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Il Signore del sabato

Dal Vangelo secondo Luca
Lc 6,1-5

Un sabato Gesù passava fra campi di grano e i suoi discepoli coglievano e mangiavano le spighe, sfregandole con le mani.
Alcuni farisei dissero: «Perché fate in giorno di sabato quello che non è lecito?».
Gesù rispose loro: «Non avete letto quello che fece Davide, quando lui e i suoi compagni ebbero fame? Come entrò nella casa di Dio, prese i pani dell’offerta, ne mangiò e ne diede ai suoi compagni, sebbene non sia lecito mangiarli se non ai soli sacerdoti?».
E diceva loro: «Il Figlio dell’uomo è signore del sabato».

Parola del Signore.

Per entrare dentro il senso profondo delle parole di Gesù dobbiamo distinguere ogni cosa attraverso la pratica dell’Amore. Se facciamo le cose con Amore allora tutto è un dono. Anche quella che chiamiamo Legge non è un obbligo ma un dono amato. Un dono che ci è fatto con Amore per poter vivere meglio l’Amore. Non è importante osservare il sabato o la domenica perché è una legge o un precetto ma è decisivo per la nostra vita cristiana Amare la domenica come giorno del Signore; come tempo dedicato a Lui a noi e al riposo; come opportunità per vivere la nostra relazione profonda con il Signore. Il cristiano Ama e fa ciò che vuole (Sant’Agostino).

Franca e Vincenzo oblati camaldolesi ❤️

Vino nuovo in otri nuovi

Dal Vangelo secondo Luca
Lc 5,33-39

In quel tempo, i farisei e i loro scribi dissero a Gesù: «I discepoli di Giovanni digiunano spesso e fanno preghiere; così pure i discepoli dei farisei; i tuoi invece mangiano e bevono!».
Gesù rispose loro: «Potete forse far digiunare gli invitati a nozze quando lo sposo è con loro? Ma verranno giorni quando lo sposo sarà loro tolto: allora in quei giorni digiuneranno».
Diceva loro anche una parabola: «Nessuno strappa un pezzo da un vestito nuovo per metterlo su un vestito vecchio; altrimenti il nuovo lo strappa e al vecchio non si adatta il pezzo preso dal nuovo. E nessuno versa vino nuovo in otri vecchi; altrimenti il vino nuovo spaccherà gli otri, si spanderà e gli otri andranno perduti. Il vino nuovo bisogna versarlo in otri nuovi. Nessuno poi che beve il vino vecchio desidera il nuovo, perché dice: “Il vecchio è gradevole!”».

Parola del Signore.

La Chiesa sta vivendo un momento molto difficile e complesso. Non è difficile osservare che c’è un “vino nuovo” frutto di una riflessione Teologica e Pastorale che viene dal Concilio e non è neanche difficile notare che mancano (per ora) gli otri nuovi in grado di accoglierne i fermenti che sono, appunto, nel vino nuovo. Cercando di essere più chiari esiste un rinnovamento che ancora sembra non trovare accoglienza dentro le strutture. Le strutture del passato non solo sembrano continuare a restare in piedi ma diciamolo sembrano anche incapaci di contenere il nuovo che da più parti cerca di rinnovare. Il rischio è evidente.

Il vangelo di oggi dovrebbe illuminarci e darci il coraggio di agire per pensare e costruire strutture nuove nelle quali alcuni vecchi schemi non più idonei a contenere il nuovo che fermenta. Abbiamo bisogno di un discernimento coraggioso nel quale i carismi e i ministeri siano tutti ma proprio tutti coinvolti in maniera nuova. Occorre accantonare certi vecchi schemi che invece sembrano riproporsi e che tentano come fanno al tempo di Gesù scribi e farisei di ingabbiare il nuovo.

Nel mentre tutto questo fermento produce i suoi effetti c’è anche il rischio di eliminare e scoraggiare la maturazione del vino nuovo con innegabili riflessi negativi. Forse occorre davvero più coraggio anche se il rischio è più alto … Ma crediamo che sia giunto davvero il tempo di osare!!!

