Continua il nostro viaggio alla scoperta della preghiera. Oggi vediamo cosa ci dice frere Roger di Taize
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Se manca la preghiera
Ti faccio un esempio fisico che ho qui di fronte nel deserto (il deserto è una grande scuola!). C’è un pezzo di deserto, tutto sabbia e morte, tutt’al più qualche spino. Gli uomini vogliono trasformare il deserto in un’oasi verdeggiante. Incominciano a lavorare.
La riverenza nella preghiera
Questa terza settimana di Avvento è dedicata alla preghiera. Per riflettere sulla “preghiera” ci faremo aiutare da grandi figure di santi. Iniziamo allora con San Benedetto.
Non cercare applausi ma amare la verita’
L’obbedienza alla verità dovrebbe “castificare” la nostra anima, e così guidare alla retta parola e alla retta azione. In altri termini, parlare per trovare applausi, parlare orientandosi a quanto gli uomini vogliono sentire, parlare in obbedienza alla dittatura delle opinione comuni, è considerato come una specie di prostituzione della parola e dell’anima.
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La Parola di Dio: tuono e silenzio.
Sul Sinai, Dio parlò a Mosè e agli Israeliti. La parola di Dio fu preceduta ed accompagnata da tuoni e lampi ed un sempre più forte suono di tromba (Esodo 19). Secoli dopo, il profeta Elia tornò sulla montagna di Dio. Lì sperimentò tempesta,terremoto e fuoco, come era successo ai suoi antenati, ed fu pronto ad ascoltare Dio che parlava nel tuono. Ma il Signore non era in nessuno di quei potenti fenomeni familiari. Quando tutto il rumore terminò, Elia udì “il mormorio di un vento leggero” e Dio gli parlò.(1 Re 19)
L’amore del silenzio
- Dalla Regola di San Benedetto
- Facciamo come dice il profeta: “Ho detto: Custodirò le mie vie per non peccare con la lingua; ho posto un freno sulla mia bocca, non ho parlato, mi sono umiliato e ho taciuto anche su cose buone”. .
- Se con queste parole egli dimostra che per amore del silenzio bisogna rinunciare anche ai discorsi buoni, quanto più è necessario troncare quelli sconvenienti in vista della pena riserbata al peccato!
- Dunque l’importanza del silenzio è tale che persino ai discepoli perfetti bisogna concedere raramente il permesso di parlare, sia pure di argomenti buoni, santi ed edificanti, perché sta scritto:
- “Nelle molte parole non eviterai il peccato” e altrove: “Morte e vita sono in potere della lingua”.
- Se infatti parlare e insegnare é compito del maestro, il dovere del discepolo è di tacere e ascoltare.
- Quindi, se bisogna chiedere qualcosa al superiore, lo si faccia con grande umiltà e rispettosa sottomissione.
- Escludiamo poi sempre e dovunque la trivialità, le frivolezze e le buffonerie e non permettiamo assolutamente che il monaco apra la bocca per discorsi di questo genere.
Cullati dal silenzo
Un uomo si recò da un monaco di clausura.
Gli chiese: «Che cosa impari mai dalla tua vita di silenzio?».Il monaco stava attingendo acqua da un pozzo e disse al suo visitatore: «Guarda giù nel pozzo! Che cosa vedi?».L’uomo guardò nel pozzo. «Non vedo niente».Dopo un po’ di tempo, in cui rimase perfettamente immobile, il monaco disse al visitatore: «Guarda ora! Che cosa vedi nel pozzo?».L’uomo ubbidì e rispose: «Ora vedo me stesso: mi specchio nell’acqua».Il monaco disse: «Vedi, quando io immergo il secchio, l’acqua è agitata. Ora invece l’acqua è tranquilla. È questa l’esperienza del silenzio: l’uomo vede se stesso!».
«Quando non ce la faccio più, vado a sedermi vicino a mia nonna mentre lavora a maglia… Mia nonna profuma di cipria e ha un respiro lento lento. Di tanto in tanto alza gli occhi e sorride un poco, di solito però si limita a lavorare e respirare… Beh, mi fa sentire cullata…». Amelia, 14 anni
Oggi scegliti un angolo tranquillo e lasciati cullare dal silenzio.
Il canto delle campane nel cuore
… C’è un racconto che parla della leggenda di un monaco e di un tempio su un’isola. Gli dissero che le campane più belle si sentivano su quell’isola:
“Il tempio era stato situato su un’isola, a due miglia dal mare. Aveva un migliaio di campane. Campane grandi e piccole, lavorate dai migliori artigiani del mondo. Quando soffiava il vento o infuriava la tormenta, tutte le campane del tempio suonavano all’unisono, producendo una sinfonia che trascinava quanti la ascoltavano. Nel corso dei secoli, però, l’isola era sprofondata nel mare, e con lei il tempio e le sue campane. Un’antica tradizione affermava che le campane continuavano a suonare senza sosta e che chiunque ascoltasse attentamente poteva sentirle”.
