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E’ nato “Encomio”

Tempo di vendemmia, tempo di vino. Anche all’eremo come in tante altre case si è ripetuta la “magia” della vendemmia e della pigiatura e poi eccolo “il nettare degli dei”.
Quest’anno all’eremo il vino lo abbiamo estratto da uve di Aglianico, Merlot e Sangiovese e ieri dopo alcuni giorni lo abbiamo raccolto nelle damigiane … È nato “ENCOMIO”.
Lo abbiamo battezzato con questo nome perché ogni vino che produciamo ricorda un evento importante per la famiglia. L’anno scorso abbiamo prodotto “Nutritesta” e quest’anno “ENCOMIO”. Il primo è stato dedicato a Lucia e all’inizio della sua vita professionale e il secondo ad un evento importante della carriera di Domenico che ha ricevuto un encomio solenne.
Intanto la vita quotidiana prosegue per tutti e anche per noi all’eremo che vogliamo brindare in l’allegria con voi tutti accompagnati da un calice del nostro “ENCOMIO”. Auguri a tutti di buona vita sempre in compagnia di Gesù.

Franca e Vincenzo osb-cam

Gesù alle nozze di Cana, come racconta il vangelo secondo Giovanni, trasformò l’acqua in vino. Durante l’Ultima Cena, come riporta il Vangelo secondo Matteo, Gesù prese un calice colmo di vino e disse: ‘Bevetene tutti, perché questo è il mio sangue dell’alleanza, versato per molti, in remissione dei peccati’.

Il cappero dell’eremo

Un’antica leggenda racconta di un cappero nato su uno strapiombo sul mare. Di lui si innamorò un delfino che cercava di raggiungerlo. Il cappero notò tutto questo e  ne fu molto felice.  Ebbene dopo molti tentativi il delfino stava quasi per desistere. È a questo punto che illuminato da un lampo di luce decise di attendere l’alta marea e la tempesta. Queste circostanze non tardarono a verificarsi.  Fu proprio in questa occasione che il delfino, aspirando tutta l’aria che poteva, attesa la grande onda saltò in alto più che poteva. Fu cosi che raggiunse il cappero nato sul dirupo  e riuscì a sfiorarlo. Lo toccò quanto basta per suscitare in entrambi un’emozione unica, irripetibile. Il delfino lanciò un urlo di gioia che scosse il mare e la terra. Dopo pochissimo tempo  tra le foglie del cappero spunto un fiore bellissimo. Un fiore come non si era mai visto  prima. Aveva un colore tra il bianco e il rosa il cui frutto era destinato a profumare ogni ambiente e anche le tavole delle coppie innamorate. Da quel giorno i capperi si diffusero in tutto il mondo e sono simbolo di amori forti capaci di superare ogni ostacolo e  ogni avversità fino alla morte e anche oltre.

Cari amici dell’eremo anche voi qualche tempo fa ci avete donato un piccolo cappero. Noi lo abbiamo messo a dimora in un muro di quelli che circonda il nostro eremo. Ora quel cappero è cresciuto e oggi, idealmente, lo condividiamo con voi custodendolo come simbolo di una relazione d’amore che portiamo nel cuore e che ci unisce al di là di ogni ostacolo e di ogni barriera umana.

Un abbraccio di cuore

Franca e Vincenzo osb-cam

Qui dove i sogni hanno corpo e anima

“Qui dove il mare luccica e tira forte il vento su una vecchia terrazza” …
Qui dove le luci sembrano lucciole e la luna piena ricostruisce i contorni di alberi e case;
Qui dove memoria e sogni si fondono e confondono ed è dolce viaggiare.
Qui dove idee e progetti, ancora oggi, tracciano strade per il domani .
Qui, dove l’unico Re è il Dio dell’infinito e un cielo pieno di stelle ne svela il sorriso.
Qui e non altrove ci sei tu dolce, piccolo, grande, immenso, senza tempo e oltre ogni spazio misurabile  … un pensiero affiora e il tempo andato svanisce e il vagito di qualcosa di nuovo segna la Tua presenza creatrice.
Qui, ci sei tu e con te ricominciamo a navigare sognando di consegnare speranze, sorrisi e vita a cuori spezzati, mani incallite da esistenze sofferte, braccia stanche da fatiche quotidiane, menti disperse tra pensieri e parole .