Franca e Vincenzo oblati camaldolesi ❤️

Gettate le vostre reti

Dal Vangelo secondo Luca
Lc 5,1-11
 
In quel tempo, mentre la folla gli faceva ressa attorno per ascoltare la parola di Dio, Gesù, stando presso il lago di Gennèsaret, vide due barche accostate alla sponda. I pescatori erano scesi e lavavano le reti. Salì in una barca, che era di Simone, e lo pregò di scostarsi un poco da terra. Sedette e insegnava alle folle dalla barca.
Quando ebbe finito di parlare, disse a Simone: «Prendi il largo e gettate le vostre reti per la pesca». Simone rispose: «Maestro, abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla; ma sulla tua parola getterò le reti». Fecero così e presero una quantità enorme di pesci e le loro reti quasi si rompevano. Allora fecero cenno ai compagni dell’altra barca, che venissero ad aiutarli. Essi vennero e riempirono tutte e due le barche fino a farle quasi affondare.
Al vedere questo, Simon Pietro si gettò alle ginocchia di Gesù, dicendo: «Signore, allontànati da me, perché sono un peccatore».  Lo stupore infatti aveva invaso lui e tutti quelli che erano con lui, per la pesca che avevano fatto; così pure Giacomo e Giovanni, figli di Zebedèo, che erano soci di Simone. Gesù disse a Simone: «Non temere; d’ora in poi sarai pescatore di uomini».
E, tirate le barche a terra, lasciarono tutto e lo seguirono.

Parola del Signore.

“Fecero così e presero una quantità enorme di pesci e le loro reti quasi si rompevano”. E si, se ascoltiamo il Signore Gesù e gettiamo le reti quando e dove dice Lui il risultato è certo. I problemi ci sono, invece, quando vogliamo fare secondo la nostra testa. Fidarsi del Signore è l’unica cosa da fare. Se ci fidiamo saremo meravigliati del nostro quotidiano e ogni cosa provocherà in noi stupore. Gesù sa bene di cosa abbiamo bisogno. A noi spetta seguirlo e saper ascoltare la sua voce che ci raggiunge nel silenzio.

Franca e Vincenzo oblati camaldolesi ❤️

La buona notizia

Dal Vangelo secondo Luca
Lc 4,38-44

In quel tempo, Gesù, uscito dalla sinagoga, entrò nella casa di Simone. La suocera di Simone era in preda a una grande febbre e lo pregarono per lei. Si chinò su di lei, comandò alla febbre e la febbre la lasciò. E subito si alzò in piedi e li serviva.
Al calar del sole, tutti quelli che avevano infermi affetti da varie malattie li condussero a lui. Ed egli, imponendo su ciascuno le mani, li guariva. Da molti uscivano anche demòni, gridando: «Tu sei il Figlio di Dio!». Ma egli li minacciava e non li lasciava parlare, perché sapevano che era lui il Cristo.
Sul far del giorno uscì e si recò in un luogo deserto. Ma le folle lo cercavano, lo raggiunsero e tentarono di trattenerlo perché non se ne andasse via. Egli però disse loro: «È necessario che io annunci la buona notizia del regno di Dio anche alle altre città; per questo sono stato mandato».
E andava predicando nelle sinagoghe della Giudea.

Parola del Signore.

Vincere il male, battere il negativo che opprime il corpo e lo Spirito e donare vita, vita buona. Gesù guarisce ogni infermità: i ciechi tornano a vedere, gli zoppi camminano, … il male, ogni male, fugge via. Gesù rimuove gli ostacoli che ci impediscono di vedere ed è come ridare luce agli occhi spenti dalla cataratta… Gesù è quel cristallino che illumina e fa vedere, finalmente, il bello e il buono.

Ma cosa sarà questa vita buona? La vita buona, questa buona notizia, è un’energia capace di Amare oltre ogni negatività; è un mettersi a Servizio. Forse il segreto vero della vita buona è proprio questo: “Servire“.

