Tutti gli articoli di eremo

Ma voi, chi dite che io sia?

Dal Vangelo secondo Luca
Lc 9,18-22

Un giorno Gesù si trovava in un luogo solitario a pregare. I discepoli erano con lui ed egli pose loro questa domanda: «Le folle, chi dicono che io sia?». Essi risposero: «Giovanni il Battista; altri dicono Elìa; altri uno degli antichi profeti che è risorto».
Allora domandò loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Pietro rispose: «Il Cristo di Dio».
Egli ordinò loro severamente di non riferirlo ad alcuno. «Il Figlio dell’uomo – disse – deve soffrire molto, essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e risorgere il terzo giorno».

Parola del Signore.

Rispondere a questa domanda come fa Pietro è una grande assunzione di responsabilità ma è anche motivo per accogliere una carezza. È avere la certezza di un Amore forte che continuamente ci offre protezione e sicurezza e che si prende cura di noi. Inoltre, ora come allora, rispondere come fa Pietro, nell’attuale contesto culturale, è il modo migliore per attirare su stessi il rifiuto dei potenti che può giungere fino all’odio o, peggio, all’indifferenza. Siamo, ormai, una società che vive senza Dio e in alcuni casi ha anche imparato finanche a mascherarlo. Eppure non perdiamo la Speranza anzi, chi vuole e chi può, s’impegni ad esserne il segno.

Franca e Vincenzo oblati camaldolesi ❤️

Giovanni, l’ho fatto decapitare io

Dal Vangelo secondo Luca
Lc 9,7-9
 
In quel tempo, il tetràrca Erode sentì parlare di tutti questi avvenimenti e non sapeva che cosa pensare, perché alcuni dicevano: «Giovanni è risorto dai morti», altri: «È apparso Elìa», e altri ancora: «È risorto uno degli antichi profeti».
Ma Erode diceva: «Giovanni, l’ho fatto decapitare io; chi è dunque costui, del quale sento dire queste cose?». E cercava di vederlo.

Parola del Signore.

Oggi facciamo un’indagine interiore. Oggi, infatti, cerchiamo dentro di noi l’Erode che ci abita e cerchiamo innanzitutto di convertire il nostro stile di ascolto. Da un lato abbiamo l’Erode che non ascolta direttamente Gesù ma si limita a sentirne parlare. Dall’altra sappiamo che c’è un ascolto diretto, personale, intimo. L’ascolto vero richiede desiderio di farsi coinvolgere e poi di seguire. Erode, invece, non si lascia coinvolgere, non accetta suggerimenti, non vuole alcun contatto con Gesù. Erode, in sostanza, rifiuta l’ascolto vero e vuole dominare Gesù, vuole esercitare il suo potere anche su Gesù. Erode non apre il suo cuore ma vuole indagare e questo atteggiamento è di chiusura. Accogliere Gesù, invece, significa essere docili alla Parola, aperti al cambiamento, disponibili a seguire la strada che Gesù ci indica certi che tutto è per il nostro bene. Iniziamo a scoprire dentro di noi le sacche di resistenza a Gesù, le nostre chiusure, quelle convinzioni che ci ostacolano la vita e non ci aiutano a vivere in bellezza. Lavoriamo su noi stessi per cambiare e vedremo la nostra vita fiorire scoprendo che siamo chiamati a Servire e a donare. La vita è Servizio e non dominio dell’uomo sull’uomo. Rinunciamo al male e la gioia vera ci abiterà.

Franca e Vincenzo oblati camaldolesi ❤️

Annunciare e guarire

Dal Vangelo secondo Luca
Lc 9,1-6

In quel tempo, Gesù convocò i Dodici e diede loro forza e potere su tutti i demòni e di guarire le malattie. E li mandò ad annunciare il regno di Dio e a guarire gli infermi.
Disse loro: «Non prendete nulla per il viaggio, né bastone, né sacca, né pane, né denaro, e non portatevi due tuniche. In qualunque casa entriate, rimanete là, e di là poi ripartite. Quanto a coloro che non vi accolgono, uscite dalla loro città e scuotete la polvere dai vostri piedi come testimonianza contro di loro».
Allora essi uscirono e giravano di villaggio in villaggio, ovunque annunciando la buona notizia e operando guarigioni.

