Se vuoi, puoi purificarmi

Dal Vangelo secondo Matteo
Mt 8,1-4

Quando Gesù scese dal monte, molta folla lo seguì.
Ed ecco, si avvicinò un lebbroso, si prostrò davanti a lui e disse: «Signore, se vuoi, puoi purificarmi».
Tese la mano e lo toccò dicendo: «Lo voglio: sii purificato!». E subito la sua lebbra fu guarita.
Poi Gesù gli disse: «Guàrdati bene dal dirlo a qualcuno; va’ invece a mostrarti al sacerdote e presenta l’offerta prescritta da Mosè come testimonianza per loro».

Parola del Signore.

Il lebbroso “vede” Gesù ed in questo “vedere” c’è l’inizio della sua guarigione – purificazione. Spesso chi è preda del male non riesce proprio a vedere Gesù che è il sommo bene. Diversamente chi “vede” Gesù ha già iniziato a cambiare. È così che il lebbroso si “avvicinò” e si prostò davanti a Gesù chiedendo di essere purificato. “Lo voglio: sii purificato!”. Gesù accoglie l’umile e sincera confessione/richiesta del lebbroso che adesso può ricominciare purificato. Ma senza il preventivo riconoscimento di Gesù, senza la richiesta di guarigione dal peccato il cuore dell’uomo resta prigioniero del male. Siamo noi a dover scegliere cosa essere e cosa fare. Siamo noi a dover riconoscere Gesù come il Figlio di Dio e a chiedere di essere perdonati .

Franca e Vincenzo oblati camaldolesi ❤️

La casa sulla roccia

Dal Vangelo secondo Matteo
Mt 7,21-29

In quel tempo Gesù disse ai suoi discepoli:
«Non chiunque mi dice: “Signore, Signore”, entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli. In quel giorno molti mi diranno: “Signore, Signore, non abbiamo forse profetato nel tuo nome? E nel tuo nome non abbiamo forse scacciato demòni? E nel tuo nome non abbiamo forse compiuto molti prodigi?”. Ma allora io dichiarerò loro: “Non vi ho mai conosciuti. Allontanatevi da me, voi che operate l’iniquità!”.
Perciò chiunque ascolta queste mie parole e le mette in pratica, sarà simile a un uomo saggio, che ha costruito la sua casa sulla roccia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ma essa non cadde, perché era fondata sulla roccia. Chiunque ascolta queste mie parole e non le mette in pratica, sarà simile a un uomo stolto, che ha costruito la sua casa sulla sabbia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ed essa cadde e la sua rovina fu grande». Quando Gesù ebbe terminato questi discorsi, le folle erano stupite del suo insegnamento: egli infatti insegnava loro come uno che ha autorità, e non come i loro scribi.

Parola del Signore.

Passare dalla Parola alla vita è l’unica vera e autentica possibilità che abbiamo per non fare crollare la nostra casa. La Parola non va solo Ascoltata (come chi va a messa tutti i giorni o tutte le domeniche o prega tutti i giorni) … occorre che la Parola metta radici nella nostra vita quotidiana. È necessario che le nostre scelte siano in linea con il vangelo cioè siano scelte fatte per Amore e con Amore. Solo se, quindi, la Parola Ascoltata è diventata pratica di vita quotidiana, solo allora, la nostra casa sarà fondata sulla roccia e, cioè, su Cristo che è la Parola viva.

Se avremo costruito un casa (una vita) in Cristo, con Cristo e per Cristo soffieranno i venti (le persecuzioni), arriveranno le piogge (la maldicenza), strariperanno i fiumi (malattie, sofferenze, cattiverie, ecc.) ma la nostra casa (la nostra vita) non crollerà (la vita reggerà perché la nostra Fede è forte). Diciamo anche a chi ogni giorno s’impegna per costruire il male, perché queste persone, purtroppo, ci sono e sono preda della male assoluto, quello che vuole generare altro male. Non vediamo al male e saremo Salvi.

Buon cammino nella burrasca o nella bonaccia e restiamo in Cristo.

Franca e Vincenzo oblati camaldolesi ❤️

Dai loro frutti li riconoscerete

Dal Vangelo secondo Matteo
Mt 7,15-20

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Guardatevi dai falsi profeti che vengono a voi in veste di pecore, ma dentro sono lupi rapaci! Dai loro frutti li riconoscerete.
Si raccoglie forse uva dagli spini, o fichi dai rovi? Così ogni albero buono produce frutti buoni e ogni albero cattivo produce frutti cattivi; un albero buono non può produrre frutti cattivi, né un albero cattivo produrre frutti buoni.
Ogni albero che non dà buon frutto viene tagliato e gettato nel fuoco. Dai loro frutti dunque li riconoscerete».

