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Videro Gesù camminare sul mare.

A volte ci capita di vivere esperienze davvero difficili e complicate. Il vento ci soffia contro e fatichiamo molto per spingere i nostri passi in questa vita. Nonostante la buona volontà e il desiderio di raggiungere la meta che ci siamo prefissati emergono molti ostacoli tra i quali, il più difficile da superare è il nostro Ego, il nostro credere che tutto dipende da noi, che noi siamo il centro dell’universo. Non ci sfiora mai il dubbio che, invece, c’è un progetto che ci sovrasta, un disegno di Dio ampiamente superiore che non vogliamo ne vedere ne riconoscere. Quando questo accade restiamo sconvolti e ci spaventiamo tanto da essere incapaci di accogliere il grande progetto che Dio ha pensato per noi. Quando però con umiltà invitiamo Gesù ad entrare nella nostra vita (a salire sulla barca con noi) ci accorgiamo che tutto cambia. Quello che prima era indispensabile diventa superfluo; il nostro Ego si trasforma e in umilta ci affidiamo a Dio che, padrone assoluto della nostra vita, ci darà la forza e il coraggio necessari per vincere ogni sfida donando ai nostri giorni la pace e la gioia dell’innocenza.

Franca e Vincenzo, osb-cam

  Dal Vangelo secondo Marco

[Dopo che i cinquemila uomini furono saziati], Gesù subito costrinse i suoi discepoli a salire sulla barca e a precederlo sull’altra riva, a Betsàida, finché non avesse congedato la folla. Quando li ebbe congedati, andò sul monte a pregare.
Venuta la sera, la barca era in mezzo al mare ed egli, da solo, a terra. Vedendoli però affaticati nel remare, perché avevano il vento contrario, sul finire della notte egli andò verso di loro camminando sul mare, e voleva oltrepassarli.
Essi, vedendolo camminare sul mare, pensarono: «È un fantasma!», e si misero a gridare, perché tutti lo avevano visto e ne erano rimasti sconvolti. Ma egli subito parlò loro e disse: «Coraggio, sono io, non abbiate paura!». E salì sulla barca con loro e il vento cessò.
E dentro di sé erano fortemente meravigliati, perché non avevano compreso il fatto dei pani: il loro cuore era indurito.

   Parola del Signore

Lamentazioni

Oggi condividiamo un piccolo testo della Parola di Dio. Ci sono tante occasioni nella vita nelle quali questo testo può essere di aiuto. Leggendolo e meditandolo davanti al Signore può aiutarci a vivere i momenti di buoi … buona riflessione

franca e vincenzo, osb-cam

Lamentazioni 3

Alef
1 Io sono l’uomo che ha provato la miseria
sotto la sferza della sua ira.
2 Egli mi ha guidato, mi ha fatto camminare
nelle tenebre e non nella luce.
3 Solo contro di me egli ha volto e rivolto
la sua mano tutto il giorno.

Bet
4 Egli ha consumato la mia carne e la mia pelle,
ha rotto le mie ossa.
5 Ha costruito sopra di me, mi ha circondato
di veleno e di affanno.
6 Mi ha fatto abitare in luoghi tenebrosi
come i morti da lungo tempo.

Ghimel
7 Mi ha costruito un muro tutt’intorno,
perché non potessi più uscire;
ha reso pesanti le mie catene.
8 Anche se grido e invoco aiuto,
egli soffoca la mia preghiera.
9 Ha sbarrato le mie vie con blocchi di pietra,
ha ostruito i miei sentieri.

Dalet
10 Egli era per me un orso in agguato,
un leone in luoghi nascosti.
11 Seminando di spine la mia via, mi ha lacerato,
mi ha reso desolato.
12 Ha teso l’arco, mi ha posto
come bersaglio alle sue saette.

He
13 Ha conficcato nei miei fianchi
le frecce della sua faretra.
14 Son diventato lo scherno di tutti i popoli,
la loro canzone d’ogni giorno.
15 Mi ha saziato con erbe amare,
mi ha dissetato con assenzio.

Vau
16 Mi ha spezzato con la sabbia i denti,
mi ha steso nella polvere.
17 Son rimasto lontano dalla pace,
ho dimenticato il benessere.
18 E dico: «È sparita la mia gloria,
la speranza che mi veniva dal Signore».

Zain
19 Il ricordo della mia miseria e del mio vagare
è come assenzio e veleno.
20 Ben se ne ricorda e si accascia
dentro di me la mia anima.
21 Questo intendo richiamare alla mia mente,
e per questo voglio riprendere speranza.

Het
22 Le misericordie del Signore non sono finite,
non è esaurita la sua compassione;
23 esse son rinnovate ogni mattina,
grande è la sua fedeltà.
24 «Mia parte è il Signore – io esclamo –
per questo in lui voglio sperare».

