La prese per mano e si alzò

Dal Vangelo secondo Matteo
Mt 9,18-26

In quel tempo, [mentre Gesù parlava,] giunse uno dei capi, gli si prostrò dinanzi e disse: «Mia figlia è morta proprio ora; ma vieni, imponi la tua mano su di lei ed ella vivrà». Gesù si alzò e lo seguì con i suoi discepoli.
Ed ecco, una donna, che aveva perdite di sangue da dodici anni, gli si avvicinò alle spalle e toccò il lembo del suo mantello. Diceva infatti tra sé: «Se riuscirò anche solo a toccare il suo mantello, sarò salvata». Gesù si voltò, la vide e disse: «Coraggio, figlia, la tua fede ti ha salvata». E da quell’istante la donna fu salvata.
Arrivato poi nella casa del capo e veduti i flautisti e la folla in agitazione, Gesù disse: «Andate via! La fanciulla infatti non è morta, ma dorme». E lo deridevano. Ma dopo che la folla fu cacciata via, egli entrò, le prese la mano e la fanciulla si alzò. E questa notizia si diffuse in tutta quella regione.

Parola del Signore.

Gesù è il “guaritore” più forte e più potente. Egli mosso dalla “com-passione” interviene ogni volta che è chiamato e lo fa “gratuitamente ” perché guarire il corpo e lo Spirito delle donne di ogni tempo è il suo “mestiere“.

Oggi, torna il racconto della guarigione della figlia di Giairo e quella donna emorroissa. In entrambi i casi a “ballare” è la fede che anche se “vivente” negli altri può guarire una bambina che sembrava morta. Gesù “le prese la mano e la fanciulla si alzò“. La seconda guarigione riguarda da donna che anni (dodici) aveva perdite di sangue. La potenza benefica che esce da Gesù guarisce anche Lei. Gesù se ne accorge, volta, la vede e le dice: “Coraggio, figlia, la tua fede ti ha salvata“.

Quello che sembra emergere è tutta una questione che si gioca tra fede e compassione. È tempo di ritrovare la via che può guarire le nostre vite e renderle un inno di ringraziamento a quel Dio che ha scommesso su ciascuno di noi per rendere la terra un giardino fiorito e non un deserto arido. Dio ha bisogno della nostra Fede che con la “musica” della compassione farà germogliare ovunque frutti di “guarigione” per donare a tutti vita buona e bella.

Franca e Vincenzo oblati camaldolesi ❤️

Un profeta non è disprezzato se non nella sua Patria

Dal Vangelo secondo Marco
Mc 6,1-6

In quel tempo, Gesù venne nella sua patria e i suoi discepoli lo seguirono.
Giunto il sabato, si mise a insegnare nella sinagoga. E molti, ascoltando, rimanevano stupiti e dicevano: «Da dove gli vengono queste cose? E che sapienza è quella che gli è stata data? E i prodigi come quelli compiuti dalle sue mani? Non è costui il falegname, il figlio di Maria, il fratello di Giacomo, di Ioses, di Giuda e di Simone? E le sue sorelle, non stanno qui da noi?». Ed era per loro motivo di scandalo.
Ma Gesù disse loro: «Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria, tra i suoi parenti e in casa sua». E lì non poteva compiere nessun prodigio, ma solo impose le mani a pochi malati e li guarì. E si meravigliava della loro incredulità.
Gesù percorreva i villaggi d’intorno, insegnando.

Parola del Signore.

L’insegnamento di Gesù non è come quello degli scribi
che ripetono le cose già dette, ma è la proposta di una nuova relazione con Dio, che non è basata sull’osservanza, l’obbedienza delle sue leggi, ma sull’accoglienza del suo amore e questo
crea sconcerto. Infatti, scrive l’evangelista, commenta che “rimanevano stupiti”, c’è stupore e si chiedono “Da dove gli vengono queste cose?”. Cosa significa “da dove gli vengono”? Significa che non vengono da Dio quindi da quale misterioso ambiente, magari magico stregoneria, “e che sapienza e quella che gli è stata data?”, cioè niente viene da Gesù, qualcosa di misterioso.
“E questi prodigi compiuti con le sue mani”, “compiere con le sue mani indicava” atti di stregoneria; insomma scambiano Gesù per una sorta di mago, per una sorta di stregone, e gettano discredito anche sul suo parlare, sulla sua sapienza.