Parola del Signore.

Non è difficile incontrare lupi travestiti da agnelli. Sembrano giusti, simpatici, capaci di fare la morale agli altri. A volte ostentano di fare il bene. Per poterli riconoscere Gesù ci dà un criterio: “dai frutti li riconoscerete”. Queste persone credono di avere sempre ragione e non si mettono mai in discussione. Sparano sentenze e credono di sapere tutto e più di tutto. Solitamente sono uomini potenti che però si comportano con arroganza non appena qualcuno prova a non assecondarli. Per il vangelo, invece, questi sono solo rami secchi.

Oggi il vangelo ci chiede di guardarci dentro e scoprire le nostre maschere. Poi ci chiede: quale buon frutto ho prodotto? Se non ne troviamo nessuno è ora di riconoscerci bisognosi della misericordia di Dio e, con umiltà, rivolgerci al Signore affinché ci aiuti a ritrovare l’umanità tradita.

Dobbiamo abbattere le nostre ipocrisie e scegliere di convertirci al bene … Via le maschere buoniste e mostriamoci agli altri per come siamo davvero.

Franca e Vincenzo oblati camaldolesi ❤️

Entrate per la porta stretta

Dal Vangelo secondo Matteo
Mt 7,6.12-14

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Non date le cose sante ai cani e non gettate le vostre perle davanti ai porci, perché non le calpestino con le loro zampe e poi si voltino per sbranarvi.
Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro: questa infatti è la Legge e i Profeti.
Entrate per la porta stretta, perché larga è la porta e spaziosa la via che conduce alla perdizione, e molti sono quelli che vi entrano. Quanto stretta è la porta e angusta la via che conduce alla vita, e pochi sono quelli che la trovano!».

Parola del Signore.

La porta stretta è la scelta di entrare ogni giorno nelle vie della giustiziadella misericordiadella fedeltà al Padre.

La porta stretta è una vita buona e giusta. Essa è l’unico lasciapassare. Il resto non conta: «Quando vedrete sedere alla mensa nel regno di Dio gente venuta da oriente e da occidente, da settentrione e da mezzogiorno, e voi rimasti fuori…, per voi tutti operatori di ingiustizia, ci sarà pianto e stridore di denti». È lo stesso ammonimento della parabola del giudizio universale: ciò che fa entrare nel regno del Padre è avere praticato la misericordia, non essere scritti nel libro dei battesimi, o frequentare le pratiche religiose.

Facciamoci la domanda posta a Gesù: “sono pochi quelli che si salvano?”.

Non lasciamoci intristire dal pessimismo: c’è un posto anche per noi, se non sbagliamo porta. Perciò rinfranchiamo le mani inerti e le ginocchia fiacche, e camminiamo fiduciosi attraverso la porta stretta.

Giovanni è il suo nome

Dal Vangelo secondo Luca
Lc 1,57-66.80

Per Elisabetta si compì il tempo del parto e diede alla luce un figlio. I vicini e i parenti udirono che il Signore aveva manifestato in lei la sua grande misericordia, e si rallegravano con lei.
Otto giorni dopo vennero per circoncidere il bambino e volevano chiamarlo con il nome di suo padre, Zaccarìa. Ma sua madre intervenne: «No, si chiamerà Giovanni». Le dissero: «Non c’è nessuno della tua parentela che si chiami con questo nome».
Allora domandavano con cenni a suo padre come voleva che si chiamasse. Egli chiese una tavoletta e scrisse: «Giovanni è il suo nome». Tutti furono meravigliati. All’istante  si aprirono la sua bocca e la sua lingua, e parlava benedicendo Dio.
Tutti i loro vicini furono presi da timore, e per tutta la regione montuosa della Giudea si discorreva di tutte queste cose. Tutti coloro che le udivano, le custodivano in cuor loro, dicendo: «Che sarà mai questo bambino?». E davvero la mano del Signore era con lui.
Il bambino cresceva e si fortificava nello spirito. Visse in regioni deserte fino al giorno della sua manifestazione a Israele.

Parola del Signore

“Giovanni”, significa: “dono di Dio“. Ed infatti “dono” è stato per Zaccaria che riacquistò la parola e per noi tutti perché mai profeta più grande è nato sulla terra. Giovanni chiude l’antico testamento e apre il nuovo, le sue parole squarciano e sconcassano le cose antiche e offrono una nuova e buona prospettiva a mondo.

