Qualche giorno fa un passerotto infreddolito è entrato nel mio ufficio. Era impaurito e svolazzava frenetico. Piccolo, fragile, incapace di difendersi dai nemici … per me è il simbolo della libertà, di chi è capace di volare anche se c’è burrasca.
Nella Santa Scrittura in varie parti lo troviamo nominato e sappiamo che al tempo di Gesù, il passero, era considerato la “carne dei poveri”, un simbolo del “giusto perseguitato”. Eppure leggiamo:
“Due passeri non si vendono forse per un soldo? Eppure nemmeno uno di essi cadrà a terra senza il volere del Padre vostro. Perfino i capelli del vostro capo sono tutti contati. Non abbiate dunque paura: voi valete più di molti passeri!”
Dio, quindi, si prende cura dei poveri, degli indifesi, dei niente e dei nulla, degli anawin … direi di ogni persona, anche di chi non lo ascolta … e sempre nella Scrittura leggiamo:
“Mi hanno dato la caccia come a un passero coloro che mi odiano senza ragione” (Lm 3,52). E’ il male che abita questo mondo e che non finisce di agire per creare disastri ma c’è sempre una speranza: “Siamo stati liberati come un passero dal laccio dei cacciatori; il laccio si è spezzato e noi siamo scampati” (Sal 124,7).
Quando il male tenta il suo assalto, però, non potrà vincere il bene e il Padre che tutto vede e che ci protegge in qualche modo interverrà impedendo al demonio che s’incarna in mille forme di abbatterci totalmente: “Come il passero che svolazza, come la rondine che vola,
così una maledizione senza motivo non avverrà”. (Pro 26,2).
Bellissima l’immagine del “Passero solitario” di Giacomo Leopardi. La sento davvero vicina. Il suo svolazzare tra le case del borgo, accanto alla torre antica, fino alla campagna, per tutto il giorno ci offre l’opportunità di descrivere il sentire del cuore che batte cercando armonia e pace. La spontanea libertà del suo volo da un senso di bellezza interiore capace di godere dello spettacolo della natura. Spesso in disparte, il passero è anche simbolo dell’eremita capace di guardare e ascoltare il mondo per contemplarlo nel suo infinito splendore.
E così, il passero compie il suo viaggio nella vita con la piena libertà di una vera creatura di Dio, come l’uomo – eremita che spinge i suoi passi nella vita con la libertà e il desiderio di incontrare Dio attraverso la continua ricerca del mistero racchiuso nella quotidianità dell’esistenza. La meta è trovare “casa”, abitare nella dimora del Signore per sempre: “Anche il passero trova una casa e la rondine il nido dove porre i suoi piccoli, presso i tuoi altari, Signore degli eserciti, mio re e mio Dio” (Sal 84,4).