Da un lato c’è il bisogno di credere e dall’altro il dubbio che si insinua e ci blocca … questo tempo e questo mondo non ci aiutano e come Tommaso vogliamo “toccare”, abbiamo “necessità” di farlo per trovare una sicurezza. A volte non siamo abbastanza attenti alle piccole e grandi situazioni della vita che ci hanno fatto “vedere” la presenza di Dio, non siamo capaci di leggere nella bellezza di un piccolo fiore la grandezza di Dio, siamo tanto presuntuosi dal credere che ciò che abbiamo è nostro merito, non comprendiamo che tutto è dono di Dio, tutto è per il nostro bene e cerchiamo di appagare i nostri mille desideri egoistici. Dio è semplicità; Dio è umiltà; Dio è un chicco di grano che dona la vita. Se ridimensioniamo i nostri egoismi e abbattiamo i mostri dei desideri di successo, di possesso e di potere Dio si fa straordinariamente vicino e possiamo sentire la sua carezza che ci sfiora e ci conforta.
Franca e Vincenzo, osb-cam
Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 20,24-29
Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Dìdimo, non era con loro quando venne Gesù. Gli dicevano gli altri discepoli: «Abbiamo visto il Signore!». Ma egli disse loro: «Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito nel segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco, io non credo».
Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c’era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, stette in mezzo e disse: «Pace a voi!». Poi disse a Tommaso: «Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco; e non essere incredulo, ma credente!». Gli rispose Tommaso: «Mio Signore e mio Dio!». Gesù gli disse: «Perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!».
Parola del Signore
«Perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!». Sembrerebbe quasi un rimprovero questa frase detta a Tommaso. In realtà anche tutti gli altri discepoli e apostoli, non credettero alle donne fino a che non videro, loro stessi, il Signore. Le stesse donne fuggirono spaventate dalla tomba vuota alla vista degli angeli che lo annunciavano “risorto”!
È l’uomo tal quale che “ha bisogno di vedere e di toccare”. Il “superare” questi “bisogni” nel ns rapporto con Dio, ci rende beati ma, come tutti i ns bisogni, desideri, impulsi, istinti,…, vedere e toccare non sono che doni di Dio. Doni buoni, utili, necessari alla vita “umana”. Così Dio ha voluto crearci nell”inserirci nel Suo Progetto” (il Figlio Suo Unigenito e Primogenito). Beati noi se sapremo superare questi “limiti-doni” nel ns rapporto con Lui, perché, se lo faremo (ovviamente tramite il suo aiuto), ci accorgeremo che Egli ci ha voluti sì “incompiuti”, ma la Sua Creazione non è ancora terminata… e noi siamo (con e nella creazione) in divenire; il compimento, la perfezione, sta alla fine del Progetto, non all’inizio o nel corso dell’opera.
Ci accorgeremo che Lui non è il creatore, ma il “continuamente” creante, e il “compimento” del Suo Progetto (il Cristo Totale già compiuto in Gesù Cristo, ma non ancora in tutta l’umanità), sta compiendosi anche in noi, giorno per giorno, grazie alla pedagogia maieutica dell’Amore del Padre.
Forse, vedere Cristo, che è vedere il Padre, altro non è che rendersi conto di tutto questo; e tutto questo non è altro che “credere” senza vedere.