La nascita di un figlio cambia la vita dei genitori e quella di Giovanni fa la stessa cosa. Con la sua predicazione prepara e annuncia la più sconvolgente novità della storia. Egli prepara le strade del mondo ad accogliere il Figlio di Dio, quel Gesù che consegna al mondo la più grande novità mai concepita prima e, purtroppo, scarsamente compresa anche oggi, la nuova “legge” dell’Amore che tutto racchiude e tutto amplifica. Nessuna potenza del male potrà, infatti, sconfiggere l’Amore.

Giovanni, fa da tramite a questa inedita novità, e mostra l’inatteso ad un mondo confuso e disorientato, ad un’umanità che brancolava nel buio e che, in questo tempo, sembra voglia tornare indietro. Non accadrà perché l’infinita misericordia di Dio prevarrà. Lo farà in un modo che non immaginiamo ma la Verità e la Luce finirà per vincere ogni menzogna (veleno del maligno) e ogni oscurità nella quale sguazza il male.

Buona festa di San Giovanni a chi porta il suo nome.

Franca e Vincenzo oblati camaldolesi ❤️

Anche il vento e il mare gli obbediscono.

Dal Vangelo secondo Marco
Mc 4,35-41

In quel giorno, venuta la sera, Gesù disse ai suoi discepoli: «Passiamo all’altra riva». E, congedata la folla, lo presero con sé, così com’era, nella barca. C’erano anche altre barche con lui.
Ci fu una grande tempesta di vento e le onde si rovesciavano nella barca, tanto che ormai era piena. Egli se ne stava a poppa, sul cuscino, e dormiva. Allora lo svegliarono e gli dissero: «Maestro, non t’importa che siamo perduti?».
Si destò, minacciò il vento e disse al mare: «Taci, calmati!». Il vento cessò e ci fu grande bonaccia. Poi disse loro: «Perché avete paura? Non avete ancora fede?».
E furono presi da grande timore e si dicevano l’un l’altro: «Chi è dunque costui, che anche il vento e il mare gli obbediscono?».

Parola del Signore.

Siamo avvolti dalla Provvidenza di Dio. Per quanto il male cerchi di turbare i nostri giorni e le nostre fragili esistenze la Provvidenza di Dio non permetterà al male di distruggerci. La Speranza che la Provvidenza di Dio non ci abbandonerà mai e che questo sia il destino della nostra esistenza è il Segno della nostra Fede e, in questa “realtà”, con la buona volontà viviamo concretamente la Carità che è l’Amore.

Franca e Vincenzo oblati camaldolesi ❤️

Nessuno può servire due padroni

Dal Vangelo secondo Matteo
Mt 6,24-34

In quel tempo Gesù disse ai suoi discepoli:
«Nessuno può servire due padroni, perché o odierà l’uno e amerà l’altro, oppure si affezionerà all’uno e disprezzerà l’altro. Non potete servire Dio e la ricchezza.
Perciò io vi dico: non preoccupatevi per la vostra vita, di quello che mangerete o berrete, né per il vostro corpo, di quello che indosserete; la vita non vale forse più del cibo e il corpo più del vestito?
Guardate gli uccelli del cielo: non séminano e non mietono, né raccolgono nei granai; eppure il Padre vostro celeste li nutre.
Non valete forse più di loro? E chi di voi, per quanto si preoccupi, può allungare anche di poco la propria vita?
E per il vestito, perché vi preoccupate? Osservate come crescono i gigli del campo: non faticano e non filano. Eppure io vi dico che neanche Salomone, con tutta la sua gloria, vestiva come uno di loro. Ora, se Dio veste così l’erba del campo, che oggi c’è e domani si getta nel forno, non farà molto di più per voi, gente di poca fede?

Non preoccupatevi dunque dicendo: “Che cosa mangeremo? Che cosa berremo? Che cosa indosseremo?”. Di tutte queste cose vanno in cerca i pagani. Il Padre vostro celeste, infatti, sa che ne avete bisogno.
Cercate invece, anzitutto, il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta.
Non preoccupatevi dunque del domani, perché il domani si preoccuperà di se stesso. A ciascun giorno basta la sua pena».

Parola del Signore.

Una volta, tanti anni fa, abbiamo letto un articolo il cui titolo era: “La scelta“. L’autore invitava a scegliere. Non si poteva cercare di fare tutto e il contrario di tutto. Siamo sempre davanti ad un bivio … o si va da una parte o dall’altra. Gesù ce lo dice con chiarezza e se non lo abbiamo ancora fatto è tempo di decidere.

