Racconti del caminetto

Il centro del nostro eremo è il camino. Da trentanni, infatti, per riscaldarci ci affidiamo al tepore della sua fiamma. Ed è così che in attesa del prossimo inverso abbiamo gia preparato la legna. Quest’anno ce l’ha portata Carmine con il suo trattore. L’altro ieri ha scaricato nel cortile ben trenta quintali di legna di quercia che abbiamo già accatastato al suo posto.

Certo, con questo caldo, l’idea di accendere il camino non ci sfiora ma, come sempre, ci prepariamo ad affrontare il freddo e non solo.
Per noi due, infatti, vedere ardere la legna nel caminetto è fonte di grande ispirazione. Quella fiamma viva che svolazza e sale su, come se stesse portando in alto le attese e le visioni di due sognatori incalliti, è compagna delle serate d’inverno da soli o con gli amici. Quella fiamma che anima, incoraggia e sostiene la vita serale è anche un simbolo che ci lega al mondo contadino. Un mondo fatto di lavoro, sudore e cibi genuini nel quale tutto era semplice ed essenziale.
Tra qualche settimana torneremo a rivivere quelle antiche atmosfere e i nostri cuori potranno, ancora una volta, giocare con la memoria per costruire un domani vero, autentico e sobrio.

Di certo, come spesso è accaduto, sarà proprio accanto al camino che prenderanno forma pensieri e parole e nasceranno piccole storie, racconti e fiabe capaci di accompagnare le nostre vite e quella degli ” Amici” che condividono gioie e speranze.

Ed ora, nell’attesa del freddo, godiamoci questi ultimi scampoli di sole.

Franca e Vincenzo osb-cam

PS Carissimo è proprio in questo angolo così particolare dell’eremo che le parole nata dall’ascolto della Parola fanno viaggiare il pensiero che, qui, si fa più capace di immaginare strade sempre nuove e difficili da percorrere. Non sai cosa perdi della vita se non eserciti l’immaginazione che è uno dono, davvero speciale che Dio ha concesso a tutti i suoi figli. Un Dio (ma questo è un piccolo segreto) che vediamo nascosto proprio in quella fiamma viva che disegna mille forme ognuna delle quali ispira un pensiero ed evoca fatti e persone. Nel camino, per noi, c’è davvero vita e la legna che brucia assomiglia tanto a quelle passioni che accompagnano il nostro cammino sulla terra e ne fanno un capolavoro.

Il camino è, perciò, segno di vita e luogo che accompagna la rivelazione. Luogo nel quale la Parola arde (come nel roveto). Ancora un dettaglio: se ti siedi accanto al camino e resti in silenzio puoi davvero ascoltare la Sua voce che ti guida e ti suggerisce strade, pensieri e parole. Se credi questo lo “vedrai” e non potrai più rinunciare a questi dialoghi quotidiani.

Zia Mariuccia e le castagne della Rocca

In un bosco di castagno che avvolge un vulcano dormiente trovi un antico borgo dove c’è una strana scuola con una sola “maestra” di nome zia Mariuccia.

Zia Mariuccia ha un vestito nero, uno scialle di pizzo bianco, il fazzoletto nero in testa e tanta, ma tanta voglia di raccontare il suo “amore” per la sua terra e più ancora per la castagna.
Se vuoi vederla, parlarci e ascoltare le sue “lezioni d’amore” per la castagna la trovi a Roccamonfina una cittadina da fiaba che sorge in mezzo ad un bosco di castagno.
Minuta nel fisico, zia Mariuccia, ti accoglie nella sua scuola con fare gentile e simpatico. Ti mette a tuo agio e poi ti scruta con curiosità. Ha uno stile accattivante, una mimica attraente e le sue parole catturano anche i distratti (come Vincenzo) che dopo qualche incertezza ne resta ammaliato.
Zia Mariuccia, al secolo Anna Izzo, poeta, giornalista,  ma anche appassionata innamorata della sua terra e ancora di più della castagna attira gli “studenti” adulti o bambini che siano per trasmettere l’amore per la castagna.
Con ironia ma anche con grande maestria e competenza ne illustra le varietà, la bontà, le caratteristiche e cosi facendo la mette al centro di storie e leggende.
La castagna è per davvero la sua passione più intensa e più coinvolgente e finisce per farla amare a chiunque ha la gioia di ascoltare le sue lezioni d’amore.
Grande zia Mariuccia. Da oggi in poi ogni volta che ci metteremo a sedere sul terrazzo dell’eremo e guarderemo la montagna di Roccamonfina Zia Mariuccia riemergera’ dalla memoria come un fiore profumato per ricordarci di lei e ritroveremo il desiderio di accoglierla qui, magari in una serata d’inverno, mentre nel caminetto dell’eremo  il ciocco di legno, con la sua brace, ci aiuterà a preparare le caldarroste da gustare con un bicchiere di vino.
È stato bello averti incontrato Zia Mariuccia e ti aspettiamo davvero all’eremo di famiglia insieme agli amici per vivere una bella serata di fraternità.

