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Condividere

Gesù aiuta i discepoli e la folla a “condividere” ciò che hanno. È questa la vera idea nuova, l’idea vincente, quella che è possibile attuare immediatamente. La povertà nel mondo, infatti, non dipende dalla mancanza di cibo o di risorse. Il problema è che ci sono alcune persone che possiedono più di quello che serve loro per vivere e ce ne sono altre alle quali manca addirittura il necessario. Possiamo continuare in questo modo? Crediamo proprio di no. Questo tempo allora deve essere utilizzato per condividere le cose che alcuni hanno in sovrabbondanza. Questa è la rivoluzione cristiana. Questo è quello che fa Gesù aiutando discepoli e popolo a mettere in comune ciò che hanno. Questo è il grande miracolo della moltiplicazione dei pani e dei pesci. ❤️

Franca e Vincenzo. Osb-cam

VANGELO DI LUNEDÌ 5 AGOSTO 2019

Mt 14,13-21
Alzò gli occhi al cielo, recitò la benedizione, spezzò i pani e li diede ai discepoli, e i discepoli alla folla.

                       Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, avendo udito [della morte di Giovanni Battista], Gesù partì di là su una barca e si ritirò in un luogo deserto, in disparte.
Ma le folle, avendolo saputo, lo seguirono a piedi dalle città. Sceso dalla barca, egli vide una grande folla, sentì compassione per loro e guarì i loro malati.
Sul far della sera, gli si avvicinarono i discepoli e gli dissero: «Il luogo è deserto ed è ormai tardi; congeda la folla perché vada nei villaggi a comprarsi da mangiare». Ma Gesù disse loro: «Non occorre che vadano; voi stessi date loro da mangiare». Gli risposero: «Qui non abbiamo altro che cinque pani e due pesci!». Ed egli disse: «Portatemeli qui».
E, dopo aver ordinato alla folla di sedersi sull’erba, prese i cinque pani e i due pesci, alzò gli occhi al cielo, recitò la benedizione, spezzò i pani e li diede ai discepoli, e i discepoli alla folla.
Tutti mangiarono a sazietà, e portarono via i pezzi avanzati: dodici ceste piene. Quelli che avevano mangiato erano circa cinquemila uomini, senza contare le donne e i bambini.

Parola del Signore

Donare

La Parola ci suggerisce la pratica della condivisione. Uno stile del quale, sembra, si sia quasi del tutto perduta la memoria. Oggi, infatti, si punta all’accumulo che, però, impoverisce gli altri facendo aumentare i poveri.
Il cristiano, invece, è colui che condivide, che non ha timore a dare ciò che ha, egli stesso, ricevuto in dono. Il cristiano non solo predica il bene ma lo pratica. Il cristiano dona senza clamore, lo fa secondo la sua possibilità e secondo le reali necessità dell’altro. Un Altro che è “figura” del Cristo che ci attende lungo la via.
Va evitato chiunque pensa solo a se stesso. Tutto ha un termine in questo mondo … l’unica cosa che resta sarà il buono e il bello che siamo riusciti a donare ai nostri figli e quello che abbiamo dato a chi ne ha avuto bisogno. Ciò che abbiamo dato, infatti, è ciò che abbiamo dato al Signore. ❤️

Franca e Vincenzo, osb-cam

VANGELO DI DOMENICA 4 AGOSTO 2019
Lc 12,13-21
Quello che hai preparato, di chi sarà?

                       Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, uno della folla disse a Gesù: «Maestro, di’ a mio fratello che divida con me l’eredità». Ma egli rispose: «O uomo, chi mi ha costituito giudice o mediatore sopra di voi?».
E disse loro: «Fate attenzione e tenetevi lontani da ogni cupidigia perché, anche se uno è nell’abbondanza, la sua vita non dipende da ciò che egli possiede».
Poi disse loro una parabola: «La campagna di un uomo ricco aveva dato un raccolto abbondante. Egli ragionava tra sé: “Che farò, poiché non ho dove mettere i miei raccolti? Farò così – disse –: demolirò i miei magazzini e ne costruirò altri più grandi e vi raccoglierò tutto il grano e i miei beni. Poi dirò a me stesso: Anima mia, hai a disposizione molti beni, per molti anni; ripòsati, mangia, bevi e divèrtiti!”. Ma Dio gli disse: “Stolto, questa notte stessa ti sarà richiesta la tua vita. E quello che hai preparato, di chi sarà?”. Così è di chi accumula tesori per sé e non si arricchisce presso Dio».