La seconda considerazione riguarda il modo di affrontare il quotidiano. Se siamo continuamente preoccupati per il domani è normale che non viviamo bene il presente. Corriamo sempre in preda ad una perenne agitazione e i giorni passano; abbiamo vite frenetiche per soddisfare desideri spesso sproporzionati rispetto a ciò di cui abbiamo davvero bisogno. E accade che in questa corsa verso falsi bisogni, desideri che ci oltrepassano facciamo il grave errore di non vivere l’essenziale, il gratuito e la vita si complica rincorrendo cose di cui, in realtà, non abbiamo bisogno. In questo nostro agitarci creiamo situazioni difficili, coinvolgiamo gli altri, condizioniamo le nostre giornate a raggiungere cose, tante cose, troppe cose. Gesù ci invita a vivere il presente e a godere il buono e il bello che abbiamo senza sprecare tempo, energie e risorse per manie di grandezza. A volte si finisce perfino per distruggere relazioni e amicizie. Si calpestano, si umiliano e si denigrano le persone, perfino gli amici. Tutto questo per sentirsi grandi, potenti e forti. Che miseria, ragazzi! Che miseria!!!

Franca e Vincenzo oblati camaldolesi ❤️

Accumulate tesori in cielo

Dal Vangelo secondo Matteo
Mt 6,19-23

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Non accumulate per voi tesori sulla terra, dove tarma e ruggine consumano e dove ladri scassìnano e rubano; accumulate invece per voi tesori in cielo, dove né tarma né ruggine consumano e dove ladri non scassìnano e non rubano. Perché, dov’è il tuo tesoro, là sarà anche il tuo cuore.
La lampada del corpo è l’occhio; perciò, se il tuo occhio è semplice, tutto il tuo corpo sarà luminoso; ma se il tuo occhio è cattivo, tutto il tuo corpo sarà tenebroso. Se dunque la luce che è in te è tenebra, quanto grande sarà la tenebra!».

Parola del Signore.

Oggi Gesù richiama la nostra attenzione non tanto a non accumulare le ricchezze ma ci fa vedere quali sono le ricchezze da accumulare. Ebbene l’unica ricchezza da accumulare è l’amore… L’amore non si consuma, non si perde, ed è un tesoro che mai nessuno potrà mai rubarci o portare via. È l’unico tesoro che si moltiplica. L’unico tesoro che dobbiamo condividere e che se condividiamo non si consuma anzi si moltiplica.

Nei libro dei Proverbi si legge: «Non affannarti per accumulare ricchezze, sii intelligente e rinuncia» (Pro 23, 4).

Questa è un’antica saggezza umana e, infatti Gesù dice «dov’è il tuo tesoro, là sarà anche il tuo cuore», e noi potremmo anche dire: «dov’è il tuo cuore, là sarà anche il tuo tesoro».

A volte con le nostre parole, i nostri gesti e le nostre azioni dimostriamo di pensare solo a noi stessi e non ci rendiamo conto delle ferite che provochiamo. Non riusciamo a rinunciare ai nostri desideri e, peggio ancora, alimentiamo vendette e odio, oppure restiamo indifferenti alle difficoltà degli altri. Insomma pensiamo solo a noi stessi e alle nostre necessità… forse il vangelo di oggi può aiutare tutti a riflettere: “dov’è il nostro cuore?”.

Franca e Vincenzo oblati camaldolesi ❤️

Pregando, non sprecate parole

Dal Vangelo secondo Matteo
Mt 6,7-15

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Pregando, non sprecate parole come i pagani: essi credono di venire ascoltati a forza di parole. Non siate dunque come loro, perché il Padre vostro sa di quali cose avete bisogno prima ancora che gliele chiediate.
Voi dunque pregate così:
Padre nostro che sei nei cieli,
sia santificato il tuo nome,
venga il tuo regno,
sia fatta la tua volontà,
come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano,
e rimetti a noi i nostri debiti
come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori,
e non abbandonarci alla tentazione,
ma liberaci dal male.
Se voi infatti perdonerete agli altri le loro colpe, il Padre vostro che è nei cieli perdonerà anche a voi; ma se voi non perdonerete agli altri, neppure il Padre vostro perdonerà le vostre colpe».

Parola del Signore.

