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L’asino e Padre Isacco

Gli anziani e tutti i monaci che abitavano nel deserto di Sceta si riunirono in assemblea e decisero che padre Isacco fosse ordinato presbitero per servire la Chiesa in quel luogo solitario, in cui, in determinati giorni e ore, i monaci del deserto si riunivano per il culto. Ma l’Abate Isacco, udendo la decisione che era stata presa, fuggì in Egitto e si nascose in un campo tra i cespugli, poiché si riteneva indegno dell’onore del sacerdozio. Molti monaci si misero in cammino dietro lui per prenderlo. Quando alla sera si fermarono in quello stesso campo a riposare, stanchi del viaggio (nel frattempo era sopraggiunta la notte), lasciarono libero l’asino che portava i bagagli e lo mandarono a pascolare. L’asino, mentre mangiava, giunse nel luogo dove l’Abate Isacco si era nascosto. Sul far del giorno i monaci, cercando l’asino, arrivarono dove il vecchio si era nascosto. Sorpresi di come Dio li avesse favoriti, lo presero e stavano per legarlo e portarlo via prigioniero. Ma il venerabile anziano non lo permise, dicendo: Ora non posso più oppormi a voi, dal momento che forse la volontà di Dio è che io, per quanto indegno, riceva gli ordini del sacerdozio.

La saggezza del deserto: “Detti dei Padri scelti” per gli amici dell’eremo di famiglia camaldolese Aquila e Priscilla.

Franca e Vincenzo, osb-cam

Sotto il sole

L’Abate Zenone raccontava che una volta, quando era in cammino verso la Palestina, si era seduto sotto un albero, essendo stanco del viaggio. Era proprio vicino a un campo di cocomeri. In cuor suo pensò di alzarsi e di mangiare un cocomero per recuperare energie. Infatti – egli disse – non sarebbe stato gran cosa prenderne uno. Ma, rivolto a se stesso, disse: Quando i ladri vengono condannati subiscono la tortura. Così anch’io dovrei mettermi alla prova e vedere se sono in grado di sopportare i tormenti che sopportano i ladri. E alzatosi immediatamente restò in piedi sotto il calore del sole per cinque giorni e bruciò il suo corpo. Allora disse nella sua mente: Non potrei sopportare le torture, perciò non devo rubare, ma lavorare con le mie mani come è consuetudine e vivere del frutto della mia fatica, come dice la Sacra Scrittura: Se mangerai del lavoro delle tue mani sarai benedetto e il bene sarà con te [Gn 26, 3-12]. Questo, in verità, è ciò che cantiamo ogni giorno al cospetto di Dio.

La saggezza del deserto: “Detti dei Padri” scelti per gli amici dell’eremo di famiglia camaldolese Aquila e Priscilla

Franca e Vincenzo, osb-cam

Tra foglie e frutti

Una volta chiesero all’Abate Agatone: Che cos’è meglio: praticare l’ascetismo del corpo o vigilare sullo spirito? L’anziano disse: L’uomo è come un albero. Le opere del corpo sono come le foglie dell’albero, ma la capacità di vigilare sullo spirito è come i frutti. Dunque, poiché è scritto che ogni albero che non porta buon frutto deve essere tagliato e gettato nel fuoco, dobbiamo aver cura di produrre questo frutto, che è la disciplina dello spirito. Ma abbiamo anche bisogno delle foglie per coprirci e adornarci: e ciò significa opere buone, fatte con l’aiuto del corpo. L’Abate Agatone fu saggio nella comprensione e instancabile nel lavoro e pronto a tutto, si applicò con energia al lavoro manuale e fu parco nel cibo e nel vestiario.

La saggezza del deserto: “Detti dei Padri” scelti per gli amici dell’eremo di famiglia camaldolese Aquila e Priscilla.

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Due monete e la nostra speranza

Uno dei confratelli chiese a un anziano: Sarebbe giusto se io tenessi due monete per me, nel caso mi ammalassi? L’anziano, leggendo nei suoi pensieri che egli voleva tenerle, disse: Tienile. Il fratello, ritornando alla sua cella, cominciò a lottare con i suoi pensieri, dicendo: Mi chiedo se il padre mi ha dato la sua benedizione oppure no. Alzandosi, tornò dal padre e gli rivolse queste parole: In nome di Dio, dimmi la verità, perché sono tutto ansioso per queste due monete. L’anziano gli disse: Dal momento che ho visto i tuoi pensieri e il tuo desiderio di tenere quelle monete, ti ho detto di tenerle. Ma non è bene tenere più di quello che ci serve per il corpo. Ora queste due monete sono la tua speranza. Ma se le perdessi, Dio non si prenderebbe forse cura di te? Lasciate ogni preoccupazione a Dio, allora, perché egli si prenderà cura di voi.

