Farsi servitore di tutti

Dal Vangelo secondo Marco
Mc 9,30-37
 
In quel tempo, Gesù e i suoi discepoli attraversavano la Galilea, ma egli non voleva che alcuno lo sapesse. Insegnava infatti ai suoi discepoli e diceva loro: «Il Figlio dell’uomo viene consegnato nelle mani degli uomini e lo uccideranno; ma, una volta ucciso, dopo tre giorni risorgerà». Essi però non capivano queste parole e avevano timore di interrogarlo.
Giunsero a Cafàrnao. Quando fu in casa, chiese loro: «Di che cosa stavate discutendo per la strada?». Ed essi tacevano. Per la strada infatti avevano discusso tra loro chi fosse più grande. Sedutosi, chiamò i Dodici e disse loro: «Se uno vuole essere il primo, sia l’ultimo di tutti e il servitore di tutti».
E, preso un bambino, lo pose in mezzo a loro e, abbracciandolo, disse loro: «Chi accoglie uno solo di questi bambini nel mio nome, accoglie me; e chi accoglie me, non accoglie me, ma colui che mi ha mandato».

Parola del Signore.

Poveri e piccoli sono i privilegiati di Gesù. Sono loro che tutti noi come Lui siamo chiamati ad accogliere e a SERVIRE. Il cuore dell’esperienza cristiana, infatti, è il Servizio.

Ci sono molti modi di farlo. Se chiamati a “fare” facciamo, se non chiamati possiamo in ogni caso Servire spezzando la Parola o restando in Silenzio e pregando per il mondo. Ma c’è una cosa che sta al centro di qualsiasi Servizio che, come testimone del Signore, caratterizza il cristiano: si tratta del “cuore”. Se non abbiamo un ❤️ che pensa per il bene, che sogna il bene che spinge le nostre vite a fare il bene qualsiasi cosa resta un estemporaneo e futile segno buono solo ad esprimere perbenismo. Chiediamoci se il nostro ❤️ è davvero orientato al bene, se i nostri pensieri e le nostre azioni sono davvero per il bene oppure siamo sepolcri imbiancati, maschere che si aggirano nelle piazze e per le strade dei posti dove viviamo. Qual’è la vera ragione che ci spinge a fare quello che facciamo. Se, per caso, notiamo che al centro dei nostri pensieri c’è quella che Papa Francesco chiama vita mondana cambiamo strada; se pensiamo al denaro, al successo e al potere siamo veri figli del male, strumenti nelle mani dei demonio, genii capaci solo di provocare dolore e sofferenza. Pensiamoci. Siamo noi a scegliere e non dimentichiamo che se scegliamo il bene saremo anche costretti, probabilmente, a subire le angherie e i soprusi di chi non sopporta la nostra coraggiosa scelta di campo. Questo genio del male cercherà in ogni modo, anche con parole, azioni e fatti concreti di provocarci per farci reagire e trascinarci dove Lui come sguazza non trovando mai vera Pace.

Franca e Vincenzo oblati camaldolesi ❤️

Misericordia io voglio

Dal Vangelo secondo Matteo
Mt 9,9-13
 

In quel tempo, mentre andava via, Gesù vide un uomo, chiamato Matteo, seduto al banco delle imposte, e gli disse: «Seguimi». Ed egli si alzò e lo seguì.
Mentre sedeva a tavola nella casa, sopraggiunsero molti pubblicani e peccatori e se ne stavano a tavola con Gesù e con i suoi discepoli. Vedendo ciò, i farisei dicevano ai suoi discepoli: «Come mai il vostro maestro mangia insieme ai pubblicani e ai peccatori?». 
Udito questo, disse: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati. Andate a imparare che cosa vuol dire: “Misericordia io voglio e non sacrifici”. Io non sono venuto infatti a chiamare i giusti, ma i peccatori».

Parola del Signore.

Spesso viviamo secondo un religiosità di facciata e ci limitiamo alla superfice senza entrare nella profondità del messaggio di Gesù. Il Maestro, però, insiste “Misericordia io voglio”, cioè Gesù chiede la lealtà del cuore. Ci chiede di riconoscere i nostri peccati e di attivare il cuore. Senza un cuore capace di vedere le nostre azioni sono fredde, acide, formali. Senza un cuore che vede siamo come i farisei, rispettosi della Legge ma indifferenti al vero bene. Insomma di fronte al dono di Dio guardiamo solo lo scatolo e la sua forma e ignoriamo il dono d’amore che contiene.