Franca e Vincenzo osb-cam

Ma perché abbiamo raccontato questa storia apparentemente semplice e banale? Perché dietro vi è l’amore per la terra, la passione per la vita, il desiderio della semplicità … perché dietro il fare di Zia Mariuccia vi è tutto “quel mondo” che questo tempo sembrerebbe voler dimenticare e la cui memoria, invece, è necessaria ed indispensabile per continuare ad essere donne e uomini liberi e appassionati amanti del creato. Un creato che siamo stati chiamati a custodite e che, di fatto, stiamo distruggendo. Zia Mariuccia con questa sua splendida iniziativa tenta di compiere una grande, forte e potente  azione di contrasto alle multinazionali e ai potenti che stanno provando a omologare la vita sulla terra sulla base della loro convenienza e cioè di un unico governo mondiale. Ma finché ci saranno delle zie Mariuccia non vinceranno. Grazie di esserci Zia Mariuccia.

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Ed eccoci con alcuni Amici dell’eremo insieme a Zia Mariuccia

 

Negare l’acqua e’ come negare il diritto alla vita

Il disegno è chiaro. Solo i ciechi non riescono a vederlo.

Stiamo vivendo un periodo davvero buio. I diritti conquistati in anni e anni di lotta stanno venendo meno. Ma questo “attacco” delle multinazionali all’acqua  è davvero  senza precedenti.

Franca e Vincenzo osb-cam

 

” …  l’accesso all’acqua pubblica e sicura è un diritto umano essenziale, fondamentale e universale, perché determina la sopravvivenza delle persone, e per questo è condizione per l’esercizio degli altri diritti umani. Questo mondo ha un grave debito sociale verso i poveri che non  hanno accesso all’acqua potabile, perché ciò significa negare ad essi il diritto alla vita radicato nella loro ineludubile dignità “.

Papa Francesco

Vedi questo piccolo video in cui Papa Francesco parla dell’acqua come bene comune.

Papa Francesco: “L’acqua è un bene comune”. 

 

Tutti invitati

Tutti invitati alla festa.

Gesù vuole tutti salvi.
Nel Regno c’è posto per tutti.
Ogni momento ci chiama e
non si arrende neanche di fronte ai nostri no,
non si stanca di chiamarci
e ci vuole tutti presenti alla festa.

Indossiamo l’abito nuovo e andiamo!!!

Franca e Vincenzo osb-cam

Dal Vangelo secondo Matteo –

XXVIII Domenica del Tempo Ordinario

“… andate ora ai crocicchi delle strade e tutti quelli che troverete, chiamateli alle nozze”.

La paura impedisce la vita

“Fai quello che hai paura di fare”.

Semi di speranza.
Il cuore dell’uomo custodisce semi di speranza capaci di far germogliare i fiori più belli che possiamo immaginare. Questi piccoli semi, a volte invisibili, se curati saranno capaci di dare colore al mondo che ci circonda donando a chi ci sta intorno gioia e serenità.
Ma per essere luce occorre il coraggio di sperare, di abbandonare l’egoismo, di essere traghettatori di umanità, dispensatori di parole buone, … questo stile fa bene a noi e fa bene all’altro,
Tutti sappiamo bene cosa fare e come fare per seminare gioia e se abbiamo fatto qualcosa che non dovevamo basterà avere il coraggio di tornare sui nostri passi e riabbracciare il prossimo. Non è mai troppo tardi.
Se avrai questo coraggio, questo mondo, questo intrigato mondo, ricomincerà ad essere un giardino splendido dove la fraternità sarà di nuovo, per davvero, lo stile di vita più praticato e la terra tornerà ad essere quella che Dio ha immaginato quando l’ha creata.
Coraggio allora, inizia fin da subito ad innaffiare i semi del bene che porti nel cuore, metti da parte l’orgoglio, chiama quella persona che sai, chiamala e dille ciò che sai bene devi dirle e poi abbracciala forte. Solo cosi ricomincerai a vivere. Non aver paura di avere coraggio. Ascolta il tuo cuore e anche la tua vita sarà più bella.

