Viaggio nell’Amoris laetitia

Da questa mattina inizieremo un viaggio nella esortazione “Amoris Laetitia” del Papa dedicata alla famiglia.
Pubblicata da appena qualche giorno segna una cambiamento di stile e di approccio al tema della famiglia che è una vera “rivoluzione” nella Chiesa. Una Chiesa, forse, impreparata ad accoglierne tutta la sua reale portata. Ecco perché come “eremo di famiglia” non potevamo non cercare di conoscerla meglio. Buon viaggio con “La gioia dell’amore”.

Chi mangia la mia carne

Il vangelo del 15 aprile
Gv 6, 52-59’
“Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui”.

Briciole di spiritualità

Commento

“Cristo mette nel mondo questo amore fortissimo, che libera. “Mangiare la mia carne” vuol dire: questo amore é nulla se non diventa la vostra carne, cioé tutti gli aspetti e momenti della vostra vita. L’eucaristia é carnale: amate fino a dare la vita. E’ il dono di sé, della nostra carne, perché diventi come la sua, dono intelligente per realizzare vita giusta e piena. In questo accettiamo la vita di Dio, diventiamo figli di Dio. Nel tempo, lungo la distensione del tempo – ci dicono gli ebrei – dobbiamo cercare di diventare figli di Dio, non automaticamente col sacramento, in un solo momento. Amare con giustizia é la finalità dell’eucaristia.

Il messia – dicono gli ebrei – é nel mondo, sta a noi riconoscerlo e accoglierlo. C’é una storia ebraica. Un uomo va dal rabbino: “Quando arriverà il messia?”. “E’ arrivato. E’ là, fuori dalle mura, con i lebbrosi”. L’uomo corre, e lo vede: si sta fasciando le gambe con calma e dolcezza musicale. “Sei tu il messia?”. “Sì”. L’uomo corre felice ad annunciarlo a tutti: “Il messia é venuto!”. Però, ci sono ancora guerre, mali, violenze. Allora ritorna triste dal messia, il quale gli dice: “Io sono il messia se voi ascoltate la mia voce”. Si tratta di accoglierlo in silenzio, nelle nostre azioni”.
Arturo Paoli

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Pane disceso dal cielo

Dal vangelo del 14 aprile
Gv 6,44-51
“Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo”.

Pane e vino mosaico

Commento

 

In questa comunione, mediante lo Spirito Santo, persino i timori e le notti delle nostre vite possono scoprire un’aurora delle riconciliazioni e il destarsi di una gioia semplicissima. E nei nostri cuori, a volte fragili, si accende una fiamma d’amore e possiamo avanzare dal dubbio verso il chiarore di una comunione. (Frere Roger di Taize).

Si, se restiamo insieme davvero, se siamo uniti e solidali l’uno con l’altro, se siamo capaci di fare ed essere comunione comprendendo gli altri intorno a noi e farci loro compagni di viaggio possiamo veramente scoprire una luce nuova che rischiara le nostre tenebre. Un sostegno decisivo ci viene dall’Eucaristia che è Gesù stesso, “pane vivo disceso dal cielo”.
E grazie allo Spirito Santo una fiducia ci riempirà il cuore donandoci pace e gioia la stessa che anche oggi vi auguriamo di sentire in voi.
Buona giornata.
franca e vincenzo

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Chi crede in me

Il vangelo del 13 aprile
Gv 6,35-40
“Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà fame e chi crede in me non avrà sete, mai!”.

Pane condiviso

Commento

 

La missione di Gesù in seno all’umanità ed il suo modo di esprimersi ha attraversato ogni barriera, in ogni età.
Quando Egli disse: “Io sono il pane della vita” parlò a tutti gli uomini d’ogni tempo.
Cristo è essenziale al nostro nutrimento spirituale, d’ogni giorno, come il pane lo è per il nostro nutrimento fisico.
La sua assenza dalla nostra vita ci lascia spiritualmente affamati, la sua presenza è una gioia ed una sorgente di forza.
Soltanto il pane celeste proceduto da Dio, dona vera vita.
In Cristo è la nostra speranza per la salute spirituale poiché egli soltanto, che è il pane vivente della vita, soddisfa largamente ogni necessità.

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Io sono il pane della vita

Il vangelo del 12 aprile
Gv 6,30-35
«Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà fame e chi crede in me non avrà sete, mai!».