Il mistero racchiuso in questa scelta si rivela nella gioia che si trasmette da cuore a cuore e da cuori che si prendono cura degli altri. Non è un caso se è vero, come è vero, che la gioia più autentica si sperimenta servendo e non certo raggiungendo il potere, ottenendo denaro o conquistando il successo. La vera gioia si sperimenta, invece, imparando ad Amare, a vivere il quotidiano con la cura e la passione per il bene, giocando la vita nelle piccole cose, accarezzando e crescendo un bambino. D’altra parte Gesù ce lo ha detto: “Sono venuto per Servire“.

Franca e Vincenzo oblati camaldolesi ❤️

Che vuoi da noi, Gesù Nazareno?

Dal Vangelo secondo Luca
Lc 4,31-37

In quel tempo, Gesù scese a Cafàrnao, città della Galilea, e in giorno di sabato insegnava alla gente. Erano stupiti del suo insegnamento perché la sua parola aveva autorità.
Nella sinagoga c’era un uomo che era posseduto da un demonio impuro; cominciò a gridare forte: «Basta! Che vuoi da noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci? Io so chi tu sei: il santo di Dio!».
Gesù gli ordinò severamente: «Taci! Esci da lui!». E il demonio lo gettò a terra in mezzo alla gente e uscì da lui, senza fargli alcun male.
Tutti furono presi da timore e si dicevano l’un l’altro: «Che parola è mai questa, che comanda con autorità e potenza agli spiriti impuri ed essi se ne vanno?». E la sua fama si diffondeva in ogni luogo della regione circostante.

Parola del Signore.

Il male ha paura del bene. L’uomo posseduto infatti sfugge davanti al bene. Non serve reagire al male con il suo stesso stile. Di fronte al male occorre, invece, rispondere con la forza dell’Amore che non significa essere deboli. La forza dell’Amore è capace di “scacciare ogni male”. Lo farà adottando comportamenti che, a seconda dei casi, privilegeranno il Silenzio ma non solo. La via del Silenzio o delle parole pronunciate con parsimonia dopo essere state pesate sono una delle vie migliori per scuotere il male e la sua arroganza. Ci sono parole però che vanno dette perché sono necessarie a scuotere chi è vittima del male e prigioniero della falsità, dell’inganno, del successo, del potere o del denaro. Solo Gesù ha il potere di imporre al demonio di uscire dai corpi e Gesù lo fa con Autorità e Autorevolezza nel momento opportuno. Allora restiamo tranquilli: il male è destinato a finire trascinando chi lo pratica dentro situazioni infernali. Chi pratica il male non sarà mai felice e vivrà sempre in continua agitazione. Il bene, invece, vince sempre e chi il male lo subisce restando attaccato al bene sarà sempre sereno e nessuna azione cattiva potrà davvero turbare la sua serenità. Tutto questo indurrà il malvagio ad essere ancora più agitato e rancoroso rendendo la sua vita un inferno. Occorre pregare per chi è preda del male e lo pratica. Non saranno sicuramente i riti-rifugio nei quali cerca pace a liberarlo. La liberazione vera presuppone una purificazione del cuore che, purtroppo, avviene raramente.