Franca e Vincenzo osb-cam

Beati coloro che ascoltano la parola di Dio
e la osservano. (Lc 11,28)

Sognatori di speranza

Dall’altra parte del mondo in un paese (Bangladesh) che ha per simbolo la tigre del Bengala vive da alcuni decenni Padre Adolfo Limperio originario della nostra diocesi. Padre Adolfo che ha superato gli 80 anni è andato in missione spinto da un sogno e in tutti questi lunghi anni ha sempre sperato e sognato la vittoria del bene. Ed è così che questa mattina abbiamo pensato di condividere con voi (che siete sempre più numerosi a seguirci) la sua ultima lettera agli amici. A girarcela, come sempre, è Bruno Guizzi nostro carissimo amico. Anche in questa lettera padre Adolfo ci racconta, con tanti flash, scene di vita quotidiana, tanti piccoli segni di gioia e di speranza e alcune tristezze. Tutto ordinario, tutto semplice, tutto piccolo … la vita è davvero un grande mistero piena di sorprese e di sogni di speranza. Vivere è allora sognare speranze credendo che presto saranno realtà e quando questo accadrà, perché non può non accadere, sognare ancora spingendo i nostri passi sempre oltre ogni sogno. Se puoi immaginarlo può accadere. Vai allora, sogna.

Franca e Vincenzo osb-cam

 

Speranza –  12 Ottobre 2017

Miei carissimi amici,

Oggi sono giu’ di corda per diversi motivi,  ma risuona in testa  il detto del vecchio P.Sozzi che mi diceva , circa 47 anni fa’nel dopo guerra in…civile,  quando ero giu’ di corda : “ stupidoil domani e’ meglio di oggi”

Spontanea e’ sorta  alla mente una preghiera in alcuni momenti guardando questa mia  Chiesa di Dinajpur. Non e’ facile pregare, almeno per me, ma a volte la preghiera rispecchia o meglo illumina la realta’ o il momento che viviamo

Ora lascia, mio Signore, che il tuo servo vada in pace secondo la tua parola, perche’ i miei occhi hanno visto la tua salvezza, preparata  da te davanti a tutti i popoli, luce per illuminare le genti e Gloria del tuo popolo  Israele.

E’ capitato guardando laici, sacerdoti, suore  con il vescovo Sebastiano riuniti nella annuale assemblea pastorale della diocese di Dinajpur. Lascia, mio Signore……i  miei occhi hanno visto….  Una persona mi fa’ notare che ho una bella pretesa di essere servo del Signore…….. Un altro mi dice che Gesu’ parla ad amici, fratelli, sorelle……

Mi ha dato motivo il pregare nel sentire il relatore:  un sacerdote che ho  conosciuto da ragazzo e poi in seminario parlare con una bella voce chiara, sonora e con competenza  che : siamochiamati ad annunziare il Vangelo alla societa’ di oggi.

Nel vangelo spesso Gesu’ parla della Chiesa come vigna, che il Signore cura e dove invia o invita a lavorare. (a parte il fatto di pagare tutti con lo stesso danaro…pattuito)   La vigna e’ un terreno particolare dove si coltiva  la vite; pianta  particolare per il suo frutto da cui l’uomo ricava il vino.  Gesu’ lo usa come segno per unire coloro che credono in Lui. La vigna del Signore e’ la proposta di amore all’umanita’, segno di  speranza per tutti,

Poi e’ capitato seguendo un gruppo di laici impegnati in diocesi nel servizio alle “credit union” (cassa di risparmio)  Ed ancora,  leggendo la relazione della “credit union delle donne” della cattedrale di Dinajpur  che domani 13 Ottobre  avranno il loro 23esimo  incontro annuale’. Ringrazio P.Giulio Berutti per il suo lavoro e costante presenza. Posso dire :  i  miei occhi hanno visto… un modo di dare speranzaalle famiglie a fare piccoli passi nell’aiuto reciproco.

