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Come lampada che arde e risplende

Ogni persona che ci vuole bene anche solo per un piccolo tratto di vita è il segno dell’Amore di Dio. A volte incontriamo persone speciali che ci sostengono, si interessano di noi, ci aiutano in qualche modo. Ebbene queste persone sono proprio frammenti di luce che rischiara il buio e lampade che ardono e risplendono. Peccato che a volte nemmeno ce ne accorgiamo e, peggio ancora, le snobbiamo.

Nel Vangelo di oggi, Gesù rende onore a Giovanni Battista e dice di lui: “Egli era la lampada che arde e risplende, e voi solo per un momento avete voluto rallegrarvi alla sua luce”.

Che bello sarebbe questo mondo e questa vita se anche noi riuscissimo ad essere un po’ come il Battista che ha speso la vita per preparare la via del Signore … che bello! Certamente possiamo farlo ma, ci chiediamo, vogliamo farlo? Siamo testimoni della Luce? Portiamo un po’ di Verità? Oppure viviamo ingannando gli altri e noi stessi?

Franca e Vincenzo oblati camaldolesi ❤️

Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 5,33-36

In quel tempo, Gesù disse ai Giudei:
«Voi avete inviato dei messaggeri a Giovanni ed egli ha dato testimonianza alla verità. Io non ricevo testimonianza da un uomo; ma vi dico queste cose perché siate salvati. Egli era la lampada che arde e risplende, e voi solo per un momento avete voluto rallegrarvi alla sua luce.
Io però ho una testimonianza superiore a quella di Giovanni: le opere che il Padre mi ha dato da compiere, quelle stesse opere che io sto facendo, testimoniano di me che il Padre mi ha mandato».

Parola del Signore.

In mezzo a voi

È come passare dal buio alla luce, come aprire gli occhi e scoprire cose meravigliose, come accorgersi di abitare in un mondo splendido. Vedere il regno di Dio ha proprio questo effetto. Si tratta di farsi illuminare dal bello, meravigliarsi e notare lo splendore nel quale siamo immersi. Purtroppo solo pochi riescono a farsi rapire da questo stupore ed è così che la tristezza, l’inganno, la falsità si impadronisce dei nostri giorni. Il regno di Dio, invece, è entrare, finalmente nella vera dimensione della vita dove i problemi sono risorse, le difficoltà occasioni per vivere l’Amore di Dio, gli ostacoli opportunità per instaurare buone relazioni.

Oggi guardiamo l’alba che vince il buio e fa spegnere le luci artificiali e seguiamo il suo esempio mettendo in campo almeno qualche azione, qualche comportamento, qualche parola capace di essere luce per l’altro che incontriamo e così scopriremo anche noi il segreto del regno di Dio dove il bene e l’aiuto fraterno sono i tesori della vita nascosti in preziosi scrigni che attendono di essere scoperti e condivisi. Questo è il vero e unico segno del regno di Dio dove l’Amore vince e vince sempre ❤️.

Franca e Vincenzo oblati camaldolesi ❤️

Dal Vangelo secondo Luca
Lc 17,20-25
 
In quel tempo, i farisei domandarono a Gesù: «Quando verrà il regno di Dio?». Egli rispose loro: «Il regno di Dio non viene in modo da attirare l’attenzione, e nessuno dirà: “Eccolo qui”, oppure: “Eccolo là”. Perché, ecco, il regno di Dio è in mezzo a voi!».
Disse poi ai discepoli: «Verranno giorni in cui desidererete vedere anche uno solo dei giorni del Figlio dell’uomo, ma non lo vedrete.
Vi diranno: “Eccolo là”, oppure: “Eccolo qui”; non andateci, non seguiteli. Perché come la folgore, guizzando, brilla da un capo all’altro del cielo, così sarà il Figlio dell’uomo nel suo giorno. Ma prima è necessario che egli soffra molto e venga rifiutato da questa generazione».

Parola del Signore.

Invita i poveri e sarai beato

Fare del bene senza aspettarsi di essere ricambiati e senza nessun altro fine: questa è Carità=Amore. Gli altri pensino ciò che vogliono. A chi fa il bene in questo mondo e in questo modo non occorre altro e avrà sempre Gesù nel cuore. Se oltraggiato, giudicato o deriso sarà sempre felice perché porta con sé e in sé l’Amore più grande: quello di un Padre che non abbandona nessuno dei suoi figli e aspetta e accoglie tutti sempre e senza condizioni.

Franca e Vincenzo oblati camaldolesi ❤️

Dal Vangelo secondo Luca
Lc 14,12-14
 
In quel tempo, Gesù disse poi al capo dei farisei che l’aveva invitato:
«Quando offri un pranzo o una cena, non invitare i tuoi amici né i tuoi fratelli né i tuoi parenti né i ricchi vicini, perché a loro volta non ti invitino anch’essi e tu abbia il contraccambio.
Al contrario, quando offri un banchetto, invita poveri, storpi, zoppi, ciechi; e sarai beato perché non hanno da ricambiarti. Riceverai infatti la tua ricompensa alla risurrezione dei giusti».

