Senza terra, senza casa e senza lavoro.

Chi non ha terra, casa e lavoro non ha dignità, non ha nulla e, per il mondo, è un nulla. A questi, proprio a questi si rivolge Gesù e li definisce “piccoli e poveri”. Eppure sono proprio loro coloro i quali hanno maggiore possibilità di accogliere Gesù. I ricchi, i potenti, i pieni di se stessi, gli egoisti e gli invidiosi non potranno mai accogliere Gesù perché credono di essere i migliori e di avere il potere di poter fare tutto. I poveri e i piccoli, invece, con semplicità si affidano a Gesù e si mettono nelle sue mani. Cosi fanno anche tutti coloro che nei vari momenti della vita si consegnano con fiducia a Dio che conosce tutto di noi. Conosce i nostri dolori, i nostri dispiaceri, le nostre ansie, le nostre preoccupazione e sa di cosa abbiamo bisogno per offrirci la possibilità di tornare a Lui.  Non c’è niente che ci accade o che viviamo che Dio non sa. Fidiamoci e affidiamoci facendo, con il cuore, il nostro meglio per assecondare la sua volontà.

Franca e Vincenzo osb-cam

Oggi vi proponiamo anche un piccolo stralcio del commento di Enzo  Bianchi, della Comunità di Bose, che ci è molto piaciuto.

“Gesù è l’uomo delle beatitudini, proclamate perché da lui vissute in prima persona: è povero e umile, capace di piangere, mite, affamato e assetato di giustizia, puro di cuore, operatore di pace, perseguitato. Per chi si trova in queste condizioni, andare a Gesù significa trovare comunione, consolazione, intimità di un maestro che con dolcezza e umiltà accoglie sempre e non esclude nessuno. Chi non riesce a portare i pesi delle leggi, chi riesce solo a dire: “Pietà di me, che sono un peccatore!” (Lc 18,13), può andare da Gesù che lo accoglie tra le sue braccia e in lui riposare. Perché riposare è innanzitutto poter dimorare nella quiete tra le braccia di chi ci ama senza riserve.

C’è un giogo costruito dagli esseri umani, che racchiude comandi, precetti, osservanze, intransigenze, e c’è il giogo di Gesù, che è accoglienza dell’amore, della misericordia di Dio, dell’amore di fratelli e sorelle. Il giogo di Gesù non è senza fatiche: ma altro è faticare in quanto obbligati da precetti, altro è faticare per amore e ricevendo amore. Solo i piccoli, però, capiscono questa rivelazione, oggi come allora”.

Enzo Bianchi

Mt  11,25-30

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli : «Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. 26 Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza. 27 Tutto è stato dato a me dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo.
28 Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. 29 Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. 30 Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero».

Lontano dagli arroganti

Spesso nella vita incontriamo donne e uomini di potere, donne e uomini che si comportano come se fossero padroni. A loro, ai loro compagni di merenda e a quanti guardano cosa accade e con ipocrisia passano oltre proponiamo questa  piccola immagine di Sant’Agostino

“È stato l’orgoglio che ha trasformato gli angeli in diavoli; è l’umiltà che rende gli uomini uguali agli angeli”.

Per questo quando incontriamo un arrogante  allontanandosi e lasciamolo al suo destino di “morte”. Guardiamoci intorno il mondo ha bisogno di buone azione e queste possiamo farle ovunque … Coraggio, il bene vince sempre.

Franca e Vincenzo osb-cam

Beato l’uomo che confida nel Signore.

Beato l’uomo che non entra nel consiglio dei malvagi,
non resta nella via dei peccatori
e non siede in compagnia degli arroganti,
ma nella legge del Signore trova la sua gioia,
la sua legge medita giorno e notte.

Se ne va nel vento

Ancora un’alba, ancora il tepore di un raggio di sole, ancora una giornata per sperare …  ancora un tempo per dare senso alla vita. Facile a dire ma poi, come si fa?

Stamattina San Paolo ci da un’indicazione … Eccola: “Offrire voi stessi a Dio come viventi, ritornati dai morti, e le vostre membra a Dio come strumenti di giustizia”. 