Qui dove la semplicità è ordinaria, dove tentiamo di pronunciare parole vere, dove vediamo il mondo come una scatola spesso vuota, dove il tempo è senza tempo.
Qui all’eremo (di famiglia camaldolese Aquila e Priscilla) il tempo non ha età e con la compagnia dei frutti della terra si può tentare di risalire la montagna, di sperare di andare oltre curando l’essenziale nonostante sappiamo che ci sarà sempre qualcuno pronto a chiudere strade, ad abbattere sogni, a spegnere idee e progetti fingendo di sapere o  credendo di essere migliore.
Se lo incontri,  digli di smettere, la vita è breve per tutti, anche per lui che crede di possedere il mondo, … l’eremo è un sogno, un posto di quiete agitata  dove tu con Lui, il Dio dell’infinito, puoi costruire un domani e offrire spazi di libertà vera e autentica a chi incontri nel tuo quotidiano … ogni casa è un eremo e nessuno potrà mai spegnere il mio, il nostro sogno, … vado, andiamo avanti, dove Lui vuole … un angelo ce lo ha detto nel cuore della notte e noi ci crediamo … un calice, due colombe e una stella ci guidano, ci incoraggiano e spingono i nostri passi su sentieri ancora non battuti, … oggi, come ieri  e anche domani … ai potenti curvi sui loro progetti disegnati a matita lasciamo il loro vuoto potere, ai piccoli i sogni nei quali la vita è già domani.
Buon viaggio a tutti i naviganti e buoni sogni in compagnia degli angeli!!!

Franca e Vincenzo osb-cam

Accogliere e’ Amare anche se costa

Saper attendere per accogliere e accogliere con saggezza. Accogliere con arte, con pazienza, con cuore capace di abbracciare l’altro e farne un Re.

Saper essere donne e uomini veri e autentici ci spinge sulla strada della verità che a volte, seppur incompresa, è l’unica possibilità di amare alla quale, però, non possiamo rinunciare anche se ci spinge sulla via della croce.

Allora accogli davvero se sei vero, se rinunci alla falsa carità e all’accoglienza di facciata. Amare è saper rinunciare a se stessi e agire nella verità anche se l’altro non ci comprenderà e, forse, ci odiera’.  Amare davvero è un grande rischio che, però, vale la pena di correre. Questa è saggezza che solo il tempo rivelerà .

Ama e fa ciò che vuoi.

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Educati all’accoglienza e al servizio dei malati

“Diaconi educati all’accoglienza e al servizio dei malati”, su questo tema, dal 2 al 5 agosto scorso, si è svolto, a Cefalù, presso l’Hotel “Torre Normanna” di Altavilla Milicia, il XXVI  Convegno Nazionale dei Diaconi, organizzato dalla Comunità del Diaconato in Italia, in collaborazione con l’Ufficio Nazionale per la Pastorale della salute e la diocesi di Cefalù.

La Comunità del diaconato in Italia, presieduta dal diacono Enzo Petrolino, che organizza il Convegno Nazionale ogni due anni, questa volta, per l’approfondimento e la riflessione, ha scelto una tematica in riferimento al servizio e all’accoglienza che i diaconi devono svolgere nel loro impegno ministeriale, perché l’accoglienza e il servizio ai malati rappresentano “due nuove sfide su cui i diaconi devono impegnarsi concretamente e fattivamente” ha dichiarato Petrolino, “per essere – come il Papa ha recentemente detto durante la sua visita a Milano – custodi nella Chiesa del servizio”.

Il Convegno aperto, oltre che ai diaconi e alle loro famiglie e ai delegati vescovili, anche agli aspiranti e ai candidati al diaconato e ai laici, ha avuto inizio il pomeriggio di giorno 2 agosto, con la celebrazione d’apertura presieduta da S.E. Mons. Arturo Aiello, Vescovo di Teano e Delegato per il Diaconato Commissione Episcopale Clero e Vita Consacrata e con il saluto del Vescovo di Cefalù, Mons. Vincenzo Manzella, il quale ha ricordato quanto la Sicilia oggi,  sia impegnata nell’accoglienza di “coloro che bussano alle porte delle nostre coste e nell’affrontare nuove forme di povertà”. “Voi qui siete segno di speranza”, ha aggiunto il Vescovo rivolgendosi ai diaconi giunti da tutta Italia, “voi che tendete la mano allo sfiduciato e rialzate chi non può più risollevarsi da terra”.

Di seguito i saluti ai convegnisti di don Calogero Cerami, Direttore del Centro “Madre del Buon Pastore” della Conferenza Episcopale Siciliana (CESI), componente del Consiglio Nazionale del Diaconato, di don Carmine Arice, Direttore Ufficio Nazionale per la pastorale della salute della CEI e di Enzo Petrolino, Presidente Comunità del diaconato in Italia e di Don Carmelo La Magra, parroco di Lampedusa, l’isola che da diversi anni è il crocevia di migrazioni di popoli e, specie negli ultimi anni, l’approdo di molti fratelli fuggiti da guerre, persecuzioni e fame.