Tet
25 Buono è il Signore con chi spera in lui,
con l’anima che lo cerca.
26 È bene aspettare in silenzio
la salvezza del Signore.
27 È bene per l’uomo portare
il giogo fin dalla giovinezza.

Iod
28 Sieda costui solitario e resti in silenzio,
poiché egli glielo ha imposto;
29 cacci nella polvere la bocca,
forse c’è ancora speranza;
30 porga a chi lo percuote la sua guancia,
si sazi di umiliazioni.

Caf
31 Poiché il Signore non rigetta mai…
32 Ma, se affligge, avrà anche pietà
secondo la sua grande misericordia.
33 Poiché contro il suo desiderio egli umilia
e affligge i figli dell’uomo.

Lamed
34 Quando schiacciano sotto i loro piedi
tutti i prigionieri del paese,
35 quando falsano i diritti di un uomo
in presenza dell’Altissimo,
36 quando fan torto a un altro in una causa,
forse non vede il Signore tutto ciò?

Mem
37 Chi mai ha parlato e la sua parola si è avverata,
senza che il Signore lo avesse comandato?
38 Dalla bocca dell’Altissimo non procedono forse
le sventure e il bene?
39 Perché si rammarica un essere vivente,
un uomo, per i castighi dei suoi peccati?

Nun
40 «Esaminiamo la nostra condotta e scrutiamola,
ritorniamo al Signore.
41 Innalziamo i nostri cuori al di sopra delle mani,
verso Dio nei cieli.
42 Abbiamo peccato e siamo stati ribelli;
tu non ci hai perdonato.

Samech
43 Ti sei avvolto nell’ira e ci hai perseguitati,
hai ucciso senza pietà.
44 Ti sei avvolto in una nube,
così che la supplica non giungesse fino a te.
45 Ci hai ridotti a spazzatura e rifiuto
in mezzo ai popoli.

Pe
46 Han spalancato la bocca contro di noi
tutti i nostri nemici.
47 Terrore e trabocchetto sono la nostra sorte,
desolazione e rovina».
48 Rivoli di lacrime scorrono dai miei occhi,
per la rovina della figlia del mio popolo.

Ain
49 Il mio occhio piange senza sosta
perché non ha pace
50 finché non guardi e non veda il Signore dal cielo.
51 Il mio occhio mi tormenta
per tutte le figlie della mia città.

Sade
52 Mi han dato la caccia come a un passero
coloro che mi son nemici senza ragione.
53 Mi han chiuso vivo nella fossa
e han gettato pietre su di me.
54 Son salite le acque fin sopra il mio capo;
io dissi: «È finita per me».

Kof
55 Ho invocato il tuo nome, o Signore,
dalla fossa profonda.
56 Tu hai udito la mia voce: «Non chiudere
l’orecchio al mio sfogo».
57 Tu eri vicino quando ti invocavo,
hai detto: «Non temere!».

Res
58 Tu hai difeso, Signore, la mia causa,
hai riscattato la mia vita.
59 Hai visto, o Signore, il torto che ho patito,
difendi il mio diritto!
60 Hai visto tutte le loro vendette,
tutte le loro trame contro di me.

Sin
61 Hai udito, Signore, i loro insulti,
tutte le loro trame contro di me,
62 i discorsi dei miei oppositori e le loro ostilità
contro di me tutto il giorno.
63 Osserva quando siedono e quando si alzano;
io sono la loro beffarda canzone.

Tau
64 Rendi loro il contraccambio, o Signore,
secondo l’opera delle loro mani.
65 Rendili duri di cuore,
la tua maledizione su di loro!
66 Perseguitali nell’ira e distruggili
sotto il cielo, Signore.

Vuoi guarire?

«Vuoi guarire?»: Giovanni 5, 1-9Vi fu una festa dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme. V’è a Gerusalemme, presso la porta delle Pecore, una piscina, chiamata in ebraico Betzaetà, con cinque portici, sotto i quali giaceva un gran numero di infermi, ciechi, zoppi e paralitici. [Un angelo infatti in certi momenti discendeva nella piscina e agitava l’acqua; il primo ad entrarvi dopo l’agitazione dell’acqua guariva da qualsiasi malattia fosse affetto.] Si trovava là un uomo che da trentotto anni era malato. 6 Gesù vedendolo disteso e, sapendo che da molto tempo stava così, gli disse: «Vuoi guarire?». Gli rispose il malato: «Signore, io non ho nessuno che mi immerga nella piscina quando l’acqua si agita. Mentre infatti sto per andarvi, qualche altro scende prima di me». Gesù gli disse: «Alzati, prendi il tuo lettuccio e cammina». 9 E sull’istante quell’uomo guarì e, preso il suo lettuccio, cominciò a camminare. Quel giorno però era un sabato. (Giovanni 5,1-9)

Commento della comunità di Taize

Gesù guarda con compassione l’uomo disteso a terra. È infermo da 38 anni … così tanto tempo! Ha perso la sua autonomia, inoltre, non ha nessuno che lo aiuti. Gesù vede la sua miseria, la sua sofferenza, la sua disperazione e gli parla: “Vuoi guarire?”. Non è il paralitico che chiede la guarigione, ma è Gesù che gli fa questa domanda.

