Terra, casa e lavoro sono le tre parole d’ordine che papa Francesco ha fatte sue incontrando i movimenti popolari impegnati in tutto il mondo contro la globalizzazione “motore di molteplici iniquità e ingiustizie” e che “privilegia il lucro e stimola la competizione”, provocando una “concentrazione del potere e delle ricchezze” da cui dipendono le crescenti disuguaglianze, l’esclusione e lo sfruttamento di miliardi di persone. Queste parole ed altre ancora sono il pensiero che papa Francesco ha espresso nel suo primo incontro con i movimenti popolari a Roma. Tra le altre cose, ebbe a dire: “È strano, ma se parlo di questo per alcuni il papa è comunista. Non si comprende che l’amore per i poveri è al centro del Vangelo. Terra, casa e lavoro, quello per cui voi lottare, sono diritti sacri. Esigere ciò non è affatto strano, è la dottrina sociale della Chiesa”.
Ed eccolo il nostro papa accanto ai poveri, agli esclusi, ai senza fissa dimora, agli ultimi, ai diseredati, ai nulla, agli emarginati, agli sfruttati di una società che ha smarrito il concetto vero di comunità, che si è fatta ancora più egoista e disuguale. Ad una società che sfrutta l’uomo, che vive dell’idea che business in business, che affari sono affari, che sta globalizzato miseria e sofferenza. Una società nella quale si è persa l’idea del bene comune, dove la paura è diventata il mezzo per opprimere e schiacciare interi popoli che si vogliono rinchiudere in recinti ben serrati. Il papa invita alla mobilitazione i poveri del mondo per ridare dignità a tutti gli uomini e rivolgendosi ai cristiani li sprona a non isolarsi in una sorta di “casta di diversi” e a non essere indifferenti. C’è bisogno di un nuovo umanesimo e Francesco fa appello ai credenti perché si prenda coscienza dell’opzione preferenziale per i poveri è si proceda anche ad una rivisitazione profonda della dottrina sociale della Chiesa.
Franca e Vincenzo osb-cam