La Pace va oltre le parole

A Fatima il Signore ci sta chiedendo di essere operatori di Pace perché la Pace è, per davvero il bene supremo. La Pace, infatti. è insieme all’unità un dono dello Spirito da perseguire con ogni mezzo e sappiamo che unità e Pace si possono realizzare solo se si cammina insieme, se camminiamo nella fraternità. se siamo capaci di essere a servizio l’uno dell’altro e se ci accogliamo reciprocamente.

Possiamo fare questo però se cambiamo il nostro cuore, se siamo capaci di chiedere il perdono e se c’è chi lo concede. Si tratta di avere il desiderio di guardarsi negli occhi in profondità, di parlarsi con sincerità comprendendo le ragioni dell’altro.

Per fare questo dobbiamo essere davvero uomini di Dio, uomini di preghiera, uomini che realizzano ciò che predicano. Il Vangelo, infatti, è vita vissuta e non parole predicate.

Vi do un comandamento nuovo che vi amiate gli uni gli altri; come io vi ho amato, così amatevi anche voi gli uni gli altri. Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli, se avrete amore gli uni per gli altri (Gv 13, 34-35) […].

Amate i vostri nemici: Avete inteso che fu detto: Amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico; ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per i vostri persecutori(Mt 5, 43-44).

 

 

Il cancro della Chiesa è il clericalismo

IL CLERICALISMO E’ IL CANCRO DA ESTIRPARE
E’ tutta una questione di esercizio del potere al quale non si intende rinunciare per dare, invece, effettivo spazio ai laici. La Chiesa, infatti, è popolo di Dio in cammino ma il clericalismo lo impedisce e, in molti, stanno addirittura registrando un movimento di ritorno a prima del Concilio. Papa Francesco, comunque, sta provando ad invertire la rotta.

 

 

“Un cristiano -ha scritto Gian Franco Svidercoschi che ha seguito per oltre 50 anni le vicende della Chiesa cattolica che è stato vice direttore dell’Osservatore Romano ed ha scritto molti libri tra i quali “Una vita con Karol” insieme al cardinale Stanislaw Dziwisz ed ha collaborato con Giovanni Paolo II alla stesura di “Dono e Mistero”- non può rinunciare alla speranza. Non può fare a meno di sperare che, passata questa lunga stagione di scandali (che sembrano non finire mai) la Chiesa riesca a trasformarla e a viverla come un tempo di grazia, come un’occasione provvidenziale. Per guardare dentro se stessa, per tornare alle origini evangeliche. E quindi, riprendendo il cammino tracciato dal concilio Vaticano II, per cogliere il “nuovo” che Dio incessantemente le propone”.

Sempre Svidercoschi nel suo libro “Il ritorno dei chierici” EDB, scrive: “bisognerebbe smontare pezzo per pezzo il “sistema” clericale, da tempo incancrenitosi ma con una capacità incredibile di riciclarsi, di trovare nuovi “terreni” favorevoli, diventando così sempre più invisibile all’esterno e sempre meno percepibile nelle coscienze. Insomma bisognerebbe liberare la Chiesa gerarchica dal vizio d’origine che si porta dietro, e cioè da un certo esercizio dell’autorità che la trasforma automaticamente in una struttura piramidale, in una casta”.

Si tratta di ridiventare una vera famiglia, dove nessuno debba sentirsi messo da parte, emarginato.

Non perdiamo la speranza. Mai.

Perseguitati si, ma forti perche’ amati

La vita ci riserva spesso sorprese da persone che non te lo aspetti. Anche a Gesù è accaduto cosi. Umiliato, denigrato, escluso e scartato ha accolto tutto con pazienza. Ha saputo sopportare la maldicenza dei potenti del tempo incapaci di confrontarsi. Questi soggetti, in gran parte sacerdoti del tempio, hanno usato il potere di cui erano stati investiti per condannare Gesù ed eliminarlo. Oggi, come allora,  la storia si ripete  mille e mille volte tutti i giorni  in tante realtà anche a noi vicine.

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Attenti agli intolleranti

Il Signore, questa domenica, invita a far crescere la zizzania con il buon grano; invita alla tolleranza, spinge alla tenerezza, suggerisce di non essere duri e zelanti e di guardare di più se stessi. Sono per davvero bellissime indicazioni per la vita di ogni giorno. Indicazioni che, purtroppo, molte volte, sono ignorate proprio da chi dovrebbe suggerirle ai cuori dei fratelli. Gli intolleranti, gli zelanti, i duri spesso, infatti, sono ciechi su se stessi e sulle proprie miserie e si chiudono nei confronti degli altri dai quali pretendono la perfezione, in nome di un pericoloso ? Tutto e subito?, ben diverso dalla pazienza di Dio.

Sempre più spesso, infatti, si incontrano cristiani che vorrebbero estirpare quella che, a loro giudizio, è la zizzania e tentano di eliminarla con la forza e l’arroganza dell’esercizio del potere. In questo modo si fanno giudici degli altri con parole e azioni che a volte sono palesi abusi. Si arrogano il diritto di umiliare gli altri e lo fanno in nome di Dio o di un ruolo che dovrebbe essere servizio d’amore. In questo modo negano la loro stessa missione non riuscendo più a trovare la pace e l’equilibrio interiore.  Vedono nemici ovunque e diffidano di tutto e di tutti. Ma tant’è. Sempre oggi.  il Signore invita ad essere piccoli, umili, semplici granelli di senape messi a dimora nei campi della vita quotidiana e a non scoraggiarsi perché proprio il piccolo granello di senape una volta cresciuto sarà capace di accogliere tra i suoi rami tanti uccelli (persone che vi trovano accoglienza e protezione).

Tutto questo perché sia palese che come un pizzico di lievito può far lievitare tre misure di farina allo stesso modo un solo cristiano può mostrare che l’amore è capace di vincere ogni intolleranza, ogni durezza, ogni odio o esercizio indiscriminato del potere.

 

La Maddalena donna liberata

Liberata dal male hai seguito il Maestro ascoltando i suoi insegnamenti, hai sofferto sotto la Croce, poi andando al sepolcro hai visto, per prima, la tomba vuota e dato l’annuncio. Hai parlato con quello che credevi un angelo e ti ha risposto chiamandoti per nome “Maria” e tu lo hai riconosciuto “Rabbini” (Maestro).

E così hai avuto forza per diventare “Apostola degli Apostoli”, segno di chi ha ascoltato, “visto” e creduto. Donna liberata e annunciatrice della risurrezione; donna coraggiosa e forte, segno e simbolo di una fede vissuta nel quotidiano.

Aquila e Priscilla