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Traditori della giustizia, della misericordia e della fedeltà

Dal Vangelo secondo Matteo
Mt 23,23-26

In quel tempo, Gesù parlò dicendo:
«Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che pagate la decima sulla menta, sull’anéto e sul cumìno, e trasgredite le prescrizioni più gravi della Legge: la giustizia, la misericordia e la fedeltà. Queste invece erano le cose da fare, senza tralasciare quelle. Guide cieche, che filtrate il moscerino e ingoiate il cammello!
Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che pulite l’esterno del bicchiere e del piatto, ma all’interno sono pieni di avidità e d’intemperanza. Fariseo cieco, pulisci prima l’interno del bicchiere, perché anche l’esterno diventi pulito!».

Parola del Signore.

«Non ci inchioda al nostro peccato, non ci identifica con il male che abbiamo commesso. Ci vuole liberare, e vuole che anche noi lo vogliamo insieme con Lui. Vuole che la nostra libertà si converta dal male al bene, e questo è possibile». (papa Francesco all’Angelus del 16 marzo 2016).

Dobbiamo riconoscere le tante, troppe volte nelle quali tradiamo la Legge del Signore. Gesù, oggi, rimprovera ancora scribi e farisei e più ancora lo fa in questo nostro tempo soprattutto verso quanti hanno responsabilità. Sono motivo di profonda riflessione, infatti, le parole che Gesù rivolge a chi è investito di un ruolo di responsabilità. Le apostrofa con parole che dovrebbero davvero scuotere le nostre coscienze: “Guide cieche, che filtrate il moscerino e ingoiate il cammello!”. A volte è davvero così. Vittime e carnefici che ogni giorno vivono le une accanto agli altri tra finzioni ed inganni che distruggono relazioni, che emarginano persone fino al punto di isolarle. A volte ci si crede giudici; ci si pensa investiti di un potere sacro e si agisce distruggendo la vita degli altri. Oggi Gesù si rivolge proprio a chi abusa del suo ruolo e li definisce ipocriti. Sentiamoci coinvolti in questo giudizio severo che non è per il nostro male ma per la nostra liberazione. Dove è finita la Giustizia che libera, la Misericordia che ridona vita?

Franca e Vincenzo oblati camaldolesi ❤️

Guai a voi, guide cieche

Dal Vangelo secondo Matteo
Mt 23,13-22

In quel tempo, Gesù parlò dicendo:
«Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che chiudete il regno dei cieli davanti alla gente; di fatto non entrate voi, e non lasciate entrare nemmeno quelli che vogliono entrare.
Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che percorrete il mare e la terra per fare un solo prosèlito e, quando lo è divenuto, lo rendete degno della Geènna due volte più di voi.
Guai a voi, guide cieche, che dite: “Se uno giura per il tempio, non conta nulla; se invece uno giura per l’oro del tempio, resta obbligato”. Stolti e ciechi! Che cosa è più grande: l’oro o il tempio che rende sacro l’oro? E dite ancora: “Se uno giura per l’altare, non conta nulla; se invece uno giura per l’offerta che vi sta sopra, resta obbligato”. Ciechi! Che cosa è più grande: l’offerta o l’altare che rende sacra l’offerta? Ebbene, chi giura per l’altare, giura per l’altare e per quanto vi sta sopra; e chi giura per il tempio, giura per il tempio e per Colui che lo abita. E chi giura per il cielo, giura per il trono di Dio e per Colui che vi è assiso».

Parola del Signore.

Buongiorno. Con chi ce l’ha Gesù? Con scribi e farisei! E oggi … oggi chi sono “scribi e farisei”?

Le parole del Vangelo di oggi come tutte le altre sono per noi, “scribi e farisei” di questo tempo. Siamo chiamati a interrogarci sul nostro essere Chiesa, sul nostro stile di vita cristiana e di evangelizzatori. Gesù oggi sta parlando proprio a noi quando con il nostro comportamento e/o insegnamento non siamo accoglienti (Chiudete il regno alla gente); quando con la pratica della rigidità facciamo disastri e operiamo per legare le persone a noi/voi e non a Cristo; quando viene manipolata la Parola e si confonde o disorienta il popolo. Gesù chiama “IPOCRITI” chi si comporta così. Davvero queste parole di Gesù dovrebbero scuotere noi tutti e la nostra Chiesa. Possiamo dire, senza paura di essere smentiti, che dobbiamo tutti farci un esame di coscienza, nessuno escluso.