Parola del Signore

Essere “pace”

Non sappiamo se Giovanni poteva immaginare che la sua testimonianza e il suo coraggio lo avrebbe condotto a morire in un modo cosi violento. Sappiamo, però, che è proprio per la fermezza della sua vita e per il suo coraggio che finisce i suoi giorni in maniera così tragica e violenta.
È impressionante come anche a distanza di tempo e nonostante la morte di Giovanni Gesù inizia la sua predicazione e come, il senso colpa di Erode torna a farsi vivo.
La vita ogni giorno ci mette davanti scelte da fare; ogni giorno ci offre la possibilità di essere migliori; ogni giorno ci invita a vivere la semplicità come via di purificazione. Spetta a noi saper fare scelte semplici e belle capaci di “essere pace” nelle nostre esistenze.

Franca e Vincenzo, osb-cam

VANGELO DI SABATO 3 AGOSTO 2019
Mt 14,1-12
Erode mandò a decapitare Giovanni e i suoi discepoli andarono a informare Gesù.

                       Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo al tetrarca Erode giunse notizia della fama di Gesù. Egli disse ai suoi cortigiani: «Costui è Giovanni il Battista. È risorto dai morti e per questo ha il potere di fare prodigi!».
Erode infatti aveva arrestato Giovanni e lo aveva fatto incatenare e gettare in prigione a causa di Erodìade, moglie di suo fratello Filippo. Giovanni infatti gli diceva: «Non ti è lecito tenerla con te!». Erode, benché volesse farlo morire, ebbe paura della folla perché lo considerava un profeta.
Quando fu il compleanno di Erode, la figlia di Erodìade danzò in pubblico e piacque tanto a Erode che egli le promise con giuramento di darle quello che avesse chiesto. Ella, istigata da sua madre, disse: «Dammi qui, su un vassoio, la testa di Giovanni il Battista».
Il re si rattristò, ma a motivo del giuramento e dei commensali ordinò che le venisse data e mandò a decapitare Giovanni nella prigione. La sua testa venne portata su un vassoio, fu data alla fanciulla e lei la portò a sua madre.
I suoi discepoli si presentarono a prendere il cadavere, lo seppellirono e andarono a informare Gesù.

Parola del Signore

Diacono custode del servizio

Da mercoledì 31 luglio a sabato 3 agosto alla Fiera di Vicenza si terrà il XXVII Convegno nazionale promosso dalla Comunità del diaconato in Italia in collaborazione con Caritas Italiana, Diocesi di Vicenza e Pia Società San Gaetano. L’appuntamento si tiene nel capoluogo berico in occasione dei 50 anni dei primi diaconi della San Gaetano.

Nelle quattro giornate, da titolo “Diaconato – Periferie – Missi.one. Diaconi custodi del servizio. Dispensatori di carità”, si alterneranno diversi relatori: il Patriarca di Venezia mons. Francesco Moraglia, che presiederà la celebrazione di apertura; il cardinale Luis Antonio Tagle, presidente di Caritas Internationalis; don Venanzio Gasparoni, Superiore della Pia Società San Gaetano; suor Rita Giaretta di Casa Rut; Enzo Romeo, giornalista vaticanista di Rai 2; Simona Segoloni, docente di ecclesiologia più vari vescovi tra cui mons. Beniamino Pizziol.Il vescovo di Vicenza, il 2 agosto, alle 19, in Cattedrale presiderà la messa. Il giorno prima, alle 21.30, si terrà invece la veglia nella Basilica di Monte Berico.