È interessante, Gesù è nel suo paese, lo conoscono, non lo nominano; Gesù nei vangeli non viene nominato mai dalle autorità, dai farisei, che si rivolgono a lui sempre con disprezzo, questo. Ebbene, anche nel suo paese i suoi compaesani parlando di Gesù dicono “Ma non è costui il carpentiere” e poi in maniera offensiva “il figlio di Maria”. Mai un individuo veniva ricordato come il figlio della madre, ma sempre il figlio del padre perché gli assomigliava; allora si vede che Gesù non rende onore alla figura paterna. “E si scandalizzavano di lui”. Quindi quando Gesù va a portare il suo insegnamento, questa nuova relazione con Dio tra la sua gente, quelli che lo conoscevano, provoca scandalo; è il seme gettato nella terra dura che non prende, che non mette radici.
E Gesù, è diventato proverbiale questo suo rimprovero, afferma “Un profeta”, chi è il profeta? Il profeta è l’uomo che, in sintonia profonda, intima con Dio, realizza sempre nuove cose perché il Dio della Bibbia è un Dio che fa nuove tutte le cose, un Dio che cambia sempre, continuamente. Allora il profeta è colui che in sintonia propone sempre nuove maniere di
mettersi in relazione con Dio. “Un profeta” dice Gesù “non è disprezzato che nella sua patria, tra i suoi parenti e in casa sua”. Proprio quelli che avrebbero dovuto comprenderlo, conoscerlo e quindi apprezzarlo sono quelli che lo disprezzano, perché? In questi mondi, in questi mondi piccoli, ma ovunque nel mondo religioso, vige l’imperativo “si è sempre fatto così”, per cui ogni novità viene vista con sospetto, viene vista con paura perché mette in crisi le proprie certezze.
Gesù invece è venuto a proporre una nuova realtà di Dio che ha bisogno, come lui dirà, di vino
nuovo in otri nuovi, non si possono mantenere i vecchi modi di pensare.
Gesù, di fronte a questo scetticismo, a questo disprezzo, scrive l’evangelista ha le mani legate, “Non poté operare nessun prodigio”, ma soltanto alcuni, “impose le mani e li guarì e si meravigliava della loro incredulità”. È meraviglia da parte di Gesù, è una meraviglia carica di tristezza che fa vedere fino a che punto l’istituzione religiosa può rendere schiave e sottomesse le persone. Le persone non hanno diritto di pensare con la propria testa, devono sempre
pensare secondo come le autorità decidono e le autorità hanno deciso che Gesù è un
bestemmiatore, va messo a morte e quindi non va ascoltato.

Alberto Maggi

Vino nuovo in otri nuove

Dal Vangelo secondo Matteo
Mt 9,14-17

In quel tempo, si avvicinarono a Gesù i discepoli di Giovanni e gli dissero: «Perché noi e i farisei digiuniamo molte volte, mentre i tuoi discepoli non digiunano?».
E Gesù disse loro: «Possono forse gli invitati a nozze essere in lutto finché lo sposo è con loro? Ma verranno giorni quando lo sposo sarà loro tolto, e allora digiuneranno.
Nessuno mette un pezzo di stoffa grezza su un vestito vecchio, perché il rattoppo porta via qualcosa dal vestito e lo strappo diventa peggiore. Né si versa vino nuovo in otri vecchi, altrimenti si spaccano gli otri e il vino si spande e gli otri vanno perduti. Ma si versa vino nuovo in otri nuovi, e così l’uno e gli altri si conservano».

Parola del Signore.

La straordinaria novità del Vangelo (la buona notizia) non può adattarsi alle antiche strutture ebraiche. Gesù cambia tutto e c’è, quindi, bisogno di un nuovo modo di organizzare la vita della comunità. Non si cambia l’essenza della Fede nel Dio unico ma si cambia il modo di vivere l’eterna e immutabile Verità. Così noi anche oggi dobbiamo essere capaci di non perdere la Verità della Fede vivendola in un modo nuovo. Il “si è fatto sempre così” non funziona. Non è il modo di fare che è importante. Il modo di vivere l’eterna Verità può, anzi, deve essere cambiato senza aver paura perché questa è la Via che Gesù ci indica. Tante pratiche religiose del passato non ci aiutano più a vivere la Fede. Queste pratiche possono cambiare anzi, probabilmente, devono cambiare per dare una nuova dinamicità all’eterna Verità di una Fede che è fondamentale per ogni persona. Non dobbiamo avere paura del nuovo se siamo radicati nella Verità dell’Amore. L’Amore è il metro immutabile sul quale costruire il nostro presente e il nostro futuro. L’Amore è l’unica dinamica che ci permette di uscire dalle tenebre e vivere alla Luce del sole di Cristo salvatore.