Cosa vorrà mai dirci? Semplicemente che per dare senso alla vita dobbiamo puntare con decisione ad “Offrire noi stessi”. Cioè? Il segreto sta nello stile con il quale viviamo  il lavoro, le relazioni, la cura, l’affetto, l’essere giovani, l’essere vecchi, lo stare bene e lo stare male… tutto diventa “altare” su cui celebrare la salvezza (luogo nel quale realizziamo la nostra vita).

Siamo liberi da riti,  formule, impegno di denaro, fatti esterni, offerte materiali … per dare senso alla vita dobbiamo dare cuore al nostro corpo, alle nostre parole, ai nostri gesti le uniche cose sulle quali gli altri e Dio ci riconosceranno.

Questa mattina, perciò riflettiamo con il testo di una bellissima canzone di Bob Dylan “blowin’in the wind”

Franca e Vincenzo osb-cam

https://youtu.be/3l4nVByCL44

Per quanto tempo un uomo deve guardare in alto
prima che riesca a vedere il cielo?
E quanti orecchie deve avere un uomo
prima che ascolti la gente piangere?
E quanti morti ci dovranno essere affinché lui sappia
che troppa gente è morta?
la risposta, amico mio, se ne va nel vento,
la risposta se ne va nel vento

Per quanti anni una montagna può esistere
prima che venga spazzata via dal mare?
E per quanti anni alcuni possono vivere
prima che sia concesso loro di essere liberi
E per quanto tempo può un uomo girare la sua testa
fingendo di non vedere
la risposta, amico mio, se ne va nel vento,
la risposta se ne va nel vento

Camminare su “pezzi di vetro”

Stamane al risveglio la radio mandava “pezzi di vetro” di Francesco De Gregori uno dei nostri cantanti preferiti. Anche questo testo, per noi, è uno dei più belli e dei meno compresi. Le interpretazioni sono tante e nemmeno Francesco ha mai voluto svelarla lasciandola libera.
Quei “pezzi di vetro”, per noi, sono i fatti, le persone, gli avvenimenti della vita sui quali ognuno è chiamato a camminare … Per tutti sono cammini non semplici, non banali e per nulla scontati e solo se sei giovane dentro puoi riuscire a non aver paura, a saltarci sopra a  piedi nudi, a spezzare le bottiglie e a ridere.
“Ferirsi non è impossibile
Morire meno che mai e poi mai” conclude Francesco … ed è vero.Eppure, per amore di un ideale grande, vale la pena provarci, vale la pena di tentare perché non si può attraversare la vita, l’unica che abbiamo, e non aver fatto tutto ciò che ci pulsa nel cuore. Accada quel che accada … Per una vita da vivere, gustare e non sciupare vale proprio la pena ed è assolutamente  necessario camminare e all’occorrenza ballare sui pezzi di vetro.
Franca e Vincenzo osb-cam
Ecco il testo da leggere con attenzione tirandone fuori le nostre sensazioni e subito dopo, se vuoi, puoi anche ascoltare questa meravigliosa canzone.
L’uomo che cammina sui pezzi di vetro
Dicono ha due anime e un sesso di ramo duro in cuore
E una luna e dei fuochi alle spalle
Mentre balla e balla
Sotto l’angolo retto di una stella
Niente a che vedere col circo
Nè acrobata nè mangiatore di fuoco
Piuttosto un santo a piedi nudi
Quando vedi che non si taglia, già lo sai
Ti potresti innamorare di lui
Forse sei già innamorata di lui
Cosa importa se ha vent’anni e nelle pieghe della mano
Una linea che gira
E lui risponde serio “è mia”
Sottindente la vita
E la fine del discorso la conosci già
Era acqua corrente un pò di tempo fà
E ora si è fermata qua
Non conosce paura
L’uomo che salta e vince sui vetri e spezza bottiglie e ride e sorride
Perchè
Ferirsi non è impossibile
Morire meno che mai e poi mai
Per ascoltare clicca qui
 https://g.co/kgs/Cvfjyp