L’unica cosa che il monaco desiderava era ascoltare un giorno tutte quelle campane. Una volta lì cercava di sentirle facendo silenzio, astraendosi da tutti i rumori che lo circondavano. Era tutto molto bello, il mare era stupendo:
“Rimase seduto per giorni sulla riva, di fronte al luogo in cui in altri tempi si trovava il tempio, e ascoltò, ascoltò con la massima attenzione. Ma tutto ciò che sentiva era il rumore delle onde che si infrangevano a riva. Fece ogni sforzo possibile per allontanare da sé il rumore delle onde, per poter sentire le campane, ma fu tutto inutile; il rumore del mare sembrava inondare l’universo”.
Un giorno, scoraggiato, desistette dalla sua idea:
“Forse non era destinato ad essere uno di quei fortunati ai quali era dato di sentire le campane. O forse la leggenda era sbagliata. Sarebbe tornato a casa riconoscendo il suo fallimento. Era il suo ultimo giorno sul posto e decise di andare un’ultima volta al suo luogo di osservazione. Si stese sulla sabbia, contemplando il cielo e ascoltando il suono del mare. Quel giorno non oppose resistenza a quel suono, al contrario, gli si consegnò e scoprì che il rumore delle onde era un suono davvero dolce e piacevole. Rimase presto talmente assorto in quel suono da essere appena consapevole di sé. Il silenzio che produceva nel suo cuore era così profondo… E in quel silenzio lo sentì! Il rintocco di una campanella, seguito da quello di un’altra, e di un’altra, e di un’altra ancora. E subito tutte e ciascuna delle mille campane suonavano in una gloriosa armonia, e il suo cuore fu trasportato dallo stupore e dalla gioia”.
Cosa ci insegna questo splendido racconto… la capacità di accogliere la realtà circostante e di interiorizzarla accettandone il significato più profondo. Quell’uomo era così intento a soffocare il suono al di fuori di lui, che non si accorgeva di quanto fosse semplice sentire il meraviglioso canto delle campane che albergava nel suo Cuore.
Ecco, questa potrebbe essere una chiave per appropriarsi del Silenzio: non opporre resistenza al mondo esterno, ma accoglierlo, così da poter quietare la mente, in se stessi, nel proprio intimo.
Il silenzio, il monaco e il mondo.
Il silenzio permette di vivere viaggi che suscitano grande emozione. In questo andare puoi vedere tante cose, incontrare mondi e realtà che non hai mai conosciuto, scoprire cose di te che non immaginavi … L’eremo offre questa possibilità. Se vuoi siamo qui. Intanto condividiamo una piccola storia…
La storia di un novizio
Un novizio volle un giorno rinunciare al mondo. Disse all’anziano: “Voglio diventare monaco”. L’anziano rispose: ” Non ce la farai”. L’altro disse: “Ce la farò”. L’anziano disse: “Se realmente lo vuoi, va’, rinuncia al mondo, poi vieni ad abitare nella tua cella. Egli se ne andò, donò ciò che possedeva, tenne per sé cento monete e tornò dall’anziano. L’anziano gli disse: « Va’ ad abitare nella tua cella ». Andò ad abitarvi. Mentre era là i suoi pensieri gli dissero: « La porta è vecchia e deve essere sostituita ». Andò dunque a dire all’anziano: «I miei pensieri mi dicono: La porta è vecchia e deve essere sostituita ». L’anziano gli rispose: « Tu non hai ancora rinunciato al mondo; va’, rinuncia al mondo, e poi abita qui». Se ne andò, donò novanta monete, ne tenne dieci e disse all’anziano: « Ecco, ho rinunciato al mondo ». L’anziano gli disse: « Va’, abita nella tua cella ». Andò ad abitarvi. Mentre era là i suoi pensieri gli dissero: «Il tetto è vecchio e deve essere rifatto ». Andò dall’anziano: « I miei pensieri mi dicono: Il tetto è vecchio e deve essere rifatto ». L’anziano gli disse: « Va’, rinuncia al mondo ». Il fratello se ne andò, donò le dieci monete e tornò dall’anziano: « Ecco che ho rinunciato al mondo ». Mentre era nella sua cella i suoi pensieri gli dissero:«Ecco, tutto è vecchio, verrà il leone e mi mangerà ». Espose i suoi pensieri all’anziano che gli disse: « Vorrei che tutto cadesse su di me e che il leone venisse a mangiarmi, per essere liberato dalla vita. Va’, dimora nella tua cella e prega Dio ».
Stare in silenzio nel mondo
“C’è chi si perde nel deserto perché con il pensiero è rimasto nel mondo, e c’è chi si salva perché, pur essendo nel mondo, è nel deserto con il pensiero”.