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Il profeta rifiutato

La verità è spesso un ostacolo alle buone relazioni, eppure è la migliore possibilità che abbiamo per Amare.

Il profeta è il grande messaggero della Verità e per questo non solo non è accolto ma è, nel migliore dei casi, ignorato o deriso. Nel corso della storia i profeti sono stati sempre ostacolati, rifiutati se non addirittura, nei casi più estremi, uccisi.

Nel nostro tempo accade, purtroppo, la stessa cosa. Ai potenti di tutti i tempi i profeti non piacciono per niente e anche oggi è così.

E i primi a bocciare le parole e la presenza dei “profeti” sono i compaesani. Accade la stessa cosa anche a Gesù così come ci racconta il vangelo di oggi. I compaesani tentano di buttarlo giù dal ciglio del monte ma i loro progetti non riescono. Gesù passa in mezzo ad una folla inferocita e se ne va.

Ogni battezzato è chiamato ad essere “profeta” raccontando con la vita l’Amore anche al rischio di non essere compresi, anche se ci saranno coloro che non comprenderanno o faranno finta di non capire. Il cristiano, infatti, è un profeta e lo è, soprattutto, in questo tempo nel quale il mondo intero sta vivendo un tempo inedito e oscurato dal male che ha invaso la vita e il cuore delle masse. L’unica vera possibilità che abbiamo, perciò, è quella di vivere il nostro presente con la “fantasia e il coraggio del profeta” che ama. Amare è la più grande possibilità che abbiamo per essere profeti. Possiamo farlo!

Franca e Vincenzo, osb-cam

Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù [cominciò a dire nella sinagoga a Nàzaret:] «In verità io vi dico: nessun profeta è bene accetto nella sua patria. Anzi, in verità io vi dico: c’erano molte vedove in Israele al tempo di Elìa, quando il cielo fu chiuso per tre anni e sei mesi e ci fu una grande carestia in tutto il paese; ma a nessuna di esse fu mandato Elìa, se non a una vedova a Sarèpta di Sidóne. C’erano molti lebbrosi in Israele al tempo del profeta Elisèo; ma nessuno di loro fu purificato, se non Naamàn, il Siro».
All’udire queste cose, tutti nella sinagoga si riempirono di sdegno. Si alzarono e lo cacciarono fuori della città e lo condussero fin sul ciglio del monte, sul quale era costruita la loro città, per gettarlo giù. Ma egli, passando in mezzo a loro, si mise in cammino.

   Parola del Signore

Dammi da bere

Acqua viva, acqua di sorgente fresca, acqua che zampilla e dona vita. Una donna va al pozzo a prenderla. C’è un uomo. Un uomo di un popolo con il quale non c’è amicizia. I due dialogano. Ed ecco la sorpresa. Lui le chiede da bere ma spera che sia lei a chiederla a Lui. Si, Lui, infatti, è la sorgente di un acqua viva, fresca, zampillante e che placa la sete di pace, di giustizia, di misericordia, di serenità e di gioia che abbiamo, da sempre, nel cuore.

La donna ha bisogno di tutto questo. Il suo passato la blocca. Finora ha bevuto la vita e non ha placato la sete. Ha sperimentato mille avventure e nessuna l’ha coinvolta nella profondità del suo essere. Ora ha la grande occasione di bere all’unica sorgente capace di offrirle tutto ciò che ha sempre cercato e senza pagare. È tutto gratuito. Non c’è nulla da pagare.

Anche al tempo del coronavirus possiamo avere questa acqua? Forse è proprio in questo tempo che abbiamo un’opportunità nuova, inedita e speciale per scoprire una risorsa unica che cambierà per sempre la nostra vita donandoci tutto quello che il nostro cuore ha sempre cercato e che la folle corsa di questo mondo ci ha impedito di vivere. Dobbiamo essere coraggiosi ed intraprendenti. Non lasciamo che questo periodo di quaresima trascorra invano.