Gesù e i dodici

Commento

 

Con la metafora del pane, Gesù ci insegna anche il modo più vero, più “cristiano” di amare il nostro prossimo. Infatti, che cosa significa amare? Amare significa “farsi uno” con tutti, farsi uno in tutto quello che gli altri desiderano, nelle cose più piccole e insignificanti e in quelle che forse a noi importano poco ma che agli altri interessano. E Gesù ha esemplificato in maniera stupenda questo modo di amare facendosi pane per noi. Egli si fa pane per entrare in tutti, per farsi mangiabile, per farsi uno con tutti, per servire, per amare tutti. Farsi uno anche noi dunque fino a lasciarsi mangiare. Questo è l’amore, farsi uno in modo che gli altri si sentano nutriti dal nostro amore, confortati, sollevati, compresi.

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Pane spezzato

Il vangelo dell’11 aprile
Dal vangelo di Gv 6,22-29
«In verità, in verità io vi dico: voi mi cercate non perché avete visto dei segni, ma perché avete mangiato di quei pani e vi siete saziati. Datevi da fare non per il cibo che non dura, ma per il cibo che rimane per la vita eterna e che il Figlio dell’uomo vi darà. Perché su di lui il Padre, Dio, ha messo il suo sigillo».

Rupnik pane spezzato

Queste parole di Gesù sono cosi chiare che il commento appare superfluo. Possiamo quindi riconoscere che oltre al pane fatto di farina, acqua e lievito, per vivere abbiano bisogno di Lui. Le sue parole confermano che la nostra ricerca di Dio trova origine e proviene dal fondo del cuore e ci appartiene profondamente.
Quello spezzare il pane di Gesù (la sua Parola, insomma), diventa segno e simbolo di un’esigenza umana che si collega alla ricerca della salvezza. Non basta mangiare e bere ma occorre offrire un ristoro all’anima che ha bisogno di quella pace e di quella gioia che possiamo riceve solo da Lui. Per questo lo cerchiamo e vogliamo trovarlo. Ebbene tutto questo Gesù lo sa bene ed è pronto a donare se stesso per noi. Un Dio che si è fatto uomo per prendere su di se il fardello dei nostri peccati e scaricare dalle nostre spalle con il perdono e la misericordia quei pesi che ci opprimono e che rendono la nostra vita faticosa. Il pane e il vino che ci dona Gesù sono il dono di cui abbiamo veramente bisogno per riconoscerci Figli amati e uomini liberi di accoglierlo e farci abbracciare.

Non abbiate paura

Il vangelo del 9 aprile
Gv 6,16-21
«Sono io, non abbiate paura!».

Gesù davanti alla croce

Commenti

 

I discepoli sono soli sulla barca. Remano con fatica perché c’è un vento forte. Le acque sono agitate. Non riescono a raggiungere l’altra riva. …
In lontananza, però, vedono Gesù che si avvicinava loro. Pensano sia un fantasma. Ma Gesù gli dice: «Sono io, non abbiate paura!».

Si, a volte siamo stanchi, affaticati, impauriti. Nonostante tutti gli sforzi non riusciamo a raggiungere la nostra meta; non riusciamo a trovare pace; siamo provati dalle situazioni della vita.
Da soli non ce la facciamo o stiamo in piedi con difficoltà. In questi casi abbiamo bisogno di Gesù. Abbiamo bisogno di incontrarlo. Lui ci tende la mano e ci invia suoi messaggeri. Si tratta di persone che ci tendono una mano, che ci invitano ad incontrarlo a portare i nostri dubbi, le nostre perplessità, i nostri perché a Lui. Certe volte rifiutiamo l’incontro … È paura? Rabbia? Indifferenza? Cosa ci impedisce davvero di abbracciare Gesù?
Non possiamo più eludere la risposta se desideriamo trovare l’armonia perduta, se desideriamo ricominciare a vivere come è giusto che sia.
Una cosa è certa Gesù non ci pressa, non ci da fretta ma ci attende lungo la via. Attende che noi siamo pronti all’incontro e ogni volta si propone e mai impone.
Quando saremo pronti lo faremo salire sulla nostra barca e ci faremo accompagnare per trovare un posto sicuro.

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Aquila e Priscilla