Sempre oltre, fin dove osano le aquile

Bag, abbiamo letto che ti chiamano Bag. Un modo carino, affettuoso e simpatico per dimostrare vicinanza. Bello. Ma chi può azzardare di chiamarti con questa breve sigla? Solo chi sente di esserti amico può permettersi di farlo.
Gli amici, infatti, quando lo sono davvero, ovunque vivono, lo sono per sempre e nulla e nessuno potrà mai cancellare sentimenti che vivono dentro di noi. Così speriamo e crediamo che, in qualche modo, sarà anche per voi che dopo anni ed anni ( quasi tutti vicini ai 30 anni o appena più in là) continuate a conservare più di un filo di unità nonostante alcuni già vivono in città e addirittura nazioni diverse. Anche tu Bag, tra qualche giorno parti. Hai scelto di andare in Canada. È davvero un gran bel posto. Sei un infermiere, hai una professione e avevi anche un lavoro che hai lasciato ma, a volte, questo non basta e non è tutto. Vivi, vivi i tuoi sogni. Inseguili e fanne un capolavoro. Tu solo puoi farlo. Noi saremo tutti a fare il tifo per te e ogni componente di questo gruppo farà altrettanto e ognuno di voi lo farà per l’altro.
Noi due siamo “adulti” … (ma che significa poi?), però sentiamo di essere compagni di viaggio dei tuoi e dei vostri sogni. Non abbiamo la tua, la vostra età, e anche queste poche righe corrono il rischio di non essere proprio calzanti ma, stanne certo o statene certi, sono il segno di un sentire che vuole partecipare senza invadere. Dire solo un semplice “ci siamo”.
Bag ti conosciamo da sempre ed è bellissimo che tu hai scelto questo semplice “gruppo giovani” per fare un saluto con il cuore a tutti e anche a noi. Questo è solo un arrivederci ma qualunque cosa ti ha spinto a lasciare questa terra, qualsiasi sia il tuo sogno, il nostro augurio è che tu riesca a spingere i tuoi passi sempre oltre, … sempre oltre fino a dove osano le aquile.
Non fermarti mai Bag noi saremo sempre dietro di te a soffiare perché il vento ti sostenga e tu possa raggiungere ogni tuo sogno e ogni tuo desiderio.
Vai Bag … sempre oltre fin dove osano le aquile.
A presto Bag

Franca e Vincenzo osb-cam

Marta, Matteo e la speranza

Feeling, questione di feeling. Si solo questione di feeling … Anche ieri sera all’eremo si è ripetuta la “magia’ dell’incontro tra cuori che si impegnano per vedere e costruire insieme qualcosa di bello dando senso alla vita. Una coppia di sposi Marta e Matteo (nomi di fantasia) provati dalla sofferenza ma con una grande voglia di vivere sono venuti per trascorrere una serata con noi. Con Marta e Matteo abbiamo pregato i vespri della festa di San Matteo e subito ci siamo accorti del feeling che si era creato. Gli sguardi e le parole hanno avvolto i pensieri e a più riprese le emozioni hanno attraversato i nostri cuori. Certi racconti, è inutile negarlo, scaldano il cuore e offrono opportunità a chi sa accogliere i disegni del Padre.

Ascoltare certe storie di dolore, malattia e sofferenza fa venire i brividi ma dona anche coraggio, forza e speranza. Si, speranza, tanta speranza. E Dio solo sa di quanta speranza le donna e gli uomini di questo tempo hanno bisogno.

A volte, infatti, la malattia è crudele. Ti avvolge nel suo vortice e ti trascina negli abbissi più profondi fino a quando non sei stremato nel corpo e nell’animo. È questa la terribile esperienza del tempo che viviamo e che i nostri amici stanno provando sulla loro pelle da quattro anni. Raccontano tutto con il sorriso sulle labbra e cercano di godere della vita. Ripetono a più riprese che a guidare ogni loro passo c’è una presenza buona, che indica la via e suggerisce le scelte quotidiane. Parlano di visioni notturne e diurne di una suora anziana che appare nelle notti più buie e tempestose mentre le medicine scuotono il corpo di Marta e le offrono consolazione e sopratutto speranza, tanta speranza.