Franca e Vincenzo, osb-cam

Dal Vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, Gesù giunse a una città della Samarìa chiamata Sicar, vicina al terreno che Giacobbe aveva dato a Giuseppe suo figlio: qui c’era un pozzo di Giacobbe. Gesù dunque, affaticato per il viaggio, sedeva presso il pozzo. Era circa mezzogiorno. Giunge una donna samaritana ad attingere acqua. Le dice Gesù: «Dammi da bere». I suoi discepoli erano andati in città a fare provvista di cibi. Allora la donna samaritana gli dice: «Come mai tu, che sei giudeo, chiedi da bere a me, che sono una donna samaritana?». I Giudei infatti non hanno rapporti con i Samaritani. Gesù le risponde: «Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è colui che ti dice: Dammi da bere!, tu avresti chiesto a lui ed egli ti avrebbe dato acqua viva». Gli dice la donna: «Signore, non hai un secchio e il pozzo è profondo; da dove prendi dunque quest’acqua viva? Sei tu forse più grande del nostro padre Giacobbe, che ci diede il pozzo e ne bevve lui con i suoi figli e il suo bestiame?».
Gesù le risponde: «Chiunque beve di quest’acqua avrà di nuovo sete; ma chi berrà dell’acqua che io gli darò, non avrà più sete in eterno. Anzi, l’acqua che io gli darò diventerà in lui una sorgente d’acqua che zampilla per la vita eterna». «Signore – gli dice la donna –, dammi quest’acqua, perché io non abbia più sete e non continui a venire qui ad attingere acqua. Vedo che tu sei un profeta! I nostri padri hanno adorato su questo monte; voi invece dite che è a Gerusalemme il luogo in cui bisogna adorare».
Gesù le dice: «Credimi, donna, viene l’ora in cui né su questo monte né a Gerusalemme adorerete il Padre. Voi adorate ciò che non conoscete, noi adoriamo ciò che conosciamo, perché la salvezza viene dai Giudei. Ma viene l’ora – ed è questa – in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità: così infatti il Padre vuole che siano quelli che lo adorano. Dio è spirito, e quelli che lo adorano devono adorare in spirito e verità».
Gli rispose la donna: «So che deve venire il Messia, chiamato Cristo: quando egli verrà, ci annuncerà ogni cosa». Le dice Gesù: «Sono io, che parlo con te».
Molti Samaritani di quella città credettero in lui. E quando giunsero da lui, lo pregavano di rimanere da loro ed egli rimase là due giorni. Molti di più credettero per la sua parola e alla donna dicevano: «Non è più per i tuoi discorsi che noi crediamo, ma perché noi stessi abbiamo udito e sappiamo che questi è veramente il salvatore del mondo».

   Parola del Signore

Un abbraccio

C’è sempre un buon motivo per fare festa. Fa festa il Padre che ritrova un figlio, fanno festa gli amici che abbracciano il compagno perso, fa festa il figlio che ritrova il calore di una famiglia. Eppure c’è qualcosa che non va. Il fratello maggiore sembra geloso, appare dispiaciuto, forse addirittura si è offeso. Questo fratello che si mostra così fedele al Padre non riesce a perdonare, non sa cosa sia il perdono, … resta lontano dalla pratica dell’amore e svela la sua ipocrita rettitudine. A noi il figlio che chiede perdono ispira simpatia, suggerisce vicinanza e, diciamola tutta, suscita speranza e da vigore al desiderio di ritrovare il calore di un abbraccio.

