Archivi categoria: Parole dal cuore

Preghiera per la Pace

Una preghiera di papa Francesco per la Pace dentro e fuori di noi:

«Signore Dio di pace, ascolta la nostra supplica! Abbiamo provato tante volte e per tanti anni a risolvere i nostri conflitti con le nostre forze e anche con le nostre armi; tanti momenti di ostilità e di oscurità; tanto sangue versato; tante vite spezzate; tante speranze seppellite… Ma i nostri sforzi sono stati vani».

«Ora, Signore, aiutaci Tu! Donaci Tu la pace, insegnaci Tu la pace, guidaci Tu verso la pace. Apri i nostri occhi – esorta papa Francesco – e i nostri cuori e donaci il coraggio di dire: “mai più la guerra!”; “con la guerra tutto è distrutto!”. Infondi in noi il coraggio di compiere gesti concreti per costruire la pace. Signore, Dio di Abramo e dei Profeti, Dio Amore che ci hai creati e ci chiami a vivere da fratelli, donaci la forza per essere ogni giorno artigiani della pace; donaci la capacità di guardare con benevolenza tutti i fratelli che incontriamo sul nostro cammino».

Il vero perdono

Qualche giorno fa abbiamo ricordato e pregato per frere Roger, che per noi è stato “grande” profeta del nostro tempo. Lo abbiamo conosciuto nel 1992 e da allora e fino al suo assassinio avvenuto il 15 agosto 2005 lo abbiamo seguito con passione. Oggi desideriamo condividere un suo pensiero che merita di essere conosciuto e, da chi può e vuole, seguito. Egli parlando del perdono ha scritto “Non si perdona per interesse, per esempio perché l’altro cambi. Sarebbe un calcolo che non ha nulla a che vedere con la gratuità dell’Amore. Perdonare è perfino rinunciare a sapere cosa l’altro se ne farà di quel perdono“.

Frere Roger di Taize

Con gratitudine

Franca e Vincenzo oblati camaldolesi ❤️

L’odore dei prati

Andiamo a dormire e portiamo con noi l’odore dei prati e dei fiori. Se sei attento scoprirai che nascondono segreti antichi e sussurrano pensieri profondi che suscitano nuovi orizzonti. 🌻

Non aver paura di avere coraggio … Questo creato parla un linguaggio universale, una lingua divina e racconta l’infinito mistero che ci avvolge.

Franca e Vincenzo oblati camaldolesi ❤️

Pensando a Piero Angela

Desideriamo ricordarlo con alcune delle sue stesse parole che, in questo tempo, sentiamo davvero tutte nostre.

Franca e Vincenzo oblati camaldolesi ❤️

“Sento che il conto alla rovescia va avanti, ma bisogna solo accettare quella che è la vita. Abbiamo una possibilità su miliardi di nascere, e dobbiamo esser felici di aver vissuto, siamo stati fortunatissimi. E quindi va anche accettato che, ad un certo punto, il biglietto sia scaduto.
Da quando ho compiuto 90 anni mi chiedono che penso della morte.
Penso che la morte sia una grande scocciatura.
È una mancanza di vita. Se ci pensa, noi moriamo ogni notte quando ci addormentiamo. La sofferenza, soprattutto fisica, ma anche psicologica, è la cosa che può turbare. Ognuno di noi si augura una buona morte.
Penso sempre a un detto di Leonardo: così come una buona giornata porta a un buon dormire, così una vita spesa bene porta a un buon morire.”

Piero Angela ❤️

Non avrete mai il nostro odio

Manifesto dell’estate dall’Eremo di famiglia “Aquila e Priscilla”.

Non vi faremo il dono di odiarvi.

Tertulliano testimonia che i primi cristiani prendevano le parole di Gesù così sul serio che i pagani esclamavano, ammirati:

“Guardate come si amano!” (Apolog. 39)

Un racconto sconvolgente, scritto più di duemila anni fa, illustra quello che rendeva i cristiani un popolo capace di cambiare il mondo mediante il cambiamento del cuore.

