inflitto al monaco che non si trovi presente al versetto che si recita dopo il pranzo.
- Nessuno poi si permetta di mangiare o di bere qualcosa prima dell’ora stabilita.
- Ma il monaco che non avesse accettato ciò che gli era stato offerto dal superiore, quando desidererà quello che ha rifiutato in precedenza o altro, non ottenga assolutamente nulla fino a che non dimostri di essersi debitamente corretto.