Franca e Vincenzo oblati camaldolesi ❤️

Seguimi

Dal Vangelo secondo Matteo
Mt 9,9-13

In quel tempo, Gesù, vide un uomo, chiamato Matteo, seduto al banco delle imposte, e gli disse: «Seguimi». Ed egli si alzò e lo seguì.
Mentre sedeva a tavola nella casa, sopraggiunsero molti pubblicani e peccatori e se ne stavano a tavola con Gesù e con i suoi discepoli. Vedendo ciò, i farisei dicevano ai suoi discepoli: «Come mai il vostro maestro mangia insieme ai pubblicani e ai peccatori?».
Udito questo, disse: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati. Andate a imparare che cosa vuol dire: “Misericordia io voglio e non sacrifici”. Io non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori».

Parola del Signore.

Dopo le guarigioni nel corpo e nello Spirito, Gesù, oggi chiama a sé un pubblicano, cioè una persona ritenuta peccatrice e indegna di essere frequentata. Gesù, chiamando Matteo (il cui nome significa Dono di Dio) vuole comunicare che la via della salvezza è proprio aperta a tutti, anche a chi, come Matteo il pubblicano (esattore delle tasse e ladro), si arricchiva a danno degli altri.

Gesù vuole offrire a tutti la possibilità di salvarsi e chiama ciascuno di noi a seguirlo su questa via. Matteo ha la prontezza di lasciare tutto e di seguire il Maestro, l’unico Maestro capace di dare alla nostra vita la possibilità di essere vita buona e bella, vita piena di Speranza in un mondo che sembra averla smarrita.

Franca e Vincenzo oblati camaldolesi ❤️

Prendi il tuo lettuccio a va a casa tua

Dal Vangelo secondo Matteo
Mt 9,1-8

In quel tempo, salito su una barca, Gesù passò all’altra riva e giunse nella sua città. Ed ecco, gli portavano un paralitico disteso su un letto. Gesù, vedendo la loro fede, disse al paralitico: «Coraggio, figlio, ti sono perdonati i peccati».
Allora alcuni scribi dissero fra sé: «Costui bestemmia». Ma Gesù, conoscendo i loro pensieri, disse: «Perché pensate cose malvagie nel vostro cuore? Che cosa infatti è più facile: dire “Ti sono perdonati i peccati”, oppure dire: “Àlzati e cammina”? Ma, perché sappiate che il Figlio dell’uomo ha il potere sulla terra di perdonare i peccati: Àlzati – disse allora al paralitico -, prendi il tuo letto e va’ a casa tua». Ed egli si alzò e andò a casa sua.
Le folle, vedendo questo, furono prese da timore e resero gloria a Dio che aveva dato un tale potere agli uomini.

Parola del Signore.

La vera chiave di volta della vita è l’incontro con Gesù. È Lui e solo Lui che ha il potere di cambiare la vita. Gli uomini, invece, vivono di illusioni, di cose effimeri e qualcuno di cattiverie e, forse, ancora peggio di indifferenza. Gesù no!!! Gesù quando vide che gli portavano un paralitico (cioè qualcuno malato nel corpo) mosso a compassione, per prima cosa, gli perdonò i peccati. Un grande atto di misericordia e di liberazione che toglie i pesi della vita per dare leggerezza e voglia di vivere. Queste parole di Gesù sono considerate dai soliti perbenisti una bestemmia. Queste persone hanno sempre preconcetti verso gli altri e credono di essere migliori. I loro cuori, infatti, avvolti dal male pensano cose malvage. Si presentano ben vestiti, ordinati e puliti ma hanno il cuore deviato. Gesù conosce perfettamente queste realtà e dopo il perdono dei peccati dona al paralitico anche la guarigione corporale. La folla, scrive Matteo, fu presa da timore e rese gloria a Dio. Forse anche noi guardandoci intorno dovremmo saper riconoscere i tantissimi miracoli che Gesù continua a compiere nelle nostre vite. Cerchiamo di guarire il cuore liberandolo dalla malvagità che ci impedisce di avere uno sguardo sereno e godiamoci il bello e il buono che abbiamo ricevuto. Liberiamoci da chi ci sfrutta, ci vorrebbe suoi schiavi … Siamo stati creati liberi e liberi abbiamo il dovere di restare. Liberi soprattutto dai potenti, dagli arroganti e dai perbenisti.