A ciò aggiungiamo che ieri, proprio ieri, papa Francesco parlando ai capi Agesci riuniti a Verona ha parlato dell’importanza dell’“impegno educativo” verso “ragazzi, adolescenti e giovani”. Ho sottolineato che vanno accompagnati con sapienza e sostenuti con affetto”. Per farlo occorre anche una buona formazione e aggiunge: “I formatori educano in primis con la loro vita, più che con le parole”.

Ci verrebbe da dire Francesco, Santo subito!

Poi il papa ha esortato ad attingere “nuovo entusiasmo dalla fede in Gesù, maestro e amico, per proseguire con gioia il cammino umano e spirituale all’interno della Chiesa, testimoniando il Vangelo nella società”

Nel testo, il Pontefice sottolinea che va sviluppata, in pratica, “la capacità di ascolto e l’arte del dialogo” che scaturiscono da “una vita di preghiera, dove si entra in dialogo con il Signore, si sosta alla sua presenza per imparare da Lui l’arte dell’amore che si dona”, perché l’esistenza possa pian piano entrare “in sintonia con il cuore del Maestro”.

Francesco ricorda che “Gesù sapeva rendersi presente o assente, sapeva qual era il momento di correggere o quello di elogiare, di accompagnare o l’occasione per inviare e lasciare che gli Apostoli affrontassero la sfida missionaria”, e che grazie a questi “interventi formativi” i discepoli hanno configurato “poco a poco, la loro vita a quella del Signore”.

Buon cammino di vita.

Franca e Vincenzo oblati camaldolesi ❤️

Molti tornarono indietro

Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 6,60-69

In quel tempo, molti dei discepoli di Gesù, dopo aver ascoltato, dissero: «Questa parola è dura! Chi può ascoltarla?».
Gesù, sapendo dentro di sé che i suoi discepoli mormoravano riguardo a questo, disse loro: «Questo vi scandalizza? E se vedeste il Figlio dell’uomo salire là dov’era prima? È lo Spirito che dà la vita, la carne non giova a nulla; le parole che io vi ho detto sono spirito e sono vita. Ma tra voi vi sono alcuni che non credono».
Gesù infatti sapeva fin da principio chi erano quelli che non credevano e chi era colui che lo avrebbe tradito. E diceva: «Per questo vi ho detto che nessuno può venire a me, se non gli è concesso dal Padre».
Da quel momento molti dei suoi discepoli tornarono indietro e non andavano più con lui.  Disse allora Gesù ai Dodici: «Volete andarvene anche voi?». Gli rispose Simon Pietro: «Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna e noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio».

Parola del Signore.

Molti se ne andarono e molti lo fanno anche oggi. Gesù li avrà visti allontanare pian piano fino a diventare piccoli all’orizzonte e lo stesso accade anche oggi nelle nostre Comunità. Al tempo di Gesù la decisione fu presa per la durezza delle parole del Maestro e oggi? Cosa allontana le persone? Occorre andare al cuore del messaggio cristiano. Essere cristiani è impegnativo. Alle parole è necessario far seguire i fatti. La vita cristiana implica la rinuncia al proprio io; implica l’accettazione della propria piccolezza; l’essere umili e sopportare con pazienza chi ci ha fatto del male e, magari, pensa ancora di volerlo fare.

La vita cristiana però è l’unica ad offrire un senso a questa vita e a dare un orizzonte e un futuro. Senza la prospettiva cristiana l’uomo è disorientato a non è difficile che possa riassumere nella vita quotidiana gli atteggiamenti istintivi che sono all’origine delle varie civiltà.

Se ci pensiamo bene, molte azioni dell’uomo contemporaneo hanno perso il rispetto dell’etica e sono aumentati i comportamenti istintivi capaci di esprimersi con una violenza verbale eloquente e che lascia cicatrici profonde.

La verità di questa involuzione è tutta racchiusa nel lassismo che l’attuale contesto di vita, soprattutto occidentale, ha assunto come paradigma di vita. Avere il coraggio di vivere l’impegno cristiano può ancora salvare le nostre esistenze.