Ad ascoltare il racconto, a volte durissimo, della loro vita, insieme a noi,  ci sono anche due giovani coppie di fidanzati che si affacciano sulla ribalta della vita e che non perdono nemmeno una parola della storia che evoca la morte, evento che a Marta e Matteo non fa più paura. Nelle parole di Marta e Matteo c’è davvero la vita, la gioia e ogni recrudescenza della malattia di Marta è solo una parentesi da superare. La speranza, insomma, è legge. Legge per una vita senza se e senza ma.

Franca e Vincenzo osb-cam

 

Bruno e la trave di castagno donata

Da più di 15 anni quella trave attendeva un posto. Le “sorelle” erano servite per la costruzione di mobili, di porte e di finestre. Lei, invece, era rimasta sola quasi dimenticata in un deposito.  Aspettava sempre che qualcuno la portasse via. Aveva sentito dire che le culle in legno di castagno fanno crescere i bambini forti e sani e che se il letto sul quale si dorme è di castagno si avranno sonni tranquilli, senza la paura di morire durante il sonno e anche che una trave di legno di castagno incastonata nel rivestimento di un camino era simbolo dell’amicizia e della buona accoglienza. Il castagno, si diceva, protegge i viaggiatori. Molte volte è usato per decorare altari o dare un tocco originale all’arredo.
Ebbene un giorno si diffuse la voce che una sposa e il suo ragazzo stavano cercando proprio una bella trave di legno di castagno per metterla nel rivestimento di un camino. Lei si tirò su e quando qualcuno entrava nel deposito cercava di farsi notare. Anche a Bruno giunse questa notizia e, con grande generosità, lui e la sua  sposa, vollero donarla  proprio a questi sposi che la gradirono moltissimo.

Ora la vecchia trave di legno di castagno è pronta per ornare il grande camino posto al centro della casa. Sarà uno dei simboli più significati della casa. Sarà lei, infatti, ad attirare gli sguardi ammirati degli amici che, tra una chiacchiera e l’altra, qualche castagna e un bicchiere di vino, insieme ad un po’ di  buona musica accompagnerà  le serate d’inverno mentre la fiamma viva del camino offrirà il suo tepore.

Questo racconto che detto così sembra quasi una leggenda nasconde, invece, tanta verità e chi l’ha vissuta la conserva nella memoria come un segno di grande affetto e amicizia.  Un Grazie semplice e speciale a Bruno e alla sua sposa..

P.S. In questi piccoli gesti si nasconde il segreto della vita semplice che contribuiscono a renderla bella.

Franca e Vincenzo osb-cam

Alberto, controvento !!!

Tra monti e valli, città e piccoli paesi, sotto la pioggia o con il sole forte che picchia senza pietà i passi si spingono l’uno dopo l’altro disegnando percorsi. A volte con il vento contro, altre con un leggero soffio dietro le spalle. Mai soli, anche se, spesso, non ci si fa caso. Distratti dal mondo, attratti da piaceri futili e passeggeri si attraversa il tempo.

Ogni storia, come quella di Alberto, è piena di ricordi. Tratti di memoria occupano i pensieri che il viaggiatore vorrebbe a volte cancellare e altre volte rivivere ma, inesorabilmente, il tempo lo porta oltre. Oltre il presente che è già un imprevedibile futuro.

Parole, pensieri, gesti, impressioni, emozioni che si rincorrono disegnando versi mai uditi e scrivendo pagine mai lette davvero fino in fondo. La vita va. Tutto passa e tutto, allo stesso tempo resta come impronta nella memoria.

Alberto è il nostro eroe. Non si è mai arreso anche quando sembrava sconfitto. Ha sempre raccolto i cocci, li ha ricomposti alla meglio ed è ripartito. Ripartito sempre pieno di speranza verso altre mete. Spesso ha incontrato maschere, illusioni ma spesso ha anche toccato il cielo con un dito. Alberto, il nostro eroe, continua a camminare. Non si ferma, non può farlo, sente di dover andare avanti e lo farà.

Sempre oltre, controvento.

Franca e Vincenzo osb-cam

 

 

Il Vescovo e il diacono

Ci fu un tempo nel quale nella nostra Chiesa si raccomandava a Vescovo e diaconi (che sono a servizio del Vescovo) di essere mariti di una sola moglie.

Al Vescovo si chiedeva di essere  “sobrio, prudente, dignitoso, ospitale, capace di insegnare, non dedito al vino, non violento ma benevolo, non litigioso, non attaccato al denaro. Sappia guidare bene la propria famiglia e abbia figli sottomessi e rispettosi, perché, se uno non sa guidare la propria famiglia, come potrà aver cura della Chiesa di Dio?”.