Franca e Vincenzo oblati camaldolesi ❤️

Passando in mezzo a loro, si mise in cammino

Dal Vangelo secondo Luca
Lc 4,16-30
 
In quel tempo, Gesù venne a Nàzaret, dove era cresciuto, e secondo il suo solito, di sabato, entrò nella sinagoga e si alzò a leggere. Gli fu dato il rotolo del profeta Isaìa; aprì il rotolo e trovò il passo dove era scritto:
«Lo Spirito del Signore è sopra di me;
per questo mi ha consacrato con l’unzione
e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio, 
a proclamare ai prigionieri la liberazione
e ai ciechi la vista;
a rimettere in libertà gli oppressi,
a proclamare l’anno di grazia del Signore».
Riavvolse il rotolo, lo riconsegnò all’inserviente e sedette. Nella sinagoga, gli occhi di tutti erano fissi su di lui. Allora cominciò a dire loro: «Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato».
Tutti gli davano testimonianza ed erano meravigliati delle parole di grazia che uscivano dalla sua bocca e dicevano: «Non è costui il figlio di Giuseppe?».  Ma egli rispose loro: «Certamente voi mi citerete questo proverbio: “Medico, cura te stesso. Quanto abbiamo udito che accadde a Cafàrnao, fallo anche qui, nella tua patria!”». Poi aggiunse: «In verità io vi dico: nessun profeta è bene accetto nella sua patria. Anzi, in verità io vi dico: c’erano molte vedove in Israele al tempo di Elìa, quando il cielo fu chiuso per tre anni e sei mesi e ci fu una grande carestia in tutto il paese; ma a nessuna di esse fu mandato Elìa, se non a una vedova a Sarèpta di Sidòne. C’erano molti lebbrosi in Israele al tempo del profeta Elisèo; ma nessuno di loro fu purificato, se non Naamàn, il Siro».
All’udire queste cose, tutti nella sinagoga si riempirono di sdegno. Si alzarono e lo cacciarono fuori della città e lo condussero fin sul ciglio del monte, sul quale era costruita la loro città, per gettarlo giù. Ma egli, passando in mezzo a loro, si mise in cammino.

Parola del Signore.

La cattiveria di chi ha il cuore malato non riesce a scalfire il progetto di Gesù. Egli, infatti, prosegue il suo cammino e va oltre gli arrabbiati, oltre i gelosi, oltre gli accaniti amanti del potere, del danaro e del successo. Gesù va oltre il male subito … Egli supera il dolore, ogni dolore, ogni sofferenza anche la più ingiusta e la più difficile.

Gesù anche oggi parla di guarigione, di liberazione e di vita buona. Si fa prossimo dei poveri, dei ciechi e degli oppressi. Si avvicina alle vedove, agli stranieri a chi vive situazioni di ingiustizia e dona loro il ristoro dell’anima e del corpo. Gesù ama in un modo speciale e lo fa con coraggio e forza. Viene provocato da chi gli fa domande trabocchetto cercando di incastrarlo ed è oggetto dell’invidia dei suoi stessi concittadini che si rivolgono a lui con accuse gratuite. Gesù, però, offre loro ancora qualche parola buona e cerca di spiegare ma tutto sembra inutile. Insiste e prova a camminare con loro ma alla fine viene cacciato in malo modo dalla sua città e allora l’evangelista Luca, con parole chiare racconta che “passando in mezzo a loro, si mise in cammino”. Va oltre il male…

Franca e Vincenzo oblati camaldolesi ❤️

Dal cuore degli uomini, escono i propositi di male

Dal Vangelo secondo Marco
Mc 7,1-8.14-15.21-23
 
In quel tempo, si riunirono attorno a Gesù i farisei e alcuni degli scribi, venuti da Gerusalemme.
Avendo visto che alcuni dei suoi discepoli prendevano cibo con mani impure, cioè non lavate – i farisei infatti e tutti i Giudei non mangiano se non si sono lavati accuratamente le mani, attenendosi alla tradizione degli antichi e, tornando dal mercato, non mangiano senza aver fatto le abluzioni, e osservano molte altre cose per tradizione, come lavature di bicchieri, di stoviglie, di oggetti di rame e di letti –, quei farisei e scribi lo interrogarono: «Perché i tuoi discepoli non si comportano secondo la tradizione degli antichi, ma prendono cibo con mani impure?».
Ed egli rispose loro: «Bene ha profetato Isaìa di voi, ipocriti, come sta scritto:
“Questo popolo mi onora con le labbra, ma il suo cuore è lontano da me. Invano mi rendono culto, insegnando dottrine che sono precetti di uomini”.
Trascurando il comandamento di Dio, voi osservate
la tradizione degli uomini».
Chiamata di nuovo la folla, diceva loro: «Ascoltatemi tutti e comprendete bene! Non c’è nulla fuori dell’uomo che, entrando in lui, possa renderlo impuro. Ma sono le cose che escono dall’uomo a renderlo impuro». E diceva [ai suoi discepoli]: «Dal di dentro infatti, cioè dal cuore degli uomini, escono i propositi di male: impurità, furti, omicidi, adultèri, avidità, malvagità, inganno, dissolutezza, invidia, calunnia, superbia, stoltezza. Tutte queste cose cattive vengono fuori dall’interno e rendono impuro l’uomo».