Franca e Vincenzo, osb-cam

Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, si avvicinavano a lui tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. I farisei e gli scribi mormoravano dicendo: «Costui accoglie i peccatori e mangia con loro». Ed egli disse loro questa parabola:
«Un uomo aveva due figli. Il più giovane dei due disse al padre: “Padre, dammi la parte di patrimonio che mi spetta”. Ed egli divise tra loro le sue sostanze. Pochi giorni dopo, il figlio più giovane, raccolte tutte le sue cose, partì per un paese lontano e là sperperò il suo patrimonio vivendo in modo dissoluto. Quando ebbe speso tutto, sopraggiunse in quel paese una grande carestia ed egli cominciò a trovarsi nel bisogno. Allora andò a mettersi al servizio di uno degli abitanti di quella regione, che lo mandò nei suoi campi a pascolare i porci. Avrebbe voluto saziarsi con le carrube di cui si nutrivano i porci; ma nessuno gli dava nulla. Allora ritornò in sé e disse: “Quanti salariati di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame! Mi alzerò, andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi salariati”. Si alzò e tornò da suo padre.
Quando era ancora lontano, suo padre lo vide, ebbe compassione, gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò. Il figlio gli disse: “Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio”. Ma il padre disse ai servi: “Presto, portate qui il vestito più bello e fateglielo indossare, mettetegli l’anello al dito e i sandali ai piedi. Prendete il vitello grasso, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa, perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”. E cominciarono a far festa.
Il figlio maggiore si trovava nei campi. Al ritorno, quando fu vicino a casa, udì la musica e le danze; chiamò uno dei servi e gli domandò che cosa fosse tutto questo. Quello gli rispose: “Tuo fratello è qui e tuo padre ha fatto ammazzare il vitello grasso, perché lo ha riavuto sano e salvo”. Egli si indignò, e non voleva entrare. Suo padre allora uscì a supplicarlo. Ma egli rispose a suo padre: “Ecco, io ti servo da tanti anni e non ho mai disobbedito a un tuo comando, e tu non mi hai mai dato un capretto per far festa con i miei amici. Ma ora che è tornato questo tuo figlio, il quale ha divorato le tue sostanze con le prostitute, per lui hai ammazzato il vitello grasso”. Gli rispose il padre: “Figlio, tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo; ma bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”».

   Parola del Signore

Pietre scartate

La pratica dello scarto è uno dei segni più evidenti del nostro tempo. Produciamo cumuli di rifiuti di ogni genere e c’è chi ne ha fatto addirittura una fonte di guadagno. Spesso si tratta di affari illegali e/o che producono inquinamento. A ciò si aggiunge la pratica dello “scarto” di persone. Ci sono donne e uomini che vivono il dramma dell’uso e getta. La “cultura dello scarto” si è impadronita perfino delle relazioni. L’altro c’è, esiste, ci relazioniamo con lui solo se e/o fino a quando è utile a raggiungere i nostri obiettivi. Insomma si viene considerati solo se si è utili poi si viene scartati, eliminati, ignorati.

Gesù, oggi, insegna che proprio ciò che è stato scartato (“la pietra che i costruttori hanno scartato è diventata la pietra d’angolo”) è, nel progetto di Dio, elemento fondamentale della costruzione del Regno di Dio. Quella persona giudicata inutile, quell’essere umano emarginato, gettato via, è, invece, qualcosa di molto prezioso agli occhi di Dio. Sarà Lui, proprio lo scartato, uno dei componenti più importanti ed essenziali per la costruzione del nuovo edificio spirituale voluto dal Signore. Cerchiamo di avere occhi aperti per vedere bene, mani capaci di sostenere e orecchi che sanno ascoltare la realtà che ci circonda. Siamo chiamati ad essere costruttori di umanità.

Franca e Vincenzo, osb-cam

Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse ai capi dei sacerdoti e agli anziani del popolo:
«Ascoltate un’altra parabola: c’era un uomo che possedeva un terreno e vi piantò una vigna. La circondò con una siepe, vi scavò una buca per il torchio e costruì una torre. La diede in affitto a dei contadini e se ne andò lontano.
Quando arrivò il tempo di raccogliere i frutti, mandò i suoi servi dai contadini a ritirare il raccolto. Ma i contadini presero i servi e uno lo bastonarono, un altro lo uccisero, un altro lo lapidarono. Mandò di nuovo altri servi, più numerosi dei primi, ma li trattarono allo stesso modo.
Da ultimo mandò loro il proprio figlio dicendo: “Avranno rispetto per mio figlio!”. Ma i contadini, visto il figlio, dissero tra loro: “Costui è l’erede. Su, uccidiamolo e avremo noi la sua eredità!”. Lo presero, lo cacciarono fuori dalla vigna e lo uccisero.
Quando verrà dunque il padrone della vigna, che cosa farà a quei contadini?».
Gli risposero: «Quei malvagi, li farà morire miseramente e darà in affitto la vigna ad altri contadini, che gli consegneranno i frutti a suo tempo».
E Gesù disse loro: «Non avete mai letto nelle Scritture:
“La pietra che i costruttori hanno scartato
è diventata la pietra d’angolo;
questo è stato fatto dal Signore
ed è una meraviglia ai nostri occhi”?
Perciò io vi dico: a voi sarà tolto il regno di Dio e sarà dato a un popolo che ne produca i frutti».
Udite queste parabole, i capi dei sacerdoti e i farisei capirono che parlava di loro. Cercavano di catturarlo, ma ebbero paura della folla, perché lo considerava un profeta.