Parola del Signore.

È molto bello l’invito di Gesù ad andare ad annunciare il Regno. Ma la cosa sorprendente è che questo invito è per tutti, nessuno escluso. L’annuncio è compito di ogni battezzato e il mandato ci è stato conferito nel battesimo e, meglio ancora, nel giorno della Confermazione (Cresima). Siamo tutti chiamati, convocati e abbiamo ricevuto la grazia e la benedizione di Dio, per affrontare il nostro viaggio annunciando la buona notizia.

Ma come andare? Senza prendere nulla! Questa è una scelta necessaria per confermare a noi stessi, la fiducia nel Signore. Viviamo un tempo nel quale non manca nulla a livello materiale. In questa realtà però c’è un vuoto esistenziale enorme che chiede di essere riempito di Amore. Forse c’è, anche per noi, il bisogno di sperimentare la gioia di non avere altro da poter donare se non se stessi.

Il Signore ci chiede di essere liberi da ogni desiderio di successo, liberi da cose che possono distrarci e liberi dalla voglia di avere potere sugli altri. Queste tre condizioni sono necessarie per sottrarci ai tentativi del demonio di esercitare il suo dominio.

Occorre rinunciare al possesso di cose, rinunciare al potere per essere al Servizio, rinunciare al cosiddetto successo. Allora e solo allora si può essere annunciatori credibili e guarire il male. Dio non ci farà mancare il necessario e ci aiuterà ad essere protagonisti del suo messaggio: persone credibili.

Si può concludere con una preghiera tratta dal libro dei Proverbi:

«Io ti domando due cose, non negarmele prima che io muoia: tieni lontano da me falsità e menzogna, non darmi né povertà né ricchezza, ma fammi avere il mio pezzo di pane» (Pr 30,7-8).

Franca e Vincenzo oblati camaldolesi ❤️

Ascoltare la Parola

Dal Vangelo secondo Luca
Lc 8,19-21

In quel tempo, andarono da Gesù la madre e i suoi fratelli, ma non potevano avvicinarlo a causa della folla.
Gli fecero sapere: «Tua madre e i tuoi fratelli stanno fuori e desiderano vederti».
Ma egli rispose loro: «Mia madre e miei fratelli sono questi: coloro che ascoltano la parola di Dio e la mettono in pratica».

Parola del Signore.

Oggi ci chiediamo ma noi Ascoltiamo la Parola? E, se la ascoltiamo, poi la mettiamo in pratica? Da queste due azioni si riconosce un cristiano.

Eppure c’è chi crede di essere cristiano perché compie solo atti di devozione o perché adempie ad alcune pratiche formali. Non è così. Per essere davvero cristiani occorre Ascoltare la Parola e metterla in pratica. A dirci che le cose stanno così è proprio Gesù Cristo, il Figlio di Dio. Il resto sono parole di uomini che non potranno cambiare la realtà e la verità.

Buona giornata.

Franca e Vincenzo oblati camaldolesi ❤️

La lampada accesa

Dal Vangelo secondo Luca
Lc 8,16-18

In quel tempo, Gesù disse alla folla:
«Nessuno accende una lampada e la copre con un vaso o la mette sotto un letto, ma la pone su un candelabro, perché chi entra veda la luce.
Non c’è nulla di segreto che non sia manifestato, nulla di nascosto che non sia conosciuto e venga in piena luce.
Fate attenzione dunque a come ascoltate; perché a chi ha, sarà dato, ma a chi non ha, sarà tolto anche ciò che crede di avere».

Parola del Signore.

«È più facile che il sole non scaldi e non dia luce che un cristiano cessi di dare luce; più facile di questo sarebbe che la luce fosse tenebra» (San Giovanni Crisostomo, Omelie sul Vangelo di San Matteo, n.15).