Parola del Signore.

Il granello crebbe e divenne albero

Il cristiano deve desiderare di essere un granello di senape.

Franca e Vincenzo oblati camaldolesi

Dal Vangelo secondo Luca
Lc 13,18-21
 
In quel tempo, diceva Gesù: «A che cosa è simile il regno di Dio, e a che cosa lo posso paragonare? È simile a un granello di senape, che un uomo prese e gettò nel suo giardino; crebbe, divenne un albero e gli uccelli del cielo vennero a fare il nido fra i suoi rami».
E disse ancora: «A che cosa posso paragonare il regno di Dio? È simile al lievito, che una donna prese e mescolò in tre misure di farina, finché non fu tutta lievitata».

Parola del Signore.

E’ la fede che salva!

La salvezza spirituale della nostra vita viene dalla nostra Fede. Avere fede significa fidarsi di Dio e affidarsi a Dio, significa avere fiducia che Dio interverrà nella nostra vita per indicarci la via per la nostra salvezza spirituale. Avere fede, infatti, ci permette di costruire una vita su basi solide, sulla roccia che è Cristo e, quindi, qualsiasi cosa ci accade nel quotidiano abbiamo sempre il Signore al nostro fianco che gioisce con noi e soffre con noi. La salvezza, pertanto, non dipende dal possesso dei beni ma dal nostro fidarci e affidarci ad un Dio che Ama.

Franca e Vincenzo oblati camaldolesi ❤️

Dal Vangelo secondo Luca
Lc 17,11-19
 
Lungo il cammino verso Gerusalemme, Gesù attraversava la Samarìa e la Galilea.
Entrando in un villaggio, gli vennero incontro dieci lebbrosi, che si fermarono a distanza e dissero ad alta voce: «Gesù, maestro, abbi pietà di noi!». Appena li vide, Gesù disse loro: «Andate a presentarvi ai sacerdoti». E mentre essi andavano, furono purificati.
Uno di loro, vedendosi guarito, tornò indietro lodando Dio a gran voce, e si prostrò davanti a Gesù, ai suoi piedi, per ringraziarlo. Era un Samaritano.
Ma Gesù osservò: «Non ne sono stati purificati dieci? E gli altri nove dove sono? Non si è trovato nessuno che tornasse indietro a rendere gloria a Dio, all’infuori di questo straniero?». E gli disse: «Àlzati e va’; la tua fede ti ha salvato!».

Parola del Signore.

Ti seguirò

Seguire Gesù significa camminare insieme ad una persona di cui ci si può fidare. Gesù non tradisce, non inganna e si prende cura dell’uomo. Egli, però, è molto esigente e chiede fedeltà, sincerità e fiducia. Gesù guarda il cuore e non è mai indifferente. Offre certezze ma chiede di lasciare tutto per mettere lui al primo posto. Accogliere l’invito di Gesù e seguirlo è una scelta importante per la vita, una scelta di libertà e di liberazione da tutte le possibili schiavitù di questo mondo. Con Lui l’unica cosa che conta è Amare e Amare pienamente e totalmente. Spetta a noi scegliere Lui e seguirlo oppure restare impigliati nei vortici di un mondo che ci vuole dipendenti dalle trappole di desideri mondani.

Franca e Vincenzo oblati camaldolesi

Dal Vangelo secondo Luca
Lc 9,57-62
 
In quel tempo, mentre camminavano per la strada, un tale disse a Gesù: «Ti seguirò dovunque tu vada». E Gesù gli rispose: «Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell’uomo non ha dove posare il capo».
A un altro disse: «Seguimi». E costui rispose: «Signore, permettimi di andare prima a seppellire mio padre». Gli replicò: «Lascia che i morti seppelliscano i loro morti; tu invece va’ e annuncia il regno di Dio».
Un altro disse: «Ti seguirò, Signore; prima però lascia che io mi congedi da quelli di casa mia». Ma Gesù gli rispose: «Nessuno che mette mano all’aratro e poi si volge indietro è adatto per il regno di Dio».

Parola del Signore.