È tempo di scartare l’involucro che custodisce il dono, mettere da parte la carta che lo avvolge (cioè la Legge) e agire con Misericordia cioè con Amore. La salvezza viene da un cuore che vede!!!

Forse superbia e orgoglio sono le due “malattie” che ci impediscono di entrare nel mistero di Dio e di agire come a Lui piace. Queste due piaghe, insieme alla vanagloria e all’esercizio del potere sono i mali che più di tutti tendono a distruggere il bene. Cerchiamo di salvarci davvero … Non sarà il rispetto formale della Legge o le apparenze a salvare le nostre anime, anzi, questo rispetto di facciata e senza il cuore ci porterà direttamente all’inferno.

Franca e Vincenzo oblati camaldolesi ❤️

La buona notizia

Dal Vangelo secondo Luca
Lc 8,1-3

In quel tempo, Gesù se ne andava per città e villaggi, predicando e annunciando la buona notizia del regno di Dio. C’erano con lui i Dodici e alcune donne che erano state guarite da spiriti cattivi e da infermità: Maria, chiamata Maddalena, dalla quale erano usciti sette demòni; Giovanna, moglie di Cuza, amministratore di Erode; Susanna e molte altre, che li servivano con i loro beni.

Parola del Signore.

Oggi, come ieri, forse anche più di ieri c’è sempre bisogno di una “buona notizia”. C’è fame e sete di cose buone cioè di vita buona, di vita vera, di vita capace di donare pace e serenità a vite spesso sempre meno tranquille. La buona notizia è la vita di Gesù, il suo essere uomo d’Amore, uomo e Dio che è misericordioso. La buona notizia è che anche noi, invocando l’aiuto dello Spirito Santo, possiamo vivere come Gesù e incontrando gli altri predicare e annunciare con la vita la buona notizia.

Franca e Vincenzo oblati camaldolesi ❤️

La fede salva

Dal Vangelo secondo Luca
Lc 7,36-50
  
In quel tempo, uno dei farisei invitò Gesù a mangiare da lui. Egli entrò nella casa del fariseo e si mise a tavola. Ed ecco, una donna, una peccatrice di quella città, saputo che si trovava nella casa del fariseo, portò un vaso di profumo; stando dietro, presso i piedi di lui, piangendo, cominciò a bagnarli di lacrime, poi li asciugava con i suoi capelli, li baciava e li cospargeva di profumo.
Vedendo questo, il fariseo che l’aveva invitato disse tra sé: «Se costui fosse un profeta, saprebbe chi è, e di quale genere è la donna che lo tocca: è una peccatrice!».
Gesù allora gli disse: «Simone, ho da dirti qualcosa». Ed egli rispose: «Di’ pure, maestro». «Un creditore aveva due debitori: uno gli doveva cinquecento denari, l’altro cinquanta. Non avendo essi di che restituire, condonò il debito a tutti e due. Chi di loro dunque lo amerà di più?». Simone rispose: «Suppongo sia colui al quale ha condonato di più». Gli disse Gesù: «Hai giudicato bene». E, volgendosi verso la donna, disse a Simone: «Vedi questa donna? Sono entrato in casa tua e tu non mi hai dato l’acqua per i piedi; lei invece mi ha bagnato i piedi con le lacrime e li ha asciugati con i suoi capelli. Tu non mi hai dato un bacio; lei invece, da quando sono entrato, non ha cessato di baciarmi i piedi. Tu non hai unto con olio il mio capo; lei invece mi ha cosparso i piedi di profumo. Per questo io ti dico: sono perdonati i suoi molti peccati, perché ha molto amato. Invece colui al quale si perdona poco, ama poco».
Poi disse a lei: «I tuoi peccati sono perdonati». Allora i commensali cominciarono a dire tra sé: «Chi è costui che perdona anche i peccati?». Ma egli disse alla donna: «La tua fede ti ha salvata; va’ in pace!».

Parola del Signore.

