Oggi ci sono tre cose che si perdono: una pecora, una moneta e un “figlio”. Ognuna di loro sta dentro altrettante parabole che Gesù propone a pubblicani e peccatori che ascoltano e a farisei e scribi che, invece, si avvicinano mormorando. Ma Gesù non si scompone. Ebbene, il pastore va in cerca della pecora perduta e, dopo averla ritrovata, tornato a casa invita parenti ed amici a rallegrarsi. Anche la donna che ha perduto la moneta, dopo averla ritrovata, invita amiche e vicine a rallegrarsi con lei. Gesù puntualizza che vi è gioia nei cieli per ogni peccatore che si converte. Ma è la terza parabola che ci permette di comprendere meglio il messaggio di Gesù. Il giovane che aveva sperperato il suo patrimonio e che decide di far ritorno a casa dal padre lo fa solo per fame, per un pezzo di pane. Non sembra convertito, appare, invece, affamato e disperato. Il padre lo vede in lontananza e gli va incontro, non aspetta le parole del figlio ma lo abbraccia. La gioia del papà e profonda, piena di una immensa misericordia che non chiede nemmeno parole … Questo è un Amore vero, autentico, pieno. È un Amore gratuito, un Amore che non conosce limiti, è, appunto, l’Amore di Dio. Un Amore che per noi è davvero complicato, quasi assurdo; un Amore che sconvolge i nostri pensieri e che ci provoca.
Il padre organizza anche una bella festa è ammazza il vitello grasso. Il fatto genera la reazione del figlio maggiore che non riesce a comprendere la gioia del padre per aver riavuto il secondo figlio sano e salvo.
Ancora una volta la mentalità di questo mondo incarnata dal figlio maggiore si insinua nelle nostre menti e ci fa reagire in maniera che appare logica, giusta, corretta. Eppure la giustizia di Dio è diversa. Dio accoglie sempre, abbraccia in ogni caso, gioisce profondamente del ritrovamento di ciò che era perduto in qualsiasi modo ciò è avvenuto. Non chiede nemmeno spiegazioni. Dio Padre ci da sempre un’occasione nuova, una nuova possibilità, non ci respinge mai.
Nessuno è mai escluso dall’Amore di Dio e noi siamo chiamati da un lato a cogliere l’opportunità di tornare al Padre perché simili alla pecora smarrita, alla moneta perduta o al figlio che torna per un pezzo di pane e dall’altra a gioire per ogni relazione che riparte senza indagare sulle motivazione ma cogliendo questa occasione come una nuova opportunità. Complicato lo sappiamo ma questo, ci racconta Gesù, fa sempre Dio Padre con noi.
Franca e Vincenzo, osb-cam
VANGELO DI DOMENICA 15 SETTEMBRE 2019
Lc 15,1-32
Ci sarà gioia in cielo per un solo peccatore che si converte.
Dal Vangelo secondo Luca
In quel tempo, si avvicinavano a Gesù tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. I farisei e gli scribi mormoravano dicendo: «Costui accoglie i peccatori e mangia con loro».
Ed egli disse loro questa parabola: «Chi di voi, se ha cento pecore e ne perde una, non lascia le novantanove nel deserto e va in cerca di quella perduta, finché non la trova? Quando l’ha trovata, pieno di gioia se la carica sulle spalle, va a casa, chiama gli amici e i vicini e dice loro: “Rallegratevi con me, perché ho trovato la mia pecora, quella che si era perduta”. Io vi dico: così vi sarà gioia nel cielo per un solo peccatore che si converte, più che per novantanove giusti i quali non hanno bisogno di conversione.
Oppure, quale donna, se ha dieci monete e ne perde una, non accende la lampada e spazza la casa e cerca accuratamente finché non la trova? E dopo averla trovata, chiama le amiche e le vicine, e dice: “Rallegratevi con me, perché ho trovato la moneta che avevo perduto”. Così, io vi dico, vi è gioia davanti agli angeli di Dio per un solo peccatore che si converte».
Disse ancora: «Un uomo aveva due figli. Il più giovane dei due disse al padre: “Padre, dammi la parte di patrimonio che mi spetta”. Ed egli divise tra loro le sue sostanze. Pochi giorni dopo, il figlio più giovane, raccolte tutte le sue cose, partì per un paese lontano e là sperperò il suo patrimonio vivendo in modo dissoluto. Quando ebbe speso tutto, sopraggiunse in quel paese una grande carestia ed egli cominciò a trovarsi nel bisogno. Allora andò a mettersi al servizio di uno degli abitanti di quella regione, che lo mandò nei suoi campi a pascolare i porci. Avrebbe voluto saziarsi con le carrube di cui si nutrivano i porci; ma nessuno gli dava nulla. Allora ritornò in sé e disse: “Quanti salariati di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame! Mi alzerò, andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi salariati”. Si alzò e tornò da suo padre.
Quando era ancora lontano, suo padre lo vide, ebbe compassione, gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò. Il figlio gli disse: “Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio”. Ma il padre disse ai servi: “Presto, portate qui il vestito più bello e fateglielo indossare, mettetegli l’anello al dito e i sandali ai piedi. Prendete il vitello grasso, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa, perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”. E cominciarono a far festa.
Il figlio maggiore si trovava nei campi. Al ritorno, quando fu vicino a casa, udì la musica e le danze; chiamò uno dei servi e gli domandò che cosa fosse tutto questo. Quello gli rispose: “Tuo fratello è qui e tuo padre ha fatto ammazzare il vitello grasso, perché lo ha riavuto sano e salvo”. Egli si indignò, e non voleva entrare. Suo padre allora uscì a supplicarlo. Ma egli rispose a suo padre: “Ecco, io ti servo da tanti anni e non ho mai disobbedito a un tuo comando, e tu non mi hai mai dato un capretto per far festa con i miei amici. Ma ora che è tornato questo tuo figlio, il quale ha divorato le tue sostanze con le prostitute, per lui hai ammazzato il vitello grasso”. Gli rispose il padre: “Figlio, tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo; ma bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”».
Parola del Signore