Don Carmelo ha ricordato, inoltre, che tra i migranti, molti di loro sono cristiani che, prima dei beni di prima necessità, quasi sempre, chiedono una Bibbia». Richiesta che i Convegnisti hanno accolto, tra i due impegni del Convegno, con la raccolta fondi per comprare Bibbie in varie lingue da mettere a disposizione dei rifugiati che sbarcano in Italia e di fare del prossimo 19 novembre – giornata che il Papa ha dedicato ai poveri – “un momento in cui i diaconi si impegnino a lasciare che gli ultimi siano i protagonisti in ogni liturgia eucaristica”.

E’ seguita poi, come da programma, la relazione introduttiva dal titolo: “Il servo del Signore. Il mistero della sofferenza nella storia della salvezza e l’atteggiamento di Gesù verso i malati” curata dal Prof. Padre Giulio Michelini ofm, Docente di teologia biblica, Responsabile nella diocesi di Perugia della formazione dei candidati al diaconato, il quale si è soffermato, tra l’altro, sull’importanza di “compiere alcuni gesti che Gesù ha compiuto: avvicinarsi ai malati, chinarsi su di loro, rivolgere loro parole di consolazione, farsi carico di alcune situazioni particolari, per le quali sarà possibile fare “di più”, “prendersi cura,  avvicinare, reinserire i poveri e gli ammalati, nel contesto sociale”.

Subito dopo la cena, alle ore 21,30, la proiezione del video “Dentro la diaconia: un viaggio tra le realtà diaconali del mondo”, ci ha fatto conoscere alcune iniziative e progetti del diaconato nel mondo.

Giorno 3 agosto, dopo la celebrazione delle lodi mattutine con la lectio del bravissimo biblista don Luca Bassetti, è stata la volta di Enzo Petrolino con la relazione: “Il servizio dei ha parlato della sua vita di moglie di diaconi ai malati e ai sofferenti nella tradizione della Chiesa”. Una relazione che ad iniziare dai primi secoli, ha ricordato l’impegno dei diaconi a favore dei malati. E’ stata poi, la volta, di Marie Françoise Maincent Hanquez, componente del Comitato Nazionale del diaconato francese, come rappresentante delle mogli dei diaconi ed autrice del volume “Les femmes dans le ministère de Jésus de l’ombre à la lumière?”, la quale, con molta chiarezza e concretezza, ha raccontato la sua esperienza di moglie di un diacono, delle difficoltà, ma anche e soprattutto dell’importanza dell’aiuto e della collaborazione che la sposa del diacono può dare.

Di seguito Giuseppe Colona, Ornella Di Simone e don Luca Garbinetto hanno introdotto i gruppi di lavoro, l’incontro con le spose e l’incontro con i delegati. Nel pomeriggio dopo gli adempimenti assembleari con la programmazione dell’attività associativa, la relazione di S.E. Mons. Gianluigi Ruzza, Vescovo Ausiliare della Diocesi di Roma, Delegato per il diaconato, sul tema “Diaconi coraggiosi testimoni della buona notizia ai più deboli e ai poveri”, il quale si è soffermato sui diaconi “protagonisti del sogno di Papa Francesco”, che stanno “nella frontiera della società” per “portare misericordia”. Dopo la relazione, come da programma, tutti i partecipanti al Convegno si sono trasferiti a Monreale dove l’Arcivescovo S.E. Mons. Michele Pennisi, responsabile della pastorale della salute della CESI, ha presieduto una solenne concelebrazione Eucaristica e di seguito la visita guidata alla splendida Cattedrale di Monreale.

Il giorno dopo, venerdì 4 agosto, la giornata è iniziata con le Lodi mattutine e la lectio di Don Luca Bassetti. Di seguito la relazione di don Carmine Arice, dal titolo “Ero malato e mi avete visitato. I diaconi a servizio della cura dei malati in un contesto multietnico e multireligioso”.  Don Arice ha evidenziato come i diaconi “aiutano la comunità a rendere concreto il servizio della Parola, dell’evangelizzazione e della carità, specialmente con i poveri e gli ultimi”. Di seguito la continuazione dei lavori di gruppo, la relazione della Prof.ssa Cettina Militello, Direttrice della Cattedra “Donna e Cristianesimo”, della Pontificia Facoltà Marianum, sul tema “Donne a servizio dei malati e dei sofferenti.