Allo stesso tempo i diaconi venivano chiamati a servire se in possesso di alcune caratteristiche.

I diaconi erano scelti tra “persone degne e sincere nel parlare, moderati nell’uso del vino e non avidi di guadagni disonesti, e conservino il mistero della fede in una coscienza pura. … I diaconi siano mariti di una sola donna e capaci di guidare bene i figli e le proprie famiglie”.

Queste sono le cose che si richiedevano a Vescovi e diaconi …. Ed oggi? Anche oggi è cosi con un’unica differenza relativa alla possibilità di avere una sposa. Su questo punto sia il cristianesimo d’Oriente (ortodossi) che il nostro concordano nel consentire l’ordinazione episcopale solo a sacerdoti non sposati. Tra gli ortodossi, infatti, ci sono anche sacerdoti sposati cosa che per molti secoli (fino a circa il 1000 d.C.) era possibile anche per i cattolici. Preti sposati cattolici, però, ci sono ancora oggi anche in Italia  in zone circoscritte e definite dalla presenza di cristiani di rito orientale ma rimasti fedeli al papa. E dove stanno? A Piana degli Albanesi in Sicilia e in Calabria a Lungro.

Franca   e Vinceno osb-cam

Dalla prima lettera di san Paolo apostolo a Timòteo
1Tm 3,1-13

Figlio mio, questa parola è degna di fede: se uno aspira all’episcopato, desidera un nobile lavoro. Bisogna dunque che il vescovo sia irreprensibile, marito di una sola donna, sobrio, prudente, dignitoso, ospitale, capace di insegnare, non dedito al vino, non violento ma benevolo, non litigioso, non attaccato al denaro. Sappia guidare bene la propria famiglia e abbia figli sottomessi e rispettosi, perché, se uno non sa guidare la propria famiglia, come potrà aver cura della Chiesa di Dio? Inoltre non sia un convertito da poco tempo, perché, accecato dall’orgoglio, non cada nella stessa condanna del diavolo. È necessario che egli goda buona stima presso quelli che sono fuori della comunità, per non cadere in discredito e nelle insidie del demonio.
Allo stesso modo i diaconi siano persone degne e sincere nel parlare, moderati nell’uso del vino e non avidi di guadagni disonesti, e conservino il mistero della fede in una coscienza pura. Perciò siano prima sottoposti a una prova e poi, se trovati irreprensibili, siano ammessi al loro servizio. Allo stesso modo le donne siano persone degne, non maldicenti, sobrie, fedeli in tutto. I diaconi siano mariti di una sola donna e capaci di guidare bene i figli e le proprie famiglie. Coloro infatti che avranno esercitato bene il loro ministero, si acquisteranno un grado degno di onore e un grande coraggio nella fede in Cristo Gesù.

Parola di Dio.

Il sognatore e il cervo bianco

È notte. Il buio sovrasta la luce e i sogni prendono il sopravvento. Ebbene, un uomo da un po’ fatto oggetto di pesanti attenzioni, qualche notte fa, mentre il sonno lo accarezzava vide apparire davanti a se un cervo bianco. Aveva il pelo vellutato, il musetto bagnato, gli occhi lucenti, le zampe eleganti ed appariva davvero molto agile.

Una bella leggenda racconta che il Creatore aveva eletto proprio il cervo segno e simbolo della tenerezza e della purezza e suo buon messaggero.. Ogni sua apparizione, infatti, era considerata segno di predilezione e anche portatrice, appunto, di un messaggio divino che univa il cielo e la terra.
Quella notte ad apparire fu proprio un cervo ed in particolare un cervo bianco. Al sognatore parve anche di aver ascoltato un messaggio, poche parole che lasciavano trasparire la vicinanza del Dio misterioso. Un Dio che proprio quella notte buia e senza luce aveva inviato un suo messaggero per consolare e offrire protezione.

Al risveglio il cielo era terso e il sole accarezzava la pelle offrendo un dolce tepore.