Vuoi guarire? Chi non desidererebbe la guarigione? Tuttavia la risposta del paralitico è indiretta. Così immobilizzato e disperato, non riesce nemmeno a dare una risposta semplice e chiara. Forse non crede più che possa accadergli qualcosa di positivo. A questo diseredato che sembra essere incapace di fare qualcosa da solo, Gesù offre la guarigione. Non dice: “Sei guarito!”, ma “Alzati, prendi il tuo lettuccio e cammina!”. Come se gli dicesse: “D’ora in poi, prenditi cura della tua vita! Ne sei capace!”.

Ogni racconto di guarigione compiuta da Gesù rivela l’infinita bontà di Colui che lo ha mandato. Dio vuole la pienezza di vita per ogni essere umano. Tanti racconti nella Bibbia ci mostrano questo Dio che non può rimanere indifferente alla sofferenza del suo popolo e della sua creazione. Dio Creatore è Dio Salvatore. Nessuna regola religiosa, anche importante come quella del sabato, può impedire a Gesù di guarire il malato. La persona guarita è completamente reintegrata nella vita collettiva.

Possiamo leggere questo testo dal punto di vista delle nostre situazioni. In ognuno di noi ci sono ferite: ricordo di un’umiliazione, sogno non realizzato, desiderio insoddisfatto. Non è facile farvi fronte. Ci capita di fuggirle o nasconderle perché ci fanno male o ce me vergogniamo.

Per paura di fallire, di commettere un errore, ci manca l’audacia di correre un rischio, di assumerci la responsabilità e le conseguenze della nostra decisione. Invece di cogliere il possibile, spesso siamo immobilizzati di fronte all’impossibile. Diamo la colpa ad altri: genitori, insegnanti, responsabili della politica, impresa o chiesa.

Anche i gravi problemi del mondo ci assalgono: cambiamenti climatici, disuguaglianze, concorrenza spietata in campo economico, conflitti internazionali e guerre, crisi dei rifugiati … Di fronte alle sfide del mondo ci sentiamo impotenti e poveri. Il nostro pianeta assomiglia all’uomo del Vangelo che era paralizzato per 38 anni.

Nella vita collettiva, come nella vita personale, invece di cadere nel fatalismo, possiamo ascoltare la parola di Gesù: Vuoi guarire? Vuoi cambiare vita? Vuoi una vita piena? Vuoi cambiare la società, rendere la terra più abitabile per tutti? Credi che sia possibile? Allora, alzati! Inizia oggi, prendi la tua parte di responsabilità! Fai il primo passo, non sei più solo! Cerca amici che condividono la stessa fede, i medesimi valori. Con tutti gli umani di buona volontà – ce ne sono molti! – prendiamoci cura della creazione. Così facendo troverai un senso alla tua vita.

In una preghiera silenziosa, ascoltiamo la voce di Cristo e vediamo anche lo sguardo di Cristo che ci mormora: vuoi guarire?

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 Quali sono le persone / situazioni intorno a me che hanno bisogno di guarigione?

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 Cosa ci impedisce di vivere una vita piena? A livello personale e collettivo, cosa ci aiuta a liberarci?

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 “Alzati, prendi il tuo lettuccio e cammina!” In che modo queste parole di Gesù m’interpellano?

La casa di Nazareth

La casa di Nazareth è il luogo nel quale per trent’anni Gesù cresce, si fortifica, dove si riempie di sapienza e dove la grazia di Dio lo abita. Lo straordinario abita l’ordinario; il complesso si svela nel semplice; il divino si affida all’umano.

Vivere è un cammino nel quale onestà, rispetto, impegno e responsabilità si fanno forza e collaborano per costruire futuro e per scrivere pagine inedite capaci di sorprendere anche chi ne è l’autore.

Questo è il messaggio che emerge dal silenzio dei trent’anni nei quali Gesù vive in questo sperduto villaggio della Galilea abitato da qualche centinaio di persone. Nazareth è un villaggio ai margini, fuori dalle vie principali percorse dalle carovane. Poche case, in parte grotti, senza servizi. Eppure, qui, Maria e Giuseppe lo educano e gli trasmettono le antiche scritture.