Il pomeriggio altra trasferta nella Cattedrale di Cefalù dove si è svolta una “tavola rotonda”, introdotta e moderata dal diacono Tonino Cantelmi, Vice Presidente nazionale della Comunità del Diaconato sul tema “Diaconi educati all’accoglienza e al servizio dei malati”, con le testimonianze di don Massimo Angelelli, don Mario Torracca, del diac. Nazareno Iacopini, del diac. Guido Miccinesi, del diac. Michele Sardella e della Dott.ssa Rita Zafonte. Sempre nella Cattedrale è seguito un percorso iconografico tra storia e presente guidato da Mons. Crispino Valenziano, uno dei massimi esperti a livello mondiale in arte sacra, Presidente dell’Accademia Teologica “Via Pulchritudinis”, e sapiente guida nel comprendere e gustare la splendida arte della Cattedrale di Cefalù. Al termine la solenne celebrazione eucaristica presieduta da S.E. Mons. Vincenzo Manzella, Vescovo di Cefalù, il quale, dopo aver invitato, ancora una volta, i diaconi a “prendersi cura” dei malati, li ha invitati ad essere speranza per chi attende conforto e consolazione.  

L’ultima giornata, sabato 5 agosto, è iniziata sempre con la celebrazione delle lodi mattutine e della lectio. Di seguito l’intervento di Sua Eminenza il cardinale Francesco Montenegro, Arcivescovo di Agrigento, Presidente della Commissione episcopale per il servizio della carità e la salute e Presidente di Caritas Italiana, che, inoltre, ha concluso il Convegno, presiedendo la concelebrazione Eucaristica. Nel suo intervento sul tema “Per una diaconia dell’accoglienza”, il Cardinale Montenegro, con la semplicità, l’umiltà e la concretezza che lo contraddistingue, ha ricordato ai diaconi che “la strada da percorrere non porta all’altare soltanto, ma porta, soprattutto, nel mondo e, in particolare, nel mondo della sofferenza, delle periferie, dei poveri”. Ha ricordato come il “diacono è infatti, l’uomo che sta sull’uscio che guarda dentro e fuori e il suo compito è di aiutare la comunità a vivere la preghiera per farla diventare azione e portare Dio nel mondo con i gesti di carità”. “Il diaconato – ha aggiunto il Cardinale – acquisterà senso nella misura in cui i diaconi saranno uomini di strada e sapranno stare accanto al povero nella realizzazione del regno”.

La sintesi dei lavori di gruppo, delle spose e dei delegati e gli interventi conclusivi di Don Carmine Arice e di Enzo Petrolino, hanno chiuso i lavori del convegno. Don Carmine Arice, in particolare, si è rivolto alle mogli dei diaconi “Voi mogli siete state scelte ed elette per questo ruolo perché la chiamata è per entrambi. Siate sfondo di un amore che permette al diacono di coniugare i due sacramenti del matrimonio e del diaconato”. Quindi ha messo in guardia i diaconi. “Attenzione a non diventare faccendieri nella chiesa di Dio, piuttosto fatevi fecondare dalla parola perché il diacono deve essere un uomo di Dio che ha un rapporto con Cristo servo”. Di seguito Enzo Petrolino, nel suo intervento conclusivo, ha invitato i confratelli ad essere ministri di speranza. “La diaconia della speranza non può essere disgiunta dal diaconato che deve cambiare il volto della comunità e rinnovare la chiesa. Su questo ci giochiamo il nostro futuro e ciò dipende dagli stessi diaconi nella misura in cui sapremo fare vivere la diaconia dandole concretezza e visibilità nelle comunità”. Infine, dopo aver accolto le proposte che un membro dei diaconi entri a fare parte della Consulta nazionale per la pastorale della salute, che venga costituto un gruppo di lavoro sul tema diaconato e pastorale della salute che annualmente proponga una giornata di studio e siano promosse una serie di pubblicazioni su diaconi e la pastorale della salute, Enzo Petrolino, ha annunciato che il prossimo Convegno nazionale del Diaconato del 2019 sarà celebrato a Vicenza, su invito del Vescovo Mons. Beniamino Pizziol, in occasione del 50° anniversario dell’ordinazione dei primi diaconi religiosi della “Pia società San Gaetano”.

Non possiamo chiudere, infine, senza evidenziare l’importante presenza al Convegno Nazionale, della Famiglia diaconale della nostra Diocesi di Oppido Mamertina – Palmi che, oltre ad esprimere il Segretario Nazionale del Diaconato, costituiva anche il gruppo più numeroso, tra le Diocesi presenti, con 31 partecipanti. Il nostro particolare grazie al nostro Vescovo per la sua attenzione al Diaconato permanente nella nostra Diocesi e per l’aiuto concreto nell’occasione, e al nostro Delegato Vescovile, don Giovanni Battista Tillieci, sempre presente, attento e premuroso con i partecipanti e disponibile a dare il suo contributo al convegno con interventi interessanti e concreti.

