E’ uno dei piu` importanti capitoli della Regola, perche` non parla solo della procedura per l’accettazione, ma del contenuto stesso della vita monastica.
- Quando si presenta un aspirante alla vita monastica, non bisogna accettarlo con troppa facilità,
- ma, come dice l’Apostolo: “Provate gli spiriti per vedere se vengono da Dio”.
- Quindi, se insiste per entrare e per tre o quattro giorni dimostra di saper sopportare con pazienza i rifiuti poco lusinghieri e tutte le altre difficoltà opposte al suo ingresso, perseverando nella sua richiesta,
- sia pure accolto e ospitato per qualche giorno nella foresteria.
- Ma poi si trasferisca nel locale destinato ai novizi, perché vi ricevano la loro formazione, vi mangino e vi dormano.
- Ad essi venga inoltre preposto un monaco anziano, capace di conquistare le anime, con l’incarico di osservarli molto attentamente.
- In primo luogo bisogna accertarsi se il novizio cerca veramente Dio, se ama l’Ufficio divino, l’obbedienza e persino le inevitabili contrarietà della vita comune.
- Gli si prospetti tutta la durezza e l’asperità del cammino che conduce a Dio.
- Se darà sicure prove di voler perseverare nella sua stabilità, dopo due mesi gli si legga per intero questa Regola
- e gli si dica: “Ecco la legge sotto la quale vuoi militare; se ti senti di poterla osservare, entra; altrimenti, va’ pure via liberamente”.
- Se persisterà ancora nel suo proposito, sia ricondotto nel suddetto locale dei novizi e si metta la sua pazienza alla prova in tutti i modi possibili.
- Passati sei mesi, gli si legga di nuovo la Regola, perché prenda coscienza dell’impegno che sta per assumersi.
- E se continua a perseverare, dopo altri quattro mesi, gli si legga ancora una volta la stessa Regola.
- Se allora, dopo aver seriamente riflettuto, prometterà di essere fedele in tutto e di obbedire a ogni comando, sia pure accolto nella comunità,
- ma sappia che anche l’autorità della Regola gli vieta da quel giorno di uscire dal monastero
- e di sottrarsi al giogo della disciplina monastica che, in una così prolungata deliberazione, ha avuto la possibilità di accettare o rifiutare liberamente.
- Al momento dell’ammissione faccia in coro, davanti a tutta la comunità, solenne promessa di stabilità, conversione continua e obbedienza,
- al cospetto di Dio e di tutti i suoi santi, in modo da essere pienamente consapevole che, se un giorno dovesse comportarsi diversamente, sarà condannato da Colui del quale si fa giuoco.
- Di tale promessa stenda un documento sotto forma di domanda, rivolta ai Santi, le cui reliquie sono conservate nella chiesa, e all’abate presente.
- Scriva di suo pugno il suddetto documento o, se non è capace, lo faccia scrivere da un altro, dietro sua esplicita richiesta, e lo firmi con un segno, deponendolo poi sull’altare con le proprie mani.
- Una volta depositato il documento sull’altare, il novizio intoni subito il versetto: “Accoglimi, Signore, secondo la tua promessa e vivrò; e non deludermi nella mia speranza”.
- Tutta la comunità ripeta per tre volte lo stesso versetto, aggiungendovi alla fine il Gloria.
- Poi il novizio si prostri ai piedi di ciascuno dei fratelli per chiedergli di pregare per lui e da quel giorno sia considerato come un membro della comunità.
- Se possiede dei beni materiali, li distribuisca in precedenza ai poveri o li doni al monastero con un atto ufficiale senza riservare per sé la minima proprietà,
- ben sapendo che da quel giorno in poi non sarà più padrone neanche del proprio corpo.
- Quindi, subito dopo, sia spogliato in coro delle vesti che indossa e rivestito dell’abito monastico.
- Ma gli indumenti di cui si è spogliato devono essere conservati nel guardaroba,
- in modo che, se in seguito dovesse – Dio non voglia!- cedere alla suggestione diabolica e lasciare il monastero, sia mandato via senza l’abito monastico.
- Non gli si restituisca invece la domanda che l’abate ha ritirato dall’altare, ma sia conservata in monastero.