La scena di questo vangelo è tutta piena di parole non dette, di gesti, segni e sguardi che esprimono il senso e la differenza nelle relazioni che possiamo vivere. C’è una donna che non parla, forse nemmeno ascolta che agisce con un comportamento eloquente. Entra nella scena descritta e porta nella casa dove Gesù sta un vaso di profumo; piange e con le lacrime bagna i piedi del Maestro, poi li asciuga con i suoi capelli, li bacia e li cosparge di profumo. Sono segni che esprimono un amore grande, una relazione profonda e lanciano un messaggio chiaro e limpido. La donna è reduce certamente da una situazione complicata e mostra di aver subito una ferita grande e lacerante. Al contrario c’è il comportamento di Simone che si, accoglie Gesù in casa ma non fa molto a livello di gesti. Simone appare un conformista perfettamente allineato allo stile convenzionale prescritto mentre la donna rompe ogni indugio e libera esprime come meglio ritiene l’esigenza di una relazione che supera gli steccati stereotipati nei quali anche noi, purtroppo, viviamo.

Gesù che ben conosce i pensieri dei presenti che hanno assistito alla scena perché tutto fosse, per tutti, chiaro, si rivolge alla donna con queste parole: «La tua fede ti ha salvata; va’ in pace!».

Franca e Vincenzo oblati camaldolesi ❤️

Che generazione è mai questa?

Dal Vangelo secondo Luca
Lc 7,31-35
 
In quel tempo, il Signore disse:
«A chi posso paragonare la gente di questa generazione? A chi è simile? È simile a bambini che, seduti in piazza, gridano gli uni agli altri così:
“Vi abbiamo suonato il flauto e non avete ballato, 
abbiamo cantato un lamento e non avete pianto!”.
È venuto infatti Giovanni il Battista, che non mangia pane e non beve vino, e voi dite: “È indemoniato”. È venuto il Figlio dell’uomo, che mangia e beve, e voi dite: “Ecco un mangione e un beone, un amico di pubblicani e di peccatori!”.
Ma la Sapienza è stata riconosciuta giusta da tutti i suoi figli». 

Parola del Signore.

Gesù si chiede a chi paragonare questa generazione (tutte le generazioni di tutti tempi)? Lui dice a “bambini” che si mostrano capricciosi, sfiduciati, stanchi, spesso tristi o fintamente allegri e, purtroppo, insensibili. … C’è qualcosa che non n va. L’essere continuamente insoddisfatti genera sensi di colpa, angoscia, mal di vivere.

In una situazione di questo tipo Gesù suggerisce di ridare senso e valore ad alcuni aspetti trascurati dalla vita: le Amicizie, la cura dello Spirito, l’arte, la cura del creato, la bellezza … il bello, è stato detto, salverà il mondo. Si, è proprio vero: le cose belle, semplici e ben curate danno conforto al cuore e liberano i nostri sogni che ora non solo ci sembrano davvero possibili e forse si stanno già realizzando. Lungo questa strada, quei sogni si sono o si stanno concretizzando ma ora possiamo farne anche nuovi perché se restiamo semplici, veri, autentici e liberi saremo appagati e sereni.

Franca e Vincenzo oblati camaldolesi ❤️

Dico a te, Alzati!

Dal Vangelo secondo Luca
Lc 7,11-17

In quel tempo, Gesù si recò in una città chiamata Nain, e con lui camminavano i suoi discepoli e una grande folla.
Quando fu vicino alla porta della città, ecco, veniva portato alla tomba un morto, unico figlio di una madre rimasta vedova; e molta gente della città era con lei.
Vedendola, il Signore fu preso da grande compassione per lei e le disse: «Non piangere!». Si avvicinò e toccò la bara, mentre i portatori si fermarono. Poi disse: «Ragazzo, dico a te, àlzati!». Il morto si mise seduto e cominciò a parlare. Ed egli lo restituì a sua madre.
Tutti furono presi da timore e glorificavano Dio, dicendo: «Un grande profeta è sorto tra noi», e: «Dio ha visitato il suo popolo». Questa fama di lui si diffuse per tutta quanta la Giudea e in tutta la regione circostante.

Parola del Signore.