Franca e Vincenzo oblati camaldolesi ❤️

Vedrai cose più grandi di queste

Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 1,45-51
 
In quel tempo, Filippo trovò Natanaèle e gli disse: «Abbiamo trovato colui del quale hanno scritto Mosè, nella Legge, e i Profeti: Gesù, il figlio di Giuseppe, di Nàzaret». Natanaèle gli disse: «Da Nàzaret può venire qualcosa di buono?». Filippo gli rispose: «Vieni e vedi».
Gesù intanto, visto Natanaèle che gli veniva incontro, disse di lui: «Ecco davvero un Israelita in cui non c’è falsità». Natanaèle gli domandò: «Come mi conosci?». Gli rispose Gesù: «Prima che Filippo ti chiamasse, io ti ho visto quando eri sotto l’albero di fichi». Gli replicò Natanaèle: «Rabbì, tu sei il Figlio di Dio, tu sei il re d’Israele!». Gli rispose Gesù: «Perché ti ho detto che ti avevo visto sotto l’albero di fichi, tu credi? Vedrai cose più grandi di queste!».
Poi gli disse: «In verità, in verità io vi dico: vedrete il cielo aperto e gli angeli di Dio salire e scendere sopra il Figlio dell’uomo».

Parola del Signore. 

Avere gli occhi curiosi e desiderosi di conoscere ci rende vivi, possiamo dire umani, profondamente umani. Essere desiderosi di scoprire, apprendere e conoscere ci apre alla ricerca, al nuovo, all’imprevisto. La risposta di Gesù a Natanaèle: «Vedrai cose più grandi di queste!» (Gv 1,50), va proprio in questa direzione. Gesù indica una strada di crescita e di trasformazione.

L’uomo è un cercatore di senso, un esploratore che insegue la felicità, la gioia, le cose belle … Oggi Gesù ci invita a non perdere mai la Speranza e la gioia di cercare, di cercare ancora e ci mostra la strada dove trovare e riconoscere le meraviglie che danno vera gioia perché Lui sa bene che noi siamo capaci di poter vedere quelle «cose più grandi» con le quali Gesù sempre ci meraviglia.

Buon cammino

Franca e Vincenzo oblati camaldolesi ❤️

Amerai il Signore tuo Dio

Dal Vangelo secondo Matteo
Mt 22,34-40

In quel tempo, i farisei, avendo udito che Gesù aveva chiuso la bocca ai sadducèi, si riunirono insieme e uno di loro, un dottore della Legge, lo interrogò per metterlo alla prova: «Maestro, nella Legge, qual è il grande comandamento?».
Gli rispose: «”Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente”. Questo è il grande e primo comandamento. Il secondo poi è simile a quello: “Amerai il tuo prossimo come te stesso”. Da questi due comandamenti dipendono tutta la Legge e i Profeti».

Parola del Signore.

Amore è sempre più una parola ambigua, una parola di cui abusiamo, una parola spesso assente nella vita concreta. Gesù, interrogato da un dottore della Legge, la riporta al centro.

Amare Dio e Amare il prossimo sono il vero cardine della Legge; sono le due coordinate che uniscono antico e nuovo testamento; sono il centro della vita umana, religiosa ed anche della nostra Fede. l’Amore è la parola chiave della felicità.

Solo i sapienti ne comprendono l’importanza e solo chi è davvero in cammino verso la pienezza della vita riuscirà a farsi orientare dal senso profondo di questa parola che è l’unica capace di ridare forza al cuore … l’unica capace di non farci perdere l’orientamento.

Franca e Vincenzo oblati camaldolesi ❤️

Nulla è impossibile a Dio

Dal Vangelo secondo Luca
Lc 1,26-38
 
In quel tempo, l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: «Rallégrati, piena di grazia: il Signore è con te».
 A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo. L’angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casak di Giacobbe e il suo regno non avrà fine».
Allora Maria disse all’angelo: «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?». Le rispose l’angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra.  Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio. Ed ecco, Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anch’essa un figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta sterile: nulla è impossibile a Dio».
Allora Maria disse: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola». E l’angelo si allontanò da lei.

Parola del Signore.

La vita ci sorprende sempre e se abbattiamo i muri dei preconcetti si aprono davanti a noi praterie da esplorare e scenari che mai avremmo immaginato di vedere. Accade un po’ così anche per Maria che riceve all’improvviso la notizia che proprio Lei avrebbe dato alla luce il Figlio di Dio, inviato nel mondo per salvare l’umanità. Lei non capiva ciò che le stava accadendo ma si fido delle parole dell’angelo: “Nulla è impossibile a Dio”.