Parola del Signore.

La svolta della vita è prendersi cura del proprio cuore. È dal cuore che parte il bene e il male. Se il cuore è incontrollato la vita sarà piena di “propositi di male: impurità, furti, omicidi, adultèri, avidità, malvagità, inganno, dissolutezza, invidia, calunnia, superbia, stoltezza”.

Curiamo il cuore e la nostra vita sarà piena di senso e di bellezza.

Franca e Vincenzo oblati camaldolesi ❤️

Servi buoni e fedeli e servi malvagi e pigri

Dal Vangelo secondo Matteo
Mt 25,14-30
 
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola:
«Avverrà come a un uomo che, partendo per un viaggio, chiamò i suoi servi e consegnò loro i suoi beni. A uno diede cinque talenti, a un altro due, a un altro uno, secondo le capacità di ciascuno; poi partì.
Subito colui che aveva ricevuto cinque talenti andò a impiegarli, e ne guadagnò altri cinque. Così anche quello che ne aveva ricevuti due, ne guadagnò altri due. Colui invece che aveva ricevuto un solo talento, andò a fare una buca nel terreno e vi nascose il denaro del suo padrone.
Dopo molto tempo il padrone di quei servi tornò e volle regolare i conti con loro.
Si presentò colui che aveva ricevuto cinque talenti e ne portò altri cinque, dicendo: “Signore, mi hai consegnato cinque talenti; ecco, ne ho guadagnati altri cinque”. “Bene, servo buono e fedele – gli disse il suo padrone –, sei stato fedele nel poco, ti darò potere su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone”. Si presentò poi colui che aveva ricevuto due talenti e disse: “Signore, mi hai consegnato due talenti; ecco, ne ho guadagnati altri due”. “Bene, servo buono e fedele – gli disse il suo padrone –, sei stato fedele nel poco, ti darò potere su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone”.
Si presentò infine anche colui che aveva ricevuto un solo talento e disse: “Signore, so che sei un uomo duro, che mieti dove non hai seminato e raccogli dove non hai sparso. Ho avuto paura e sono andato a nascondere il tuo talento sotto terra: ecco ciò che è tuo”.
Il padrone gli rispose: “Servo malvagio e pigro, tu sapevi che mieto dove non ho seminato e raccolgo dove non ho sparso; avresti dovuto affidare il mio denaro ai banchieri e così, ritornando, avrei ritirato il mio con l’interesse. Toglietegli dunque il talento, e datelo a chi ha i dieci talenti. Perché a chiunque ha, verrà dato e sarà nell’abbondanza; ma a chi non ha, verrà tolto anche quello che ha. E il servo inutile gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti”».

Parola del Signore.

Ci sono servi buoni e fedeli che cercano di mettere a disposizione i “talenti” ricevuti per condividere, accogliere e costruire relazioni belle con gli altri. Questo stile fa crescere il Regno di Dio, realizza concretamente l’ideale dell’Amore nel quotidiano e testimonia la bellezza del Vangelo. Ci sono viceversa servi malvagi e pigri che pur avendo ricevuto qualità notevoli pensano solo a loro stessi. Conducono la vita chiusi in sé stessi e vivono da egoisti, prepotenti, praticano vendette, sono rancorosi e, a volte, fanno anche del male agli altri. Vivono la vita, dice Gesù, da “malvagi” e incontrandoli si percepisce la loro dedizione al male o si nota il loro atteggiamento di indifferenza verso gli altri, soprattutto verso i poveri e coloro che soffrono. Non costruiscono relazioni e, addirittura, si rifiutano di relazionarsi con gli altri. Credono di essere migliori, più capaci, più intelligenti, più importanti e, magari, gli unici in grado di fare certe cose. In questo modo non solo non costruiscono il Regno di Dio ma riescono finanche a demolire o a scalfire la bellezza insita nel disegno di Dio.

Anche noi ogni giorno siamo chiamati a scegliere da che parte stare, siamo chiamati a costruire ponti di amicizia e di amore in un mondo che chiede di essere convertito al bene.

