Così succede ad ognuno di noi. La vita da un lato è un viaggio verso l’ignoto, dall’altro è un viaggio verso una meta che è possibile scoprire solo accettando di lasciarsi guidare da Dio. Tobia si incammina, scoprendo così la propria strada, di salvare due vite: quella del padre e quella della futura moglie. Ma Tobia questo ancora non lo sa. Occorre partire, ma da soli diventa difficile, la presenza di un compagno diventa essenziale. Allora al suo fianco ci sarà Dio stesso che si pone con grande discrezione accanto all’uomo e lo accompagna nel suo cammino. Tobia sperimenta una presenza amica ma non sa che quella presenza è divina. L’amico – angelo Azaria – Raffaele è un segno ambiguo: è un essere divino che ci accompagna, o è un uomo che diviene presenza di Dio? L’angelo deve per forza manifestarsi come un vero uomo, perché solo un altro uomo può diventare per noi la via per riscoprire Dio. L’angelo è così segno di ogni persona che ha l’amore e il coraggio di mettersi a camminare a fianco di un altro, rispettandone i tempi e guidandolo così alla propria libertà. Così accade a ciascuno di noi: Dio si rende presente attraverso uomini e donne che ci guidano senza pretendere mai di dominarci. La storia di Tobia riesce, in modo esemplare, a far nascere in noi la convinzione che credere alla provvidenza divina non significa rinunciare alla propria libertà. L’azione provvidenziale di Dio presuppone la libertà dell’uomo. Soltanto Dio, poi, può liberare l’uomo da una devozione “buona”, ma alienante. Il nome dell’angelo è Raffaele (Dio guarisce).
Franca e Vincenzo oblati osb-cam
Libro di Tobia – Capitolo 5
1)Allora Tobia rispose al padre: «Quanto mi hai comandato io farò, o padre.
[2] Ma come potrò riprendere la somma, dal momento che lui non conosce me, né io conosco lui? Che segno posso dargli, perché mi riconosca, mi creda e mi consegni il denaro? Inoltre non sono pratico delle strade della Media per andarvi».
[3] Rispose Tobi al figlio: «Mi ha dato un documento autografo e anch’io gli ho consegnato un documento scritto; lo divisi in due parti e ne prendemmo ciascuno una parte; l’altra parte la lasciai presso di lui con il denaro. Sono ora vent’anni da quando ho depositato quella somma. Cercati dunque, o figlio, un uomo di fiducia che ti faccia da guida. Lo pagheremo per tutto il tempo fino al tuo ritorno. Và dunque da Gabael a ritirare il denaro».
[4] Uscì Tobia in cerca di uno pratico della strada che lo accompagnasse nella Media. Uscì e si trovò davanti l’angelo Raffaele, non sospettando minimamente che fosse un angelo di Dio.
[5] Gli disse: «Di dove sei, o giovane?». Rispose: «Sono uno dei tuoi fratelli Israeliti, venuto a cercare lavoro». Riprese Tobia: «Conosci la strada per andare nella Media?».
[6] Gli disse: «Certo, parecchie volte sono stato là e conosco bene tutte le strade. Spesso mi recai nella Media e alloggiai presso Gabael, un nostro fratello che abita a Rage di Media. Ci sono due giorni di cammino da Ecbàtana a Rage. Rage è sulle montagne ed Ecbàtana è nella pianura».
[7] E Tobia a lui: «Aspetta, o giovane, che vada ad avvertire mio padre. Ho bisogno che tu venga con me e ti pagherò il tuo salario».
[8] Gli rispose: «Ecco, ti attendo; soltanto non tardare».
[9] Tobia andò ad informare suo padre Tobi dicendogli: «Ecco, ho trovato un uomo tra i nostri fratelli Israeliti». Gli rispose: «Chiamalo, perché io sappia di che famiglia e di che tribù è e se è persona fidata per venire con te, o figlio».
[10] Tobia uscì a chiamarlo: «Quel giovane, mio padre ti chiama». Entrò da lui. Tobi lo salutò per primo e l’altro gli disse: «Possa tu avere molta gioia!». Tobi rispose: «Che gioia posso ancora avere? Sono un uomo cieco; non vedo la luce del cielo; mi trovo nella oscurità come i morti che non contemplano più la luce. Anche se vivo, dimoro con i morti; sento la voce degli uomini, ma non li vedo». Gli rispose: «Fatti coraggio, Dio non tarderà a guarirti, coraggio!». E Tobi: «Mio figlio Tobia vuole andare nella Media. Non potresti accompagnarlo? Io ti pagherò, fratello!». Rispose: «Sì, posso accompagnarlo; conosco tutte le strade. Mi sono recato spesso nella Media. Ho attraversato tutte le sue pianure e i suoi monti e ne conosco tutte le strade».
[11] Tobi a lui: «Fratello, di che famiglia e di che tribù sei? Indicamelo, fratello».
[12] Ed egli: «Che ti serve la famiglia e la tribù? Cerchi una famiglia e una tribù o un mercenario che accompagni tuo figlio nel viaggio?». L’altro gli disse: «Voglio sapere con verità di chi tu sei figlio e il tuo vero nome».
[13] Rispose: «Sono Azaria, figlio di Anania il grande, uno dei tuoi fratelli».
[14] Gli disse allora: «Sii benvenuto e in buona salute, o fratello! Non avertene a male, fratello, se ho voluto sapere la verità sulla tua famiglia. Tu dunque sei mio parente, di bella e buona discendenza! Conoscevo Anania e Natan, i due figli di Semeia il grande. Venivano con me a Gerusalemme e là facevano adorazione insieme con me; non hanno abbandonato la retta via. I tuoi fratelli sono brava gente; tu sei di buona radice: sii benvenuto!».
[15] Continuò: «Ti do una dramma al giorno, oltre quello che occorre a te e a mio figlio insieme. Fa dunque il viaggio con mio figlio e poi ti darò ancora di più».
[16] Gli disse: «Farò il viaggio con lui. Non temere; partiremo sani e sani ritorneremo, perché la strada è sicura».
[17] Tobi gli disse: «Sia con te la benedizione, o fratello!». Si rivolse poi al figlio e gli disse: «Figlio, prepara quanto occorre per il viaggio e parti con questo tuo fratello. Dio, che è nei cieli, vi conservi sani fin là e vi restituisca a me sani e salvi; il suo angelo vi accompagni con la sua protezione, o figliuolo!».
[18] Tobia si preparò per il viaggio e, uscito per mettersi in cammino, baciò il padre e la madre. E Tobi gli disse: «Fà buon viaggio!».
[19] Allora la madre si mise a piangere e disse a Tobi: «Perché hai voluto che mio figlio partisse? Non è lui il bastone della nostra mano, lui, la guida dei nostri passi? Si lasci perdere il denaro e vada in cambio di nostro figlio.
[20] Quel genere di vita che ci è stato dato dal Signore è abbastanza per noi».
[21] Le disse: «Non stare in pensiero: nostro figlio farà buon viaggio e tornerà in buona salute da noi. I tuoi occhi lo vedranno il giorno in cui tornerà sano e salvo da te.
[22] Non stare in pensiero, non temere per loro, o sorella. Un buon angelo infatti lo accompagnerà, riuscirà bene il suo viaggio e tornerà sano e salvo».
[23] Essa cessò di piangere.