Ho pregato cosi’ ascoltando il giovane Limon nel fare il suo resoconto sull’incontro nazionale dei giovani student cattolici ospiti della diocese del Sileth, per celebrare i 25 anni del loro movimento. Presenza di Cristo nel mondo giovanile di cui si e’ seme, luce, sostegno.’ La Chiesa luce alle nazioni.

Silenzio e solitudine non danno ma tolgono la speranza : giorni fa un giovane di 27 anni si e’ impiccato.  Viveva da solo;  la mamma vedova  lavora a Dhaka. Con lei  ha parlato tramite telefonino….per due giorni…….“Non e’ bene che l’uomo siua solo”, dice il Signore.

Due ragazzi sono stati bastonati e fatti morire per aver rubato un telefonino, ma poi erano solo sospettati del furto. Silenzio della societa’ davanti al lavoro dei minorenni che puliscono le strade o lavorano in nero….buio nelle tante officine. Solitudine per mezzo milione di rifugiati che scappano da ritorsioni nel vicino Myanamr  Ma la cronaca nera e’ piena di fatti di non speranza .

A me piace sognare e cercare speranza o dare speranza. Da oggi iniziano gli esami governativi per i nostri ragazzi della decima (secondo ginnasio se non erro). Ebbene sono 70 ragazze e 54 ragazzi della scuola di Dhanjuri, Di essi 36 ragazze e 18  ragazzi del boarding che voi aiutate con il “sostegno allo studio.’. Sembra che le ragazze sono piu’ interessate a studiare. Ragazzi molto spesso lasciano la scuola per lavoro prima del tempo.

Un caloroso augurio di ottimi risultati con tanta speranza.

Il nostro Roni, che continua a dare due giorni alla settimana ai ragazzi del boarding di Dhanjuri si e’ fidanzato con Mucti ed a Dicembre celebreranno le nozze, Tutti invitati.

A fine mese pellegrinaggio diocesano al santuario di Rajarampur dedicato alla Madonna del Rosario . Un’Ave.

In questi giorni abbiamo la visita Bangladesh P.Brambillasca, Superiore Generale del PIME. Benvenuto !!!!.   Poi, come avete saputo dalla stampa, a fine Novembre e primi di Dicambrepapa Francesco sara’ in Bangladesh.

Chiudo qui per chiedere a Maria speranza:

O Maria, la fede e la speranza vegliano dolorose nella tua anima ricevendo Gesu’ deposto dalla croce.

Tante volte nella nostra vita ricevere Gesu’ deposto dalla Croce e’ un segno della fine, della rovina completa senza appello. La croce senza Gesu’ e’ un peso….

O Maria nelle ore incomprensibili  della nostra vita quando tutto sembra finito e Gesu’ sembra morto, donaci la forza della tua speranza perche’ spesso, proprio allora la sorgente della vita e’ molto vicina.  Madre della speranza aiutaci.

La croce con Gesu’ e’ redenzione.

Dal vostro sempre piu’ anziano borbottone fr.Adolfo

Sotto la luna, la “carezza” di un bambino agli adulti

Ieri sera nel cielo c’era una luna così bianca che sembrava cercasse di scrutarci.  Dall’alto tutto è più chiaro e se sei attento, riesci a scorgere ogni piccolo movimento.  Un po’ come il Signore che è capace di “vedere” ogni più piccolo riflesso del cuore, ogni più piccolo sussulto dell’anima, ogni emozione, ogni gioia e ogni tristezza. Inutile nascondersi,  basta un piccolo spostamento e anche l’ombra può tradirti. Ma ieri è stata una sera speciale. Cinquantacinque anni fa, infatti, san Giovanni XXIII apriva quella pagina straordinaria di Chiesa che è stato il Concilio Vaticano II. Un evento ecclesiale che ci ha consegnato una Chiesa nuova e più attrezzata a camminare fianco a fianco ad ogni persona, anche se fosse stata non credente.  San Giovanni XXIII quasi al termine del suo discorso detto “alla luna” aveva invitato i presenti, tornando a casa, a portare la carezza del papa ai bambini. Rompeva, di fatto, un protocollo ingessato da secoli e apriva un nuovo orizzonte dove la vita buona del vangelo si faceva storia ordinaria, prassi dei semplici, quotidianità. Allo stesso modo, ieri sera, nell’assemblea pastorale diocesana di Gaeta abbiamo colto, con l’intera platea, un segno simile. Questa volta, però, è stato il vescovo monsignor Luigi Vari a mostrare un nuovo orizzonte e lo ha fatto con una sua meditazione e poi con la voce di un ragazzo che, con le sue poche e semplici parole, ha accarezzato tutti gli adulti donando, a sorpresa, un nuovo orizzonte verso il quale camminare insieme, uniti e in fraternità.