Franca e Vincenzo osb-cam

Il cappero dell’eremo

Un’antica leggenda racconta di un cappero nato su uno strapiombo sul mare. Di lui si innamorò un delfino che cercava di raggiungerlo. Il cappero notò tutto questo e  ne fu molto felice.  Ebbene dopo molti tentativi il delfino stava quasi per desistere. È a questo punto che illuminato da un lampo di luce decise di attendere l’alta marea e la tempesta. Queste circostanze non tardarono a verificarsi.  Fu proprio in questa occasione che il delfino, aspirando tutta l’aria che poteva, attesa la grande onda saltò in alto più che poteva. Fu cosi che raggiunse il cappero nato sul dirupo  e riuscì a sfiorarlo. Lo toccò quanto basta per suscitare in entrambi un’emozione unica, irripetibile. Il delfino lanciò un urlo di gioia che scosse il mare e la terra. Dopo pochissimo tempo  tra le foglie del cappero spunto un fiore bellissimo. Un fiore come non si era mai visto  prima. Aveva un colore tra il bianco e il rosa il cui frutto era destinato a profumare ogni ambiente e anche le tavole delle coppie innamorate. Da quel giorno i capperi si diffusero in tutto il mondo e sono simbolo di amori forti capaci di superare ogni ostacolo e  ogni avversità fino alla morte e anche oltre.

Cari amici dell’eremo anche voi qualche tempo fa ci avete donato un piccolo cappero. Noi lo abbiamo messo a dimora in un muro di quelli che circonda il nostro eremo. Ora quel cappero è cresciuto e oggi, idealmente, lo condividiamo con voi custodendolo come simbolo di una relazione d’amore che portiamo nel cuore e che ci unisce al di là di ogni ostacolo e di ogni barriera umana.

Un abbraccio di cuore

Franca e Vincenzo osb-cam

Un segno misterioso

È un grande mistero,
mistero di morte e di gloria,
è la croce,
follia, scandalo e dolore.

Via scelta dal Padre
per la salvezza dell’uomo.

Segno distintivo,
che chiede sequela,
che chiede testimoni,
che chiede passione.

Appeso su quel legno,
Lui resta muto,
scruta,
ascolta e
Ama, Ama davvero.

Ama voi, ammalati,
disgraziati, sofferenti,
voi soli, oppressi,
voi miseri e poveri,
voi umiliati ed esclusi,
voi che siete nel pianto.

Quando tutti vi avranno abbandonato,
Lui no,
sarà sempre li accanto a voi per
soffrire con voi
sperare con voi,
gioire con voi.

Questa è la via,
questa è la strada del cristiano,
questo è il cammino di Gesù.

Franca e Vincenzo osb-cam

Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 3,13-17

In quel tempo, Gesù disse a Nicodèmo:
«Nessuno è mai salito al cielo, se non colui che è disceso dal cielo, il Figlio dell’uomo. E come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna.
Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna.
Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui».

Parola del Signore

Beati voi poveri, Guai a voi, ricchi.

Ricchezza, Gola,
Piacere e Potere
sono i quattro guai
che Luca addita
all’uomo di ogni tempo.

Quattro trappole capaci
di farci vivere l’inferno adesso.

Quattro inganni
che il genio del male
presenta con dolcezza e
con il gusto di rubare l’anima.

Poveri, Affamati,
Sofferenti e Odiati
sono, invece, i beati.

Beati che otterranno il Regno di Dio,
dove vivranno felici, sazi e amati.

Beati voi poveri,
Guai a voi, ricchi.

Franca e Vincenzo osb-cam

Dal Vangelo secondo Luca
Lc 6,20-26

In quel tempo, Gesù, alzàti gli occhi verso i suoi discepoli, diceva:

«Beati voi, poveri,
perché vostro è il regno di Dio.
Beati voi, che ora avete fame,
perché sarete saziati.
Beati voi, che ora piangete,
perché riderete.
Beati voi, quando gli uomini vi odieranno e quando vi metteranno al bando e vi insulteranno e disprezzeranno il vostro nome come infame, a causa del Figlio dell’uomo. Rallegratevi in quel giorno ed esultate perché, ecco, la vostra ricompensa è grande nel cielo. Allo stesso modo infatti agivano i loro padri con i profeti.
Ma guai a voi, ricchi,
perché avete già ricevuto la vostra consolazione.
Guai a voi, che ora siete sazi,
perché avrete fame.
Guai a voi, che ora ridete,
perché sarete nel dolore e piangerete.
Guai, quando tutti gli uomini diranno bene di voi. Allo stesso modo infatti agivano i loro padri con i falsi profeti».

