Fermiamo la nostra attenzione sulla parola “Seguimi” e ci chiediamo chi è che ci chiama a seguirlo. A chiamarci è l’uomo appeso alla croce, l’uomo coronato di spine, l’uomo flagellato, l’uomo a cui è stata offerta una spugna imbevuta d’aceto, l’uomo oltraggiato, beffeggiato, deriso … l’uomo che, però, è Risorto.
Ci chiediamo se siamo davvero disposti a vivere così come è vissuto Lui. Il mondo, questo mondo, certamente non lo fa e non lo farà mai. Il seguace di Gesù, invece, accetta di vivere lo stesso programma vissuto da Gesù. Accetta, nel silenzio, tutto questo e accetta i suoi aguzzini guardandoli negli occhi senza replicare e senza proferire più alcuna parola. Ognuno, infatti, darà conto della sua vita e delle sue scelte di vita. Dio ci giudicherà nella vita vera, anche su quella nascosta e che abbiamo cercato di occultare e che crediamo sconosciuta. Dio conosce tutto di noi. Non gli sfugge nulla.
“Misericordia io voglio e non sacrifici”.
Franca e Vincenzo oblati camaldolesi ❤️
Dal Vangelo secondo Matteo
Mt 9.9-13
In quel tempo, mentre andava via, Gesù vide un uomo, chiamato Matteo, seduto al banco delle imposte, e gli disse: «Seguimi». Ed egli si alzò e lo seguì.
Mentre sedeva a tavola nella casa, sopraggiunsero molti pubblicani e peccatori e se ne stavano a tavola con Gesù e con i suoi discepoli. Vedendo ciò, i farisei dicevano ai suoi discepoli: «Come mai il vostro maestro mangia insieme ai pubblicani e ai peccatori?».
Udito questo, disse: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati. Andate a imparare che cosa vuol dire: “Misericordia io voglio e non sacrifici”. Io non sono venuto infatti a chiamare i giusti, ma i peccatori».
Parola del Signore.