«Il tema – spiega il presidente nazionale diacono Enzo Petrolino – raccoglie l’invito di papa Francesco per una Chiesa povera per i poveri, dove vuole che i diaconi siano impegnati nelle periferie non soltanto esistenziali ma anche geografiche. “Diaconi custodi del servizio” è una bellissima espressione del Pontefice che fa riferimento alla figura di S. Giuseppe che viene chiamato anche “il custode”. “Dispensatori di carità” è, invece, un’espressione dei vescovi italiani. Oggi è necessario che ci sia un diaconato, come dice papa Francesco, in uscita. Per il Santo Padre uscire è più che un movimento accanto a un altro, è uno stile di vita dei diaconi che, spesso, invece, sono troppodentro le sacrestie e troppo dentro le liturgie. È dunque un invito ad uscire»

I diaconi devono essere coloro che nella comunità custodiscono il servizio: «I diaconi sono chiamati ad essere i custodi della diaconia di tutti i battezzati, promotori e animatori del servizio in tutte le comunità – sottolinea Petrolino -. Non solo devono servire, ma anche animare la diaconia nelle nostre comunità». In un tempo in cui assistiamo a un calo del numero dei presbiteri, c’è il rischio che il diacono sia chiamato invece a fare altro. «I diaconi sono spesso utilizzati in compiti che non sono prettamente diaconali. Questo non è sicuramente quello che il Vaticano II voleva. Il diacono, al di là delle vocazioni presbiterali, è un ministero ordinato, all’interno del sacramento dell’ordine che deve essere il segno sacramentale della diaconia di tutti. La bellezza del diaconato è proprio questo e in questo rappresenta questo ponte tra il clero e il mondo, tra il clero e i laici» continua il diacono. Le prossime sfide sono molte. «Credo che possiamo individuarle nel discernimento e nella formazione. Va sottolineato che nel discernimento un ruolo interessante e prioritario è quello della sposa. Senza il consenso della moglie non si viene ordinati diaconi. Non a caso durante il nostro convegno prevediamo un momento specifico di incontro con i diaconi e le spose. Sul fronte della formazione i percorsi devono essere sostenibili per chi li affronta. C’è poi un’altra sfida che è quella di imparre, come diaconi permanenti, a lavorare insieme e a non essere dei battitori liberi. È molto importante. Queste sfide dovrebbero permettere al diaconato di fare un salto di qualità». Per il diaconato femminile la strada è ancora lunga. «Il Papa aveva costituito una commissione per approfondire il tema – conclude il presidente -. All’interno della stessa commissione ci sono stati pareri discordanti sul fatto se bisogna mettere in atto un diaconato ordinato, nel senso di sacramento dell’ordine, oppure della semplice benedizione. Sono stati consegnati i risultati di questi lavori a papa Francesco che dovrà decidere che cosa fare. È chiaro che è una questione ancora da approfondire per capire come nell’oggi della Chiesa si può procedere in tal senso». 

Tratto da “La Voce”.

Nella bottega del falegname

Due cose ci hanno colpito. Gesù, il figlio di Dio che si è fatto UOMO (la prima). La seconda cosa è che Gesù nella bottega di Giuseppe ha deciso da che parte stare. Ha scelto di stare con chi lavora e non con chi sta al potere o con chi cerca il successo o, peggio, con chi è ricco. Gesù si è fatto uomo e poi, come uomo, è andato a lavorare da umile artigiano. Ed è nella bottega di Giuseppe che si è formato e da qui ha iniziato la sua attività pubblica tra gli ultimi, tra chi soffre, tra chi è malato, oppresso e bisognoso di aiuto. La gente non riesce a capire, non comprende, non si spiega come sia possibile che un uomo di così umile origine possa dire cose cosi “interessanti” o come possa agire in modo cosi “straordinario”. Ma è proprio in questo quotidiano, ordinario e semplice che il mistero prende corpo e illumina la vita del popolo. Gesù viene escluso, ostacolato e addirittura scacciato dalla sua città … La sua vita profetica non è riconosciuta dai soliti gestori del potere un po’ come accade in tante piccole e grandi realtà del nostro tempo. Guardiamoci intorno e, se ne abbiamo il coraggio, ostacoliamo chi, ancora oggi, si comporta allo stesso modo. Purtroppo la storia si ripete anche nel nostro tempo uccidendo la vita dei profeti da parte dei benpensanti omologati sui potenti che hanno paura del nuovo.

Franca e Vincenzo, osb-cam

VANGELO DI VENERDI 2 AGOSTO 2019
Mt 13,54-58
Non è costui il figlio del falegname? Da dove gli vengono allora tutte queste cose?