Bello!!!

Davvero bello aver avuto la possibilità di cogliere questa suggestione che, con semplicità e grande efficacia, sintetizza tutto un progetto da scrivere, però, con la vita, fuori dagli schemi e da rigide regole predefinite.

Franca e Vincenzo osb-cam

 

https://www.youtube.com/watch?v=T8Y9EgY7ncg

 

 

 

 

Domare l’ira, la rabbia e la delusione

Certe ferite scavano solchi così profondi che segnano la memoria in maniera indelebile eppure è proprio in queste situazioni che si comprende che l’unica via possibile per la guarigione passa attraverso la consapevoleza del male subito. È da questa presa di coscienza che può partire davvero un cammino di guarigione che ci allontana piano piano dal male subito facendo crescere dentro di noi l’amore.

Quando riceviamo il male da una persona a cui siamo legati il dolore e la ferita sono ancora più profondi e fanno ancor più male. Così è accaduto a Dio tradito dal suo popolo. Ma come ha reagito Dio? La Bibbia ci mostra che nonostante l’ira, la delusione e la rabbia Dio perdona. Dare il perdono a chi ci ha tradito e ci ha offeso è  davvero  la via migliore per abbattere l’ira e far crescere l’amore. Si tratta di perdonare ogni male superando ogni desiderio di vendetta. Questo è l’unico modo che conosciamo per conquistare la pace nel cuore. Gesù si comporta cosi con i suoi aguzzini che, dopo un processo farsa, lo  crocifiggono  procurandoli una lunga agonia. La sua è stata una morte lenta, dolorosa e, peggio ancora, avvenuta nella indifferenza dei più e tra lo scherno dei suoi detrattori. Nonostante ciò, Gesù, prima di muorire invoca il perdono per i suoi assassini.

La croce, quindi, è via della salvezza, luogo che trasforma  l’odio in perdono.

Dopo, solo dopo, saremo capaci di vivere una vita secondo Cristo. Il resto è il nulla solo miserie umane vestite di odio e di rancori; solo azioni prive di  una reale ragione. Il perdono, infatti, dona pace e vita.

Questa è la via percorsa da Gesù e questa è la via che noi, chiamati ad imitarlo, siamo invitati ad esplorare.

Franca e Vincenzo osb-cam

E Gesù disse loro:

«Quando pregate, dite:
Padre,
sia santificato il tuo nome,
venga il tuo regno;
dacci ogni giorno il nostro pane quotidiano,
e perdona a noi i nostri peccati,
anche noi infatti perdoniamo a ogni nostro debitore,
e non abbandonarci alla tentazione».

Ed ora inizia a camminare…

 

 

Tra Marta e Maria

Un po’ Marta un po’ Maria,
un po’ azione e un po’ contemplazione.
Un po’ la necessità delle opere e
un po’ il bisogno della Parola.
Siamo presi dalla testimonianza
ma non possiamo fare a meno di ascoltare.
L’una e l’altra cosa sono indispensabili.
Questo ci dice, oggi, questa pericope e
questo siamo chiamati a fare.
Marta e Maria sono i due poli dentro i quali la vita in Cristo trova la via di farsi vita quotidiana, espressione autentica di una testimonianza davvero credibile.
Tutto avviene in casa, luogo di preghiera e di accoglienza dell’altro; luogo nel quale la Parola ispira la vita e offre una speranza semplice e credibile; luogo scelto da Gesù per incontrare le persone e per entrare nel loro cuore donando speranza e futuro.
La casa, perciò, le nostre case sono il posto nel quale ogni famiglia può e deve pregare, accogliere ed ascoltare.