   Parola del Signore

Se non ascoltiamo

 Ascoltare è la “parola” chiave del vangelo di oggi. “Se non ascoltano Mosè e i Profeti, non saranno persuasi neanche se uno risorgesse dai morti”.

Tutto ruota intorno alla nostra disponibilità ad ascoltare la “Parola”. La voce del Profeti, oggi come allora, continua a farsi sentire mentre l’uomo continua a restare sordo e prosegue nel vivere come desidera e non come indica il Signore.

Tutto dipende dalla nostra disponibilità ad “ascoltare” la Parola e cioè a prendere tra le mani la Santa Scrittura e a leggerla per cercare di meditarla e farne penetrare il messaggio nel cuore. Si tratta, per prima cosa, di entrare nel significato letterale del testo e poi nel suo significato profondo. Questa forma di preghiera ci aiuterà a capire e a cambiare la nostra vita; ci permetterà di essere cristiani che “ascoltano” e che vivono seguendo Gesù.

Questo tempo di quaresima ci aiuta a fare questo cammino accorgendoci delle situazioni di difficoltà e di sofferenza che sono intorno a noi e ci spingerà a vivere una vita nuova più bella, più vicina a Gesù e a sentirne la presenza viva e vera.

Franca e Vincenzo, osb-cam

Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù disse ai farisei:
«C’era un uomo ricco, che indossava vestiti di porpora e di lino finissimo, e ogni giorno si dava a lauti banchetti. Un povero, di nome Lazzaro, stava alla sua porta, coperto di piaghe, bramoso di sfamarsi con quello che cadeva dalla tavola del ricco; ma erano i cani che venivano a leccare le sue piaghe.
Un giorno il povero morì e fu portato dagli angeli accanto ad Abramo. Morì anche il ricco e fu sepolto. Stando negli inferi fra i tormenti, alzò gli occhi e vide di lontano Abramo, e Lazzaro accanto a lui. Allora gridando disse: “Padre Abramo, abbi pietà di me e manda Lazzaro a intingere nell’acqua la punta del dito e a bagnarmi la lingua, perché soffro terribilmente in questa fiamma”.
Ma Abramo rispose: “Figlio, ricòrdati che, nella vita, tu hai ricevuto i tuoi beni, e Lazzaro i suoi mali; ma ora in questo modo lui è consolato, tu invece sei in mezzo ai tormenti. Per di più, tra noi e voi è stato fissato un grande abisso: coloro che di qui vogliono passare da voi, non possono, né di lì possono giungere fino a noi”.
E quello replicò: “Allora, padre, ti prego di mandare Lazzaro a casa di mio padre, perché ho cinque fratelli. Li ammonisca severamente, perché non vengano anch’essi in questo luogo di tormento”. Ma Abramo rispose: “Hanno Mosè e i Profeti; ascoltino loro”. E lui replicò: “No, padre Abramo, ma se dai morti qualcuno andrà da loro, si convertiranno”. Abramo rispose: “Se non ascoltano Mosè e i Profeti, non saranno persuasi neanche se uno risorgesse dai morti”».

   Parola del Signore

Farsi servo

Siamo chiamati a scegliere da che parte stare. Gesù sceglie i poveri, gli ultimi. Sceglie chi è solo, chi soffre ed è malato. Sceglie di condurre una vita dalla parte degli oppressi.

Gli apostoli che lo seguono non comprendono e chiedono posti di comando, chiedo più potere. Ma Gesù li zittisce e li mostra la via del servizio, la via del dono della vita.