Dio ha avuto bisogno di due semplici genitori, si è affidato a loro per cambiare la storia del mondo. Dio si fida di noi, si affida a noi e ci accompagna (tutti, nessuno escluso) perché ci ama e perché crede nell’uomo, in tutti, anche se sbagliamo, anche se non crediamo in Lui. Dio si fida e si affida. Anche noi, siamo invitati a fidarci e ad affidarci a Lui.

Franca e Vincenzo, osb-cam

Dal Vangelo secondo Luca

[Maria e Giuseppe portarono il bambino a Gerusalemme per presentarlo al Signore.] C’era una profetessa, Anna, figlia di Fanuèle, della tribù di Aser. Era molto avanzata in età, aveva vissuto con il marito sette anni dopo il suo matrimonio, era poi rimasta vedova e ora aveva ottantaquattro anni. Non si allontanava mai dal tempio, servendo Dio notte e giorno con digiuni e preghiere. Sopraggiunta in quel momento, si mise anche lei a lodare Dio e parlava del bambino a quanti aspettavano la redenzione di Gerusalemme.
Quando ebbero adempiuto ogni cosa secondo la legge del Signore, fecero ritorno in Galilea, alla loro città di Nàzaret. Il bambino cresceva e si fortificava, pieno di sapienza, e la grazia di Dio era su di lui.

   Parola del Signore

Festa della Famiglia

La famiglia sia il nostro rifugio sicuro in questo deserto del mondo. È qui che i doni di Dio prendono forma.

Franca e Vincenzo, osb-cam 🙏🌻

Dal libro del Siràcide

Il Signore ha glorificato il padre al di sopra dei figli
e ha stabilito il diritto della madre sulla prole.
Chi onora il padre espìa i peccati e li eviterà
e la sua preghiera quotidiana sarà esaudita.
Chi onora sua madre è come chi accumula tesori.
Chi onora il padre avrà gioia dai propri figli
e sarà esaudito nel giorno della sua preghiera.
Chi glorifica il padre vivrà a lungo,
chi obbedisce al Signore darà consolazione alla madre.
Figlio, soccorri tuo padre nella vecchiaia,
non contristarlo durante la sua vita.
Sii indulgente, anche se perde il senno,
e non disprezzarlo, mentre tu sei nel pieno vigore.
L’opera buona verso il padre non sarà dimenticata,
otterrà il perdono dei peccati, rinnoverà la tua casa.

Parola di Dio

Fuggire e Amare

Di fronte alla rabbia di Erode l’unica possibile risposta è fuggire (come fa Giuseppe portando via Gesù in Egitto) e amare. Gesù, da adulto, come i bambini innocenti fatti uccidere dalla paura e dalla rabbia di Erode, morirà sulla croce tra lo scherno e l’indifferenza del popolo. Perseguitato, processato, flagellato, viene crocifisso ma Lui risponde con l’Amore. Non reagisce Gesù, non si oppone, non giudica, non accusa, ma cerca di Amare e, anche appeso alla croce, perdona. Gesù, quindi, accetta su di sé il male del mondo quello che, a volte, si impadronisce del nostro cuore ma lo vince con il bene. In questo modo egli ci indica la via della salvezza e della pace del cuore. Anche noi possiamo conquistarla e per farlo siamo chiamati ad accogliere, per prima cosa, il nostro dolore e, se riusciamo, anche quello del mondo che ci circonda; siamo invitati a cambiare le categorie che guidano le nostre scelte; ci è chiesto, in sostanza, di godere delle tante cose belle che abbiamo e che non vediamo e a metterci a servizio degli altri.

Franca e Vincenzo, osb-cam

Dal Vangelo secondo Matteo

I Magi erano appena partiti, quando un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe e gli disse: «Àlzati, prendi con te il bambino e sua madre, fuggi in Egitto e resta là finché non ti avvertirò: Erode infatti vuole cercare il bambino per ucciderlo».
Egli si alzò, nella notte, prese il bambino e sua madre e si rifugiò in Egitto, dove rimase fino alla morte di Erode, perché si compisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta:
«Dall’Egitto ho chiamato mio figlio».
Quando Erode si accorse che i Magi si erano presi gioco di lui, si infuriò e mandò a uccidere tutti i bambini che stavano a Betlemme e in tutto il suo territorio e che avevano da due anni in giù, secondo il tempo che aveva appreso con esattezza dai Magi.
Allora si compì ciò che era stato detto per mezzo del profeta Geremìa:
«Un grido è stato udito in Rama,
un pianto e un lamento grande:
Rachele piange i suoi figli
e non vuole essere consolata,
perché non sono più».