                       Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo Gesù, venuto nella sua patria, insegnava nella loro sinagoga e la gente rimaneva stupita e diceva: «Da dove gli vengono questa sapienza e i prodigi? Non è costui il figlio del falegname? E sua madre, non si chiama Maria? E i suoi fratelli, Giacomo, Giuseppe, Simone e Giuda? E le sue sorelle, non stanno tutte da noi? Da dove gli vengono allora tutte queste cose?». Ed era per loro motivo di scandalo.
Ma Gesù disse loro: «Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria e in casa sua». E lì, a causa della loro incredulità, non fece molti prodigi.

Parola del Signore

C’è posto per tutti

“Una rete gettata nel mare” a questo somiglia il Regno di Dio. Magnifica immagine per farci capire che nella Chiesa c’è posto per tutti, che tutti abbiamo un posto e che se qualcuno, come potrebbe accadere, vorrebbe costruire una comunità di cosiddetti perfettini (ma esistono?) secondo il suo metro di giudizio, questo signore, sta già tradendo Gesù e il suo messaggio. Nella rete, nel Regno di Dio, nella Chiesa, possiamo entrare tutti e tutti siamo alla pari, perché la Chiesa è “convivialità delle differenze”, (come diceva don Tonino Bello, vescovo in odore di santità), dove “uno vale uno”. Sarà solo alla fine del mondo, ci spiega “l’unico Maestro”, che gli angeli separeranno i buoni dai cattivi. Mentre in questo nostro tempo sembra che ci sia chi questa separazione vorrebbe farla oggi. Ma chi è bravo? Chi è cattivo? Smettiamola di credere che i cattivi sono sempre gli altri. Cerchiamo di sognare davvero la Chiesa che Cristo (l’unico “unto” da Dio) ci ha trasmesso. Possiamo farlo; dobbiamo farlo; vogliamo farlo. 😉
Nessuno potrà impedire all’altro di stare nella rete e tentare di vivere il quotidiano sperimentando la ricerca della verità. Nessuno potrà impedire di vivere il mistero (come piano di salvezza). Nessuno, da solo o con qualche amico, può dire di essere Chiesa da solo o con i suoi. Tutti siamo Chiesa se restiamo fedeli e ancorati a Cristo, l’unico per il quale vale davvero la pena di vivere … ❤️

Franca e Vincenzo, osb-cam

Mt 13,47-53
Raccolgono i buoni nei canestri e buttano via i cattivi.

                       Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo Gesù disse ai suoi discepoli:
«Ancora, il regno dei cieli è simile a una rete gettata nel mare, che raccoglie ogni genere di pesci. Quando è piena, i pescatori la tirano a riva, si mettono a sedere, raccolgono i pesci buoni nei canestri e buttano via i cattivi. Così sarà alla fine del mondo. Verranno gli angeli e separeranno i cattivi dai buoni e li getteranno nella fornace ardente, dove sarà pianto e stridore di denti.
Avete compreso tutte queste cose?». Gli risposero: «Sì». Ed egli disse loro: «Per questo ogni scriba, divenuto discepolo del regno dei cieli, è simile a un padrone di casa che estrae dal suo tesoro cose nuove e cose antiche».
Terminate queste parabole, Gesù partì di là.

Parola del Signore

Un tesoro nel cuore

Tutti cerchiamo un tesoro; tutti cerchiamo una perla preziosa e per riceverle chiediamoci se siamo disposti a lasciare tutto. Cosa è questo tutto e cosa è il tesoro o la perla? A nostro parere il vero tesoro/perla è la felicita. Si, tutti cerchiamo la felicità. Una entità dispersa e a volte introvabile. Eppure qualcosa o qualcuno ci suggerisce che questa non è irraggiungibile e, forse, trovarla dipende dalla nostra vera disponibilità a lasciare il nostro ego, a lasciare i miti di questo mondo e di questo tempo. In questo, crediamo, sta il segreto della felicità. Non sentirci i costruttori o gli artefici delle cose ma lasciarci condurre dal Padre dove Lui vuole e dove Lui desidera per noi. Vendere tutto allora, a nostro parere, significa abbandonare i nostri desideri di arrivismo, i progetti fuori misura che ci impediscono di vivere nella gioia e nella felicità. Insomma il tesoro o la perla sono a portata di mano ma noi siamo invitati a mettere da parte i nostri progetti di potere, di accumulo di cose e di successo per vivere la bellezza e la bontà delle cose che abbiamo ricevuto e di cui non ci accorgiamo: gli affetti della famiglia; il dono di una sposa/o e di quello dei figli; tante altre cose che abbiamo e che non apprezziamo cercandone sempre altre in un delirio/overdose che ci provoca dolore e tristezza. Coraggio è l’ora di cambiare !!!🌻