Ogni cristiano nel battesimo riceve la luce delle Fede ed è vivendo nella fede che può illuminare i contesti di vita che attraversa. È il cristiano che, con la vita, deve portare luce nelle tenebre del mondo stando attento ad eliminare tutto ciò che potrebbe ostacolare questo progetto che viene dall’alto.

Franca e Vincenzo oblati camaldolesi ❤️

Farsi servitore di tutti

Dal Vangelo secondo Marco
Mc 9,30-37
 
In quel tempo, Gesù e i suoi discepoli attraversavano la Galilea, ma egli non voleva che alcuno lo sapesse. Insegnava infatti ai suoi discepoli e diceva loro: «Il Figlio dell’uomo viene consegnato nelle mani degli uomini e lo uccideranno; ma, una volta ucciso, dopo tre giorni risorgerà». Essi però non capivano queste parole e avevano timore di interrogarlo.
Giunsero a Cafàrnao. Quando fu in casa, chiese loro: «Di che cosa stavate discutendo per la strada?». Ed essi tacevano. Per la strada infatti avevano discusso tra loro chi fosse più grande. Sedutosi, chiamò i Dodici e disse loro: «Se uno vuole essere il primo, sia l’ultimo di tutti e il servitore di tutti».
E, preso un bambino, lo pose in mezzo a loro e, abbracciandolo, disse loro: «Chi accoglie uno solo di questi bambini nel mio nome, accoglie me; e chi accoglie me, non accoglie me, ma colui che mi ha mandato».

Parola del Signore.

Poveri e piccoli sono i privilegiati di Gesù. Sono loro che tutti noi come Lui siamo chiamati ad accogliere e a SERVIRE. Il cuore dell’esperienza cristiana, infatti, è il Servizio.

Ci sono molti modi di farlo. Se chiamati a “fare” facciamo, se non chiamati possiamo in ogni caso Servire spezzando la Parola o restando in Silenzio e pregando per il mondo. Ma c’è una cosa che sta al centro di qualsiasi Servizio che, come testimone del Signore, caratterizza il cristiano: si tratta del “cuore”. Se non abbiamo un ❤️ che pensa per il bene, che sogna il bene che spinge le nostre vite a fare il bene qualsiasi cosa resta un estemporaneo e futile segno buono solo ad esprimere perbenismo. Chiediamoci se il nostro ❤️ è davvero orientato al bene, se i nostri pensieri e le nostre azioni sono davvero per il bene oppure siamo sepolcri imbiancati, maschere che si aggirano nelle piazze e per le strade dei posti dove viviamo. Qual’è la vera ragione che ci spinge a fare quello che facciamo. Se, per caso, notiamo che al centro dei nostri pensieri c’è quella che Papa Francesco chiama vita mondana cambiamo strada; se pensiamo al denaro, al successo e al potere siamo veri figli del male, strumenti nelle mani dei demonio, genii capaci solo di provocare dolore e sofferenza. Pensiamoci. Siamo noi a scegliere e non dimentichiamo che se scegliamo il bene saremo anche costretti, probabilmente, a subire le angherie e i soprusi di chi non sopporta la nostra coraggiosa scelta di campo. Questo genio del male cercherà in ogni modo, anche con parole, azioni e fatti concreti di provocarci per farci reagire e trascinarci dove Lui come sguazza non trovando mai vera Pace.

Franca e Vincenzo oblati camaldolesi ❤️

Misericordia io voglio

Dal Vangelo secondo Matteo
Mt 9,9-13
 

In quel tempo, mentre andava via, Gesù vide un uomo, chiamato Matteo, seduto al banco delle imposte, e gli disse: «Seguimi». Ed egli si alzò e lo seguì.
Mentre sedeva a tavola nella casa, sopraggiunsero molti pubblicani e peccatori e se ne stavano a tavola con Gesù e con i suoi discepoli. Vedendo ciò, i farisei dicevano ai suoi discepoli: «Come mai il vostro maestro mangia insieme ai pubblicani e ai peccatori?». 
Udito questo, disse: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati. Andate a imparare che cosa vuol dire: “Misericordia io voglio e non sacrifici”. Io non sono venuto infatti a chiamare i giusti, ma i peccatori».