Franca e Vincenzo osb-cam

«Marta, Marta, tu ti affanni e ti agiti per molte cose, ma di una cosa sola c’è bisogno. Maria ha scelto la parte migliore, che non le sarà tolta».

Quanto e’ difficile amare.

Quanto è difficile amare. Spesso si confonde l’amore con il possesso. Più spesso ancora ci si arroga il diritto di conoscere il cuore dell’altro ed è ancora più comune trovare chi, con leggerezza, giudica il cuore dell’altro. Ebbene il Vangelo di oggi ci parla di amare il prossimo come noi stessi e non di un generico “voler bene”. Per comprenderne la differenza ci affidiamo ad un noto  passo del “piccolo principe” e dopo aver riflettuto proviamo a decidere se amare come ci suggerisce Gesù nel vangelo di oggi Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua forza e con tutta la tua mente, e il tuo prossimo come te stesso».)o se vogliamo voler bene oppure se preferiamo restare indifferenti di fronte al nostro prossimo che soffre o, peggio ancora, essere noi la causa della sua sofferenza.

Franca e Vincenzo osb-cam

Dal Piccolo Principe

Ti amo» – disse il Piccolo Principe.

«Anche io ti voglio bene» – rispose la rosa.

«Ma non è la stessa cosa» – rispose lui. – «Voler bene significa prendere possesso di qualcosa, di qualcuno. Significa cercare negli altri ciò che riempie le aspettative personali di affetto, di compagnia. Voler bene significa rendere nostro ciò che non ci appartiene, desiderare qualcosa per completarci, perché sentiamo che ci manca qualcosa.»

Voler bene significa sperare, attaccarsi alle cose e alle persone a seconda delle nostre necessità. E se non siamo ricambiati, soffriamo. Quando la persona a cui vogliamo bene non ci corrisponde, ci sentiamo frustrati e delusi.

Se vogliamo bene a qualcuno, abbiamo alcune aspettative. Se l’altra persona non ci dà quello che ci aspettiamo, stiamo male. Il problema è che c’è un’alta probabilità che l’altro sia spinto ad agire in modo diverso da come vorremmo, perché non siamo tutti uguali. Ogni essere umano è un universo a sé stante.

Amare significa desiderare il meglio dell’altro, anche quando le motivazioni sono diverse. Amare è permettere all’altro di essere felice, anche quando il suo cammino è diverso dal nostro. È un sentimento disinteressato che nasce dalla volontà di donarsi, di offrirsi completamente dal profondo del cuore. Per questo, l’amore non sarà mai fonte di sofferenza.

Quando una persona dice di aver sofferto per amore, in realtà ha sofferto per aver voluto bene. Si soffre a causa degli attaccamenti. Se si ama davvero, non si può stare male, perché non ci si aspetta nulla dall’altro. Quando amiamo, ci offriamo totalmente senza chiedere niente in cambio, per il puro e semplice piacere di “dare”. Ma è chiaro che questo offrirsi e regalarsi in maniera disinteressata può avere luogo solo se c’è conoscenza.

Possiamo amare qualcuno solo quando lo conosciamo davvero, perché amare significa fare un salto nel vuoto, affidare la propria vita e la propria anima. E l’anima non si può indennizzare. Conoscersi significa sapere quali sono le gioie dell’altro, qual è la sua pace, quali sono le sue ire, le sue lotte e i suoi errori. Perché l’amore va oltre la rabbia, la lotta e gli errori e non è presente solo nei momenti allegri.

Amare significa confidare pienamente nel fatto che l’altro ci sarà sempre, qualsiasi cosa accada, perché non ci deve niente: non si tratta di un nostro egoistico possedimento, bensì di una silenziosa compagnia.

Amare significa che non cambieremo né con il tempo né con le tormente né con gli inverni.

Amare è attribuire all’altro un posto nel nostro cuore affinché ci resti in qualità di partner, padre, madre, fratello, figlio, amico; amare è sapere che anche nel cuore dell’altro c’è un posto speciale per noi. Dare amore non ne esaurisce la quantità, anzi, la aumenta. E per ricambiare tutto quell’amore, bisogna aprire il cuore e lasciarsi amare.

«Adesso ho capito» – rispose la rosa dopo una lunga pausa.

«Il meglio è viverlo» – le consigliò il Piccolo Principe.

Aquila e Priscilla