Fu l’inizio di un cammino nuovo, un cammino di fiducia che la spinse a dire: “Avvenga di me ciò che hai detto”. Maria fu in grado di dire sì a ciò che Dio le chiedeva e grazie al suo ascolto, il sì prese forma nella sua vita.

Anche noi siamo chiamati ad Ascoltare, siamo invitati a credere all’im-possibile che diventa vita. La cosa ci sorprende e ci spiazza. Mai pensare che tutto possa andare secondo i nostri progetti e secondo i nostri desideri: c’è un Dio che vede e provvede; c’è un Dio che non ci lascia soli; c’è un Dio che non permette al male di farci del male. A noi spetta solo di aprire la mente e il cuore e seguire, con fiducia, la via che il Signore ci indica.

Franca e Vincenzo oblati camaldolesi ❤️

Andate anche voi nella vigna

Dal Vangelo secondo Matteo
Mt 20,1-16

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola:
«Il regno dei cieli è simile a un padrone di casa che uscì all’alba per prendere a giornata lavoratori per la sua vigna. Si accordò con loro per un denaro al giorno e li mandò nella sua vigna. Uscito poi verso le nove del mattino, ne vide altri che stavano in piazza, disoccupati, e disse loro: “Andate anche voi nella vigna; quello che è giusto ve lo darò”. Ed essi andarono. Uscì di nuovo verso mezzogiorno, e verso le tre, e fece altrettanto. Uscito ancora verso le cinque, ne vide altri che se ne stavano lì e disse loro: “Perché ve ne state qui tutto il giorno senza far niente?”. Gli risposero: “Perché nessuno ci ha presi a giornata”. Ed egli disse loro: “Andate anche voi nella vigna”.
Quando fu sera, il padrone della vigna disse al suo fattore: “Chiama i lavoratori e da’ loro la paga, incominciando dagli ultimi fino ai primi”.  Venuti quelli delle cinque del pomeriggio, ricevettero ciascuno un denaro. Quando arrivarono i primi, pensarono che avrebbero ricevuto di più. Ma anch’essi ricevettero ciascuno un denaro. Nel ritirarlo, però, mormoravano contro il padrone dicendo: “Questi ultimi hanno lavorato un’ora soltanto e li hai trattati come noi, che abbiamo sopportato il peso della giornata e il caldo”.
Ma il padrone, rispondendo a uno di loro, disse: “Amico, io non ti faccio torto. Non hai forse concordato con me per un denaro? Prendi il tuo e vattene. Ma io voglio dare anche a quest’ultimo quanto a te: non posso fare delle mie cose quello che voglio? Oppure tu sei invidioso perché io sono buono?”.
Così gli ultimi saranno primi e i primi, ultimi».

Parola del Signore.

L’invito di Gesù a “lavorare” con Lui è per tutti noi, nessuno ne è escluso. Essere impegnati a collaborare con il Signore significa essere partecipi e, quindi, condividere il suo progetto d’amore. Per questo “lavoro” tutti coloro che hanno accettato di esserci e di impegnarsi (alla fine) riceveranno la stessa identica “paga”: la vita eterna. Gesù concede questo “privilegio” a tutte le donne e a tutti gli uomini che si sono impegnati con Lui a portare la buona notizia del vangelo in ogni contesto di vita frequentato. Ma già mentre si è impegnati a “lavorare nella vigna del Signore” si vive una vera anticipazione del Regno di Dio. La stessa vita quotidiana di ognuno di noi acquista un senso che ci dona una pace e una serenità che è difficile spiegare con le parole ma che si può “gustare” solo vivendola. Provare per credere.

Buona giornata

Franca e Vincenzo oblati camaldolesi ❤️

I primi saranno ultimi

Dal Vangelo secondo Matteo
Mt 19,23-30

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «In verità io vi dico: difficilmente un ricco entrerà nel regno dei cieli. Ve lo ripeto: è più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio».
A queste parole i discepoli rimasero molto stupiti e dicevano: «Allora, chi può essere salvato?». Gesù li guardò e disse: «Questo è impossibile agli uomini, ma a Dio tutto è possibile».
Allora Pietro gli rispose: «Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito; che cosa dunque ne avremo?». E Gesù disse loro: «In verità io vi dico: voi che mi avete seguito, quando il Figlio dell’uomo sarà seduto sul trono della sua gloria, alla rigenerazione del mondo, siederete anche voi su dodici troni a giudicare le dodici tribù d’Israele. Chiunque avrà lasciato case, o fratelli, o sorelle, o padre, o madre, o figli, o campi per il mio nome, riceverà cento volte tanto e avrà in eredità la vita eterna. Molti dei primi saranno ultimi e molti degli ultimi saranno primi».