Mettersi in cammino

Gesù è sempre in cammino. Spinge i suoi passi da un villaggio all’altro ma la sua meta finale è Gerusalemme, il luogo nel quale sarà “elevato in alto”. Il destino di Gesù è segnato. A Gerusalemme lo attende la croce ed egli non la rifiuta. Anzi, quando i discepoli entrano in un villaggio di Samaritani e questi non vollero riceverlo “perché era chiaramente in cammino verso Gerusalemme” e i discepoli avrebbero voluto reagire, Gesù li rimprovera. Gesù ha ben chiaro il suo destino che si compirà a Gerusalemme e non si tira indietro. Sa bene cosa lo attende ma non vuole sfuggire a questa realtà come, probabilmente avrebbe fatto un codardo. Mettersi in cammino e camminare è chiaramente la sua scelta consapevole ed è un esempio per noi tutti chiamati a vivere la nostra realtà così com’è senza volerla cambiare per forza. Come Gesù dobbiamo cercare di essere testimoni, testimoni credibili pronti a vivere anche il dolore e la sofferenza… Siamo discepoli del Maestro e il Maestro si prende cura di tutti i suoi discepoli, anche di noi che siamo piccoli e sconosciuti, fragili figli di un Dio che è Amore.

Franca e Vincenzo oblati camaldolesi ❤️

Dal Vangelo secondo Luca
Lc 9,51-56
 
Mentre stavano compiendosi i giorni in cui sarebbe stato elevato in alto, Gesù prese la ferma decisione di mettersi in cammino verso Gerusalemme e mandò messaggeri davanti a sé.
Questi si incamminarono ed entrarono in un villaggio di Samaritani per preparargli l’ingresso. Ma essi non vollero riceverlo, perché era chiaramente in cammino verso Gerusalemme.
Quando videro ciò, i discepoli Giacomo e Giovanni dissero: «Signore, vuoi che diciamo che scenda un fuoco dal cielo e li consumi?». Si voltò e li rimproverò. E si misero in cammino verso un altro villaggio.

Parola del Signore.

Consegnato nelle mani degli uomini

Spesso la vita è molto più complicata di quello che sembra. Tante difficoltà, purtroppo, nascono dentro il quotidiano e, in particolare, nelle relazioni umane. Una delle sfide più difficili, infatti, è riuscire a relazionarsi con gli altri. Dentro le relazioni con gli altri emergono spesso atteggiamenti che prendono origine da pregiudizi, da invidie, egoismi, dicerie, ecc. Quando questo accade si entra in un vortice di negatività che non solo spaventa, non solo fa male ma può addirittura portare la persona consegnata nelle mani del “popolo” a vivere il dolore e la sofferenza. Oggi, Gesù, ci lancia, tra le righe, una forte provocazione invitandoci a ripensare le relazioni, ad evitare i pregiudizi, a chiedere e dare fiducia. Ci chiede di costruire buone relazioni e cercare sempre il bene in ogni situazione. Ci chiede di essere persone che accolgono e di comprendere anche i bisogni dell’altro. Solo in questo modo potremo tentare di cambiare questo mondo e convertire alla Legge dell’Amore tutti coloro che continuano a perseguire, opprimere e/o condannare il prossimo. Il nostro compito non è mettere l’altro in croce ma è schiodare l’uomo dalla croce ridando speranza ad ogni fratello.

Franca e Vincenzo oblati camaldolesi ❤️

Dal Vangelo secondo Luca
Lc 9,43b-45

In quel giorno, mentre tutti erano ammirati di tutte le cose che faceva, Gesù disse ai suoi discepoli: «Mettetevi bene in mente queste parole: il Figlio dell’uomo sta per essere consegnato nelle mani degli uomini».
Essi però non capivano queste parole: restavano per loro così misteriose che non ne coglievano il senso, e avevano timore di interrogarlo su questo argomento.

Parola del Signore.

È l’ora del “Silenzio”

” SILENZIO ” di Madre Annamaria Canopi.

Il silenzio diventa forza per portare la prova.
Il lamentarsi, il discutere, il parlare delle difficoltà
fa invece diminuire le forze.
Di fronte alle prove personali, prima di ribellarsi,
prima di ragionare sulla situazione,
bisogna mettersi in silenzio, attendere umilmente
che Dio ci manifesti il suo disegno,
credendo di essere sempre e ancor più nelle sue mani.

Spesso anche quando non parliamo,
quanto frastuono c’è in noi!
Ci conceda il Signore di portare in silenzio
il peso, la molestia della giornata, riposando in lui,
nella certezza che egli ha cura di noi.

Comprenderete che nel vivere cercando il Signore nella calma, nel silenzio, nel raccoglimento,
nella profonda attenzione a lui, nella fiducia
sta la vostra forza,
non nell’agitarvi…
Il Signore non è nel turbamento.

E’ il tempo del silenzio,
della povertà, dell’assenza, dell’umiltà, dell’attesa.
E lo scopo di questa solitudine silenziosa
è l’ascolto del Signore
che parla di nuovo al cuore della sua Sposa:
la Chiesa, l’anima nostra.

