La tristezza di questi Natali

Correva l’anno 1991 e padre Turoldo viveva il suo ultimo Natale. Questa poesia è la sua ultima accorata preghiera di Natale.

“La tristezza di questi natali”

Signore, ti muova a pietà.
Luminarie a fiumane,
ghirlande di false costellazioni
oscurano il cielo di tutte le città.
Nessuno più appare all’orizzonte:
nulla che indichi l’incontro con la carovana del Pellegrino;
non uno che dica in tutto l’Occidente:
“Nel mio albergo si, c’è un posto”!
Non un segno di cercare oltre,
un segno che almeno qualcuno creda,
uno che attenda ancora colui che deve venire…
Non attendiamo più nessuno!
Tutto è immoto, pure se dentro un inarrestabile vortice!
E’ così, è Destino, più non ci sono ritorni,
né ricorsi: è inutile che venga!
Tale è questa civiltà gravida del Nulla!
Ora tu, anche se illuso di credere
o figlio dell’ateo Occidente, segui pure la tua stella così è gridato per tutta la città dai vessilli –
segui, dico, la stella e troverai cornucopie vomitare leccornie,
o non altro che spiritati manichini di mode folli in volo dalle vetrine…
Poiché falso è questo tuo donare (è Natale!),
falso perfino stringerci la mano avanti la Comunione,
e trovarci assiepati nella Notte a cantare “Gloria nei cieli … “.
Un amaro riso di angeli obnubila lo sfavillio dei nostri presepi,
Francesco cantore di perfette, tragiche letizie:
pure se un Dio continuerà a nascere,
a irrompere da insospettati recessi:
là dove umanità alligna ancora silenziosa e desolata:
dal sorriso forse di un fanciullo della casba a Daccà, o a Calcutta…
Nessuno conosce solitudine come il Dio del Cristo:
un Dio che meno di tutti può vivere solo!
Certo verrà, continuerà a venire,
a nascere ma altrove,
altrove…”

Da “Il sapore del Pane”

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