L’albero antico

Il tramonto, a volte, è uno dei momenti più dolci della giornata. Seduti gettiamo lo sguardo sull’orizzonte, oltre l’albero antico e “vediamo” un grande spettacolo.
Eccolo. La memoria, infatti, racconta il giorno … i volti … le parole … gli incontri … e poi, immaginiamo l’uomo che, tanti anni fa, pianto’, nel nostro giardino, quell’albero.
Oggi ha radici profonde, una chioma che sembra toccare il cielo e parla di Lui. Si, parla di quell’uomo che ci appare senza volto, senza nome e senza storia. Eppure qui, adesso, tutto parla di Lui. Ci racconta del suo amore per la terra, del suo sguardo dolce, della sua bellezza e della tenerezza del suo cuore che possiamo ritrovare, tutto intero, in questo antico, maestoso, saggio albero del nostro giardino. Da domani mediteremo la Parola seduti alla sua ombra e anche il cuore dell’uomo che lo ha piantato ci farà compagnia. Noi, l’albero e Lui, insieme, per vivere una grande avventura contemplativa.

Franca e Vincenzo osb-cam

C’è qualcuno seduto all’ombra oggi perché qualcun altro ha piantato un albero molto tempo fa.
(Warren Buffett)

 

L’olivo, l’olio e l’amicizia

Guardala, ammirala, se puoi ascolta il sussurro delle sue foglie cullate dal vento, osserva il suo tronco, scruta i suoi rami, e non sarà difficile trovare pace.
Segno di saggezza, simbolo di pace, l’olivo è, per davvero, il principe degli alberi: da lui riceviamo il dono dell’olio, per noi l’olio dell’amicizia .

Da ieri mattina abbiamo dato il via alla raccolta delle olive e in settimana gusteremo il primo olio 2017. Lo faremo sulla classica e tradizionale bruschetta insieme ad un buon bicchiere di vino dell’eremo. Lo faremo con gli amici di passaggio che vengono a trovarci e con i quali condividiamo anche il buono che la terra ci dona. Una condivisione e un’accoglienza che è la prima missione dell’eremo, la prima testimonianza di fede e fiducia, il primo e  più eloquente segno che abbiamo da comunicare. 

Cose semplici, cose vere, cose piccole ma piene di verità, saggezza e pace. A questo non rinunciamo perché questo e non altro è ciò che l’eremo di famiglia è e continuerà ad essere. Un caro saluto e se passi di qui e ti fermi dopo i vespri gusteremo una bruschetta condita con l’olio dell’amicizia.

Ti aspettiamo

Franca e Vincenzo osb-cam

 

Piccola storia dei miti e delle leggende dell’olio.

Sull’olivo e sulla sua origine ci sono miti e leggende. L’olivo e i suoi generosi raccolti sarebbero stati fatti conoscere all’umanità dalla dea dell’antico Egitto, Iside. La mitologia romana attribuisce ad Ercole l’introduzione dell’olivo dal Nord Africa; la dea romana Minerva avrebbe insegnato l’arte della coltivazione dell’olivo e del suo olio. Secondo un’altra leggenda l’olivo risalirebbe al primo uomo e sarebbe cresciuto sulla tomba di Adamo.

Gli antichi Greci narrarono di una gara fra il dio del mare Posidone e la dea della pace e della sapienza Atena. La vittoria sarebbe stata assegnata a chi avesse prodotto il dono più utile per la città recentemente costruita nella regione greca dell’Attica. Posidone colpì una roccia col suo tridente e ne scaturì una sorgente.

L’acqua cominciò a fluire e, dalla sorgente, apparve il cavallo, simbolo di forza e potenza e aiuto prezioso in guerra. Quando venne il turno di Atena, la dea conficcò nel terreno la lancia, che trasformò in un olivo, simbolo di pace e fonte di cibo e di combustibile. Il dono di Atena fu considerato il più grande e la nuova città fu chiamata in suo onore Atene. L’olivo è tuttora considerato un dono divino e un olivo cresce ancora sull’acropoli di Atene.