Franca e Vincenzo, osb-cam

VANGELO DI MERCOLEDI 31 LUGLIO 2019
Mt 13,44-46
Vende tutti i suoi averi e compra quel campo.

                       Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo Gesù disse ai suoi discepoli:
«Il regno dei cieli è simile a un tesoro nascosto nel campo; un uomo lo trova e lo nasconde; poi va, pieno di gioia, vende tutti i suoi averi e compra quel campo.
Il regno dei cieli è simile anche a un mercante che va in cerca di perle preziose; trovata una perla di grande valore, va, vende tutti i suoi averi e la compra».

Parola del Signore

Tra il bene e il male

Solo alla fine la zizzania sarà separata. Solo al momento della mietitura l’opera del maligno sarà bruciata nel fuoco. Per ora il male e il bene devono convivere … e questa, infatti, è la nostra costante esperienza. A noi spetta decidere da che parte stare, se dalla parte del bene ed essere seme buono che porta frutto (e, quindi, compie le opere di Dio) oppure se essere zizzania (seme che non porta frutto, che disturba, tenta e compie brutte azioni) che infesta il mondo. È una bella sfida molto semplice da capire e anche molto interessante da vivere per essere “pace” per noi e gli altri. Stiamo davvero attenti al nostro quotidiano perché è in questo tempo che ci giochiamo non solo il futuro ma anche il nostro presente, la nostra pace e la nostra gioia. 🌻

Franca e Vincenzo, osb-cam

VANGELO DEL 30 LUGLIO 2019
Mt 13,36-43
Come si raccoglie la zizzania e la si brucia nel fuoco, così avverrà alla fine del mondo.

Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù congedò la folla ed entrò in casa; i suoi discepoli gli si avvicinarono per dirgli: «Spiegaci la parabola della zizzania nel campo».
Ed egli rispose: «Colui che semina il buon seme è il Figlio dell’uomo. Il campo è il mondo e il seme buono sono i figli del Regno. La zizzania sono i figli del Maligno e il nemico che l’ha seminata è il diavolo. La mietitura è la fine del mondo e i mietitori sono gli angeli. Come dunque si raccoglie la zizzania e la si brucia nel fuoco, così avverrà alla fine del mondo. Il Figlio dell’uomo manderà i suoi angeli, i quali raccoglieranno dal suo regno tutti gli scandali e tutti quelli che commettono iniquità e li getteranno nella fornace ardente, dove sarà pianto e stridore di denti. Allora i giusti splenderanno come il sole nel regno del Padre loro. Chi ha orecchi, ascolti!».

Parola del Signore

Accogliere Gesù

Maria Maddalena lo sente, riconosce la sua voce e va ad annunciare di averlo visto. È lei il primo testimone della risurrezione. È lei che annuncerà questa sconvolgente verità. Ed è con la risurrezione che il cristianesimo si fa ragione di vita. Tutta la storia e la vita di Gesù adesso prende forma nuova e la luce di questo evento unico e straordinario ci mostra tutta la sua vicenda umana in una chiave totalmente nuova. Credere alla risurrezione ci fa cristiani capaci di giocare la nostra vita con una motivazione e un ritmo totalmente nuovo. Oggi possiamo soffermare la nostra contemplazione su questa scena che cambia la storia dell’umanità ( come poi è realmente avvenuto ) e può cambiare in bene la nostra vita se riusciamo a cogliere l’importanza e la verità di questo evento davvero straordinario. Gesù è li che ci aspetta e che attende la nostra conversione. Sentire la sua presenza nel nostro cuore da alla nostra vita il ritmo sicuro della gioia e della serenità qualsiasi cosa possa accadere. 😉

Franca e Vincenzo, osb-cam

VANGELO DI LUNEDI 22 LUGLIO 2019
Gv 20,1-2.11-18
Ho visto il Signore e mi ha detto queste cose.