“I cristiani non si differenziano dagli altri uomini né per territorio, né per il modo di parlare, né per la foggia dei loro vestiti. Infatti non abitano in città particolari, non usano qualche strano linguaggio, e non adottano uno speciale modo di vivere. Questa dottrina che essi seguono non l’hanno inventata loro in seguito a riflessione e ricerca di uomini che amavano le novità, né essi si appoggiano, come certuni, su un sistema filosofico umano. Risiedono poi in città sia greche che barbare, così come capita, e pur seguendo nel modo di vestirsi, nel modo di mangiare e nel resto della vita i costumi del luogo, si propongono una forma di vita meravigliosa e, come tutti hanno ammesso, incredibile. Abitano ognuno nella propria patria, ma come fossero stranieri; rispettano e adempiono tutti i doveri dei cittadini, e si sobbarcano tutti gli oneri come fossero stranieri; ogni regione straniera è la loro patria, eppure ogni patria per essi è terra straniera. Come tutti gli altri uomini si sposano ed hanno figli, ma non ripudiano i loro bambini. Hanno in comune la mensa, ma non il letto. Vivono nella carne, ma non secondo la carne. Vivono sulla terra, ma hanno la loro cittadinanza in cielo. Osservano le leggi stabilite ma, con il loro modo di vivere, sono al di sopra delle leggi. Amano tutti, e da tutti vengono perseguitati. Anche se non sono conosciuti, vengono condannati; sono condannati a morte, e da essa vengono vivificati. Sono poveri e rendono ricchi molti; sono sprovvisti di tutto, e trovano abbondanza in tutto. Vengono disprezzati e nei disprezzi trovano la loro gloria; sono colpiti nella fama e intanto viene resa testimonianza alla loro giustizia. Sono ingiuriati, e benedicono; sono trattati in modo oltraggioso, e ricambiano con l’onore. Quando fanno dei bene vengono puniti come fossero malfattori; mentre sono puniti gioiscono come se si donasse loro la vita. I Giudei muovono a loro guerra come a gente straniera, e i pagani li perseguitano; ma coloro che li odiano non sanno dire la causa del loro odio. Insomma, per parlar chiaro, i cristiani rappresentano nel mondo ciò che l’anima è nel corpo. L’anima si trova in ogni membro del corpo; ed anche i cristiani sono sparpagliati nelle città del mondo. L’anima poi dimora nel corpo, ma non proviene da esso; ed anche i cristiani abitano in questo mondo, ma non sono del mondo. L’anima invisibile è racchiusa in un corpo che si vede; anche i cristiani li vediamo abitare nel mondo, ma la loro pietà è invisibile. La carne, anche se non ha ricevuto alcuna ingiuria, si accanisce con odio e fa’ la guerra all’anima, perché questa non le permette di godere dei piaceri sensuali; allo stesso modo anche il mondo odia i cristiani pur non avendo ricevuto nessuna ingiuria, per il solo motivo che questi sono contrari ai piaceri. L’anima ama la carne, che però la odia, e le membra; e così pure i cristiani amano chi li odia. L’anima è rinchiusa nel corpo, ma essa sostiene il corpo; anche i cristiani sono detenuti nel mondo come in una prigione, ma sono loro a sostenere il mondo. L’anima immortale risiede in un corpo mortale; anche i cristiani sono come dei pellegrini che viaggiano tra cose corruttibili, ma attendono l’incorruttibilità celeste. L’anima, maltrattata nelle bevande e nei cibi, diventa migliore; anche i cristiani, sottoposti ai supplizi, aumentano di numero ogni giorno più. Dio li ha posti in un luogo tanto elevato, che non e loro permesso di abbandonarlo” (Lettera a Diogneto, paragrafi V e VI).

Non illudiamoci pensando che la violenza sarà la risposta cristiana al male che minaccia, ha minacciato e minaccerà noi personalmente o il mondo intero. Seguire la logica e la mentalità della violenza rappresenterebbe la nostra vera sconfitta.

Amate i vostri nemici. Fate del bene a chi vi odia. Pregate per chi vi maltratta e vi perseguita.

Non abbiamo più tempo da concedervi abbiamo cose più importanti da fare: Amare!!!