L’importanza dell’olio d’oliva per i popoli del Mediterraneo si riflette nei loro scritti e addirittura nelle loro leggi. Il poeta greco Omero lo chiamò “oro liquido”. Il filosofo greco Democrito pensava che una dieta a base di miele e olio d’oliva potesse permettere a un uomo di vivere cento anni, un’età estremamente avanzata in un’epoca in cui la speranza di vita oscillava intorno ai quarant’anni. Nel VI secolo a.C. il legislatore ateniese Solone introdusse leggi per la protezione dell’olivo. Da un oliveto si potevano rimuovere ogni anno solo due olivi e la violazione di questa legge comportava sanzioni gravi, fra cui la pena di morte. Nella Bibbia ci sono più di cento riferimenti alle olive e all’olio d’oliva.

E l’enciclopedista romano Plinio il Vecchio, nel I secolo a.C., nella Naturalis historia, scrisse che l’Italia aveva il migliore olio d’oliva del Mediterraneo.
Virgilio elogiò l’olivo così:
E tu però, se saggio sei, provvedi,
che ne’ tuoi campi numeroso alligni
questo varo alla pace arbor fecondo.

Nessuno si senta migliore

Hanno il volto scavato dal tempo, gli occhi ti guardano come se stessero cercando un punto d’appoggio e poi quando ti avvicini stendono il braccio per stringere la mano. A volte un sorriso gli illumina il volto e qualcuno pronuncia a bassa voce qualche parolina e attende una risposta. Sono gli ospiti di due case per anziani, come ormai ce ne sono tante un po’ dovunque. Ogni venerdì attendono la liturgia e poi  l’eucaristia. Alcuni di loro non possono più camminare, altri hanno lo sguardo perso nel vuoto altri, invece, ti parlano della loro vita, di quando erano impegnati nel lavoro e dei sacrifici che hanno fatto per portare avanti la famiglia. Ora, però, la memoria di queste storie sta per essere cancellata come le orme scavate nella sabbia o come le onde del mare che si susseguono, una dopo l’altra, e che si spengono sulla riva sotto lo sguardo di qualche passante distratto o in piena solitudine guardate di giorno dal sole e di notte dalle stelle.

Forse sarebbe giusto, invece, che nessuno dei ricordi di queste piccole esistenze vada perduto e che, quindi, se ne conservi la memoria. Sarebbe bello, infatti, che il ricordo di queste vite continui ad essere vivo almeno  nelle persone che le hanno conosciute. Tutto questo perché ogni vita e ogni storia ha una  sua ragione. Nessuno, infatti, può e deve sentirsi migliore dell’altro. Nessuno creda che la propria esistenza sia superiore a quella degli altri. Nessuno è inutile. Ogni vita, ogni esistenza è unica, irripetibile e assolutamente necessaria.

Franca e Vincenzo osb-cam

Un tramonto visto dall’eremo

 

 

Un riparo per passeri infreddoliti

Quando ottobre era ottobre, quando i primi freddi ci obbligavano ad indossare già qualche maglia, nei paesi di montagna poteva capitare anche che cadesse la neve. Così accadde quella volta che dopo alcuni giorni di freddo scese anche la prima neve. Fu cosi che decidemmo di accendere il fuoco nel camino. Poco dopo guardando fuori dalla finestra vedemmo alcuni passeri che stavano in gruppetto l’uno accanto all’altro per proteggersi dal freddo calato così improvvisamente. Fu in quel momento che decidemmo non solo di gettare qualche briciola di pane ma anche di aprire un piccolo ripostiglio con accesso dall’esterno posto accanto al camino dal quale lo separava solo una parete di mattoni al punto che il calore del fuoco offriva un po’ di tepore anche nel piccolo ripostiglio della legna e, quindi, era un riparo naturale per quei cinque passeri. Dopo pochi minuti i passeri erano gia nel ripostiglio dove a terra, tra la legna, c’era anche qualche filo di paglia. Insomma un gran bel posto per ripararsi e attraversare la notte.