   Parola del Signore

Il primo martire

Santo Stefano è il primo martire. Diacono ha il coraggio della testimonianza e la forza di perdonare i suoi carnefici. È stato lapidato nel 36 d.C. dopo aver pronunciato un discorso memorabile nel quale, tra l’altro, ha avuto il coraggio di opporsi ai sacerdoti del tempio, gli stessi che avevano fatto condannare Gesù al pari dei loro predecessori che avevano ucciso tutti i profeti. È molto eloquente l’immagine che vi proponiamo. Il libro della Parola, la palma del martirio e le pietre strumento con il quale è stato lapidato. Santo Stefano, diacono, è il primo martire della Chiesa e anche il protettore dei diaconi che, ricordiamo, sono scelti per “servire”.

Di seguito, per chi lo desidera, proponiamo il testo degli Atti degli Apostoli che riporta il suo bellissimo discorso che gli è costato la vita. Ogni cristiano, ogni diacono, prenda esempio da Lui e sia pronto sempre a perdonare.

Atti – Capitolo 7

Il discorso di Stefano[1]Gli disse allora il sommo sacerdote: «Queste cose stanno proprio così?». [2]Ed egli rispose: «Fratelli e padri, ascoltate: il Dio della gloria apparve al nostro padre Abramo quando era ancora in Mesopotamia, prima che egli si stabilisse in Carran, [3]e gli disse: Esci dalla tua terra e dalla tua gente e và nella terra che io ti indicherò. [4]Allora, uscito dalla terra dei Caldei, si stabilì in Carran; di là, dopo la morte del padre, Dio lo fece emigrare in questo paese dove voi ora abitate, [5]ma non gli diede alcuna proprietà in esso, neppure quanto l’orma di un piede, ma gli promise di darlo in possesso a lui e alla sua discendenza dopo di lui, sebbene non avesse ancora figli. [6]Poi Dio parlò così: La discendenza di Abramo sarà pellegrina in terra straniera, tenuta in schiavitù e oppressione per quattrocento anni. [7]Ma del popolo di cui saranno schiavi io farò giustizia, disse Dio: dopo potranno uscire e mi adoreranno in questo luogo. [8]E gli diede l’alleanza della circoncisione. E così Abramo generò Isacco e lo circoncise l’ottavo giorno e Isacco generò Giacobbe e Giacobbe i dodici patriarchi. [9]Ma i patriarchi, gelosi di Giuseppe, lo vendettero schiavo in Egitto. Dio però era con lui [10]e lo liberò da tutte le sue afflizioni e gli diede grazia e saggezza davanti al faraone re d’Egitto, il quale lo nominò amministratore dell’Egitto e di tutta la sua casa. [11]Venne una carestia su tutto l’Egitto e in Canaan e una grande miseria, e i nostri padri non trovavano da mangiare. [12]Avendo udito Giacobbe che in Egitto c’era del grano, vi inviò i nostri padri una prima volta; [13]la seconda volta Giuseppe si fece riconoscere dai suoi fratelli e fu nota al faraone la sua origine. [14]Giuseppe allora mandò a chiamare Giacobbe suo padre e tutta la sua parentela, settantacinque persone in tutto. [15]E Giacobbe si recò in Egitto, e qui egli morì come anche i nostri padri; [16]essi furono poi trasportati in Sichem e posti nel sepolcro che Abramo aveva acquistato e pagato in denaro dai figli di Emor, a Sichem. [17]Mentre si avvicinava il tempo della promessa fatta da Dio ad Abramo, il popolo crebbe e si moltiplicò in Egitto, [18]finché salì al trono d’Egitto un altro re, che non conosceva Giuseppe. [19]Questi, adoperando l’astuzia contro la nostra gente, perseguitò i nostri padri fino a costringerli a esporre i loro figli, perché non sopravvivessero. [20]In quel tempo nacque Mosè e piacque a Dio; egli fu allevato per tre mesi nella casa paterna, poi, [21]essendo stato esposto, lo raccolse la figlia del faraone e lo allevò come figlio. [22]Così Mosè venne istruito in tutta la sapienza degli Egiziani ed era potente nelle parole e nelle opere. [23]Quando stava per compiere i quarant’anni, gli venne l’idea di far visita ai suoi fratelli, i figli di Israele, [24]e vedendone uno trattato ingiustamente, ne prese le difese e vendicò l’oppresso, uccidendo l’Egiziano. [25]Egli pensava che i suoi connazionali avrebbero capito che Dio dava loro salvezza per mezzo suo, ma essi non compresero. [26]Il giorno dopo si presentò in mezzo a loro mentre stavano litigando e si adoperò per metterli d’accordo, dicendo: Siete fratelli; perché vi insultate l’un l’altro? [27]Ma quello che maltrattava il