Parola del Signore

In viaggio da naviganti e sognatori

Abbiamo attraversato il “nostro” oceano e continuiamo a farlo solcando altri mari dai nomi sconosciuti. Spesso incontriamo isole dove approdiamo per esplorare e incontrare volti e ascoltare voci.
Oggi ci troviamo in questa “nuova” terra in compagnia di spicchi di memoria e di volti certe volte sbiaditi. Qua e la vediamo mostri in gabbia e ci allontaniamo; vediamo uomini sconosciuti che si affannano a costruire case di cartapesta; donne spesso prive di grazia e di gentilezza; bambini curvi senza sogni e fantasia; anziani privi di forza soli e seduti su panchine rivolte verso il mare con gli sguardi perduti tra i flutti che si spengono su spiagge deserte.
Ci fermiamo, riflettiamo, riguardiamo il paesaggio spento e diciamo in coro: “No. Questo non è il nostro mondo”.
Abbiamo deciso di andare avanti, proseguiamo il viaggio. Non possiamo fermare il nostro pellegrinaggio qui. Non è questa la nostra  “Terra”. Mentre ci giriamo e rigiriamo intorno e continuiamo ad osservare vediamo anche una vecchia casa tra le altre. È mezza diroccata. Il tetto non è ancora crollato ma si vede che nessuno la cura come un tempo. Davanti al portone eroso dall’incuria e dell’umidità un uomo vestito di nero tenta di attrarre i pochi passanti ma senza risultati. Solo tre vecchiette, una delle quali mai stata mamma, gli sono accanto. I quattro celebrano i fasti di un potere perduto a causa proprio della miope gestione precedente quando  l’uomo, il capo, avrebbe potuto (e non ha voluto) cambiare. Non ha voluto  condividere con gli altri idee e progetti fidandosi solo di se stesso. Infatti ha continuato a vivere pensando che avrebbe potuto fare tutto da solo come un tempo non riuscendo a vedere e a comprendere che attorno tutto stava cambiando e che quello era il tempo di mettersi a servizio davvero condividendo strade e pensieri. Il mondo stava vivendo un epoca di cambiamento e lui ha proseguito sulla vecchia strada come se nulla di nuovo stesse accadendo. In qualche occasione sembrava pure che le cose stessero andando bene ma era pura illusione, dentro c’era il vuoto. Lui un po’ se n’era anche accorto ma ha continuato a confidare nel “potere della suggestione”. La sua, purtroppo, è stata solo una vuota illusione non più compresa dagli abitanti del mondo attratti, ormai, dalla “magia” della scienza e dal delirio dell’onnipotenza del far da se. Questa terra, abbiamo detto, non è la nostra Terra.
La decisione è presa. Restiamo solo qualche attimo ancora e poi andiamo, ripartiamo con la nostra barca sempre in ricerca. Non vale la pena rattristarci. Troppe volte ci siamo attardati a perdere tempo in tentativi poi rilevatisi inutili. Ora è davvero tempo di riprendere il viaggio. Lasciamo dietro di noi macerie senz’anima, esseri viventi privi di fantasia, capitani senza coraggio e a volta impauriti al punto di doversi  nascondere dietro l’Autoritarismo. Noi abbiamo ancora tanta voglia di viaggiare e cercare la nostra “perla preziosa”. Sappiamo che esiste. Spesso l’abbiamo intravista e qualche volta toccata. Spesso abbiamo trovato traccia della sua presenza in donne e uomini che ne conservano, senza alcuna gelosia, pezzetti e che sanno anche donarli e condividere. Questi sono segni di futuro. Non siamo soli in questo viaggio. Ci sono altri cercatori di futuro, pellegrini di speranza … Uomini e donne di frontiera che senza farsi notare hanno il coraggio di tentare, di tentare ancora un nuovo esaltante viaggio. A voi che restate diciamo “state bene” e se potete sognate un po’. Sognare fa bene. Lasciate orgoglio, vendetta, potere … La vita è piena di sogni e non può essere sprecata.

Racconteremo ancora di questo e di altro. Condivideremo qualche avventura e qualche incontro, ma adesso sentiamo una voce. Eccola è Lei, sempre Lei. La riconosciamo è la misteriosa Signora chiamata Speranza che non finisce mai di attrarre la nostra attenzione.
Buon viaggio ai naviganti e ai sognatori.

Franca e Vincenzo osb-cam

Aquila e Priscilla