“Il Signore provvederà” è la frase centrale di questo settimo capitolo del Libro di Tobia. Ed è ciò che accade nella storia di Tobia e Sara. Questa, infatti, è un’esperienza che appartiene a quanti nella vita, con animo puro, si mettono nelle mani di Dio e di Lui si fidano. L’uomo per quanto può pensare di architettare cose mai potrà far deviare il piano di Dio. La Provvidenza divina, infatti, è compagna di viaggio dell’esistenza che avvertiamo forte se ci facciamo abitare dalla Parola, se le nostre giornate sono vissute nella preghiera, se pratichiamo l’accoglienza. Tobia e Azaria sono accolti da Raguele e dalla moglie Edna e questa è l’occasione per far riecheggiare le antiche tradizioni che favorivano il matrimonio di Sara e Tobia. Raguele accoglie la richiesta di Tobia di avere in sposa la figlia Sara nel rispetto della tradizione e della Scrittura. Accoglienza e Parola aprono la via alla Provvidenza e il piano di Dio si realizza. Il male non vincerà. Il matrimonio riuscirà, però, se i due porranno alla base di esso i valori della vita familiare, se saranno in grado di vivere con maturità la propria vita e, in essa, la propria sessualità, se si ricorderanno che il matrimonio è un dono e una vocazione e non una conquista, se porranno il Signore al cuore del loro cammino di coppia. Buon cammino agli sposi presenti tra i nostri Amici dell’eremo. 🌈💫
Franca e Vincenzo oblati osb-cam
P.S. Noi crediamo molto nella Provvidenza che sa bene di cosa abbiamo bisogno. Il male non prevarrà da qualsiasi parte provenga.
Tobia – Capitolo 7
[1] Quando fu entrato in Ecbàtana, Tobia disse: «Fratello Azaria, conducimi diritto da nostro fratello Raguele». Egli lo condusse alla casa di Raguele, che trovarono seduto presso la porta del cortile. Lo salutarono per primi ed egli rispose: «Salute fratelli, siate i benvenuti!». Li fece entrare in casa.
[2] Disse alla moglie Edna: «Quanto somiglia questo giovane a mio fratello Tobi!».
[3] Edna domandò loro: «Di dove siete, fratelli?», ed essi risposero: «Siamo dei figli di Nèftali, deportati a Ninive».
[4] Disse allora: «Conoscete nostro fratello Tobi?». Le dissero: «Lo conosciamo». Riprese: «Come sta?».
[5] Risposero: «Vive e sta bene». E Tobia aggiunse: «E’ mio padre».
[6] Raguele allora balzò in piedi, l’abbracciò e pianse. Poi gli disse: «Sii benedetto, figliolo! Sei il figlio di un ottimo padre. Che sventura per un uomo giusto e largo di elemosine essere diventato cieco!». Si gettò al collo del parente Tobia e pianse.
[7] Pianse anche la moglie Edna e pianse anche la loro figlia Sara.
[8] Poi egli macellò un montone del gregge e fece loro una calorosa accoglienza.
[9] Si lavarono, fecero le abluzioni e, quando si furono messi a tavola, Tobia disse a Raffaele: «Fratello Azaria, domanda a Raguele che mi dia in moglie mia cugina Sara».
[10] Raguele udì queste parole e disse al giovane: «Mangia, bevi e sta allegro per questa sera, poiché nessuno all’infuori di te, mio parente, ha il diritto di prendere mia figlia Sara, come del resto neppure io ho la facoltà di darla ad un altro uomo all’infuori di te, poiché tu sei il mio parente più stretto. Però, figlio, vogliono dirti con franchezza la verità.
[11] L’ho data a sette mariti, scelti tra i nostri fratelli, e tutti sono morti la notte stessa delle nozze. Ora mangia e bevi, figliolo; il Signore provvederà».
[12] Ma Tobia disse: «Non mangerò affatto né berrò, prima che tu abbia preso una decisione a mio riguardo». Rispose Raguele: «Lo farò! Essa ti viene data secondo il decreto del libro di Mosè e come dal cielo è stato stabilito che ti sia data. Prendi dunque tua cugina, d’ora in poi tu sei suo fratello e lei tua sorella. Ti viene concessa da oggi per sempre. Il Signore del cielo vi assista questa notte, figlio mio, e vi conceda la sua misericordia e la sua pace».
[13] Raguele chiamò la figlia Sara e quando essa venne la prese per mano e l’affidò a Tobia con queste parole: «Prendila; secondo la legge e il decreto scritto nel libro di Mosè ti viene concessa in moglie. Tienila e sana e salva conducila da tuo padre. Il Dio del cielo vi assista con la sua pace».
[14] Chiamò poi la madre di lei e le disse di portare un foglio e stese il documento di matrimonio, secondo il quale concedeva in moglie a Tobia la propria figlia, in base al decreto della legge di Mosè. Dopo di ciò cominciarono a mangiare e a bere.
[15] Poi Raguele chiamò la moglie Edna e le disse: «Sorella mia, prepara l’altra camera e conducila dentro».
[16] Essa andò a preparare il letto della camera, come le aveva ordinato, e vi condusse la figlia. Pianse per lei, poi si asciugò le lacrime e disse:
[17] «Coraggio, figlia, il Signore del cielo cambi in gioia il tuo dolore. Coraggio, figlia!». E uscì.