vicino lo respinse, dicendo: Chi ti ha nominato capo e giudice sopra di noi? [28]Vuoi forse uccidermi, come hai ucciso ieri l’Egiziano? [29]Fuggì via Mosè a queste parole, e andò ad abitare nella terra di Madian, dove ebbe due figli. [30]Passati quarant’anni, gli apparve nel deserto del monte Sinai un angelo, in mezzo alla fiamma di un roveto ardente. [31]Mosè rimase stupito di questa visione; e mentre si avvicinava per veder meglio, si udì la voce del Signore: [32]Io sono il Dio dei tuoi padri, il Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe. Esterrefatto, Mosè non osava guardare. [33]Allora il Signore gli disse: Togliti dai piedi i calzari, perché il luogo in cui stai è terra santa. [34]Ho visto l’afflizione del mio popolo in Egitto, ho udito il loro gemito e sono sceso a liberarli; ed ora vieni, che ti mando in Egitto. [35]Questo Mosè che avevano rinnegato dicendo: Chi ti ha nominato capo e giudice?, proprio lui Dio aveva mandato per esser capo e liberatore, parlando per mezzo dell’angelo che gli era apparso nel roveto. [36]Egli li fece uscire, compiendo miracoli e prodigi nella terra d’Egitto, nel Mare Rosso, e nel deserto per quarant’anni. [37]Egli è quel Mosè che disse ai figli d’Israele: Dio vi farà sorgere un profeta tra i vostri fratelli, al pari di me. [38]Egli è colui che, mentre erano radunati nel deserto, fu mediatore tra l’angelo che gli parlava sul monte Sinai e i nostri padri; egli ricevette parole di vita da trasmettere a noi. [39]Ma i nostri padri non vollero dargli ascolto, lo respinsero e si volsero in cuor loro verso l’Egitto, [40]dicendo ad Aronne: Fà per noi una divinità che ci vada innanzi, perché a questo Mosè che ci condusse fuori dall’Egitto non sappiamo che cosa sia accaduto. [41]E in quei giorni fabbricarono un vitello e offrirono sacrifici all’idolo e si rallegrarono per l’opera delle loro mani. [42]Ma Dio si ritrasse da loro e li abbandonò al culto dell’esercito del cielo, come è scritto nel libro dei Profeti: [43]Mi avete forse offerto vittime e sacrifici
per quarant’anni nel deserto, o casa d’Israele?
Avete preso con voi la tenda di Mòloch,
e la stella del dio Refàn,
simulacri che vi siete fabbricati per adorarli!
Perciò vi deporterò al di là di Babilonia. [44]I nostri padri avevano nel deserto la tenda della testimonianza, come aveva ordinato colui che disse a Mosè di costruirla secondo il modello che aveva visto. [45]E dopo averla ricevuta, i nostri padri con Giosuè se la portarono con sé nella conquista dei popoli che Dio scacciò davanti a loro, fino ai tempi di Davide. [46]Questi trovò grazia innanzi a Dio e domandò di poter trovare una dimora per il Dio di Giacobbe; [47]Salomone poi gli edificò una casa. [48]Ma l’Altissimo non abita in costruzioni fatte da mano d’uomo, come dice il Profeta: [49]Il cielo è il mio trono
e la terra sgabello per i miei piedi.
Quale casa potrete edificarmi, dice il Signore,
o quale sarà il luogo del mio riposo?
[50]Non forse la mia mano ha creato tutte queste cose? [51]O gente testarda e pagana nel cuore e nelle orecchie, voi sempre opponete resistenza allo Spirito Santo; come i vostri padri, così anche voi. [52]Quale dei profeti i vostri padri non hanno perseguitato? Essi uccisero quelli che preannunciavano la venuta del Giusto, del quale voi ora siete divenuti traditori e uccisori; [53]voi che avete ricevuto la legge per mano degli angeli e non l’avete osservata». [54]All’udire queste cose, fremevano in cuor loro e digrignavano i denti contro di lui.

Lapidazione di Stefano. Saulo persecutore[55]Ma Stefano, pieno di Spirito Santo, fissando gli occhi al cielo, vide la gloria di Dio e Gesù che stava alla sua destra [56]e disse: «Ecco, io contemplo i cieli aperti e il Figlio dell’uomo che sta alla destra di Dio». [57]Proruppero allora in grida altissime turandosi gli orecchi; poi si scagliarono tutti insieme contro di lui, [58]lo trascinarono fuori della città e si misero a lapidarlo. E i testimoni deposero il loro mantello ai piedi di un giovane, chiamato Saulo. [59]E così lapidavano Stefano mentre pregava e diceva: «Signore Gesù, accogli il mio spirito». [60]Poi piegò le ginocchia e gridò forte: «Signore, non imputar loro questo peccato». Detto questo, morì.