L’amore, unico e grande comandamento, è la strada da seguire per entrare nel regno di Dio; è la grande possibilità che abbiamo per vivere da Risorti. Si tratta di morire a noi stessi (desideri, progetti personali, ambizioni, potere, successo e denaro) e vivere per Cristo, con Cristo e in Cristo nel servire gli altri (cioè chi incontriamo nella vita). Si tratta di abbracciare la “croce” e portarla con noi.

Che fortuna ragazzi? Quale fortuna ti starai chiedendo? La “fortuna” di sapere che vivere servendo gli altri in questo mondo è la stessa cosa che ha fatto Gesù Cristo prima di finire in croce e, quindi, prima di risorge .

Buon cammino ma attento perché il sentiero è quasi tutto in salita.😉

Franca e Vincenzo, osb-cam

Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, mentre saliva a Gerusalemme, Gesù prese in disparte i dodici discepoli e lungo il cammino disse loro: «Ecco, noi saliamo a Gerusalemme e il Figlio dell’uomo sarà consegnato ai capi dei sacerdoti e agli scribi; lo condanneranno a morte e lo consegneranno ai pagani perché venga deriso e flagellato e crocifisso, e il terzo giorno risorgerà».
Allora gli si avvicinò la madre dei figli di Zebedèo con i suoi figli e si prostrò per chiedergli qualcosa. Egli le disse: «Che cosa vuoi?». Gli rispose: «Di’ che questi miei due figli siedano uno alla tua destra e uno alla tua sinistra nel tuo regno». Rispose Gesù: «Voi non sapete quello che chiedete. Potete bere il calice che io sto per bere?». Gli dicono: «Lo possiamo». Ed egli disse loro: «Il mio calice, lo berrete; però sedere alla mia destra e alla mia sinistra non sta a me concederlo: è per coloro per i quali il Padre mio lo ha preparato».
Gli altri dieci, avendo sentito, si sdegnarono con i due fratelli. Ma Gesù li chiamò a sé e disse: «Voi sapete che i governanti delle nazioni dòminano su di esse e i capi le opprimono. Tra voi non sarà così; ma chi vuole diventare grande tra voi, sarà vostro servitore e chi vuole essere il primo tra voi, sarà vostro schiavo. Come il Figlio dell’uomo, che non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti».

   Parola del Signore

L’unico maestro

 Per tanti anni siamo stati scout, per tanti anni abbiamo accompagnato ragazzi e giovani e, per tanti anni abbiamo cantato una canzone dal titolo “L’unico maestro”. È la prima cosa che ci è venuta in mente leggendo il passo del Vangelo di Matteo di oggi. Ed è così che abbiamo deciso di condividerne con voi il testo come riflessione odierna sul vangelo:

Le mie mani, con le tue possono fare meraviglie,
possono stringere, perdonare e costruire cattedrali.
Possono dare da mangiare e far fiorire una preghiera.

Perché tu, solo tu, solo Tu sei il mio Maestro e insegnami
ad amare come hai fatto Tu con me se lo vuoi
io lo grido a tutto il mondo che Tu sei,
l’unico Maestro sei per me.

I miei piedi, con i tuoi, possono fare strade nuove
possono correre, riposare, sentirsi a casa in questo mondo.
Possono mettere radici e passo passo camminare.

Perché tu, solo tu, …

Questi occhi, con i tuoi, potran vedere meraviglie,
potranno piangere, luccicare, guardare oltre ogni frontiera.
Potranno amare più di ieri, se sanno insieme a te sognare.

Perché tu, solo tu, …

Tu sei il corpo, noi le membra, noi siamo un’unica preghiera,
Tu sei il Maestro, noi i testimoni, della parola del Vangelo.
Possiamo vivere felici, in questa chiesa che rinasce.