Buon cammino

Franca e Vincenzo oblati camaldolesi ❤️

Beati quelli che non hanno visto e hanno creduto

Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 20,24-29
 
Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Dìdimo, non era con loro quando venne Gesù. Gli dicevano gli altri discepoli: «Abbiamo visto il Signore!». Ma egli disse loro: «Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito nel segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco, io non credo».
Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c’era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, stette in mezzo e disse: «Pace a voi!». Poi disse a Tommaso: «Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco; e non essere incredulo, ma credente!». Gli rispose Tommaso: «Mio Signore e mio Dio!». Gesù gli disse: «Perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!».

Parola del Signore.

Se ci pensiamo bene mentre tutti gli Apostoli nonostante abbiano visto il Signore otto giorni prima restano chiusi nel Cenacolo. l’unico ad uscire è Tommaso, l’unico che resta perplesso di fronte a ciò che gli dicono coloro che hanno visto Gesù. Tommaso non crede, resta incredulo: «Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito nel segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco, io non credo».

Gesù rimproverandolo con dolcezza come si fa con gli amici lo accontenta e Tommaso lo riconosce e ma Gesù sottolinea che è beato chi non ha visto e ha creduto! Ecco, Gesù ci vuole aiutare a credere e ad avere Fede. Noi siamo quelli chiamati a credere senza aver visto Lui, eppure se ci guardiamo intorno oltre alla straordinaria bellezza della natura, oltre alla possibilità di stupirci per la bellezza del mondo abbiamo la possibilità di toccare il fianco squarciato di Gesù e le sue piaghe nel corpo e nella mente di tante donne e di tanti uomini che soffrono e vivono condizioni di povertà, di malattia, di difficoltà. Gesù possiamo vederlo in ogni situazione dove l’uomo è solo, dove soffre e dove è minacciato dai tanti mali che vorrebbero trasformare questo mondo in un inferno.

Beato chi non ha visto e ha creduto!

Franca e Vincenzo oblati camaldolesi ❤️

Salvaci, Signore, siamo perduti!

Dal Vangelo secondo Matteo
Mt 8,23-27

In quel tempo, salito Gesù sulla barca, i suoi discepoli lo seguirono. Ed ecco, avvenne nel mare un grande sconvolgimento, tanto che la barca era coperta dalle onde; ma egli dormiva.
Allora si accostarono a lui e lo svegliarono, dicendo: «Salvaci, Signore, siamo perduti!». Ed egli disse loro: «Perché avete paura, gente di poca fede?». Poi si alzò, minacciò i venti e il mare e ci fu grande bonaccia.
Tutti, pieni di stupore, dicevano: «Chi è mai costui, che perfino i venti e il mare gli obbediscono?».

Parola del Signore.

A volte c’è la sensazione di essere circondati da disagi di vario genere e forse è anche vero. Soffiano venti forti, c’è burrasca e la barca con la quale stiamo cercando di navigare è attaccata da mille parti. Per arrivare ad un porto sicuro c’è bisogno di navigare controvento (per esempio le mille sollecitazioni che ci arrivano da un mondo che spinge ad avere più che a essere), c’è bisogno di resistere agli inviti ad apparire nascondendo le nostre miserie, c’è bisogno di essere donne e uomini di solidarietà piuttosto che egoisti o, peggio, sfruttatori degli altri, ecc.

Sulla nostra barca c’è sempre il Signore. Purtroppo, abbiamo perso o stiamo perdendo la capacità e la voglia di riconoscerlo o crediamo addirittura che Egli non esista e questa incapacità provoca conseguenze nella vita. Ci si sente persi, smarriti, soli, impauriti e cerchiamo sicurezze che poi sono fragili e vuote. Gesù ci invita a non avere paura. Nessuna minaccia di venti cattivi potrà abbattere chi ha fiducia e spera in Gesù Cristo. Egli impedirà al male dei potenti di turno di distruggerci perché lo ha promesso: neanche un capello ci sarà tolto. Siamo figli amati. Restiamo nella Speranza che non delude. Restiamo fiduciosi e nessuna minaccia, cattiveria, invidia, maldicenza potrà impedirci di arrivare nel porto della gioia.