Il cammino dell’uomo

Lo scritto che segue è liberamente ispirato dal Cantico dei Cantici.

Cammino su sentieri bui,
ogni tanto una piccola luce,
ogni tanto una Parola
ogni tanto uno sguardo.

L’amore mi brucia dentro,
ardo dal desiderio,
aspiro alla gioia e alla pace

Immagino le sue tenerezze,
le sue carezze e i suoi baci.

Ho sete d’amore e mi perdo nei sogni,
il pensiero vaga tra fili d’erba altissimi,
sull’orizzonte fiori e cielo azzurro.

Il volto si incupisce,
il cuore lacrima,
lo sguardo assente,
l’orizzonte grigio e nuvoloso.

Ti cerco.
Dimmi dove sei,
dimmi dove riposi,
non posso più attendere.

Ti cerco.
Rispondimi presto,
rispondimi prima che il buio mi inghiotti,
non posso più attendere.

Non cerco cose grandi,
il mio tempo sta per chiudersi.
Non cerco di farmi vedere,
il mio tempo chiede pace.

Mi hai dato grazia e mirra,
sole e pioggia,
tepore e gelo
Mi hai offerto puro nardo,
Parola e silenzio,
Stelle e tenebre.

Vorrei avere lo sguardo di una colomba,
l’essenzialità del povero,
la sobrietà di un cuore che vede.

Cerco Misericordia, Amore e Grazia.

Vorrei scoprirti in ogni cosa,
vederti in ogni piccola realtà,
trovarti nell’indifeso e nell’umile.

Vorrei riposare nel Saron,
godere della tua purezza,
gustare i tuoi dolci frutti.

Vorrei riposare alla tua ombra,
rifugiarmi tra le tue mura e
confidare in te.

Mio tutto,
ti chiedo vino, passione e sapienza,
ti chiedo pace, gioia e Amore.
Sarò mite e umile e,
chiuso nella mia cella, cercherò il tuo volto splendente.

Vorrei ascoltare la tua voce,
sentire i passi del cerbiatto o del capriolo,
avvertire che mi scruti dal tuo nascondiglio e
che sussurri parole al mio cuore.

Cerco pace tra alberi e frutti,
fiori e germogli,
fiori e fili d’erba.

Intanto sto attendo alle volpi,
evito sciacalli, iene e golosi d’uva.

So che le tue promesse sono più forti,
la tua fedeltà più salda
la tua misericordia, eterna.

Non desidero lusinghe,
scaccio i vizi e,
respingo le abitudini mondane.
Via da me il mio Ego,
Via da me l’effimero, il provvisorio.
Via da me ogni gratificazione.

Non cerco il successo,
non desidero il potere.
Sono felice di ciò che già mi hai donato.

Allora ti cerco ancora,
indicami la via,
aiutami a capire ogni giorno,
Ti dono ogni istante della vita che mi hai dato.

A volte ti cerco e non ti trovo,
ti chiamo e non rispondi,
non riesco a vedere bene,
non riesco ad ascoltare
ma tu,
tu stringimi forte,
non lasciarmi nella tentazione,
fatti ascoltare nei miei silenzi e
vedere anche nell’oscurità.

Tu non sei un idolo scolpito nella pietra,
un amuleto luccicante,
un feticcio inanimato.
Tu sei vita che mi abita,
dolcezza nel cuore,
Signore della mia vita
Mio tutto !!!

Signore il mio cuore è tuo,
sono soavi le tue carezze,
intensi i tuoi profumi,
dolci le tue Parole.

Signore, tu guardi il cuore,
conosci tutto di me anche più di me.

Signore salvami,
guida i miei passi
orienta il mio sguardo
indicami la via
Signore dammi il coraggio di non perdermi,
prendi tu la mia volontà e falla tua.

Signore hai bussato e non ti ho sentito
Mi hai chiamato ed ero distratto,
liberami allora allora dalla notte,
liberami dal male,
da ogni smarrimento
dal caos di questo tempo.

Signore guarisci le mie ferite,
cura la mia malattia,
coprimi con la Tua ombra,
cibami con il farmaco d’immortalità,
abbracciami e fammi riposare in Te.

Dammi luce Tu che sei la Luce
Vieni, Signore, vieni presto !!!