Dal Vangelo secondo Giovanni

Il primo giorno della settimana, Maria di Màgdala si recò al sepolcro di mattino, quando era ancora buio, e vide che la pietra era stata tolta dal sepolcro. Corse allora e andò da Simon Pietro e dall’altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro: «Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l’hanno posto!».
Maria stava all’esterno, vicino al sepolcro, e piangeva. Mentre piangeva, si chinò verso il sepolcro e vide due angeli in bianche vesti, seduti l’uno dalla parte del capo e l’altro dei piedi, dove era stato posto il corpo di Gesù. Ed essi le dissero: «Donna, perché piangi?». Rispose loro: «Hanno portato via il mio Signore e non so dove l’hanno posto».
Detto questo, si voltò indietro e vide Gesù, in piedi; ma non sapeva che fosse Gesù. Le disse Gesù: «Donna, perché piangi? Chi cerchi?». Ella, pensando che fosse il custode del giardino, gli disse: «Signore, se l’hai portato via tu, dimmi dove l’hai posto e io andrò a prenderlo». Gesù le disse: «Maria!». Ella si voltò e gli disse in ebraico: «Rabbunì!» – che significa: «Maestro!». Gesù le disse: «Non mi trattenere, perché non sono ancora salito al Padre; ma va’ dai miei fratelli e di’ loro: “Salgo al Padre mio e Padre vostro, Dio mio e Dio vostro”».
Maria di Màgdala andò ad annunciare ai discepoli: «Ho visto il Signore!» e ciò che le aveva detto.

Parola del Signore

Vivere ai margini

Forse vivere ai margini è l’unica via per la libertà. Successo, potere e ricchezza da qui sembrano gabbie. Gabbie dorate ma gabbie.

Le periferie sono, per chi è capace di vedere, anche i laboratori della società del
futuro. Qui la società muta, inventa nuove forme di sopravvivenza. …

Scrive Padre Kizito: “Nei quartieri della Nairobi ricca si rinforzano le siepi divisorie
con filo spinato, ci si chiude dietro alti muri, si aumentano i fari per illuminare a giorno i dintorni delle ville e si moltiplicano le guardie notturne – tutti poveracci che di giorno vivono in quartieri
come Riruta e di notte proteggono i ricchi – così che nessuno turbi il mondo dorato in cui si vive. Invece nelle periferie nascono
e crescono tutti i fermenti di questa società. Alcuni sono fermenti di violenza e di odio, ma altri sono fermenti di solidarietà e
dignità.

Qui c’è Lionel che a meno di trent’anni sta preparandosi la morte per alcoolismo, ma che dipinge dei quadri in cui la vita esplode con le più straordinarie forme e colori. C’è Adhiambo, che vive in una baracca, lavora da commessa, e la sera con un computer da museo scrive racconti per bambini.

C’é Juma, il tecnico di computer che dopo una giornata di lavoro, mentre la moglie prepara la cena su un fornello a carbonella
e i figli fanno i compiti, lavora su un portatile per sviluppare un nuovo software.

E c’é Anjela, che vuole avviare un gruppo di sostegno per le coetanee sieropositive. La periferia, per chi crede e
vuole lasciarsi rinnovare, è l’ incontro col Dio che non tiene niente per sé, che viene dal basso, che ti guarda con gli occhi dei
piccoli, ti comunica sapienza con la voce delle prostitute, ti benedice con la voce del vecchio che sta per morire.

Nelle periferie c’è chi non ha niente da perdere, e si gioca tutta la vita su un numero solo, puntandoci con tutta la perseveranza e creatività che possiede. Le
periferie sono terreno recettivo e fertile per il Vangelo. Le beatitudini sono ascoltate da occhi e cuori aperti. Qui siamo ai
margini della città, certamente non ai margini della vita”.

Vivere ai “sentendosi ai margini” è una “fortuna”. Di qui si ha la possibilità di scoprire il mondo abitato da grassi e grossi meschini incapaci di essere davvero umani e cioè incapaci di compiere gesti e dire parole d’amore autentiche … 😉

Franca e Vincenzo, osb-cam