Franca e Vincenzo oblati camaldolesi ❤️

Seguimi

Dal Vangelo secondo Matteo
Mt 8,18-22

In quel tempo, vedendo la folla attorno a sé, Gesù ordinò di passare all’altra riva.
Allora uno scriba si avvicinò e gli disse: «Maestro, ti seguirò dovunque tu vada». Gli rispose Gesù: «Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell’uomo non ha dove posare il capo».
E un altro dei suoi discepoli gli disse: «Signore, permettimi di andare prima a seppellire mio padre». Ma Gesù gli rispose: «Seguimi, e lascia che i morti seppelliscano i loro morti».

Parola del Signore.

Buongiorno.

Questa mattina Gesù ci invita a seguirlo. Ma cosa ci sta realmente chiedendo? La prima cosa sulla quale dobbiamo riflettere è: sto camminando insieme a Gesù? E questo può essere. Ma, lo sto davvero seguendo? Cioè sto vivendo il mio quotidiano come Lui ci chiede? Amo davvero l’altro che incontro? Sono disposto ad amare chi mi abbia fatto o continua a farmi male? Prego per queste persone?

Dobbiamo essere consapevoli che il Gesù che ci invita a seguirlo non è il Gesù potente, non è il Gesù di successo, non è il Gesù ricco… Ma il Gesù che ci invita a seguirlo è il Gesù che non ha casa, che non ha potere come i cosiddetti potenti di questo mondo, non ha ricchezze o favori da elargire. Egli è solo e semplicemente il Figlio di Dio venuto a salvare le nostre vite “Amando” senza se e senza ma.

Il Gesù che ci chiede di seguirlo è il Gesù che ci chiede di rompere con il passato; è il Gesù che stacca la spina ad ogni desiderio di potenza, di ricchezza e di successo.

Ora siamo davvero disposti a seguirlo? Oppure vogliamo solo camminare con Lui sperando di ricevere protezione, favori, miracoli o potere e ricchezza?

Buona giornata.

Franca e Vincenzo oblati camaldolesi ❤️

«Talità kum»

Dal Vangelo secondo Marco
Mc 5,21-43

In quel tempo, essendo Gesù passato di nuovo in barca all’altra riva, gli si radunò attorno molta folla ed egli stava lungo il mare. E venne uno dei capi della sinagoga, di nome Giàiro, il quale, come lo vide, gli si gettò ai piedi e lo supplicò con insistenza: «La mia figlioletta sta morendo: vieni a imporle le mani, perché sia salvata e viva». Andò con lui. Molta folla lo seguiva e gli si stringeva intorno.
Ora una donna, che aveva perdite di sangue da dodici anni e aveva molto sofferto per opera di molti medici, spendendo tutti i suoi averi senza alcun vantaggio, anzi piuttosto peggiorando, udito parlare di Gesù, venne tra la folla e da dietro toccò il suo mantello. Diceva infatti: «Se riuscirò anche solo a toccare le sue vesti, sarò salvata». E subito le si fermò il flusso di sangue e sentì nel suo corpo che era guarita dal male.
E subito Gesù, essendosi reso conto della forza che era uscita da lui, si voltò alla folla dicendo: «Chi ha toccato le mie vesti?». I suoi discepoli gli dissero: «Tu vedi la folla che si stringe intorno a te e dici: “Chi mi ha toccato?”». Egli guardava attorno, per vedere colei che aveva fatto questo. E la donna, impaurita e tremante, sapendo ciò che le era accaduto, venne, gli si gettò davanti e gli disse tutta la verità. Ed egli le disse: «Figlia, la tua fede ti ha salvata. Va’ in pace e sii guarita dal tuo male».
Stava ancora parlando, quando dalla casa del capo della sinagoga vennero a dire: «Tua figlia è morta. Perché disturbi ancora il Maestro?». Ma Gesù, udito quanto dicevano, disse al capo della sinagoga: «Non temere, soltanto abbi fede!». E non permise a nessuno di seguirlo, fuorché a Pietro, Giacomo e Giovanni, fratello di Giacomo.
Giunsero alla casa del capo della sinagoga ed egli vide trambusto e gente che piangeva e urlava forte. Entrato, disse loro: «Perché vi agitate e piangete? La bambina non è morta, ma dorme». E lo deridevano. Ma egli, cacciati tutti fuori, prese con sé il padre e la madre della bambina e quelli che erano con lui ed entrò dove era la bambina. Prese la mano della bambina e le disse: «Talità kum», che significa: «Fanciulla, io ti dico: àlzati!». E subito la fanciulla si alzò e camminava; aveva infatti dodici anni. Essi furono presi da grande stupore. E raccomandò loro con insistenza che nessuno venisse a saperlo e disse di darle da mangiare.