La preghiera è un abbraccio dato a Dio, uno sguardo rivolto a Gesù. Pregare significa aprire il cuore a nostro Signore, con sincerità e spontaneità. 

Gesù ci dice che è proprio la sincerità del cuore che fa arrivare la nostra preghiera a Dio. Non servono le parole pronunciate come automi, senza amore. A volte bastano un pensiero, un gesto o uno sguardo per raggiungere il pensiero di Dio. 

D’altra parte Lui sa già ciò di cui abbiamo bisogno ancora prima che glielo chiediamo. 

Gesù ci insegna a chiamare Dio “Padre” perché riusciamo a renderci conto di quanto sia straordinario il Suo amore. Lui è nostro Padre e noi siamo Suoi figli! 

Dobbiamo imparare ad amare Dio, questo significa santificare il Suo nome, e amando Dio dobbiamo imparare a vivere come creature di Cielo destinate al Paradiso. “Sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra”: amare come Dio, liberi da ogni forma di egoismo, orgoglio, presunzione. Donarci agli altri, come Gesù.

Dio ci aiuterà in questo, perché ci donerà la forza spirituale per farlo; lo ha già fatto donandoci Gesù, il pane della vita, cibo della nostra anima che ci insegna l’amore. Che la nostra anima arda sempre d’amore. Questo ci basta per non morire. “Dacci oggi, il nostro pane quotidiano”. Se mangiamo questo pane, dobbiamo amare fino all’estremo e così PERDONARE. Il perdono è fonte di misericordia, sempre! Chi sa perdonare è già con Gesù in Paradiso. Perdona gli altri, soprattutto chi non ti ama, perdona te stesso e aiuta Gesù a manifestare la Sua misericordia! Lui sempre perdona e ci rialzera’ sempre, dopo ogni caduta, liberandoci dal male. 

Gesù oggi, ci spiega che la vera preghiera, quella più efficace è VIVERE così!

Non siate simili agli ipocriti

Dal Vangelo secondo Matteo
Mt 6,1-6.16-18
 
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«State attenti a non praticare la vostra giustizia davanti agli uomini per essere ammirati da loro, altrimenti non c’è ricompensa per voi presso il Padre vostro che è nei cieli.
Dunque, quando fai l’elemosina, non suonare la tromba davanti a te, come fanno gli ipocriti nelle sinagoghe e nelle strade, per essere lodati dalla gente. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Invece, mentre tu fai l’elemosina, non sappia la tua sinistra ciò che fa la tua destra, perché la tua elemosina resti nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà.
E quando pregate, non siate simili agli ipocriti che, nelle sinagoghe e negli angoli delle piazze, amano pregare stando ritti, per essere visti dalla gente. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Invece, quando tu preghi, entra nella tua camera, chiudi la porta e prega il Padre tuo, che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà.
E quando digiunate, non diventate malinconici come gli ipocriti, che assumono un’aria disfatta per far vedere agli altri che digiunano. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Invece, quando tu digiuni, profùmati la testa e làvati il volto, perché la gente non veda che tu digiuni, ma solo il Padre tuo, che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà».

Parola del Signore.

Giustizia, Carità e Preghiera sono connesse e hanno bisogno di silenzio, discrezione e umiltà.

Tante volte, purtroppo, tantissime volte finiamo per ostentare, apparire e mostrare ciò che, in realtà, non siamo.

Il vangelo di oggi viene in nostro soccorso per aiutarci a riflettere affinché ciascuno di noi abbia il coraggio di gettare via la maschera dell’ipocrisia e mostrarsi per quello che si è, cambiando il cuore e quindi la vita.

È un bel salto di vita: dal vuoto all’Essere, dal mito dell’avere consenso e plausi alla Verità che libera.

Allora possiamo pregare con questa bella preghiera per la conversione del nostro cuore:

Signore Gesù, che nel segreto del tuo cuore accogli la Parola del Padre, insegnami a parlare con Dio non solo con le parole ma soprattutto con le opere di Carità. Tu che hai elogiato la vedova povera per l’offerta di tutto quello che aveva per vivere, donami la sana vergogna dell’ostentazione e del protagonismo e il gusto dei piccoli gesti ordinari di amore al prossimo. Tu che anche sulla croce, rinunciando a salvarti da te stesso, hai mostrato che c’è più gioia nel dare che nel ricevere, fa cadere la maschera dell’ipocrisia perché nella condivisione fraterna dei beni possa mostrare il volto bello della Chiesa umile e provvidente.

Franca e Vincenzo oblati camaldolesi ❤️

Aquila e Priscilla