Franca e Vincenzo, osb-cam

Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù si rivolse alla folla e ai suoi discepoli dicendo:
«Sulla cattedra di Mosè si sono seduti gli scribi e i farisei. Praticate e osservate tutto ciò che vi dicono, ma non agite secondo le loro opere, perché essi dicono e non fanno. Legano infatti fardelli pesanti e difficili da portare e li pongono sulle spalle della gente, ma essi non vogliono muoverli neppure con un dito.
Tutte le loro opere le fanno per essere ammirati dalla gente: allargano i loro filattèri e allungano le frange; si compiacciono dei posti d’onore nei banchetti, dei primi seggi nelle sinagoghe, dei saluti nelle piazze, come anche di essere chiamati “rabbì” dalla gente.
Ma voi non fatevi chiamare “rabbì”, perché uno solo è il vostro Maestro e voi siete tutti fratelli. E non chiamate “padre” nessuno di voi sulla terra, perché uno solo è il Padre vostro, quello celeste. E non fatevi chiamare “guide”, perché uno solo è la vostra Guida, il Cristo.
Chi tra voi è più grande, sarà vostro servo; chi invece si esalterà, sarà umiliato e chi si umilierà sarà esaltato».

   Parola del Signore

Misericordia

Il cuore batte forte mentre la ragione di questo mondo lascia spazio a quella del Regno di Dio. Il cuore tace, quando, invece, si condanna, si giudica l’altro e non si perdona. Tace ancora quando le mani restano chiuse e sono incapaci di donare e di condividere.

Ma torna a battere fortissimo se si perdona perché, in questo modo, si partecipa a ri-creare e a donare vita nuova.

“Misericordia io voglio e non sacrifici”.

Franca e Vincenzo, osb-cam

Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso.
Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati; perdonate e sarete perdonati.
Date e vi sarà dato: una misura buona, pigiata, colma e traboccante vi sarà versata nel grembo, perché con la misura con la quale misurate, sarà misurato a voi in cambio».

   Parola del Signore

Sul monte

Salire sul monte costa fatica ma dalla cima gli occhi raccolgono le meraviglie del creato. Lo stupore pervade il cuore e un fremito di gioia fa vibrare il corpo.

Il monte svela segreti arcani e anche i misteri trovano un senso. Lassù dove la terra tocca il cielo l’invisibile si fa ascoltare e la sua voce penetra dentro il cuore illuminando le stanze buie.

Difficile ritornare in pianura dove il quotidiano chiama. Eppure è proprio qui, tra le semplici strade ordinarie dell’esistenza, che le cose svelate sul monte sosterranno il coraggio per continuare a camminare superando i deserti della vita.

Questa, anche per noi, è l’ora di salire sul monte a contemplare il mistero sapendo di dover ritornare a valle per vivere la vita e raccontare di Lui ad un popolo sempre più incredulo, sempre più fragile ed impaurito.

Franca e Vincenzo, osb-cam

Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni suo fratello e li condusse in disparte, su un alto monte. E fu trasfigurato davanti a loro: il suo volto brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce. Ed ecco apparvero loro Mosè ed Elia, che conversavano con lui.
Prendendo la parola, Pietro disse a Gesù: «Signore, è bello per noi essere qui! Se vuoi, farò qui tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia». Egli stava ancora parlando, quando una nube luminosa li coprì con la sua ombra. Ed ecco una voce dalla nube che diceva: «Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento. Ascoltatelo».
All’udire ciò, i discepoli caddero con la faccia a terra e furono presi da grande timore. Ma Gesù si avvicinò, li toccò e disse: «Alzatevi e non temete». Alzando gli occhi non videro nessuno, se non Gesù solo.
Mentre scendevano dal monte, Gesù ordinò loro: «Non parlate a nessuno di questa visione, prima che il Figlio dell’uomo non sia risorto dai morti».

   Parola del Signore

Bagliori di luce

Bagliori di luce rischiarano il buio;

segni di speranza aprono i cuori;

il nuovo oscura l’antico.

L’odio è vinto;

il nemico è passato;

l’Amore segna il presente.

Il sole e la pioggia sono per tutti;

l’Amore un tatuaggio di vita;

ora, perfetti come il Padre.

Franca e Vincenzo, osb-cam

Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Avete inteso che fu detto: “Amerai il tuo prossimo” e odierai il tuo nemico. Ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano, affinché siate figli del Padre vostro che è nei cieli; egli fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti.
Infatti, se amate quelli che vi amano, quale ricompensa ne avete? Non fanno così anche i pubblicani? E se date il saluto soltanto ai vostri fratelli, che cosa fate di straordinario? Non fanno così anche i pagani?
Voi, dunque, siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste».

   Parola del Signore