Parola del Signore

Gesù guarisce le nostre esistenze e offre nuove opportunità per vivere pienamente. La Parola di Gesù vince il male, ogni male anche quello di chi è preda del maligno.

Questa domenica Marco ci propone il racconto della guarigione della “emorroissa” e della figlia di Giairo, capo della sinagoga. Da un lato è bastato che la donna toccasse le sue vesti con fede per guarire e dall’altro lato è, invece, Gesù stesso con la sua “Parola” a sollevare la figlia di Giairo dal suo “dormire” e a ridonarle la vita.

Forse anche noi abbiamo bisogno di “toccare” il Corpo di Cristo e di Ascoltare la sua Parola per risorgere a vita nuova. Forse anche noi dobbiamo abbandonare ogni incredulità per seguire il Maestro, l’unico Maestro, che con la sua Parola può ridonarci quella vita che abbiamo perso seguendo i miti del male: desiderio di possesso, di potere e di successo. Anche noi potremmo esserci addormentati camminando come sonnambuli dentro mondi tenebrosi dove la cattiveria e il male governano il tempo. Gesù è pronto a pronunciare il suo: «Talità kum» (Alzati!!!) per farci vivere una vita buona avvolti dal suo Amore.

Franca e Vincenzo oblati camaldolesi ❤️

Ma voi chi dite che io sia?

Dal Vangelo secondo Matteo
Mt 16,13-19

In quel tempo, Gesù, giunto nella regione di Cesarèa di Filippo, domandò ai suoi discepoli: «La gente, chi dice che sia il Figlio dell’uomo?». Risposero: «Alcuni dicono Giovanni il Battista, altri Elìa, altri Geremìa o qualcuno dei profeti».
Disse loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Rispose Simon Pietro: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente».
E Gesù gli disse: «Beato sei tu, Simone, figlio di Giona, perché né carne né sangue te lo hanno rivelato, ma il Padre mio che è nei cieli. E io a te dico: tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le potenze degli inferi non prevarranno su di essa. A te darò le chiavi del regno dei cieli: tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli».

Parola del Signore.

È questa la domanda cruciale per ciascuno di noi. Dalla nostra risposta dipende molto della nostra vita. Non dobbiamo nasconderci che di fronte a questo punto di domanda, come i discepoli, possiamo balbettare oppure restare in balia delle onde. Se ancora non lo abbiamo fatto cerchiamo di fare chiarezza in noi. Evitare una risposta è un po’ come evitare di decidere da che parte stiamo. Al riguardo non ci basta la risposta della nostra traduzione. Troppo superficiale per una vita piena, troppo scontata per una vita in Cristo. Rispondere a chi è Cristo per noi è decisivo per tutta la nostra vita. Con Lui tutto cambia, senza di Lui, infatti, restiamo in un limbo indefinito e, spesso, vuoto e deprimente.

Dare una risposta vera, quindi, tocca la nostra vita e se scegliamo Lui non facciamo più compromessi e sapremo sempre scegliere “Si, si” oppure “No, no”. Se scegliamo in coscienza diventiamo davvero persone capaci di una vita piena. La cosa peggiore, infatti, sarà quella di evitare la domanda. Se scegliamo Lui avremo anche un futuro da abbracciare oltre questa vita … e anche il “transito” sarà solo, appunto, un passaggio nel Regno di Dio che raggiungeremo accompagnati dagli Angeli di Dio. Accorreranno per portarci nella Casa del Padre che tutto conosce di noi anche ciò che noi ignoriamo. Coraggio!!!

Franca e Vincenzo oblati camaldolesi ❤️

Aquila e Priscilla