Il Vangelo non dice il nome di quel ragazzo risuscitato da Gesù a Nain. Questo è un invito al lettore a immedesimarsi in lui. Gesù parla a te, a me, a ognuno di noi, e dice: “Alzati!”. Sappiamo bene che anche noi cristiani cadiamo e ci dobbiamo sempre rialzare. Solo chi non cammina non cade, ma non va nemmeno avanti. Per questo bisogna accogliere l’intervento di Cristo e fare un atto di fede in Dio. Il primo passo è accettare di alzarsi. La nuova vita che Egli ci darà sarà buona e degna di essere vissuta, perché sarà sostenuta da Qualcuno che ci accompagnerà anche in futuro senza mai lasciarci, aiutandoci a spendere questa nostra esistenza in modo degno e fecondo.

È realmente una nuova creazione, una nuova nascita. Non è un condizionamento psicologico. Probabilmente, nei momenti di difficoltà, tanti di voi vi sarete sentiti ripetere le parole “magiche” che oggi vanno di moda e dovrebbero risolvere tutto: “Devi credere in te stesso”, “Devi trovare le risorse dentro di te”, “Devi prendere coscienza della tua energia positiva”… Ma tutte queste sono semplici parole e per chi è veramente “morto dentro” non funzionano. La parola di Cristo è di un altro spessore, è infinitamente superiore. È una parola divina e creatrice, che sola può riportare la vita dove questa si era spenta.

Papa Francesco

” … di’ una parola …”

Dal Vangelo secondo Luca
Lc 7,1-10
 
In quel tempo, Gesù, quando ebbe terminato di rivolgere tutte le sue parole al popolo che stava in ascolto, entrò in Cafàrnao.
Il servo di un centurione era ammalato e stava per morire. Il centurione l’aveva molto caro. Perciò, avendo udito parlare di Gesù, gli mandò alcuni anziani dei Giudei a pregarlo di venire e di salvare il suo servo. Costoro, giunti da Gesù, lo supplicavano con insistenza: «Egli merita che tu gli conceda quello che chiede – dicevano –, perché ama il nostro popolo ed è stato lui a costruirci la sinagoga».
Gesù si incamminò con loro. Non era ormai molto distante dalla casa, quando il centurione mandò alcuni amici a dirgli: «Signore, non disturbarti! Io non sono degno che tu entri sotto il mio tetto; per questo io stesso non mi sono ritenuto degno di venire da te; ma di’ una parola e il mio servo sarà guarito. Anch’io infatti sono nella condizione di subalterno e ho dei soldati sotto di me e dico a uno: “Va’!”, ed egli va; e a un altro: “Vieni!”, ed egli viene; e al mio servo: “Fa’ questo!”, ed egli lo fa».
All’udire questo, Gesù lo ammirò e, volgendosi alla folla che lo seguiva, disse: «Io vi dico che neanche in Israele ho trovato una fede così grande!». E gli inviati, quando tornarono a casa, trovarono il servo guarito.

Parola del Signore.

Il centurione, un pagano capace di una grande intuizione ci mostra che mettendo un po’ di cuore nelle cose che facciamo la realtà può cambiare.

Gesù è attento al cuore, conosce bene i nostri pensieri e risponde con attenzione alla richiesta di aiuto. Forse noi subito ci saremmo approfittati della generosa gratuità del Signore. Il centurione, invece, riconosce di non essere degno dell’attenzione del Signore e ne ha vergogna. Gesù guarisce il suo servo e anche il centurione si sarà commosso di fronte a Gesù che accoglie subito la richiesta fatta con il cuore per interesse di una terza persona (il servo). Il servo è guarito ma non c’è dubbio che anche il centurione vede cambiare la sua vita dopo aver vissuto questa esperienza così forte.

Franca e Vincenzo oblati camaldolesi ❤️

Perdere la vita per salvarla.