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Voglio la testa di Giovanni

Dal Vangelo secondo Marco
Mc 6,17-29
 
In quel tempo, Erode aveva mandato ad arrestare Giovanni e lo aveva messo in prigione a causa di Erodìade, moglie di suo fratello Filippo, perché l’aveva sposata. Giovanni infatti diceva a Erode: «Non ti è lecito tenere con te la moglie di tuo fratello». Per questo Erodìade lo odiava e voleva farlo uccidere, ma non poteva, perché Erode temeva Giovanni, sapendolo uomo giusto e santo, e vigilava su di lui; nell’ascoltarlo restava molto perplesso, tuttavia lo ascoltava volentieri.
Venne però il giorno propizio, quando Erode, per il suo compleanno, fece un banchetto per i più alti funzionari della sua corte, gli ufficiali dell’esercito e i notabili della Galilea. Entrata la figlia della stessa Erogare, danzò e piacque a Erode e ai commensali. Allora il re disse alla fanciulla: «Chiedimi quello che vuoi e io te lo darò». E le giurò più volte: «Qualsiasi cosa mi chiederai, te la darò, fosse anche la metà del mio regno». Ella uscì e disse alla madre: «Che cosa devo chiedere?». Quella rispose: «La testa di Giovanni il Battista». E subito, entrata di corsa dal re, fece la richiesta, dicendo: «Voglio che tu mi dia adesso, su un vassoio, la testa di Giovanni il Battista». Il re, fattosi molto triste, a motivo del giuramento e dei commensali non volle opporle un rifiuto.
E subito il re mandò una guardia e ordinò che gli fosse portata la testa di Giovanni. La guardia andò, lo decapitò in prigione e ne portò la testa su un vassoio, la diede alla fanciulla e la fanciulla la diede a sua madre. I discepoli di Giovanni, saputo il fatto, vennero, ne presero il cadavere e lo posero in un sepolcro.

Parola del Signore.

Giovanni il Battista con la sua testimonianza di vita ci ricorda che il martirio è la vocazione del cristiano. Egli, infatti, per amore della Verità ha scelto di correre il rischio di dare la vita per gli amici. È l’unico Santo per il quale la Chiesa celebra sia la nascita che la morte.

Giovanni il Battista ci offre un esempio di cosa significa imitare Gesù e ci incoraggia a non aver paura di esprimere con la vita la nostra fedeltà al Vangelo.

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Guai a voi, scribi e farisei IPOCRITI

Dal Vangelo secondo Matteo
Mt 23,27-32
 
In quel tempo Gesù parlò dicendo: ««Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che assomigliate a sepolcri imbiancati: all’esterno appaiono belli, ma dentro sono pieni di ossa di morti e di ogni marciume. Così anche voi: all’esterno apparite giusti davanti alla gente, ma dentro siete pieni di ipocrisia e di iniquità.
Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che costruite le tombe dei profeti e adornate i sepolcri dei giusti, e dite: “Se fossimo vissuti al tempo dei nostri padri, non saremmo stati loro complici nel versare il sangue dei profeti”. Così testimoniate, contro voi stessi, di essere figli di chi uccise i profeti. Ebbene, voi colmate la misura dei vostri padri».

Parola del Signore.

Anche oggi Gesù continua a svelarci le nostre ipocrisie e ci offre l’opportunità di guardarci dentro e capire meglio come siamo fatti realmente. Non risolveremo tutto della nostra vita ma, con forza di volontà, coraggio e umiltà riusciremo ad entrare meglio in noi stessi recuperando verità per presentarci agli occhi del mondo senza veli, senza funzioni, senza ipocrisie. Essere autentici, schietti e sinceri sarà la sfida da vincere offrendo al cuore la possibilità di esprimere il suo meglio, tutto il suo meglio.

Il sole è già alto ed è ora di cominciare il nostro lavoro interiore di scoperta e svelamento, di verità e sincerità per costruire pace e giustizia in un mondo attraversato dal male e dal dolore.

Franca e Vincenzo oblati camaldolesi ❤️