La saggezza del deserto: “Detti dei Padri” scelti per gli amici dell’eremo di famiglia camaldolese Aquila e Priscilla.

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Il mio libro

Un filosofo chiese a sant’Antonio: Padre, come puoi essere così felice quando sei privato della consolazione dei libri? Antonio rispose: Il mio libro, o filosofo, è la natura, e ogni volta che voglio leggere le parole di Dio, il libro è davanti a me.

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Non giudicare

L’Abate Giuseppe chiese all’Abate Pastor: Dimmi come posso diventare monaco. L’anziano rispose: Se vuoi riposare in pace in questa vita e anche nell’altra, ogni volta che hai un conflitto con un altro di’: Chi sono io? e non giudicare nessuno.

La saggezza del deserto: ” Detti dei Padri” scelti per gli amici dell’eremo di famiglia camaldolese Aquila e Priscilla.

Franca e Vincenzo, osb-cam

Canestri e carità

Uno degli anziani aveva finito di fabbricare i suoi canestri e aveva già messo i manici quando udì il suo vicino dire: Che fare? Il mercato sta per cominciare e non ho niente con cui fare i manici per i miei canestri. Immediatamente l’anziano tolse i suoi manici e li diede al fratello con queste parole: Ecco, questi non mi servono; prendili e mettili sui tuoi canestri. Nella sua grande carità egli vide che il lavoro del fratello era finito mentre il suo era rimasto incompleto.

La saggezza del deserto: “Detti dei Padri” scelti per gli amici dell’eremo di famiglia camaldolese Aquila e Priscilla.

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Onori in cielo

Uno dei santi Padri disse ai monaci che gli chiedevano conto della rinuncia: Figli miei, dovremmo odiare ogni riposo in questa vita e odiare anche i piaceri del corpo e le gioie del ventre. Non cerchiamo onore dagli uomini: così nostro Signore Gesù Cristo ci darà onori in cielo, riposo nella vita eterna e gioia grande con i Suoi angeli.

La saggezza del deserto: “Detti dei Padri” scelti per gli amici dell’eremo

Franca e Vincenzo, osb-cam

Diventare pietra

L’Abate Antonio impartiva all’Abate Ammone questo insegnamento: Devi fare sempre più progressi nel timore di Dio. E portandolo fuori dalla cella gli mostrò un sasso dicendo: Va’ a insultare quel sasso e battilo senza sosta. Quando l’Abate Ammone ebbe fatto ciò che gli era stato comandato, sant’Antonio gli chiese se il sasso avesse risposto. Ammone rispose di no. Allora l’Abate Antonio disse: Anche tu devi arrivare a non offenderti più di niente.

La saggezza del deserto: “Detti dei Padri” scelti per gli amici dell’eremo di famiglia camaldolese Aquila e Priscilla.

Franca e Vincenzo, osb-cam

Nelle mani di Dio

L’inizio della Quaresima è un invito potente a mettere tutto nelle mani di Dio. Non è il segno di un ripiegamento o una forma di rassegnazione ma ci sembra, invece, il segno di un cammino nuovo attraverso il quale comunichiamo, con umiltà, di aver bisogno di Lui. E’ il segno che confidiamo in Lui nella convinzione che è solo da Dio che possiamo trarre forza e coraggio per affrontare la vita.

Credere che siamo nelle “mani di Dio” è perciò qualcosa di decisivo perché incoraggia la “missione” che ci è stata affidata; perché sarà Lui a guidarci; perché sarà Lui a proteggerci; perché Lui ci benedice.

Sappiamo che chi è nelle mani di Dio e tale si sente in ogni circostanza ha maggiore forza, più sicurezza e più coraggio. Sapere di essere nelle Sue mani ci da pace, ci toglie la tristezza e finalmente ci aiuta a comprendere tante cose della vita che non avevamo mai preso in considerazione.

L’invito è quello di vivere la Quaresima che sta per iniziare come un viaggio nel profondo del nostro essere cercando di gustare ogni attimo come se fosse l’ultimo.

Franca e Vincenzo, osb-cam