Queste meditazioni bibliche mensili sono proposte per sostenere una ricerca di Dio nel silenzio e nella preghiera, anche nella vita quotidiana. Si tratta di prendere un’ora per leggere in silenzio il testo biblico suggerito, accompagnato dal breve commento e dalle domande. Ci si riunisce poi in piccoli gruppi, da 3 a 10 persone, a casa di uno dei partecipanti o in chiesa, per un breve scambio su ciò che ognuno ha scoperto, con eventualmente un momento di preghiera.
Gli presentavano anche i bambini piccoli perché li toccasse, ma i discepoli, vedendo ciò, li rimproveravano. Allora Gesù li chiamò a sé e disse: “Lasciate che i bambini vengano a me e non glielo impedite; a chi è come loro, infatti, appartiene il regno di Dio. In verità io vi dico: chi non accoglie il regno di Dio come l’accoglie un bambino, non entrerà in esso”. (Luca 18, 15-17)
In questo testo, Gesù e i suoi discepoli vengono disturbati portando loro dei bambini piccoli. Mentre i discepoli s’innervosiscono e lo manifestano, per Gesù questa situazione che non ha scelto diventa un’opportunità. Accoglie la situazione e i bambini e ne trae un insegnamento: Il regno di Dio appartiene a chi l’accoglie come un bambino.
Che cosa caratterizza i bambini? Innanzitutto, il fatto che essi non possono sovvenire da soli a tutti i loro bisogni. Se nella Bibbia gli orfani – insieme alle vedove e gli stranieri – sono i poveri e deboli per eccellenza, è proprio perché non hanno nessuno a difendere i loro diritti e non sono in grado di farlo da soli.
I bambini piccoli devono, più o meno frequentemente, a seconda della loro età, rivolgersi a una persona che li aiuti a realizzare quello che desiderano o che dia loro ciò di cui mancano. Pongono la propria fiducia nelle sue capacità di risolvere la situazione che è più grande di loro. E i più piccoli esprimono con forti strilli la loro insoddisfazione quando i genitori non vogliono o non possono offrire la soluzione attesa.
Anche nella nostra vita d’adulti, ci sono lacune che non possiamo riempire da soli. Imparare dai bambini, è imparare ad avere fiducia e a ricevere la nostra vita. Non abbiamo bisogno di auto-realizzarci! Invece di guardare la nostra vita come una risorsa da sfruttare al massimo, potremmo accogliere con gratitudine quello che ci è dato di vivere. Questo ci porterà pure a delle nuove relazioni con gli altri e con tutta la creazione.
Sarebbe già qualcosa fidarci di qualcuno più forte di noi e voler ricevere la nostra vita da qualcuno capace di offrirci la pienezza che ci manca. Ma Gesù ci propone ancora un’altra cosa: accogliere ciò che è più debole e aprirci a ciò che è limitato.
Il regno di Dio viene con potenza, ma molto spesso si manifesta sotto le apparenze della debolezza. L’orizzonte più ampio a volte ci è aperto da ciò che sembra più limitato. Gesù ci invita ad accogliere questa debolezza e quei limiti dandone l’esempio. Invece di vedere nei bambini che gli venivano presentati una fonte di disagio o una perdita di tempo, si lascia disturbare e vi scopre un’occasione per approfondire il suo insegnamento, una nuova possibilità di esprimere il suo messaggio.
Egli non solo accoglie i bambini, ma si identifica con loro. In un altro momento della sua vita, egli prende un bambino, lo mette davanti alla gente e dice loro: “Chi accoglie questo bambino, accoglie me” (Lc 9,48). In Gesù, Dio si mostra come colui che è debole e bisognoso. In Gesù, è lui che diventa vittima delle forze di questo mondo. È così che porta il suo regno. È il messaggio della croce: la potenza di Dio si manifesta nella debolezza e la morte di Gesù dà la vita.
Il Vangelo ci invita ad accogliere una pienezza di vita che verrà da uno più forte di noi. Per scoprirla, ci chiama ad aprirci a ciò che è debole e limitato, nella nostra vita e in quella degli altri. Se ascoltiamo questa chiamata in semplicità e fiducia, troveremo lì una fonte di speranza, creatività e gioia.
Quali sono le caratteristiche dei bambini che mi sembrano più importanti? Com’è possibile “diventare un bambino” pur restando una persona adulta e matura?
Dove ho visto la potenza di Dio sotto l’apparenza della debolezza umana?
In che modo posso accogliere nella mia vita le persone bisognose e vulnerabili? Questo che cosa cambierebbe in me