Parola del Signore.

Oggi desideriamo mettere in evidenza l’ultimo versetto dove si sottolinea che ”Molti dei primi saranno ultimi e molti degli ultimi saranno primi” e ci siamo chiesti ma chi sono questi ultimi che saranno primi. La risposta ce la fornisce proprio Gesù: «Se uno vuole essere il primo, sia l’ultimo di tutti e il servitore di tutti».

Servire gli altri questa è la via che Gesù indica. Mettersi a servizio della famiglia, della comunità, degli amici e, meglio ancora, fare della vita una “missione” a servizio degli altri. Essere “servi” come “servo” è stato Gesù. Egli stesso disse: «Voi sapete che coloro i quali sono considerati i governanti delle nazioni dominano su di esse e i loro capi le opprimono. Tra voi però non è così; ma chi vuole diventare grande tra voi sarà vostro servitore, e chi vuole essere il primo tra voi sarà schiavo di tutti. Anche il Figlio dell’uomo infatti non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti». 

Ecco allora il messaggio di oggi: “Farsi servi come Gesù”.

Franca e Vincenzo oblati camaldolesi ❤️

Va vendi quello che hai e dallo ai poveri

Dal Vangelo secondo Matteo
Mt 19,16-22

In quel tempo, un tale si avvicinò e gli disse: «Maestro, che cosa devo fare di buono per avere la vita eterna?». Gli rispose: «Perché mi interroghi su ciò che è buono? Buono è uno solo. Se vuoi entrare nella vita, osserva i comandamenti». Gli chiese: «Quali?».
Gesù rispose: «Non ucciderai, non commetterai adulterio, non ruberai, non testimonierai il falso, onora il padre e la madre e amerai il prossimo tuo come te stesso». Il giovane gli disse: «Tutte queste cose le ho osservate; che altro mi manca?».
 Gli disse Gesù: «Se vuoi essere perfetto, va’, vendi quello che possiedi, dallo ai poveri e avrai un tesoro nel cielo; e vieni! Seguimi!».
Udita questa parola, il giovane se ne andò, triste; possedeva infatti molte ricchezze.

Parola del Signore.

La vita è una continua necessità di crescere e di andare oltre per conquistare nuove mete. Passo dopo passo il cercatore di Dio punta a raggiungere la perfezione … l’infinito e questa meta è tutta racchiusa dentro uno stile di vita che ci suggerisce di vivere ogni momento e ogni cosa come un dono. Siamo chiamati ad accogliere situazioni, persone, cose ma siamo anche chiamati a donare con libertà e con lo Spirito innocente di un bambino … È nel dono, infatti, che realizziamo la pienezza. È nel dono che seguiamo Cristo.

Franca e Vincenzo oblati camaldolesi ❤️

La mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda.

Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 6,51-58

In quel tempo, Gesù disse alla folla: «Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo».
Allora i Giudei si misero a discutere aspramente fra loro: «Come può costui darci la sua carne da mangiare?».
Gesù disse loro: «In verità, in verità io vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avete in voi la vita. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda.
Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui. Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia me vivrà per me.
Questo è il pane disceso dal cielo; non è come quello che mangiarono i padri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno».

Parola del Signore

Gesù ripete tante volte le stesse parole. Ma cosa vuole dirci davvero? Egli ci sta chiedendo di vivere le relazioni come le ha vissuta Lui; di essere noi lievito per il mondo. Gesù, in sostanza ci dice che la sua essenza più profonda sta nella sua vita concreta. Egli ci sta indicando che è necessario far abitare in noi il suo Spirito e il suo coraggio nell’affrontare la vita. In sostanza ci vuole donne e uomini di azione. Lui sarà con noi e camminerà con noi per le strade polverose di questo mondo; salirà su colline e montagne lungo sentieri faticosi e oltrepasserà, insieme a noi, oceani spesso agitati senza permettere che la nostra barca si rovesci.

“Prendete e mangiate”: Egli ci anticipa nei desideri e ci sostiene ad ogni passo … Si è fatto pane di vita per noi!!!

Franca e Vincenzo oblati camaldolesi ❤️