Bella la comunione tra i Diaconi della nostra Diocesi partecipanti e le famiglie, specialmente, le spose e i figli. Possiamo dire che è stata una esperienza importante per la crescita spirituale e pastorale di ognuno, che speriamo possa far crescere anche quella diocesana.

 Cecè Alampi

 

Scopri il nuovo anno all’eremo

Cari amici, l’oblatura camaldolese ha segnato il confine tra un prima e un dopo, tra gli anni della preparazione partecipata e quella dell’impegno più specifico che mette al centro la Parola pregata e contemplata e le attività caritative (piccole opere quotidiane).

Ebbene siamo pronti a comunicare il programma di attività che inizieremo ufficialmente dal 15 settembre 2017 e termineranno il 31 maggio 2018

Ogni settimana gli amici dell’eremo riceveranno una meditazione sul vangelo della domenica disponibile anche su cartaceo (è in preparazione il commento ai Vangeli festivi dell’anno B che segue il commento pubblicato lo scorso anno sui vangeli dell’anno A).

Abbiamo riscontro che molti seguono le proposte dell’eremo in varie parti d’Italia. Ed è cosi che suggeriamo di costituire nei luoghi dove abitate piccoli gruppi dai 3 ai 10 componenti che si riuniscono nelle case o nelle vostre parrocchie e di incontrarvi per condividere pensieri e parole attorno al Vangelo con un metodo semplice:

1) invocazione dello Spirito

2) ascolto del Vangelo

3) lettura della breve meditazione proposta

4) silenzio

5) condivisione

6) preghiera del Padre Nostro

Per gli amici dell’eremo che possono e che lo desiderano ci incontriamo all’eremo una volta al mese per un cammino di approfondimento della Bibbia. Quest’anno al centro del cammino avremo la Genesi con le sue storie  e i  suoi personaggi (vi invitiamo fin da subito a prendere tra le mani il testo e a leggerlo).

Attività caritativa

Per quanto possibile cercheremo di sostenere iniziative e/o famiglie in difficoltà. Lo faremo cercando di rispondere a bisogni concreti e reali man mano che si presenteranno. Queste opere di carità serviranno a dare concretezza e vita alla Parola.

Accoglienza

L’Eremo, come sempre, è aperto ad accogliere persone e o famiglie che desiderano vivere un tempo di silenzio e di preghiera. Naturalmente sarà bene contattarci prima in modo da permetterci di accogliere nel miglior modo possibile.

 

Comunicazione

Le meditazioni e le attività dell’eremo saranno diffuse non solo tramite questo sito ma anche sulla pagina Facebook e su Google+, su Twitter e tramite gruppi whatzapp…

 

La Chiesa e’ il popolo di Dio riunito attorno alla mensa

Che cosa vuol dire essere “Popolo di Dio”?

Cominciamo con il dire che  la Chiesa siamo tutti noi insieme riuniti nel nome di Gesù Cristo. Un popolo di battezzati che fa dell’amore la sua unica legge e che amando porta speranza e salvezza per costruire qui è adesso il Regno di Dio. Questo e non altro ci ha detto il Concilio Vaticano II. Se qualcuno vi dirà o farà capire che nella Chiesa c’è chi comanda e chi ubbidisce dice cose non vere. Nella Chiesa c’è la partecipazione di tutti alla costruzione del Regno secondo la legge dell’amore e chi ama e ama davvero non comanda ma ama appunto. Ogni mancanza d’amore è  un tradimento del Signore e della sua unica e vera Legge (“Vi do un comandamento nuovo che vi amiate gli uni gli altri come vi ho amato io … – cioè fino alla morte e alla morte di croce-). Chi esercita il suo servizio in modo autoritario tradisce il Vangelo, tradisce Cristo; chi impedisce all’altro di svolgere il suo servizio è un traditore di Cristo e della legge dell’amore; chi crede di essere migliore dell’altro abusa del suo stato e offende il Signore. Si potrebbe continuare ma lasciamo la parola a papa Francesco e rileggiamo cosa dice Lui a questo proposito.

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Il discorso alla luna

La sera dell’apertura del Concilio Giovanni XXIII ha davanti una  piazza San Pietro stracolma di persone. Non aveva intenzione di parlare ma davanti alle luci delle fiaccole che davano una vista ancora più suggestiva della piazza decise di parlare e pronunciò quel grandioso discorso alla luna che ancora oggi emoziona e commuove.

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