Franca e Vincenzo, osb-cam

Credere all’impossibile

Credere all’impossibile è molto difficile e quando non si crede non si riesce neanche a parlare. Come Zaccaria che non avendo creduto resta muto. Solo dopo che Elisabetta avrà partorito e l’impossibile si sarà fatto possibile le cose cambiano. Al bimbo Elisabetta vuol dare il nome di Giovanni e Zaccaria che nel frattempo ha capito la lezione di Dio confermerà.

Chiediamoci, quindi, se anche noi, come Zaccaria, non siamo capaci di credere a Dio e alla sua potenza e, perciò, restiamo muti in tante situazioni della vita. Non credendo che Dio può, per esempio, far sgorgare acqua dalla roccia, o cambiare la nostra vita, restiamo muti. Non riusciamo a condividere il cuore, ad Amare, a donare. Non riusciamo ad essere felici. Non riusciamo a dare senso alla nostra vita.

La storia di Elisabetta e Zaccaria, invece, ci aiuta a sperare nell’impossibile; ci aiuta a capire che obbedire a Dio è via di salvezza; ci aiuta a condividere la vita donando la nostra senza nulla chiedere in cambio.

L’esperienza di Zaccaria ci mostra che farsi umili e obbedienti ci farà brillare agli occhi di Dio e ci mostrerà la via per essere felici appagando il nostro desiderio di senso.

Franca e Vincenzo, osb-cam

 Dal Vangelo secondo Luca

In quei giorni, per Elisabetta si compì il tempo del parto e diede alla luce un figlio. I vicini e i parenti udirono che il Signore aveva manifestato in lei la sua grande misericordia, e si rallegravano con lei.
Otto giorni dopo vennero per circoncidere il bambino e volevano chiamarlo con il nome di suo padre, Zaccarìa. Ma sua madre intervenne: «No, si chiamerà Giovanni». Le dissero: «Non c’è nessuno della tua parentela che si chiami con questo nome».
Allora domandavano con cenni a suo padre come voleva che si chiamasse. Egli chiese una tavoletta e scrisse: «Giovanni è il suo nome». Tutti furono meravigliati. All’istante gli si aprì la bocca e gli si sciolse la lingua, e parlava benedicendo Dio.
Tutti i loro vicini furono presi da timore, e per tutta la regione montuosa della Giudea si discorreva di tutte queste cose. Tutti coloro che le udivano, le custodivano in cuor loro, dicendo: «Che sarà mai questo bambino?». E davvero la mano del Signore era con lui.

   Parola del Signore

Il mistero

Ci sono fatti ai quali non riusciamo a dare una spiegazione, eventi che ci sorprendono e altri di fronte ai quali restiamo senza parole.

Giuseppe, vive tutta questa realtà ma sente nel cuore di essere chiamato ad accoglierla e da uomo “giusto” cioè fedele alla Legge mosaica trova la via per farsi strumento capace di agevolare il “piano di Dio”.

Giuseppe sogna, e sogna in grande. Sogna cose che razionalmente appaiono impossibili ma il suo cuore crede, invece, oltre la nostra piccolezza. Ha fiducia, tanta fiducia e ha il coraggio di affidarsi pienamente. Il “mistero” trova un saggio che lo accoglie e lo accarezza nel grande silenzio di un agire quotidiano che finirà per cambiare la storia.

La Potenza di Dio entra nel grembo di Maria e si fa carne; entra nella storia del mondo per cambiare il mondo.

Mai come in questo tempo Giuseppe è modello di vita al quale ispirarsi; espressione di una semplicità disarmante; segno di una fede che supera la ragione esaltando il cuore; uomo del silenzio che vince ogni chiasso e schiamazzo; capace di sognare cose grandi vincendo la mediocrità di questo mondo; coraggioso e forte è fedele alla missione, non rinuncia al suo compito e favorisce il “mistero” cioè il piano di salvezza che Dio ha pensato per l’uomo, per ogni uomo, nessuno escluso.

Mi chiedo:

Ho accolto il piano di Dio per me, oppure perseguo miei desideri?

Ho affidato la mia vita nelle mani di Dio?

Ho fiducia in Dio che mi ama?

Guardando alla vita Giuseppe cosa debbo migliorare della mia vita?

Franca e Vincenzo, osb-cam

Dal Vangelo secondo Matteo

Così fu generato Gesù Cristo: sua madre Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo. Giuseppe suo sposo, poiché era uomo giusto e non voleva accusarla pubblicamente, pensò di ripudiarla in segreto.
Però, mentre stava considerando queste cose, ecco, gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: «Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa. Infatti il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo; ella darà alla luce un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati».
Tutto questo è avvenuto perché si compisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: «Ecco, la vergine concepirà e darà alla luce un figlio: a lui sarà dato il nome di Emmanuele», che significa “Dio con noi”.
Quando si destò dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l’angelo del Signore e prese con sé la sua sposa.

   Parola del Signore