Parola del Signore.

Spesso viviamo secondo un religiosità di facciata e ci limitiamo alla superfice senza entrare nella profondità del messaggio di Gesù. Il Maestro, però, insiste “Misericordia io voglio”, cioè Gesù chiede la lealtà del cuore. Ci chiede di riconoscere i nostri peccati e di attivare il cuore. Senza un cuore capace di vedere le nostre azioni sono fredde, acide, formali. Senza un cuore che vede siamo come i farisei, rispettosi della Legge ma indifferenti al vero bene. Insomma di fronte al dono di Dio guardiamo solo lo scatolo e la sua forma e ignoriamo il dono d’amore che contiene.

È tempo di scartare l’involucro che custodisce il dono, mettere da parte la carta che lo avvolge (cioè la Legge) e agire con Misericordia cioè con Amore. La salvezza viene da un cuore che vede!!!

Forse superbia e orgoglio sono le due “malattie” che ci impediscono di entrare nel mistero di Dio e di agire come a Lui piace. Queste due piaghe, insieme alla vanagloria e all’esercizio del potere sono i mali che più di tutti tendono a distruggere il bene. Cerchiamo di salvarci davvero … Non sarà il rispetto formale della Legge o le apparenze a salvare le nostre anime, anzi, questo rispetto di facciata e senza il cuore ci porterà direttamente all’inferno.

Franca e Vincenzo oblati camaldolesi ❤️

La buona notizia

Dal Vangelo secondo Luca
Lc 8,1-3

In quel tempo, Gesù se ne andava per città e villaggi, predicando e annunciando la buona notizia del regno di Dio. C’erano con lui i Dodici e alcune donne che erano state guarite da spiriti cattivi e da infermità: Maria, chiamata Maddalena, dalla quale erano usciti sette demòni; Giovanna, moglie di Cuza, amministratore di Erode; Susanna e molte altre, che li servivano con i loro beni.

Parola del Signore.

Oggi, come ieri, forse anche più di ieri c’è sempre bisogno di una “buona notizia”. C’è fame e sete di cose buone cioè di vita buona, di vita vera, di vita capace di donare pace e serenità a vite spesso sempre meno tranquille. La buona notizia è la vita di Gesù, il suo essere uomo d’Amore, uomo e Dio che è misericordioso. La buona notizia è che anche noi, invocando l’aiuto dello Spirito Santo, possiamo vivere come Gesù e incontrando gli altri predicare e annunciare con la vita la buona notizia.

Franca e Vincenzo oblati camaldolesi ❤️

La fede salva

Dal Vangelo secondo Luca
Lc 7,36-50
  
In quel tempo, uno dei farisei invitò Gesù a mangiare da lui. Egli entrò nella casa del fariseo e si mise a tavola. Ed ecco, una donna, una peccatrice di quella città, saputo che si trovava nella casa del fariseo, portò un vaso di profumo; stando dietro, presso i piedi di lui, piangendo, cominciò a bagnarli di lacrime, poi li asciugava con i suoi capelli, li baciava e li cospargeva di profumo.
Vedendo questo, il fariseo che l’aveva invitato disse tra sé: «Se costui fosse un profeta, saprebbe chi è, e di quale genere è la donna che lo tocca: è una peccatrice!».
Gesù allora gli disse: «Simone, ho da dirti qualcosa». Ed egli rispose: «Di’ pure, maestro». «Un creditore aveva due debitori: uno gli doveva cinquecento denari, l’altro cinquanta. Non avendo essi di che restituire, condonò il debito a tutti e due. Chi di loro dunque lo amerà di più?». Simone rispose: «Suppongo sia colui al quale ha condonato di più». Gli disse Gesù: «Hai giudicato bene». E, volgendosi verso la donna, disse a Simone: «Vedi questa donna? Sono entrato in casa tua e tu non mi hai dato l’acqua per i piedi; lei invece mi ha bagnato i piedi con le lacrime e li ha asciugati con i suoi capelli. Tu non mi hai dato un bacio; lei invece, da quando sono entrato, non ha cessato di baciarmi i piedi. Tu non hai unto con olio il mio capo; lei invece mi ha cosparso i piedi di profumo. Per questo io ti dico: sono perdonati i suoi molti peccati, perché ha molto amato. Invece colui al quale si perdona poco, ama poco».
Poi disse a lei: «I tuoi peccati sono perdonati». Allora i commensali cominciarono a dire tra sé: «Chi è costui che perdona anche i peccati?». Ma egli disse alla donna: «La tua fede ti ha salvata; va’ in pace!».