In fondo può capitare anche a noi di vivere una situazione analoga quando, improvvisamente, cambiano le cose e possiamo ritrovarci in una situazione di difficoltà. Ebbene è proprio in quei momenti  che c’è bisogno che qualcuno apra una possibilità di riparo e ci offra uno spiraglio per attraversare la notte. Anche noi, però, possiamo fare altrettanto aprendo spiragli di speranza a chi vive un momento di difficoltà.

Franca e Vincenzo osb-cam

 

Dal vangelo di Luca 12, 6-7

“Cinque passeri non si vendono forse per due soldi? Eppure nemmeno uno di essi è dimenticato davanti a Dio. Anche i capelli del vostro capo sono tutti contati. Non abbiate paura: valete più di molti passeri!».

 

Il sole e quelle tre sedie

Chissà dove andrà a nascondersi il sole dopo il tramonto. Chissà se domani mattina tornerà più forte di prima. Chissà …
Ieri sera eravamo in riva al mare e una leggera brezza accarezzava la nostra pelle mentre la memoria ridava corpo a fatti e persone. Tutto intorno c’era un silenzio quasi irreale e i nostri sguardi s’incrociavano animando un dialogo di emozioni mentre le mani si stringevano con delicatezza e forza allo stesso tempo.
L’unica parola è stata l’ascolto della Parola che dava unità ai pensieri e delineava prospettive di futuro.
C’è sempre un futuro, c’è sempre un domani, c’è sempre un oltre che nessun umano può impedire.
Domani mattina una nuova alba ci donerà ancora un giorno da vivere, un giorno per dare corpo alle speranze, un’occasione per aggiungere particolari al capolavoro delle nostre vite che come semplici fiori di campo danno al prato una punta di colore in più.

Ma in questo scatto non c’è solo il tramonto ci sono anche tre sedie apparentemente vuote. L’occhio non percepisce, infatti, ciò che solo il cuore vede: tre persone che guardano con noi il sole che se ne va e contemplano questo mondo nel quale ancora oggi ci sono donne e uomini con il desiderio di imitare i tre “invisibili” la cui presenza però la senti nel cuore.

Quante cose in un semplice tramonto!!!

Franca e Vincenzo osb-cam

Va dove ti porta il primo autobus

Da qualche giorno alla fermata vedo un signore distinto che appare in attesa dell’autobus. Fin qui nulla di strano. Tutti coloro che devono prendere l’autobus fanno allo stesso modo. Qualche minuto prima vanno alla fermata, danno una sbirciata all’orologio e attendono. Si guardano intorno e, se c’è qualcun altro scambiano qualche parola.
L’argomento più gettonato è il tempo. Sono le conversazioni più gettonate quelle sul tempo metereologico. In fondo servono a rompere il ghiaccio e ad attendere qualcosa, qualcuno o ad intavolare una chiacchierata.
Quell’uomo però a me sembrava non interessato neanche a questo argomento. Infatti era tanto distratto che sono passati due autobus uno dopo l’altro ma non è salito su nessuno dei due. Che strano!!!
Mancava poco alle 18 e l’ho visto tornare a casa. Quel giorno, infatti, non è salito su nessun autobus. Ma quello che mi è parso ancora più strano è che la stessa scena si è ripetuta per vari giorni. Preso dalla curiosità ho decido di andare a conoscerlo e questa mattina l’ho atteso alla solita fermata ma con mia sorpresa non è venuto. È la prima volta che accade. Ho chiesto a qualcuno se lo conoscevano. Stranamente nessuno ne aveva mai sentito parlare e le stesse persone che tutte le mattine erano ferme a quella fermata mi hanno confermato di non averlo mai visto e nemmeno sentito parlare.

Limmaginazione, a volte, fa brutti scherzi … ti mostra anche ciò che non vedi con gli occhi. In questi casi è il cuore che sta costruendo storie e che anima desideri. Forse è davvero l’ora di prendere il prossimo autobus magari il primo che passa e andare dove ti porta il cuore.

Franca e Vincenzo osb-cam

Aquila e Priscilla