Dal Vangelo secondo Marco
Mc 8,27-35

In quel tempo, Gesù partì con i suoi discepoli verso i villaggi intorno a Cesarèa di Filippo, e per la strada interrogava i suoi discepoli dicendo: «La gente, chi dice che io sia?». Ed essi gli risposero: «Giovanni il Battista; altri dicono Elìa e altri uno dei profeti».
Ed egli domandava loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Pietro gli rispose: «Tu sei il Cristo». E ordinò loro severamente di non parlare di lui ad alcuno.
 E cominciò a insegnare loro che il Figlio dell’uomo doveva soffrire molto ed essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e, dopo tre giorni, risorgere.
Faceva questo discorso apertamente. Pietro lo prese in disparte e si mise a rimproverarlo. Ma egli, voltatosi e guardando i suoi discepoli, rimproverò Pietro e disse: «Va’ dietro a me, Satana! Perché tu non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini». Convocata la folla insieme ai suoi discepoli, disse loro: «Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vuole salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia e del Vangelo, la salverà».
 
Parola del Signore.

Quale è il segreto che oggi ci comunica Gesù? Cosa significa in questo caso perdere la propria vita? Ebbene, il perdere evangelico è la scoperta del vero senso della vita. Si tratta di abbandonare gli istinti che portano l’uomo a cercare il successo e il potere per abbracciare l’amore, per provare gioia nell’avere un comportamento morale corretto, per fare silenzio e scoprire il grande mistero di pace e armonia che il Signore ha messo nei nostri cuori e che questo mondo vuole inquinare con l’obiettivo di farci vivere da eterni scontenti. La salvezza della vita sta in quella felicità che è già nella nostra testa e che questo mondo deturpa tentando di educare le nostre vite alle regole del possesso e del potere, dell’avere e del successo. Questi sono i veri tumori che annientano la nostra vita. Gesù ci vuole liberare e vuole risvegliare dentro di noi la scintilla divina che il Padre ha instillato e che le forze del male agiscono per oscurare.

Buona vita di liberazione.

Franca e Vincenzo oblati camaldolesi ❤️

La vita eterna

Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 3,13-17

In quel tempo, Gesù disse a Nicodèmo:
«Nessuno è mai salito al cielo, se non colui che è disceso dal cielo, il Figlio dell’uomo. E come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna.
Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna.
Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui».

Parola del Signore.

Stamattina chiediamoci ma “cosa è la vita eterna”? Rispondiamo con un pensiero di

Charles De Foucauld

“Com’è buono il Signore a nasconderci l’avvenire! Che supplizio sarebbe la vita se esso ci fosse meno sconosciuto! E invece quanto egli è buono a farci conoscere così chiaramente l’avvenire del cielo, che seguirà la prova terrestre!”.

Buona giornata

Franca e Vincenzo oblati camaldolesi ❤️

PS … Sapete perché in foto oggi ci sono le melegrane?

È il frutto rosso di un melograno. I numerosi semi collocati sotto la scorza simboleggiano la nascita, l’esplosione della vita dopo una lunga attesa. Le virtù della melagrana sono sempre state associate quindi a un continuo rinnovamento e alla vita eterna.

Può forse un cieco guidare un altro cieco?

Dal Vangelo secondo Luca
Lc 6,39-42

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli una parabola:
«Può forse un cieco guidare un altro cieco? Non cadranno tutti e due in un fosso? Un discepolo non è più del maestro; ma ognuno, che sia ben preparato, sarà come il suo maestro.
Perché guardi la pagliuzza che è nell’occhio del tuo fratello e non ti accorgi della trave che è nel tuo occhio? Come puoi dire al tuo fratello: “Fratello, lascia che tolga la pagliuzza che è nel tuo occhio”, mentre tu stesso non vedi la trave che è nel tuo occhio? Ipocrita! Togli prima la trave dal tuo occhio e allora ci vedrai bene per togliere la pagliuzza dall’occhio del tuo fratello».

Parola del Signore.

L’ipocrisia è la “dote” di chi si crede furbo; è la malattia di chi finge, di chi parla o agisce mostrando buone azioni che non fa; di chi si mostra amico ma cova solo malvagità. Gesù li invita a vedere la trave che hanno nel proprio occhio piuttosto che fare notare la pagliuzza esistente nell’occhio degli altri. Un cieco non potrà mai guidare un altro cieco. Gesù richiama la nostra attenzione a cercare “amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé” (Gal 5,22).

Il vangelo di oggi è un altro piccolo prontuario per aiutarci nella conversione (continua) nella quale dobbiamo impegnarci.

Franca e Vincenzo oblati camaldolesi ❤️

Aquila e Priscilla