Franca e Vincenzo, oblati camaldolesi,

Il coraggio dell’equilibrio

Abbiamo bisogno del “coraggio di essere equilibrati”, di restare a mediare gli opposti, di non replicare agli urlatori di mestieri, ai venditori di sogni a buon mercato. Abbiamo bisogno di ridare valore a soluzioni che mettono al centro lo spirito del vero bene comune. Occorre lasciare andare chi non ci sta e recuperare l’equilibrio e le forze sane e vitali della nostra Italia. Occorre serietà, semplicità, essenzialità e coraggio. Non è questione di vecchi o giovani ma solo e semplicemente di cuori che sanno vedere e hanno il coraggio di dire le cose con verità e poi ognuno faccia ciò che crede. Via i Papete, le donne della provvidenza, le statue di cera, gli urlatori della piazza … tutti mistificatori … Ridiamo “cuore agli occhi” e ridiamo “forza al SERVIZIO” per il bene comune che non mette se stesso al primo posto. Non ci sono donne o uomini della provvidenza ma persone che collaborando con idee semplici e umili si mettono a servizio restando con i piedi per terra. Tutto questo non solo al governo del paese, ma in ogni ambito della vita sociale e culturale. Ce n’è bisogno anche nella nostra Amata Chiesa che è “santa e peccatrice”.
Ce la faremo!
Si, ce la faremo perché il tempo degli opposti, degli urlatori e dei ciarlatani e finita. Hanno fallito.
Per salvarsi occorre il “coraggio dell’equilibrio”.
Costa ma aiuta la vita!

Senza di Te ovunque è notte

Questa sera vi invitiamo a pregare lo Spirito Santo con queste parole …

Spirito Santo,
Amore,
fuoco ardente,
che crei e sempre ricrei la Chiesa,
che formi i Santi
che trasfiguri i martiri,
che invadi i vergini,
vieni!
Tu che sei l’ estasi del Padre,
Tu che porti l’Eterno nei cuori,
Tu che abiti le profondità di ciascuno,
e tutti conduci all’unità.
Tu che sei l’anima della Chiesa,
fuoco che brucia,
potenza d’Amore,
luce che abbaglia,
vieni!
Senza di Te ovunque è notte,
nei cuori, nel mondo.
Senza di Te il mondo agonizza.
Vieni!
E noi, Chiesa,
avvinghiati a Te,
possiamo essere nel mondo
sale, luce e vita,
che anticipa l’Eterno.
Noi, in Te immersi,
o luce divina,
perché il mondo creda.
( Sorella Elisabetta)

In attesa del fuoco nuovo

Siamo in attesa del fuoco nuovo che riscalda e squarcia il buio della notte. Da questo fuoco verrà acceso il cero pasquale simbolo del Cristo Risorto. È il segno della vita nuova in Cristo che, strappando i peccatori dalle tenebre, li fa entrare con i santi nel regno della luce. Sul Cero sono incise la croce, le lettere dell’alfabeto greco Alfa e Omega, che stanno a significare che Gesù è il principio e la fine di ogni cosa, e l’indicazione dell’anno. Durante il rito dell’accensione, il presbiteroconficca cinque grani d’incenso alle quattro estremità e al centro della croce, a simboleggiare le cinque piaghe gloriose di Cristo (le mani, i piedi e il costato). Quindi il diacono, portando il cero pasquale, apre la processione verso l’aula liturgica, che era rimasta vuota e al buio: sulla porta intona per la prima volta Lumen Christi (la luce di Cristo), e il popolo risponde Deo Gratias(rendiamo grazie a Dio). Mentre i fedeli lo seguono, giunto al centro della navata il diacono intona di nuovo Lumen Christi e tutti i presenti accendono la loro candela: la luce di Cristo si espande sempre di più e illumina ogni fedele; arrivati al presbiterio l’acclamazione viene ripetuta mentre si accendono tutte le luci della chiesa. Il cero viene messo sul grande candelabro e incensato e,mentre tutti volgono lo sguardo verso il cero, il diacono canta le meraviglie di questa notte di salvezza e di questa Pasqua di risurrezione. Ed ecco la preghiera che sarà proclamata davanti al fuoco nuovo. O Padre, che per mezzo del tuo Figlio ci hai comunicato la fiamma viva della tua gloria, benedici questo fuoco nuovo, fa che le feste pasquali accendano in noi il desiderio del cielo, e ci guidino, rinnovati nello spirito, alla festa dello splendore eterno.