Parola del Signore.

La scena di questo vangelo è tutta piena di parole non dette, di gesti, segni e sguardi che esprimono il senso e la differenza nelle relazioni che possiamo vivere. C’è una donna che non parla, forse nemmeno ascolta che agisce con un comportamento eloquente. Entra nella scena descritta e porta nella casa dove Gesù sta un vaso di profumo; piange e con le lacrime bagna i piedi del Maestro, poi li asciuga con i suoi capelli, li bacia e li cosparge di profumo. Sono segni che esprimono un amore grande, una relazione profonda e lanciano un messaggio chiaro e limpido. La donna è reduce certamente da una situazione complicata e mostra di aver subito una ferita grande e lacerante. Al contrario c’è il comportamento di Simone che si, accoglie Gesù in casa ma non fa molto a livello di gesti. Simone appare un conformista perfettamente allineato allo stile convenzionale prescritto mentre la donna rompe ogni indugio e libera esprime come meglio ritiene l’esigenza di una relazione che supera gli steccati stereotipati nei quali anche noi, purtroppo, viviamo.

Gesù che ben conosce i pensieri dei presenti che hanno assistito alla scena perché tutto fosse, per tutti, chiaro, si rivolge alla donna con queste parole: «La tua fede ti ha salvata; va’ in pace!».

Franca e Vincenzo oblati camaldolesi ❤️

Che generazione è mai questa?

Dal Vangelo secondo Luca
Lc 7,31-35
 
In quel tempo, il Signore disse:
«A chi posso paragonare la gente di questa generazione? A chi è simile? È simile a bambini che, seduti in piazza, gridano gli uni agli altri così:
“Vi abbiamo suonato il flauto e non avete ballato, 
abbiamo cantato un lamento e non avete pianto!”.
È venuto infatti Giovanni il Battista, che non mangia pane e non beve vino, e voi dite: “È indemoniato”. È venuto il Figlio dell’uomo, che mangia e beve, e voi dite: “Ecco un mangione e un beone, un amico di pubblicani e di peccatori!”.
Ma la Sapienza è stata riconosciuta giusta da tutti i suoi figli». 

Parola del Signore.

Gesù si chiede a chi paragonare questa generazione (tutte le generazioni di tutti tempi)? Lui dice a “bambini” che si mostrano capricciosi, sfiduciati, stanchi, spesso tristi o fintamente allegri e, purtroppo, insensibili. … C’è qualcosa che non n va. L’essere continuamente insoddisfatti genera sensi di colpa, angoscia, mal di vivere.

In una situazione di questo tipo Gesù suggerisce di ridare senso e valore ad alcuni aspetti trascurati dalla vita: le Amicizie, la cura dello Spirito, l’arte, la cura del creato, la bellezza … il bello, è stato detto, salverà il mondo. Si, è proprio vero: le cose belle, semplici e ben curate danno conforto al cuore e liberano i nostri sogni che ora non solo ci sembrano davvero possibili e forse si stanno già realizzando. Lungo questa strada, quei sogni si sono o si stanno concretizzando ma ora possiamo farne anche nuovi perché se restiamo semplici, veri, autentici e liberi saremo appagati e sereni.

Franca e Vincenzo oblati camaldolesi ❤️