Tu starai quieta,
e io pure starò solo, in attesa
— dice il Signore —.
Tu starai calma, sola, vicino a me, in silenzio,
e io pure in silenzio, solo, vicino a te.
E’ la vigilia.
Poi sarà l’unione, l’alleanza.
E dal silenzio fiorirà la gioia della festa.

E’ una chiamata forte, irresistibile,
a compiere la volontà di Dio.
Far tacere la propria volontà
e aderire silenziosamente a Dio:
questa è la comunione con il Signore
che ci fa essere un solo spirito con lui.

Deve tacere tutto il mondo che è in noi:
mondo di confusione, di vanità,
di ansietà, di miseria.
Portiamo questo nostro mondo al cospetto di Dio,
e mettiamolo in silenzio, perché giunga all’adorazione.

Un silenzio che è umiltà,
che è accettazione del mistero,
accettazione di non capire,
ma di credere che ogni evento della storia
è guidato da Dio
e porta avanti il cammino di salvezza per tutti.

Questo silenzio alla presenza del Signore
in pratica diventa saper tacere con umiltà vera
davanti ai nostri fratelli.
E un silenzio che deve porre un freno
ai propri impulsi, alle proprie idee,
all’amore di sé, all’orgoglio, alla presunzione.
Un silenzio che si vive col non essere ribelli, diffidenti,
col non mormorare, non giudicare,
non difendersi, non darsi ragione,
ma riconoscersi poveri e attendere la salvezza
da un Dio che si è fatto Povero. Quando l’io parla, Dio tace;
perché quando l’ io parla
non sa più ascoltare,
ma si mette in dialogo con il maligno,
e si lascia pervertire l’orecchio dalle sue menzogne.
Non inganniamoci con falsi silenzi:
il silenzio vero è, prima di tutto,
quello che fa tacere noi stessi.
Se non facciamo tacere l’ io, possiamo andare
anche nel deserto più deserto,
ma è un’illusione:
ci rimane l’ostacolo maggiore, quello che ci separa da Dio,

Nei nostri rapporti interpersonali
quante volte salta fuori

questo terribile personaggio — l’ io—
che si mette in conflitto con gli altri,
e fa tanto chiasso da stordirci,
da non renderci più capaci
di essere presenti al Signore,
di intendere la sua voce,
di gustare le cose dell’alto, di sperimentare il mistero di Cristo
che è mistero di umiltà, di silenzio, di povertà,
di abnegazione.

Lo sguardo del Signore si posa sugli umili:
è uno sguardo che mette a nudo
tutto il bene e tutto il male che c’e nell’uomo.
Davanti alla realtà del male che è in noi e negli altri,
che cosa possiamo fare,
se non uscire da noi stessi, entrare nel suo santo tempio
in silenzio, con umiltà,
e spalancare il nostro sguardo su di lui, il Santo?
Soltanto se ci trova prostrati, umili, in silenzio di compunzione
egli ci avvolge con il suo sguardo di compassione
e ci solleva.
Il Signore ci renda capaci
di un servizio che non si proclama, non si esalta,
non si ri-dice, non si racconta, non si fa pagare.
Un servizio che diventa sempre più
conosciuto solo da Dio,
e che, giunta la sera,
lascia sempre nell’animo la sofferta, sincera convinzione
di essere stati servi inutili.

Ti cercavamo

Dicono che il più grande successo di un padre e di una madre è diventare inutili . … Vero.

E poi, altri aggiungono … che il più grande successo dei figli sarà prendersi cura dei genitori e dei loro bisogni. Verissimo.

Gratuitamente avete ricevuto e gratuitamente date.

Franca e Vincenzo oblati camaldolesi ❤️

Dal Vangelo secondo Luca
Lc 2,41-51

I genitori di Gesù si recavano ogni anno a Gerusalemme per la festa di Pasqua. Quando egli ebbe dodici anni, vi salirono secondo la consuetudine della festa. Ma, trascorsi i giorni, mentre riprendevano la via del ritorno, il fanciullo Gesù rimase a Gerusalemme, senza che i genitori se ne accorgessero. Credendo che egli fosse nella comitiva, fecero una giornata di viaggio, e poi si misero a cercarlo tra i parenti e i conoscenti; non avendolo trovato, tornarono in cerca di lui a Gerusalemme.
Dopo tre giorni lo trovarono nel tempio, seduto in mezzo ai maestri, mentre li ascoltava e li interrogava. E tutti quelli che l’udivano erano pieni di stupore per la sua intelligenza e le sue risposte.
Al vederlo restarono stupiti, e sua madre gli disse: «Figlio, perché ci hai fatto questo? Ecco, tuo padre e io, angosciati, ti cercavamo».  Ed egli rispose loro: «Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?». Ma essi non compresero ciò che aveva detto loro.
Scese dunque con loro e venne a Nàzaret e stava loro sottomesso. Sua madre custodiva tutte queste cose nel suo cuore.

Parola del Signore.