Hanno il volto scavato dal tempo, gli occhi ti guardano come se stessero cercando un punto d’appoggio e poi quando ti avvicini stendono il braccio per stringere la mano. A volte un sorriso gli illumina il volto e qualcuno pronuncia a bassa voce qualche parolina e attende una risposta. Sono gli ospiti di due case per anziani, come ormai ce ne sono tante un po’ dovunque. Ogni venerdì attendono la liturgia e poi l’eucaristia. Alcuni di loro non possono più camminare, altri hanno lo sguardo perso nel vuoto altri, invece, ti parlano della loro vita, di quando erano impegnati nel lavoro e dei sacrifici che hanno fatto per portare avanti la famiglia. Ora, però, la memoria di queste storie sta per essere cancellata come le orme scavate nella sabbia o come le onde del mare che si susseguono, una dopo l’altra, e che si spengono sulla riva sotto lo sguardo di qualche passante distratto o in piena solitudine guardate di giorno dal sole e di notte dalle stelle.
Forse sarebbe giusto, invece, che nessuno dei ricordi di queste piccole esistenze vada perduto e che, quindi, se ne conservi la memoria. Sarebbe bello, infatti, che il ricordo di queste vite continui ad essere vivo almeno nelle persone che le hanno conosciute. Tutto questo perché ogni vita e ogni storia ha una sua ragione. Nessuno, infatti, può e deve sentirsi migliore dell’altro. Nessuno creda che la propria esistenza sia superiore a quella degli altri. Nessuno è inutile. Ogni vita, ogni esistenza è unica, irripetibile e assolutamente necessaria.
Franca e Vincenzo osb-cam
Un tramonto visto dall’eremo